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« Giostre eolicheUna malizia al piede »

Zia A.

Post n°380 pubblicato il 30 Aprile 2014 da viburnorosso

Zia A. non si è mai sposata ed è rimasta zitella. Non single, come si direbbe oggi, ma proprio zitella. Zia A. infatti appartiene a quella generazione che una donna, se a 25 anni non si era ancora sposata, veniva definitivamente considerata una zitella.

Zia A.,  tuttavia, avrebbe potuto avere tutti i mariti che voleva, se solo effettivamente l’avesse voluto. Magari scegliersene uno tra i tanti corteggiatori che l’aspettavano sotto casa con un mazzo di fiori o una scatola di cioccolatini, perché i corteggiatori, carina come era, non le erano mai mancati!

Ma i vecchi zii, quelli che l’avevano cresciuta quando da bambina aveva perso il padre e sua mamma si era dovuta mettere a lavorare, i vecchi zii, dicevo, le impedivano di ricambiare queste attenzioni anche solo con un sorriso. E così lei tirava dritto senza degnare i suoi spasimanti di uno sguardo.
Gli zii avevano in mente altri progetti per lei: doveva sistemarsi con il nipote di nonno Angelino.
Peccato solo che i due si stessero reciprocamente indifferenti.

E così è finita che zia A. è rimasta zitella.
Per una forma di soggezione che impediva al suo disappunto di diventare ribellione, e in fondo, mi piace pensare, anche per amore della sua indipendenza. 
Perché a  star da soli, del resto, ci si abitua presto e bene. Sicché poi passa la voglia di barattare i propri sacri riti privati con lo sfinimento della quotidianità verso cui inevitabilmente approda la coppia.

Deve essere stato questo che zia A. ha pensato fintanto che la vita ha continuato ad offrirle occasioni, quando oramai adulta avrebbe potuto fare liberamente le sue scelte, senza più temere di dispiacere ai vecchi zii.

Ma credo che allora si fosse già affezionata alle sue solitarie abitudini.
Lavorava in un negozio di antiquariato ai Parioli e guadagnava quel tanto che le bastava per vivere dignitosamente, concedersi una mostra ogni tanto, e addirittura fare tutte le mattine la colazione con il cappuccino caldo e il maritozzo con la panna al caffè Hungaria. In verità questo era un piccolo lusso al di sopra delle sue possibilità, tant’è vero che spesso la sera si accorgeva di non avere abbastanza spiccioli per prendere il tram, e allora tornava a piedi fino in Prati. Più di un’ora di camminata attraverso Villa Borghese.
Ma il bello di vivere soli, è che non devi correre a casa per preparare la cena a qualcuno.

In ogni caso, se andrai a farle visita, puoi stare certo che troverai la tavola imbandita col servizio buono, lei ti preparerà la sua leggendaria insalata russa fatta in casa o la crostata con la marmellata di prugne, e se porti i bambini, ti farà trovare anche un sacchetto di gelatine alla frutta di Castroni, quelle con i granelli di zucchero sopra, che la pera sa veramente di pera, e l’arancia di arancia.
Perché quando si è liberi dalle incombenze quotidiane, l’ospitalità diventa un piacere.

Tutte le mattine zia A. prende un bus, il primo che passa e va a farsi una passeggiata. Ai musei Vaticani per esempio è stata almeno 3 volte negli ultimi mesi.
Certe volte va anche al mercato dei fiori, magari non compra nulla, però le piace camminare tra le piante, che in fondo è come andare all’orto botanico però senza pagare il biglietto.

Il sabato però zia va a fare la badante a casa della signora Ada. Si è  presa questo lavoretto per arrivare più serena a fine mese: del resto, ora che è in pensione di  tempo gliene rimane tanto. E poi dalla signora Ada oramai la considerano una di famiglia. L’hanno pure invitata alla grande festa per il compleanno della signora, quando ha compiuto 100 anni. Per settimane non hanno parlato d’altro.

È stato il giorno che poi, mentre tornava a casa, sul bus, una signora ha preteso che le cedesse il posto a sedere, mostrandole l'età segnata sulla sua carta d'argento.
A zia ovviamente è  seccato un po’ alzarsi, anche perché era stanca pure lei a quell’ora della sera, e poi la signora aveva un piglio così spavaldo che faceva venire voglia di risponderle per le rime.
Brandiva la sua età come una spada, ed era convinta che la sua fosse più affilata di tutte.
Io al posto suo mi sarei arrabbiata, ma a zia invece è venuto da ridere.
Sarà che il tempo insegna a prendere le cose con leggerezza.
E lei di leggerezza ne ha imparata davvero tanta.

Molta più degli 84 anni segnati sulla sua carta d'argento.

 
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