La collina

L'eterno ritorno

Navigare, navigare e ancora navigare. Per cosa? per non affogare, perchè non si sa cosa fare d'altro, per noia, per abitudine o perchè si ha una meta. Fingo di avere una meta e spiego le vele, ritmo ai rematori e stringo il timone tra le mani con forza non perchè sia necessario stringere forte, oggi il mare è calmo il vento spinge la nave adagio ma senza lentezza o tedio. I rematori si appoggiano ai remi e confidano nel vento che li trasporta per l'oceano in una notte d'estate tiepida e piena di stelle.

Ho deciso di andare verso l'occidente verso la meta ce non possiedo perchè non la conosco ai miei compagni ho promesso virtute e conoscenza. Tanto ho promesso dall'inizio del viaggio e ancora continuo a promettere, che potrei fare altrimenti non possiedo nulla solo il loro desiderio di ritornare a casa del padre. Quando siamo partiti la nave era colma di bottino e di uomini. lo spazio era prezioso quanto i ricordi che portavamo con noi testimoni delle nostre gesta. In questo lungo viaggio abbiamo perso i nostri compagni che sono sempre di meno e il bottino di ricordi che sembrano essersi persi in numero e quello che rimane sembra essere senza valore. Sono con noi perchè non abbiamo potuto gettarli via lungo il viaggio nelle tannte volte che, nel pericolo del naufragio, abbiamo cercato di perderli.

Per i miei compagni sembra che la loro meta si di ritornare a casa e io lascio che  credano nel loro desiderio. Se si fermassero a pensare ai giorni dopol'arrivo potrebbero facilmente vedesi al servizio di un padrone che portano le bestie al pascolo o che seminano la terra tenendo le redini di un asinoe non certamente quelle della pariglia di un carro da guerra. La fine degli eroi per iniziare a vivere da servi con la schiena curva dietro l'aratro. Penso a queste cose e non le dico non posso dirle e forse non dovrei pensarle.

La mia volontà è la stessa dei miei compagni, potrebbe essere diversa nella stessa sorte che dividiamo in questo mare smisurato e senza fine? potrei forse riunirli nell'agorà e far loro partecipi delle decisioni riguardo alla rotta da seguire, quando sappiamo tutti che qualunque essa sia l'iroso Nettuno non ci permetterebbe di seguirla se questa portasse a buon fine.

Il nostro e il viaggio dell'eterno ritorno siamo partiti e ora ritorniamo qualunque cosa sia accaduto lungo il viaggio sembra aver perso valore e come le stagioni dalla primavera, attraverso l'estate, arriviano in autunno e infine nell'inverno. L'inverno che imbianca dapprima le tempie poi le barba e infine i cappelli. Il cerchio si chiude e quanto è iniziato finisce e, infine, quanto è partito ritorna. Non è così che avevo immaginato il mio viaggio avevo creduto in un crescendo eterno e senza fine e, devo confessare ancora ci credo, per questa ragione sono sincero con i miei uomini e in pace con me stesso. Navigo verso occidente fuori dal mare conosciuto la dove Ercole pose le colonne che rimasero come monito per gli uomini perche sproveduti non navigassero verso l'ignoto. Si narra che in quei mari sconosciuti vi sia un'isola dalle vene d'argento e tanto ricca di cibo che si fanno più raccolti all'anno. Voglio trovarla, non perchè mi interessi la ricchezza dell'argento ma per conoscere e, che è più importante, allungare il viaggio di ritorno. 

In questa sera d'estate  sono seduto a prua della nave e cerco le stelle che mi indicano la rotta, non è difficile farlo in un viaggio in cui non si cerca un'isola o un porto ben definita e per cui ogni scelta è quella giusta.