Un mondo nuovo

Aumentano i laici

Diminuiscono i sacerdoti. Aumentano i laici. La Giornata mondiale missionaria, celebrata domenica, è stata l’occasione per fare il punto sull’annuncio del Vangelo.

Le cifre fanno riflettere. La decrescita vocazionale interessa, infatti, anche coloro che si consacrano per annunciare la Buona Novella in terre lontane.

La Fondazione Missio, della Conferenza episcopale italiana, ha fornito le cifre riguardanti il nostro Paese: il numero dei missionari italiani sparsi nei cinque continenti oggi è sotto le 8.000 unità; erano 24.250 nel 1990. Aumentano in maniera considerevole i laici (oggi 3.000, trent’anni fa appena 800). Tutte le altre voci sono contraddistinte dal segno meno, a partire dai sacerdoti fidei donum (adesso ce ne sono 400, nel 1990 erano 700) passando per le religiose, i religiosi e i membri delle società di vita apostolica (più o meno 4.000 in tutto).

‹‹Non c’entra il proselitismo››, ha voluto puntualizzare papa Francesco il primo giugno scorso, ‹‹non abbiamo un prodotto da vedere, ma una vita da comunicare: Dio, il suo amore misericordioso, la sua santità››. Non basta: il compito di testimoniare con le parole e con la vita Gesù Cristo ovunque sulla Terra è di tutti i credenti, uomini e donne, preti e laici, giovani e anziani. Non a caso Bergoglio ha voluto che il tema del Mese missionario (quest’anno “straordinario”, per solennizzare i cent’anni della Lettera apostolica Maximum Illud di papa Benedetto XV) fosse Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Un modo per risvegliare la consapevolezza della missio ad gentes e riprendere con slancio la responsabilità dell’annuncio del Vangelo.

Concetti ben scolpiti nel cuore e nella mente di chi si appresta a raggiungere le nuove destinazioni come, per esempio, i 36 seguaci di don Bosco che domenica 29 settembre hanno ricevuto il mandato dal Rettor maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice, a coronamento della 150ͣ spedizione missionaria dai tempi del fondatore a oggi.

I volti di chi è stato inviato rappresentano un bellissimo mosaico di popoli. Su 36, solo 4 provengono dall’Europa: 16 sono asiatici (in maggioranza da Vietnam e India), 12 arrivano dall’Africa (Madagascar compreso), 4 dall’America latina. Che differenza rispetto ai primi sacerdoti inviati da don Bosco in Argentina nel 1975, i cui cognomi, a cominciare da quello del capo spedizione, Giovanni Cagliero, rivelavano senza ombra di dubbio la provenienza piemontese. Anche l’orizzonte delle destinazioni si è molto ampliato: accanto ad America latina e Africa, oggi anche Medio Oriente, Asia e Oceania. ‹‹Anche se nel tempo cambiano alcune impostazioni teologiche, ciò che rimane costante è il desiderio di mettere Gesù al centro e di donare la vita››, ha precisato don Artime, che ha ricordato commosso i confratelli martiri, come lo spagnolo Fernando Hérnandez, assassinato in Burkina Faso pochi mesi fa.

I nuovi missionari, intanto, si stanno preparando a partire. Gli inverni freddi della Bulgaria di sicuro non spaventano Marcos Dalla Cia, 38 anni, argentino della Patagonia. Per lui la scelta di dedicare la vita agi altri viene da lontano, da quando frequentava le scuole salesiane nella sua regione. Grande è il salto geografico e culturale che attende il croato Tomislav Pušhazic, 39 anni, pronto a partire (dopo un periodo di studio e preparazione) per gli sperduti territori amazzonici del Venezuela. Tsutsumi Ryosaku (che però si presenta col nome cristiano di Filippo Neri), giapponese, 25 anni, figlio di padre buddhista e madre cattolica, ha già fatto esperienza della vita missionaria in Papua Nuova Guinea, dove si appresta a tornare. (FC n. 43 del 27 ottobre 2019).