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GRAZIE MAX...UN ABBRACCIO

Post n°1128 pubblicato il 07 Luglio 2009 da vivianemell

SEMBRA UN ROMANZO DELL'ORRORE...MA E' UNA DELLE VOCI CHE TESTIMONIANO LA CRUDELTA' DEL PEDOFILO...
Storie….piccole o grandi….forti o sensibili…spesso dolorose, altrettanto spesso laceranti…come questa.
L’ho lasciata sedimentare, parcheggiandola lì e sperando che qualche giorno in più nella zona d’attesa la rendesse meno dolorosa…..invece, ha mantenuto intatta tutta la sua forza, in grado di stordire…….che stupido sono stato! Ancora credo alle favole…..
Ora, oggi, è giusto riportarla……quanto a quel dolore, speriamo, un giorno, di lasciarlo per sempre alle spalle….vero Barbara?!
Ti abbraccio, con la stima che meriti……..
 
LA VOSTRA VOCE.
Budino alla fragola, foulard e false promesse….
Genova, agosto 1979, pomeriggio.
Sono seduta in cucina, probabilmente faccio matematica. Faccio sempre matematica quando in casa si litiga, le espressioni mi liberano la mente portandola altrove.
Sono nata a fine settembre del ’71, lascio a te il piacere di risolvere il piccolo problema di quanti anni ho.
Dalla camera da letto l’uomo/magnaccia di mia madre mi sta chiamando. Anzi mi sta urlando di andare in camera a vedere cosa succede a chi non gli obbedisce. C’è un’altra voce, sottoposta alla sua. E’ quella quasi roca di mia madre, quasi inudibile, che mi dice di non andare.
Non so che devo fare. Resto ferma in corridoio. Se non vado, disubbidisco e lui si arrabbierà ancora di più e picchierà anche me, se vado si arrabbierà lei e sarà lei a picchiarmi.
Continua a chiamarmi. Mi avvicino alla porta. Lei è stesa sul letto con le gambe penzoloni. Lui è sopra a cavalcioni con le mani intorno al collo di lei. Lei non ha più fiato per dirmi di non andare.
Lui mi vede, la lascia; io scappo in camera. Non è camera mia, è quella del figlio di lui, siamo a casa sua. La sua famiglia, quella vera è in montagna per l’estate.
L’atmosfera si calma.
La sera mia madre non si fa bella per andare a lavorare. Per lei non ci sono tacchi, trucco, minigonna e falso sorriso. I segni sul collo sono evidenti, potrebbero spaventare i clienti, forse non eccitarli o indirizzarli verso un’altra prostituta. Io non conosco il significato di prostituta, so che fa quel lavoro, ma non so cosa voglio dire. Lo scoprirò solo poche settimane più tardi quando anche io la sera, dopo che lei era uscita per andare a lavorare, ero costretta a farmi bella…
Pomeriggio del giorno dopo.
Stanza semi-oscurata per non far entrare il sole.
Siamo tutti nel letto grande. C’è una strana atmosfera.
Siamo tutti e tre nel letto grande. Io in mezzo. Sono nuda. In questa casa tutti girano nudi. Stiamo guardando un film di Totò.
Lei si alza. Mi dice di vestirmi per accompagnarla a fare la spesa al supermercato. Adoro andare al supermercato. Lei non sa abbracciarmi, ma dimostra il suo affetto coccolandomi con le mie richieste di oggetti. Ma oggi pomeriggio non andrò al supermercato. Lui dice che fuori fa caldo, che sto ridendo guardando il film, dice di lasciarmi qui.
Mia madre esce dalla stanza, quando rientra ha un vestito azzurro di lino. E’ sempre così bella, così regale. Ha scelto un foulard di seta abbinato al vestito. Un foulard obbligatorio, che sembra il vezzo di una bella donna piuttosto che una necessità data dai lividi che ha sul collo. Se chiudo gli occhi posso sentire ancora il profumo nella stanza. Poison, il foulard ne è impregnato e questo è l’odore che ricordo di mia madre.
Esce. Sento la porta che si chiude.
Sono nervosa. Non so perché. Quella strana quiete mi agita di più del mare in tempesta. Forse sono solo delusa di non poter essere andata con lei.
Praticamente non la conosco. E’ la prima estate che passiamo insieme, è la prima volta che stiamo più di una notte sotto lo stesso tetto. Di lei so che lavora, che paga perché la balia, la tata, la nonna, l’ istituto di turno si occupino di me. Ho quasi otto anni, viene a trovarmi una volta alla settimana, ho 24 barbie, libri, musica, lego, vestiti, cartelle alla moda, anche qualche gioiellino. Insomma mia madre non mi fa mancare nulla. Vivo con estranei. Barbara è già nascosta dentro di me, fuori c’è una bimba con i capelli neri lunghissimi, la gente si ferma a guardarmi. Lei mi porta in giro come un trofeo. Tutti le fanno i complimenti. Odio le persone che mi toccano e che le parlano di quanto io sia bella e buona, ma lei è così felice quando succede. Ho quasi otto anni, lei è mia madre, se la mia farsa la rende felice, reciterò per lei, forse così mi vorrà bene. Forse smetterà di picchiarmi, quando faccio le vocine da bambina, quando faccio i capricci, quando piango, quando mi comporto da quello che in realtà sono… una bambina. Lo fa sempre quando faccio queste cose, ma se reciterò per lei forse smetterà. Ho quasi otto anni, dove mi metti sto, che sia lo sgabello di un fotografo o un parco di divertimento per bambini. Sono una bambola da esposizione, che fa quello che le si chiede. Bugiarda perché fisicamente faccio quello che vogliono, mentalmente ho già imparato ad essere altrove.
È pomeriggio. Lui prende la mia mano e la porta tra le sue gambe. Non so cosa vuole, sto ferma. Mette una mano sopra la mia e comincia a muoverla, dice che è una cosa bella che anche alla mamma piace farlo. Io sto zitta. Io sto sempre zitta. Toglie la mano e mi ordina di continuare, la mette tra le mie gambe. Dice che sono una troia che, come mia madre, va in giro nuda, perché come mia madre vuole essere scopata da lui. Mi viene sopra, mi allarga le gambe, cerca di entrare. Urlo. L’unico urlo che io abbia mai fatto in vita mia. L’unico urlo udibile ad orecchio che io abbia mai tirato. Mi arriva un ceffone. “hai visto ieri – mi dice – cosa succede a chi non mi obbedisce?”. Smetto di colpo di dimenarmi, di piangere. Alla tv c’è Totò, ho molto dolore, lui si muove sopra di me, io fisso la tv. Tutto si svolge in fretta. Mi dice di andarmi a fare la doccia, di buttare via le mutandine se le troverò macchiate di sangue, che sarà il nostro segreto etc etc…dice che se faccio la brava e non lo dico a nessuno non mi picchierà più. Lo lascio parlare, è come se sapessi già tutto. Barbara è sempre più nascosta, lui si è preso la bambola.
Torno nel letto. Mia madre mi ha lasciato lì e lì mi deve trovare.
La porta si apre. Torna e subito andiamo in cucina. Lei adora cucinare e adora insegnarmi. Lui adora mangiare bene, lo rende di buon umore. Prepara anche il budino alla fragola. Il mio preferito. Ricordo di aver mangiato solo quello quella sera. Poi mi sono alzata, sono andata nella camera dove dormivo (quella di suo figlio) e ho vomitato per terra. Ho osato vomitare nella camera di suo figlio. Quiete finita, promessa infranta. Io sono stata zitta, ma lui mi ha picchiata lo stesso. Non sono degna nemmeno di stare male in quella camera. Come ho osato? Non una lacrima, non una parola, non un urlo. Sono talmente brava a fare la bambola che lo sono pure se penso che mi ucciderà.
Non sono riuscita a guardare Totò per anni, ancora adesso faccio fatica.
La persona che più mi ha ferito nella mia vita è stata mia madre. Quando anni dopo, è morto, qualcuno dei suoi amici, omertoso ma probabilmente molto affranto dal dolore di lei per la morte del “santo protettore” le è andato a raccontare quella che era la mia vita quando lei andava a lavorare. Io ero in istituto, affidata alle istituzioni. Mi aveva affidato al comune. La scuola, le istituzioni, gli ospedali, anche il collegio a pagamento dove vivevo, facevano troppe domande. Ero troppo magra, troppo zitta, troppo irascibile, tutti non dicevano più quanto ero bella, ma tutti chiedevano se stessi bene e quale fosse il mio disagio. È arrivata, piangendo, raccontandomi quello che le avevano raccontato, chiedendo conferme. Pensavo di averla ritrovata, pensavo che potevo essere finalmente Barbara.
Un giorno in macchina mi detto “comunque lo sospettavo, era normale che ti scopava, lo hai sempre istigato, hai sempre girato per casa senza mutande…”.
Barbara
postato da: maxfrassi

 
 
 
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