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Se la Rivoluzione bussa alla porta...

Post n°600 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da VoceProletaria

        Se la Rivoluzione bussa alla porta...

          Care colleghe, cari colleghi,
la settimana scorsa è stata dominata, a nostro avviso, da un fenomeno che, nonostante la censura dell'informazione main-stream (di regime), ha posto al centro delle riflessioni molto più che una mera "rivolta popolare". Stiamo parlando del cosiddetto movimento dei Forconi siciliani.

Forconi infiltrati da "forchettoni"...?
        Il movimento sorto spontaneamente e dal basso, si dice, sia attraversato, e forse anche capeggiato, da oscuri figuri mafiosi e fascisti (l'accoppiata è del tutto fisiologica, si sa...).
        Le ragioni della rivolta sono più che condivisibili e sono riconducibili - ma guarda...? - alle condizioni di estremo impoverimento che, in una regione più nota per il sottosviluppo che per la capacità produttiva (nonostante alcune "cattedrali", principalmente nel settore petrolifero...), non può che indurre a forme esasperate di protesta contro un governo altrimenti impermeabile a quelle più sommessamente "garbate"  e, solo sporadicamente, sussurrate da partiti e forze che in fin dei conti lo sostengono più di chiunque altro.

        Sulle forme e sulle "egemonie di fatto" che si registrano tra le fila dei rivoltosi preferiamo, però, indirizzarvi alla lettura dell'intervento di Pietro Ancona, ex Segretario Generale Regionale CGIL Sicilia, presente sul blog  http://blog.libero.it/VoceProletaria , in cui fa un'osservazione tanto acuta quanto banale e che è la nostra stessa: in natura ed in politica non esiste il vuoto!
         Se una forza, o un'area politica organizzata, non è capace di indicare linee di sviluppo e direzione, e se non riesce ad essere punto di riferimento credibile in momenti di sbandamento come quello attuale, sarà qualcosa d'altro, forse anche di segno completamente opposto, a prendere la testa dei movimenti di protesta con esiti del tutto imprevedibili.
        Come Pietro Ancona, quindi, non ci stupiamo più di tanto di queste più che probabili "infiltrazioni". 
        Se il tetto non tiene, l'acqua in casa è il minimo che ci si possa aspettare. Piuttosto, si pensi a ricostruire un tetto - ed una casa - per accogliere la giustezza di quelle ragioni.

I forconi di Versailles.
         Quelle ragioni, sacrosante, faranno strada anche nel resto d'Italia, di questo si può star sicuri fin da ora. La crisi del Capitale che viene scaricata sui lavoratori e sui soggetti più deboli costruisce le stesse condizioni per la rivolta. Di più, si può dire che si prospettino le condizioni potenziali per una Rivoluzione proletaria.
         Attenzione! Il termine "potenziale"  è oggi quanto mai d'obbligo.
        Le condizioni "oggettive", diremmo persino "da manuale", se non ci sono ancora già tutte, poco ci manca.
        Alla Maria Antonietta che suggeriva di distribuire le brioches al popolo francese in cerca di pane saltò infine la testa. Il popolo, sulla punta dei suoi forconi, inalberava le teste di un'aristocrazia ormai del tutto distaccatasi da esso. Da quel movimento di popolo si sviluppò la più grande Rivoluzione borghese. La testa rivoluzionaria, ancorché in fieri, era tuttavia già presente.
        Lo stesso, seppure in contesti e condizioni diverse, si può dire per le principali rivoluzioni proletarie, ad iniziare da quella socialista del 1917.
       
        Ciò che è invece oggi drammaticamente assente è la "soggettività"  rivoluzionaria.
        E'  un particolare niente affatto trascurabile.

Se la Rivoluzione bussa alla porta, chi andrà ad aprire?
         L'ultima volta che avevamo affrontato, in pillole, questo argomento era stato subito dopo la manifestazione del 18 ottobre scorso; ricordate i fuochi di Roma?
         In quella occasione si era manifestata, prima ancora della stupidità velleitaria di pochi disperati col cappuccio, la stupidità tutta politica - e perciò molto più grave! - di soggetti sindacali o pseudopartitici che avevano alimentato un'aspettativa di giornata insurrezionale, quasi che quel giorno fosse l'ora X della "presa del Palazzo d'Inverno".
Saranno poi quegli stessi micropartitini e micro sindacatini di base, dopo aver lanciato il sasso ed infiammato gli animi, e vista la malaparata mediatica, a rivelarsi i più solerti nel  "rifuggire gli estremismi velleitari".  E' questa, purtroppo, la fotografia più fedele di certa sinistra pseudorivoluzionaria...*

* [A questo proposito rimandiamo al report redatto dai Cobas e già pubblicato sul nostro blog all'indirizzo http://blog.libero.it/VoceProletaria/10748592.html , con tutte le avvertenze del caso; all'intervento di Marco Veruggio all'indirizzo http://blog.libero.it/VoceProletaria/10743902.html ; e ancor più al documento del Comitato No Debito, all'indirizzo http://blog.libero.it/VoceProletaria/10761132.html nonché alla nostra stessa comunicazione all'indirizzo http://blog.libero.it/VoceProletaria/11001995.html ]

        Ma la Rivoluzione, si sa, non si costruisce, né si esaurisce in una giornata, sia pure di importanza e visibilità mondiale.
        La Rivoluzione è piuttosto un processo che si costruisce a fronte di una seria e scientifica analisi e con rapporti di forza "di massa" (anche se, ovviamente, non maggioritari) e mai minoritari o, peggio, "minoritaristi".
        Il problema di chi e come dovrà indirizzare i movimenti di protesta, ovvero la futura potenziale Rivoluzione proletaria affinché questa non si trasformi in Reazione popolare, è l'oggetto prioritario oggi per la Sinistra e, soprattutto, per i comunisti e per le avanguardie di classe.
         Ad oggi, e soprattutto dopo il 15 Ottobre romano, i vagiti di un movimento che pareva potesse affermarsi e conquistare una massa critica capace di attivare un ciclo virtuoso e cosciente di alternativa di classe, sono stati vanificati da questi pochi disperati  soggetti autoreferenziali che ancora, e con più tracotanza di prima, si propongono sulla scena.
        Di ciò continuiamo a scontarne le conseguenze e con questi, per quanto paradossale possa apparire, siamo ancora costretti a confrontarci...!

Tragici paradigmi ed archetipi per una società a venire.
         Gli autotrasportatori stanno già risalendo l'intera penisola, e gli effetti iniziano a sentirsi. I taxisti, per quanto possano apparire "antipatici", hanno altrettante valide ragioni per fermarsi.
        A fronte di queste, ed altre, proteste il governo dell'unanimismo parlamentare risponde nella maniera più stupida e odiosa: la precettazione. Come dire, gettare benzina sul fuoco.
        Non ci si stupisca, dunque, se qualcuno che ha la vista più lunga di altri è capace di "prevedere, prevenire, intercettare ed incanalare"  un malcontento del tutto fisiologico e motivatissimo.

        La rivolta siciliana minaccia di tracimare e contagiare fin da subito un meridione già fin troppo subordinato a poteri forti, tra quelli "legittimi"  e quelli "illegali".   Non ci stupiremmo, dunque, se all'insegna della miglior tradizione gattopardesca, fossero poi in ultima analisi - e a dispetto della buona fede del popolo che protesta -  quegli stessi poteri forti (con o senza coppola; con o senza orbace) a ridisegnare le nuove gerarchie sociali e le nuove regole di "convivenza". 
        E non credano di poter trarre consolazione da ciò certi balordi in camicia verde, magari credendo di sfangarsela nel loro recinto settentrionale, tanto più che quei "poteri forti con tanto di coppola e lupara"  sono ben presenti anche al Nord.     Ciò che si intravede ora al Sud, rischia di essere l'archetipo a venire per una nostra disgraziata e disperata società futura. Dell'Italia, prima; poi anche oltre...

Dal macro al micro. Le RSU del Pubblico Impiego e l'utilità di certo sindacalismo di oggi.
         Della crisi di "soggettività"  e di aggregazione delle forze più avanzate di classe e della sinistra tout court si dovrà parlare, ahinoi, ancora a lungo.
Gli ambiti, peraltro, si estendono e spaziano da scale numeriche di ampia portata (appunto, "sociali") a scale più ridotte, ma ugualmente significative.
       
        Avevamo introdotto, con la scorsa comunicazione, il tema del rinnovo delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) nei comparti di Pubblico Impiego.
        Qui, per non tediarvi ulteriormente dopo questa premessa, vi indirizziamo alla lettura dell'intervento di un attuale RSU eletto nelle liste di RdB (oggi USB) a mo'  di antipasto per un ragionamento ancora più ampio su sindacalismo, sigle ed "opportunità"  elettorali.      L'intervento, a firma di Aurelio Fabiani, sintetizza in maniera piuttosto efficace buona parte di ciò che diciamo da tempo, ovvero la necessità di ricostruire momenti e lotte di classe A PRESCINDERE DAGLI ORDINI E DALLE CONVENIENZE DELLE SCUDERIE SINDACALI, ed esprime inoltre un  sentimento sempre più diffuso su certi rituali affatto utili ai lavoratori come certi sciopericchi senza sbocco.    Lo pubblichiamo di seguito e sul blog.
       
        Va detto, anche per non lasciare solo l'amaro in bocca, che accanto alle riflessioni cupe (ma non per questo meno condivisibili...) del delegato Fabiani, ci sono tuttavia esempi di fulgido protagonismo di altri soggetti sindacali, anch'essi di base per giunta, che lasciano ben sperare in un approccio di tutt'altro tipo.
        E'  il caso dei compagni del S.I. Cobas che alla Esselunga di Pioltello stanno tracciando un esempio significativo per tutti. La loro capacità di resistenza si consolida ogni giorno di più e si sta estendendo anche ad altre aziende, come è possibile leggere dai loro report.

        Un augurio, dunque, di buona riuscita. Per loro e, in definitiva, per tutti noi.

Sarà questo il tema centrale dei ragionamenti futuri.

Un saluto.                   p. Proletaria Vox - Virginio Pilò

 
 
 
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