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Educare

Post n°28 pubblicato il 22 Giugno 2013 da zancarlo2010

Ieri sera a seguito dell'invito di un caro amico sono andato ad assistere alla presentazione del libro di un maestro, non un professore, un vero maestro  nel senso classico del termine, che ha sposato la sua professione di insegnante di teologia con quella di insegnante di pedagogia all'università. La presentazione i commenti e la discussione mi hanno commosso, ho partecipato con interesse e mi sono proposto di continuare a farlo. All'uscita ho comprato il libro che si intitola: "educare tra il nulla ela speranza". ne ho letto alcuni pezzi quà e la e ho visto che si legge bene.

Nell'andare via non ho potuto fare a meno di ricordare gli ultimi incontri tra insegnanti della mia scuola in cui si è deciso  non solo  quali fossero i nostri alunni promossi, bocciati e rimandati ma anche  le medie. In una classe un insegnante aveva dato voti bassissimi a quasi tutti i ragazzi con la conseguenza che le belle medie sono diventate solo valori medi. Io credo che in quel caso vi fosse una marcata incapacità dell'insegnante a trasferire ai ragazzi la conoscenza. Non metto in dubbio che lui conosca la matteria, sicuramente ha un buon curricolo scolastico, ma quando passa a raccogliere i frutti  ne raccoglie ben poco.

Ho protestato vivamente e messo in evidenza come gli alunni che mostravano tanti otto e nessun'altra insufficienza non potevano andare male solo in quella materia e venivano bollati con la dicitura: "ammessi a maggioranza". Mi rimprovero e ci penso ogni giorno, di non avergli detto chiaramente non era capace ad insegnare e che la colpa non era dei ragazzi ma per buona parte la sua. Non l'ho fatto, in questi incontri, è costume farsi gli affari propri e andare avanti. Ma rimane il dubbio che il mio compito di educatore sia quello di affermare la verità e di insegnarla ed è questo che si diceva alla conferenza mentre forse pe rlieto vivere la verità è stata messa da parte. Che Manzoni con la figura di don Abbondio situato all'inizio del libro in maniera tale che chiunque avesse preso il libro anche solo preso dall'intenzione di leggerlo non potesse fare a meno di tenere sempre presente quest' atteggiamento dell'uomo e abbia voluto metterci in guardia dal ripeterlo?

Stessi avvenimenti in un'altra classe di pochi alunni dove alcuni insegnati avevano raccolto solamente alcune sufficienze di alunni tanto bravi che, a parere mio, è necessario mettersi d'impegno per demotivarli e farli andare male.

Anche se la discussione è stata accesa e con toni alti, mi rimprovero  di non aver detto chiaramente che i miei colleghi non avevano lavorato. Che cosa è un lavoro che non produce frutti?

Credo che spesso manchi l'amore per i ragazzi, quando si ama non si tiene conto delle piccole offese che spesso gli alunni causano. Si cercano risultati anche se questi sono minimi sapendo che da questi si può iniziare a costruire l'edificio uomo del quale l'educatore deve curare la direzione dei lavori. Il mio moto è di non lasciarmi coinvolgere e andare avanti. Quest'anno quando entravo in alcune classi mi si stringeva il cuore perchè sentivo di amarli. Ho il dubbio che qualche collega abbia sentito una simile sensazione ma soffra di manie di persecuzione. La sua personalità non è quella di un educatore che cerca di rompere il muro del rifiuto, che tanto spesso i ragazzi oppongono, usando come martello la propria personalità completa e ben strutturata.

Forse il mio collega cercava nei suoi alunni il riconoscimento della sua grandezza e che ossequiassero le sua persone. Hanno fatto bene i ragazzi a non farlo a ribellarsi a simili pretese non studiando la sua materia, credetemi sanno bene che, se un educatore è mediocre, è tale anche l'uomo

Ho starnazzato ma non sono stato diretto preciso e neanche cattivo nel dire che erano loro, i miei colleghi,  le persone inadeguate. Per prendere un tre non è necessario andare a scuola, sono certo che sarebbe servito per il prossimo anno. Ricordo le parole di Papa Francesco, che mi piace tanto, quando a detto che il cristiano non deve aspirare alla vita tranquilla dove tutte le cose vanno bene. Credo si riferisse al lieto vivere di don Abbondio.

Sapere che vi è la verità e nontante verità è il nord dell'educatore il punto di riferimento che lo guida in un'epoca dove le verità sono tante e tutte sembrano avere fondamento. Il maestro pedagodo, nella conferenza, diceva che il principio e la fine del compito di educatore era quellodi amare

Ieri dopo quella conferenza ho compreso che il mio nord la mia bussola era nel vangelo, che nella sua lettura, anche in senso laico e non solo in quella religiosa mi diceva che dovevo tutelare i miei alunni dicendo, davanti a tutti, quanto pensavo. Io quale cristiano non posso agire senza avere come stella polare  Gesù Cristo e la sua figura di educatore anche se è presente il rischio di farmi qualche nemico. Lungi da ogni bigottismoio io che posso dire di aver vissuto la vita intensamente ed essere sceso in profondità nell'animo umano mio e altrui.

Il teologo pedagogo mi ha fatto comprendere quale fosse la verità dalla quale partire e percorrere un camino verso un arrivo e non un camminare privo di senso per inseguire il vento.

A presto

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