Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Novembre 2022

Contro la violenza sempre e comunque

Post n°3803 pubblicato il 25 Novembre 2022 da namy0000
 

25 novembre 2022. Le mamme dei miei tempi proteggevano le figlie femmine: nessuno poteva "toccarle".

E oggi?

Saremo tutte vestite di rosso in solidarietà con tutte le vittime di violenza.

 
 
 

Saper "vedere"

Post n°3802 pubblicato il 17 Novembre 2022 da namy0000
 

Disabilità, saper “vedere” oltre per costruire una società giusta

Esiste, purtroppo, il pregiudizio secondo cui il soggetto con disabilità, in particolare psichica e psichiatrica, in virtù del suo deficit, appartenga a una specie di “umanità inferiore”. Tali soggetti, più che tanti altri individui con disabilità, sono stigmatizzati dalla società in quanto ritenuti non solo svantaggiati ma anche “infantili”, caratterizzati da quel “ritardo” che un tempo ne definiva la diagnosi e oggi costituisce, per lo più, motivo di offesa e di scherno. Questa condizione è di ostacolo per il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali (previste nella Costituzione e nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità) e rende difficile l’emergere delle potenziali individuali, certamente presenti in essi, ma indubbiamente offuscate. Dignità, motivazione e autostima rischiano, pertanto, di essere negate e calpestate, nel momento in cui il soggetto con disabilità è considerato incapace di sostenere alcun tipo di apporto alla società, in particolar modo se adulto. Con il rischio di generare una dolorosa emarginazione. Ho riflettuto a lungo sul concetto di “adultità” della persona con disabilità psichica. Questa, al contrario di quanto si possa pensare, così come per tutti noi del resto, attraversa le diverse fasi della vita.

Esistono modi diversi di concettualizzare l’essenza dell’essere adulto – anche se sono prevalenti i concetti di “individuazione” e “autodeterminazione” – ed esistono modi diversi con cui un individuo, a seconda della propria storia di sviluppo, delle proprie caratteristiche neurobiologiche e delle opportunità che gli sono offerte, realizza la sua particolare “adultità”. Una particolarità della condizione di disabilità è la dipendenza del contesto. Diventare adulti significa aumentare e migliorare i successi di individualizzazione (cioè di conoscenza di sé) e di separazione (cioè di raggiungimento di una propria autonomia e indipendenza). Non esiste, quindi, una sola “adultità” ma tante. I genitori dovrebbero, quindi, essere mediatori e facilitatori del processo di crescita del figlio con disabilità intellettiva, del suo processo di autonomia, sapendo che l’iper-protezione provoca nel soggetto con disabilità (come del resto anche nel soggetto con sviluppo tipico) un atteggiamento passivo e ne ostacola lo sviluppo, la motivazione, l’autostima e l’autonomia. In tal modo il soggetto con disabilità non può compiere esperienze formative, né mettersi a confronto con gli altri e con se stesso e di conseguenza non è in grado di assumere un ruolo e partecipare alla vita sociale della collettività sentendo (come dovrebbe) di farne parte e ritenendosi protagonista della propria esistenza e del proprio progetto di vita. In tal caso, il soggetto con disabilità, come spesso avviene, subisce un danno, non potendo godere dei diritti fondamentali e delle libertà tipiche di ciascun individuo. Sarebbe utile, pertanto, porsi alcune domande: sono in grado di consentire a tale soggetto di riconoscersi adulto dinanzi ai miei sguardi e comportamenti? Sono in grado di immaginare adulto un bambino con disabilità intellettiva e fare in modo che tale immagine si realizzi nel tempo? Infine: sono disposto ad accettare l’idea che il soggetto con disabilità possa diventare un adulto? – Giacomo G. (FC, 13 novembre 2022).

 
 
 

Traditi in Rete

2022, Avvenire 11 novembre

Daniele e gli altri, traditi in rete. Ecco chi sono le vittime delle chat

I falsi profili online impazzano e i drammi come quello di Forlì sono sempre più frequenti. Viaggio nel mondo (sommerso) del “catfishing”: perché ci si fida degli sconosciuti e come proteggersi

Svegliarsi tutte le mattine col messaggio di buongiorno, addormentarsi con la buonanotte. E poi la foto del pranzo, la telefonata nel tragitto in macchina di rientro dal lavoro, il vivavoce durante la trasmissione preferita a sera. «Non essere più soli, non essere mai soli». A Fabio, che di mestiere fa il medico e ha 38 anni, sembrava un sogno aver incontrato – online – Milena. Una «bellissima storia d’amore» durata quasi due anni e interrotta quando l’uomo ha scoperto che sì, Milena era davvero un sogno. Costruito su misura in chat da qualcun altro, che Fabio non sa nemmeno chi sia: quando ha trovato il coraggio di denunciare quello che gli era accaduto e si è presentato alla porta di Marisa Marraffino (avvocata da anni in prima linea nelle cause legate alle nuove tecnologie e ai social network), hanno cercato di risalire all’Ip del computer con cui Milena chattava. Era localizzato in Nigeria, cioè laddove è impossibile procedere legalmente per carenza di giurisdizione.

Sostituirsi a qualcuno (o inventarselo di sana pianta) e ingannare un’altra persona sui social nel vocabolario contemporaneo si chiama catfishing, nella vita di Fabio è stata una tragedia da cui il giovane medico non si è più ripreso: attacchi di panico, depressione, atti di autolesionismo. La sua storia assomiglia drammaticamente a quella di Daniele, il 24enne di Forlì che un anno fa si è tolto la vita perché ha scoperto che anche la sua Irene non esisteva: aveva le sembianze di un uomo di 64 anni che si era preso gioco di lui e dei suoi sentimenti, troppo per un cuore fragilissimo e tormentato come doveva essere il suo. «Non sono certo casi isolati, anzi – spiega proprio Marraffino –. La sostituzione di identità è tra le attività più diffuse in rete e tra i reati più frequenti in cui ci imbattiamo nel nostro studio, spesso intrecciato alla truffa, al ricatto, all’estorsione».

Numeri ufficiali non ne esistono, ma le stime (suffragate da qualche ricerca condotta a spot, su campioni ristretti) parlano di una percentuale di profili falsi sui social network più diffusi – Facebook, Instagram, Twitter – compresa tra il 60 e l’80%. Come dire: imbattersi in qualcuno che non esiste, o che fa finta di essere qualcun altro, accade quasi quotidianamente a ciascuno di noi. E le tecniche di raggiro sono sempre più affinate, le identità si moltiplicano, ai falsi profili si mescolano sempre più spesso quelli contaminati con personaggi più o meno famosi. «I problemi allora sono due – continua Marraffino –. Accorgersene, mettendo in campo la stessa attenzione che prestiamo alle relazioni che gestiamo nel mondo reale, quando incontriamo qualcuno in carne e ossa: sapere con chi stiamo parlando, se fa parte della schiera dei nostri amici e conoscenti, verificare la sua identità e il suo curriculum, finanche le sue fotografie. E poi, qualora ci si caschi comunque, avere il coraggio di denunciare quello che ci è accaduto».

Già, perché se non esiste neanche un target delle vittime (al catfishing abboccano donne e uomini indistintamente, giovani e anziani, professionisti e operai), quello che le accomuna tutte è proprio la difficoltà enorme di denunciare quello che sta loro accadendo: «Incontriamo persone devastate dal senso di vergogna, spesso incerte sul se procedere a una causa, i cui familiari o addirittura coniugi sono del tutto ignari di cosa stia accadendo». Anche perché nella quasi totalità dei casi le relazioni intrecciate online coi falsi fidanzati portano alla produzione di un enorme quantitativo di materiale intimo (immagini, video), in molti casi ricondiviso, pubblicato chissà dove, diventato di dominio pubblico. «Ed ecco spiegata la tempesta emotiva che travolge queste persone, già di per sé fragili ed estremamente sole» continua Marraffino. L’abuso di fiducia diventa a tutti gli effetti abuso fisico, spesso impossibile da sostenere, specie per chi non ha gli strumenti emotivi per farlo.

Che fare? La legge ha le armi spuntate. Non solo perché i social network per primi non sono così collaborativi, spesso impedendo di risalire all’identità di chi sta dietro queste truffe (lo studio legale Marraffino insieme a Terres des hommes si è fatto promotore di una proposta di legge proprio per introdurne l’obbligo quando a richiedere quell’identità sia l’autorità giudiziaria). «Il punto è che questo reato è punito al massimo con un anno di pena, quasi mai detentiva. Senza contare, come nel caso di Forlì, che l’istigazione al suicidio o la morte come conseguenza non voluta non vengono mai presi in considerazione dai giudici, mancando il nesso di causalità».

L’unica strada è allora parlarne, senza stigmatizzazioni, «concentrandosi proprio sulle vittime e sulle loro fragilità, per evitare che ce ne siano altre» spiega lo psicologo Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro di Milano e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e la facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. Cioè, tutto il contrario di quello che è accaduto nel caso di Daniele e di chi l’ha ingannato, Roberto, a sua volta suicida dopo la gogna mediatica scatenata dal servizio de Le Iene: «Nell’epoca in cui tutti, giovani e adulti, abbiamo trasferito la nostra vita e le nostre relazioni online cerchiamo ogni giorno di insegnare ai nostri ragazzi che non devono cercare like e successo ad ogni costo, anche quello di condividere immagini del proprio corpo e della propria intimità – sostiene Lancini –. Poi, però, in un caso come questo, i media (che sono straordinari modelli di identificazione) fanno esattamente la stessa cosa: per cercare audience e successo usano un caso privato delicatissimo, lo sbattono sulla pubblica piazza, smascherano quello che considerano il colpevole per poi giustificarsi dicendo che è così che si porta il problema all’attenzione delle persone. No, non è così. Non è così che vediamo il problema, non è così che aiutiamo chi è fragile a comprendere che non deve sovraesporsi, che il proprio corpo e i propri sentimenti vanno difesi, che non si può dare tutto per ottenere consenso online». O amore e fiducia, cioè quello che cercava Daniele.

 
 
 

Professioni digitali in crescita

Tendenze. Professioni digitali in crescita

Previsto un aumento delle assunzioni del 14%. Più del 60% delle offerte di lavoro si concentra a Milano, Padova, Torino, Roma, Bari, Napoli, Bologna, Udine, Verona e Catania

Il mondo del lavoro è profondamente cambiato negli ultimi due anni. Il tempo trascorso tra le mura domestiche ha favorito un utilizzo sempre più frequente della tecnologia, così come la nascita di nuove professioni che trovano la massima espressione nella transizione digitale. 

Tra le oltre 100 professioni digitali futuro, dieci sono particolarmente promettenti, perché legate a innovazioni dirompenti:

1. Programmatore di Computer Quantici

2. Designer di “wearables” (oggetti digitali indossabili)

3. Esperto di sistemi di operatività a distanza (dalle applicazioni industriali, alla chirurgia, alla cucina)

4. Progettista di sistemi di software e hardware integrati

5. Broker delle tecnologie

6. Specialista delle nuove frontiere della cyber security

7. Operatore della logistica automatizzata, intelligente ed integrata

8. Gestore della blockchain sicura, ecocompatibile e diffusa

9. Personale sanitario in grado di integrare attività presenza e da remoto

10. Realizzatore di piattaforme di interazione virtuale nel campo del marketing, della formazione, del tempo libero.

  • Metaverse Planner

Il metaverso è un insieme di spazi virtuali che non solo sta cambiando la realtà, ma che anche sta creando una serie di professioni che saranno sempre più richieste. Una di queste è il Metaverse Planner, ovvero il pianificatore del metaverso, una figura che ha il compito di guidare un portafoglio strategico di opportunità dal proof-of-concept al progetto pilota fino all'implementazione.

  • Psicologo online

Complice il periodo particolarmente difficile vissuto dall’inizio della pandemia da Covid19, anche il ruolo dello psicologo è diventato sempre più autorevole e ricercato. Le persone stanno ritrovando la necessità di prendersi cura del proprio benessere mentale e, in un contesto in cui gli spostamenti sono stati limitati, la possibilità di rivolgersi a un esperto in modalità digitale ha cambiato le regole del gioco e ha spianato la strada per la nuova professione della psicologia online.

  • Commercialista digitale

Uno dei professionisti che più degli altri si sta evolvendo insieme all’avanzare delle tecnologie è senza dubbio il commercialista. Potendo contare su servizi online sempre più innovativi come Taxfix, il commercialista è in grado di offrire prestazioni sempre più personalizzate, tempestive e in linea con le esigenze dei consumatori. Gli esperti fiscali di Taxfix permettono, infatti, di fare tutto ciò che riguarda la dichiarazione dei redditi online, in modo semplice e nel comfort della propria casa.

  • Digital concierge

Nel settore dell’hospitality, il concierge diventa digitale e fruibile comodamente da smartphone con lo scopo di facilitare l’esperienza di soggiorno nelle strutture turistiche. L’obiettivo di un concierge digitale è migliorare il soggiorno degli ospiti e supportare il personale addetto al ricevimento attraverso varie funzioni tra cui, gestire le pratiche per il check-in, rispondere alle domande dei viaggiatori, nonché dare consigli e informazioni sull’offerta turistica del territorio.

  • Facilitatore dello smart working

Se si parla di cambiamenti avvenuti nel mondo negli ultimi due anni, non si può non menzionare la figura del facilitatore dello smart working, ovvero il manager che aiuta il buon funzionamento del lavoro da remoto nelle aziende. Multinazionali che operano del digitale si sono dotate di persone che lavorano unicamente per garantire l’efficienza del lavoro da casa. Anche in Italia molte aziende si sono rivolte a figure di questo genere per realizzare progetti di lavoro da remoto tenendo conto delle risorse umane, degli spazi e delle capacità tecnologiche.

  • Digital Currency Advisor

Con il crescente interesse per le criptovalute come Bitcoin, Litecoin ed Ethereum, nasce una nuova professione: quella del Digital Currency Advisor, ovvero dei consulenti specializzati in queste valute, che mostrano alle persone come gestire il proprio patrimonio utilizzando il giusto equilibrio dei sistemi. Si tratta di una professione che concilia la gestione finanziaria e l'esperienza contabile con la conoscenza della valuta digitale e della sicurezza informatica, insieme a una varietà di sistemi operativi.

  • Algorithm bias auditor

Gli algoritmi guidano gran parte della vita del 21° secolo, sia che si tratti di reperire informazioni, scegliere che cosa acquistare, guardare o ascoltare. Tuttavia, gli algoritmi possono presentare delle sfide, dei “pregiudizi”, che insieme alla tutela della privacy dei dati, hanno creato la necessità del ruolo del’Algorithm bias auditor. I professionisti hanno una profonda conoscenza dell’etica e dell’equità, oltre a una pratica comprensione di come gli algoritmi odierni possono influenzare la vita quotidiana delle persone. In altre parole, si assicurano che siano trasparenti ed equi.

  • Cyber Security Specialist

Il Cyber Security Specialist, traducibile con la professione di “esperto in sicurezza informatica”, ha il compito di prevenire e risolvere le minacce alla sicurezza di reti di computer e archivi di dati. Il suo è un ruolo fondamentale e fortemente richiesto nel panorama digitale moderno. Qualora sistemi informatici vengano intaccati, il Cyber Security Specialist lavora per scoprire l’origine dell’attacco e per risolverlo. Il suo operato, tuttavia, non si esaurisce qui e, probabilmente continuerà ad evolversi in futuro: infatti, è anche chiamato a sviluppare programmi e strumenti su misura per l’azienda e a fornire supporto per l'installazione e la manutenzione di Software e Firewall.

  • Sommelier 2.0

Al giorno d’oggi, l’innovazione si è insinuata in tutti i settori di mercato per far fronte alle nuove esigenze dei consumatori digitali. Il Sommelier 2.0 è un sommelier classico al quale vengono aggiunte competenze in ambito digital. Non si occupa solo di abbinare il miglior vino a una specifica portata, ma anche la gestione della carta dei vini e, in alcuni casi, la promozione dei prodotti vinicoli.

  • Virtual Visual Merchandiser

L'evoluzione degli acquisti online dimostra che anche il settore moda si è ampiamente evoluto verso gli spazi digitali: nonostante esprima nello store fisico il massimo potenziale tangibile, già da tempo il fashion vede crescere i propri numeri online, grazie a fattori come la vastità di assortimento e la capacità del servizio di delivery e reso che risponde efficacemente alle esigenze degli utenti e semplifica i processi di acquisto. In questo contesto, si inserisce la nuova professione del Virtual Visual Merchandiser. Il suo compito è di ottimizzare, insieme al virtual showroom designer, la collocazione di prodotti e collezioni all’interno di ambienti di acquisto che sono sempre più digitali, facilitando le interazioni che i consumatori hanno con essi.

● Docente di matematica e fisica: sarà il punto di riferimento per tutte le attività didattiche in riferimento alle materie di matematica, fisica e logica. Si occuperà delle lezioni live agli studenti, ma avrà anche un ruolo di supporto nella gestione della Piattaforma e nella creazione del materiale didattico registrato. Luogo di lavoro: in sede a Milano.

● Junior Account Manager: la risorsa entrerà a far parte di un team di altre 4 persone e si occuperà di convertire i lead inbound in studenti dei percorsi di formazione proposti. Le mansioni principali riguardano il contatto dei potenziali clienti tramite chiamate volte ad esaurire ogni dubbio e domanda sui corsi innovativi proposti da Futura. Luogo di lavoro: in sede a Milano.

● Head of Content Marketing: il candidato selezionato si occuperà della gestione di un team di 3 persone (in crescita). Avrà in carico tutte le attività di marketing organico e il suo compito sarà quello di alimentare la crescita della community social, grazie anche all’implementazione di nuove strategie per il lancio del brand internazionale di Futura. Luogo di lavoro: in sede a Milano.

● Performance Marketing Specialist: la figura sarà responsabile delle campagne di paid marketing su tutti i canali social proprietari (Facebook, Google, TikTok), dalla gestione del budget al loro monitoraggio. Luogo di lavoro: in sede a Milano.

● Mid Front-end Developer: sarà lo sviluppatore web frontend angular che si occuperà del redesign dell’interfaccia della piattaforma Futura. Luogo di lavoro: ibrido.

È possibile candidarsi nella sezione Work with us oppure sulla pagina Linkedin proprietaria, sezione Lavoro.​

Aprirà i battenti in Calabria la prossima sede di Atos Italia, multinazionale che opera nei servizi digitali per imprese e pubbliche amministrazioni. (Avvenire, 8 novembre 2022)

 
 
 

Parole e politiche

Post n°3799 pubblicato il 09 Novembre 2022 da namy0000
 

2022, Nello Scavo, Avvenire 8 novembre

Parole e politiche senza umanità. Un carico residuale?

Si dice che le parole plasmano il mondo. Non sempre in meglio. Specie se sono parole infarcite di menzogna, di tornaconto, usate per scavare fossati e tenere a distanza i morsi della coscienza.

A chi verrebbe in mente di definire degli esseri umani «carico residuale»? Ci vorrebbe un Primo Levi per farsi spiegare cos’è un «carico residuale» fatto di carne umana, di anime ferite, di sguardi spersi, di famiglie separate: mamme e figli a terra, papà da rispedire ai mittenti da cui scappano. «Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico.

Con le parole un uomo può renderne felice un altro o spingerlo alla disperazione». Chissà se i nuovi governanti e legislatori hanno mai letto Freud. O hanno ascoltato almeno un po’ papa Francesco, che a certe parole ha restituito il peso che fingiamo di non sentire più: «La cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura».

È «il carico residuale», in fondo non è che un altro nome dato agli «scartati». La neolingua orwelliana si arricchisce così di nuove allocuzioni. Con l’obiettivo non dichiarato di confondere la realtà rimescolando proprio le parole e il loro senso. Ma le parole sono anche rivelatrici. Diversi decenni dopo, quando ancora una volta in Europa risuonano le sirene antiaeree e il disprezzo dell’altro è di nuovo elevato ad arma di guerra con cui giustificare i colpi di fucile e le peggiori depravazioni, in quel Mediterraneo culla delle civiltà da chissà quale abisso vengono a galla editti ministeriali che sembrano vergati da doganieri addetti allo smistamento di qualche mercanzia.

Intervistato da Rtl 102.5 , ieri Matteo Salvini ha detto: «Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani, ma anche di armi e droga». Esattamente ciò che “Avvenire” denuncia da anni, con nomi, cognomi, rivelando connessioni internazionali, legami che vanno dalla politica libica a quei faccendieri maltesi con un pied-à-terre nei palazzi del potere e coinvolti nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, fino ai mammasantissima della mafia siciliana. Prove passate al vaglio della magistratura nazionale e internazionale. Quel “Libyagate” che continua ad essere alimentato dalla “trattativa” tra Roma e Tripoli, sfociata nel memorandum d’intesa varato nel 2017 e confermato per due volte dai nostri governi.

Anche quello attuale, che appena cinque giorni fa ha lasciato che “il patto della vergogna” si rinnovasse d’inerzia. Nessuna parola, ancora una volta, viene spesa contro i crimini commessi in Libia dalle autorità del Paese e denunciati (se non bastassero anni di inchieste giornalistiche) da una ventina di rapporti firmati dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e da 23 dossier della Procura internazionale dell’Aja. Ma del resto, se si tratta di «carico residuale», che senso ha sprecare anche una sola parola per loro?

 
 
 

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