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Donne che maltrattano gli uomini

Post n°12 pubblicato il 08 Settembre 2012 da zancarlo2010

Si parla e si scrive di donne uomini che odiano le donne e assai spesso si presenta nei giornali e nei film la donna che subisce la violenza e la tirannia di un uomo. A alla luce della mia esperienza vissuta credo che sarebbe bene parlare di donne che maltrattano gli uomini. E' un argomento complesso e assai difficile da trattare e forse questo è un motivo per il quale è stato così poco argomentato dai media. Comunque sia credo che a dettare legge siano quelle serie televisive di film mielosi che alla fine si concludevano con un bacio, oggi oltre al bacio di rito fanno vedere un letto e un po di polpa.

Per giorni ho cercato di fare una classifica dei maltrattamenti subiti da prima  ho utilizzato come unità di misura l'intensità del male vissuto. Ma nel percorrere a ritroso la mia vita mi sono ritrovato nella mia infanzia  e ho compreso che dovevo inziare da la. Ho optato per un criterio cronologico nel quale origine e intensita del maltrattamento perevano concordare a dare una ragione a quello che sono oggi.

Da bambino, da quanto ricordo, potevo avere circa nove anni venni inviato dai miei genitori nel mio paese d'origine per passare qualche tempo con gli zii. Non fu una bella vacanza perchè si trattò di riuscire, se non a soppravivere dato che non correvo rischi alla mia incolumita, ma dovetti arrangiarmi a vivere giorno dopo giorno.

Andai la con un paio di ciabatte infradito, ne ero orgoglioso perchè dopo molti sforzi ero riuscito a caminarci senza doverle strisciare per terra e così anche alcuni dei miei amici le comprarono e quel modello di ciabatte inziarono a calpestare i sentieri della montagna tra i sassi e i rovi. Non si potevano mettere i piedi a caso ma ogni passo doveva essere meditato altrimenti erano dolori.

Nonostante cio vivevo con il disagio avevo pochi abiti e le ciabatte, non fatte per quei luoghi, si consumavano e si ruppero nella plastica in cui infilavo il dito. Riusci a ripararle usando un chiodo come perno e stando attento a non sforzarle troppo. Non ricordo quante volte le riparai.

Il grosso problema è che nessuno veniva a portarmi via e tantomeno a sostituirmi i sandali che erano sempre più logori. ero un bambino sano e vivace, correvo tutto il giorno non restavo mai fermo. 

Nella mia memoria vedo tre  donne stare in piedi davanti a me ed io da bambino sentivo che loro avevano il potere di frugare la mia coscenza e alcune anche i miei vestiti. Una era la zia, moglie del fratello di mio padre che non si prese cura di me e lascio che la mia persona si presentasse sempre più trascurata e credo logora perchè anche i miei abiti dovevano essere nelle condizioni delle calzature. La seconda era la mia vicina una balelena con due balenotteri per figli e la terza mia madre che era lontana da me e non si faceva ne vedere, ne sentire e non veniva a prendermi per portarmi via. Non ho mai fatto una colpa a mia madre e tantomeno parlai con lei di quanto accadde quell'estate. Non pretesi mai niente neanche a mia zia, non ero suo figlio e lei non aveva nessuna intenzione di prendersi cura di me, credo comunque che avesse il dovere di chiamare mia madre o di riportarmi a casa mia di peso.

Giocavo con i balenotteri figli della balena mia vicina e lei, la balena, stando un piedi davanti a me con le mani giunte sulla pancia che sporgeva da un vestito nero che arrivava sotto le ginocchia, diceva ai suoi figli che ero stato abbandonato dai miei genitori e che ero la un mendicante in attesa dell'elemosina.

Scopri, molto più tardi, che, in quei mesi, mio  padre aveva mostrato i primi sintomi di una malattia che di li a poco, in maniera inesorabile, lo avrebbe allontanato da me.

Fu lei, la balena, a ferirmi e l'offesa fu tanto grave che da allora evitai di ritornare nel mio paese e quando lo fecevo sentivo un senso di vergogna che non ha mai smesso di  accompagnarmi e ancora  la sento al solo pensiero di doverci ritornare.

Quella era la prima lezione in cui mi venne insegnato che senza genitore si è un po come un cane senza padrone. Tante volte ho visto che la gentilezza e la cortesia nei confronti dei bambini celava l'intento di ingraziarsi il genitore il quale avrebbe sicuramente ricambiato. Altre volte ho visto gli inviti che deviavano verso quei bambini che, per mezzo dei genitori potevano ricambiare.

Oggi da adulto, nella scuola incontro tanti ragazzi e li stimo li aiuto e li stimolo per quello che sono e spesso cerco di far emergere quelle capacità sopite e nascoste che ignorano di possedere e che sono indispensabili per vivere dignitosamente. 

 

 

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