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Due o tre cose che so di Lui

Post n°72 pubblicato il 16 Ottobre 2009 da annaxxxxx
 

 

Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda - Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre  - Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana  - Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio - Qualcuno era comunista perché la Rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente… - Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo - Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio - Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro - Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe CAZZO! 

Come si fa a dimenticare uno come Giorgio Gaber, come si fa ? Colpa della moglie berlusconiana ? No, non credo che l’idiozia dell’Ombrella ci possa riuscire, non può di fronte a un lavoro e impegno durato decine d’anni, un amore dal suo pubblico che non è mai scemato. E’ certo che il piccolismo dei giorni nostri non va d’accordo con una mente e un carattere come quelli di Gaber: coraggio, serietà, rigore, impegno, cultura, e tuttavia leggerezza e allegria. Che fosse una mente acuta e un cuore generoso ce n’eravamo accorti, che fosse avanti e di uno spessore rarissimo ce ne accorgiamo anche oggi. Leggeva, studiava seriamente, si guardava attorno, approfondiva e poi risputava tutto in modo scoppiettante nei suoi spettacoli dove parlava e cantava, il teatro-canzone da lui inventato. Lo dico? Aveva anche una bella voce, maschile, profonda e melodiosa. Era divertente andarlo a sentire in teatro, si rideva molto, ci si arrabbiava, si discuteva appassionatamente dopo un suo spettacolo. Spesso capitava davanti ad un suo monologo o una canzone di dire “Sì, sì, è proprio così” oppure “capita anche a me”, quel riconoscersi di chiunque che solo i grandi sanno ottenere, o anche quel “come riesce a vedere queste cose ?” che è dei soli grandissimi.. Emozionava, suggeriva, coinvolgeva, parlava dentro, svegliava. Manteneva una curiosità che lo portava a tutto esaminare e studiare, con generosità impegno e serietà. Soprattutto aveva una mente libera da preconcetti e limitazioni, un rigore morale che non degenerava mai nel moralismo, una coerenza nella ricerca che non si fossilizzava  nel conservatorismo becero. Un conservatore illuminato, un anarchico rigoroso, un intellettuale allegro e divertente, sempre emozionante.

Anni fa mi capitò di leggere “Viaggio al termine della notte” di Celine, vi riconobbi molti spunti e citazioni addirittura letterali che Gaber aveva fatto in canzoni o monologhi. La cosa non sarebbe eccezionale se non per un fatto. Le citazioni sono quasi tutte comprese in spettacoli degli anni 70, anni in cui aveva scelto come pubblico e come popolo i ragazzi del movimento, quelli che poi amaramente definirà i Polli di Allevamento al momento del suo distacco da esso. Quel pubblico e quel popolo erano ciò che si chiamava la nuova sinistra o, anche, la sinistra rivoluzionaria, che si voleva distinguere da quella parlamentare e riformista. Aveva abbracciato quella gente, quell’entusiasmo e quel progetto di cambiamento (anche violento, come no) della società e della cultura (vero Barbareschi? Vero La Russa?). A questo suo giovane popolo, lui leggeva uno degli scrittori che proprio la sinistra aveva messo all’indice, tra gli scrittori proibiti e reietti per sospetto nazismo. Lui leggeva queste cose perché le trovava belle, interessanti, intelligenti al di là delle etichette. In un periodo dove il mondo girava intorno alle etichette questo era il modo di essere di una mente libera da pregiudizi e alla ricerca del Vero e del Bello. La cosa buffa era che nessuno avrebbe mai letto Celine, ma lo applaudiva suo malgrado senza saperlo, nelle parole di Gaber.

Libero, libero come un uomo appena nato. Intelligente e curioso, irriverente. Anarchico nel senso migliore. Non riconosceva autorità a nulla che fosse fuori dalla sua comprensione o dalla sua libera scelta. Metteva in ridicolo la politica, la farsa delle elezioni, la meschinità morale e materiale con un disprezzo genuino, mai arrogante o superficiale. Rispetto, riverenza, ammirazione, questo si rivorrebbe oggi per Giorgio e questo non c’è nel triste tempo che ci è dato di vivere, dove spesso gli incapaci hanno posto e successo. Ma sappiamo che non sarà per sempre, vero Giorgio ?

Vorrei essere libera, libera come Gaber.

 
 
 
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