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Post n°22 pubblicato il 23 Aprile 2009 da annaxxxxx
Tag: Anarchia, Anna Kuliscioff, Bakunin, Carlo Cafiero, Engel, Libertà, Malatesta, Marx, Rivoluzione Dedicato alla nuova gradita amica Signorinaanarchia, che mi stimola a parlare di uno dei personaggi a me più cari. Fratello non temere Che corro al mio dovere! Trionfi la Giustizia Proletaria! - (La Locomotiva – F. Guccini) Tra i personaggi storici e politici pochi al mio cuore sono cari come Carlo Cafiero, tra i politici nessuno. Sono fatte a sua misura le definizioni di Eroe (maiuscolo, prego) e Romantico (Romanticissimo oltre che maiuscolo). Il mio cuore batte al suo ricordo come se fosse un magnifico ragazzo tuttora vivo. Da queste poche righe si capisce senza dubbio quant’è importante per me Carlo Cafiero. Perché ? Perché nella sua vita si fondono in perfetta armonia la dedizione politica a un’idea che ha creato e seguito senza risparmiare denaro, fatiche e la scelta morale. Il Grande Carlo vive per la Rivoluzione e muore in manicomio a Imola a 45 anni, è forse per questo che tra gli eroi del 19° secolo è tra i più dimenticati al giorno d’oggi, per la vergogna che incute la sua misera e giovane morte in manicomio, come un povero pazzo qualunque. Ebbene, la sua fine ingloriosa e malata, proprio nelle sue forme allucinate e deliranti dei rapporti medici, queste più ancora che la sua generosa e completa dedizione alla causa della Rivoluzione Libertaria mi hanno appassionato a questo Eroe, a questo tenero e romantico ragazzo che ha un posto in prima fila nel mio personale Pantheon.
Cafiero – Malatesta – Bakunin , gridavano gli anarchici anni e anni fa. Bakunin, l’ideologo . Malatesta, l’organizzatore e il Leader – Cafiero, il Santo della Rivoluzione (e la Banca Finanziatrice della Rivolta). Ma anche teorico e attivista: a lui si deve un compendio del Capitale di Marx che rappresenta la volontà di divulgare la teoria socialista alle masse lavoratrici, a lui si deve l’organizzazione della I° Internazionale in Italia su incarico di Friedrich Engels, mica patatine. Nel 1877 organizza e finanzia (a sue spese, tanto per cambiare) la Rivoluzione Italiana, ciò che nella realtà si concretizzerà nei poveri Moti del Matese per i quali finirà anche in carcere. Dilapida la sua parte del cospicuo patrimonio familiare nella Rivoluzione, rompendo per questo anche con la famiglia. Investe la sua ultima parte di patrimonio per acquistare una proprietà in Svizzera, la Baronata, dove accogliere esuli anarchici e rivoluzionari, primo tra tutti Bakunin, dove creare una comunità rivoluzionaria e libertaria, agricola e armoniosa. Purtroppo qui finiranno i soldi e la salute di Carlo, il ricco e bel giovane che studiò in seminario, che doveva diventare diplomatico e che invece scelse la Rivoluzione. Il Cafiero politico è il più conosciuto e apprezzato, e non dirò nulla in proposito seppure lo meriterebbe, ma per questo c’è la sintetica (troppo) Wikipedia. E’ Carlo uomo che è entrato nel mio cuore per non uscirne più, a lui va il mio sguardo. Anche il Cafiero pazzo adoro, sissignori, anche il suo delirio è tenero e rivoluzionario come pochi, rappresenta forse il compimento della sua vita luminosa anziché una ingloriosa fine. I primi referti parlano di Febbre Cerebrale, col linguaggio positivista dell’800 che sembra dire e non dice nulla. Nessuno credo abbia mai studiato le forme del delirio di Carlo Cafiero, e piacerebbe tanto farlo a me se vincessi al Superenalotto. In manicomio scrive al Papa e al Re. Mangia solo cose rosse per rinforzare il sangue. Vuole sempre fumare perché il fumo gli fa bene. Aspetta che gli crescano le penne di uccello per volare. Vuole creare una macchina che trasporti la materia a distanza. E tanto altro ancora. Nessuno sottolinea mai (forse il solo Masini lo fa nella sua biografia, ma dedicando alla cosa solo due righe di numero) che prima di impazzire ebbe una breve relazione con Anna Kuliscioff, molto breve e che finì male perché lei alla fine scelse Andrea Costa, anarchico transfuga ai socialisti riformisti. Anna Kuliscioff, esule russa, la dutura dei poveri com’era chiamata a Milano, poi socialista e prima delle femministe in Italia. Nessuno dice abbastanza che dopo pochi mesi Cafiero dà i primi segni di pazzia quando viene trovato intorno a Firenze che cammina in campagna nudo. Il Caro Tenero Carlo ha speso tutto, tutto se stesso e tutto ciò che aveva con generosità unica e si abbandona al delirio. Secondo me questo delirio è un po’ un suo trionfo romantico anch’esso, e spero un giorno di dimostrarlo. Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore Mentre fa correr via la macchina a vapore E che ci giunga un giorno ancora la notizia Di una locomotiva come una cosa viva Lanciata a bomba contro l’ingiustizia
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