DASEIN
Sono al mondo per esistere. Finora ho solo vissuto, non mi sembra poco...
AREA PERSONALE
I MIEI BLOG AMICI
- Maia e i suoi tesori celati da un velo
- Una Ragazza Straordinaria
- Soprattutto_Sergio
- GozerdämmerungV2
- Pure gli angeli sanno scrivere come gli dei
- Zanardi, oh caro
- Aristocratici Suini
- Dalle Sbarre
- Bob, ovvero la voce più suadente di Radio Imago
- La Bellezza, l'Armonia
- MuSteek Hutzee - La Signora degli anelli
- Lupus-Wolf
- Lui sogna sempre
- Jack !
- Soffre d'insonnia, per fortuna...
- SALDI
- Notizie Dal Confine
- Hall - Blog in regress
- AndrewMehrtens
- ArabeFelici
- IlCartoLibraTeo
- VolareLiberi
- IlMetalDtector
TAG
MENU
Sincronicità / Un principio di collegamento legato all'invisibile Il nostro mondo, la sua strepitosa capacità creativa e produttiva sta decadendo verso una morte imminente. Il termometro che rende visibile la febbre è il disagio nella società e negli individui. Il sistema e la persona ci stanno per lasciare e gridano forte la loro disperazione: “Non a me, non ora...”. Non vivendo su pianeti lontani, il grido è inevitabilmente anche il nostro. Le nostre catene ci uniscono agli altri e, per forza di cose, finiamo per essere una voce nel coro. La domanda che tutti si pongono è perché mai tutto questo sta finendo? La risposta potrebbe essere, semplicemente, perché tutto ha una fine. Ma soprattutto l’agonia ha un suo punto di partenza nel sistema di pensiero che muove la macchina infernale. Langue e agonizza la razionalità occidentale, così come la pensiamo noi. Forse la razionalità, così come la concepiamo, è ormai obsoleta. La rete dei dati materiali, dello spazio, del tempo, dell’esperienza, finisce per avviluppare la mente che cerca la soluzione. Ogni soluzione finisce per essere in queste condizioni un nuovo e più grande problema. Forse si tratta proprio di cambiare alla base il nostro modo di pensare. Far germogliare il sentimento al di fuori del cubo di vetro creato dalla nostra mente, con la cura di un giardiniere zen. Perché nessun cubo di vetro è mai esistito in natura, e la pioggia cade dove vuole, quando vuole, senza chiedere permesso ai satelliti. Il Nagual usa un altro pensiero, un’altra energia, se ne infischia delle leggi e ne crea di nuove. Per diventarlo basta averne il coraggio. E studiare. Insomma, vivere. “Con il lato sinistro, tuttavia, mi accorsi di essere entrato nel mio altro, e questo non aveva nulla a che fare con la mia razionalità... C’era un bagliore più intenso a una estremità della fila, dov’era don Juan. Pensai al serpente piumato della legenda tolteca. E poi le luci scomparvero.” |
Post n°109 pubblicato il 18 Marzo 2010 da annaxxxxx
Stasera c'è un vento leggero che accarezza la chioma degli alberi e mi riporta a un tempo passato, quando a cavalcioni di un ramo mi chiedevo dove sarei andata domani. ... Il dilatarsi del tempo è una funzione della coscienza, un versante squisitamente qualitativo della rappresentazione della realtà. Le porte della percezione rimangono aperte e lo specchio rimanda continuamente la stessa immagine, che finisce per riempire lo spazio e arrestare il tempo. Ciò avviene perché se richiamo alla memoria l'autorevole definizione del tempo come “numero del mutamento secondo il prima e il poi” non essendoci cambiamento il tempo non può essere contato o misurato. Sarebbe bello riprodurre a piacere questo fenomeno, specie quando abbiamo esperienze gradevoli, che invece (guarda un po’) svaniscono sempre troppo presto. |
Post n°108 pubblicato il 14 Marzo 2010 da annaxxxxx
Entra e non far caso al disordine, qui non mette a posto nessuno. Il divano è rotto da sempre, i portacenere pieni. Le lenzuola non le cambio mai, una spesa inutile, un traffico evitabile, una privazione degli odori vitali che non posso sostenere. C’è un pezzo di pizza nel cartone lì per terra, forse una lattina aperta di birra in frigo. Accendo un bastoncino d’incenso. Come lo preferisci? Mi fa piacere che tu abbia messo per l’occasione quegli stivali, non toglierli, potresti usarli per camminarmi sulla schiena. Ogni tanto però segna il passo col tacco, potrebbe essere interessante, potrebbe risvegliare pensieri selvatici. La camicia te la toglierò io, e mano a mano che la musica sale anche tutto quanto il resto. Schmutzige Liebe, wildes Tier, jetzt und für immer kämpfen wir! "... Give me |
Ci sono momenti in cui finalmente si abbandona ogni ipocrisia e perbenismo. Non tanto per buttarsi a corpo morto in quello che solo pochi lavativi ormai chiamano trasgressione, quanto per affermare se stessi come parte di un tutto superiore che non ingloba e non annulla, ma anzi esalta, vivifica ogni individualità che si ponga come Tale. In questi momenti la persona diventa altro-da-sè senza mai abbandonare il nucleo energetico più interiore, si trasforma anche esteriormente senza apparire diverso. E la magia della (Vera) Appartenenza, di cui così bene cantò il sommo Poeta. Nell’essere insieme si compie l’essere individuale, quando nel movimento di singoli l’energia circola in senso orario, dando al tempo il significato del compimento. Questo può succedere quando un Potente catalizzatore e “promanatore” di Energia chiama a sé chi vuole per suo tramite attualizzare e dispiegare la Vita. Accade, sublime esempio, quando viene eseguita una canzone come quella che segue, celebrazione della Volontà, di chi sa dire “Io Voglio” senza estenuarsi in capriole e remore moralistiche, ma solo affermare, affermare e affermare, sapendo che l’affermazione non vuole mai niente e nessuno negare. Che ne dici, Bob? So già che gradisci la musica dei R+. Allora questo è ciò che anche tu potrai sperimentare dal vivo se vorrai confonderti senza timore nel crogiolo fondente dell’Officina Lindemann. Ecco lo splendore che ti viene offerto, caro Arsène: potresti mai rifiutarlo? Möchtest du das probieren? Vuoi assaggiare? E’ solo l’antipasto del ricco menù che è impaziente di darsi a chi lo vuole gustare. Ich will dass ihr mir vertraut. Ich will dass ihr mir glaubt ________________ Voglio che vi fidiate di me. Voglio che mi crediate |
Post n°106 pubblicato il 03 Marzo 2010 da annaxxxxx
Le nuvole sono sempre più belle quando imitano forme viventi. Ne vidi alcune, una volta, che sembravano parlare tra loro, discorsi di cui il vento sembrava comporre le parole. Altre volte parevano mischiarsi come un mazzo di carte, ricomporsi in forme nuove per poi quasi tornare ad essere quelle di un momento prima. Mi fermo, alle volte, a guardare le nuvole, per decifrare il loro misterioso linguaggio, vedere cosa propongono alla mia fantasia, come fossero bambini che hanno inventato un gioco nuovo e si divertono in attesa che io lo capisca. Le immagino accordarsi per stupirmi, vanitose delle loro forme come ragazze fuori dalla messa. Le guardo e non capisco, ogni volta, analfabeta ancora del libro scritto nel cielo. Ma su tutte, sempre, leggo il tuo nome. Fremd bin ich eingezogen, fremd zieh' ich wieder aus. Sono giunto da straniero, da straniero me ne vado. Ich kann zu meiner Reisen nicht wählen mit der Zeit, Non posso scegliere il tempo del mio viaggio. Was soll ich länger weilen, dass man mich trieb hinaus? Perché attendere di più, se mi si caccia via? Will dich im Traum nicht stören, wär schad' um deine Ruh'. Non voglio disturbarti i sogni, far danno al tuo riposo. |
Post n°105 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da annaxxxxx
Il mio blogamico Zanardi gusta giustamente di Paz, paladino del fumetto del movimento del ’77 e io lo accompagno in questa degustazione, anche postuma. Paz non si discute, Paz è un eroe, troppo presto se n’è andato lasciandoci qui senza la sua matita a reinventare il mondo in chiave di allegro fumetto un po’ fumaiolo. Ma insieme a Paz c’era (e lui c’è ancora) un altro eroe di quell’epoca creativa e sedicentemente alternativa, uno che con lui illustrava Frigidaire, Cannibale, u.s.w. In questo mio spazio non può mancare un tributo a un’altra matita bolognese, ugualmente creativa e decisamente più cattiva. Paz era un candido, figlio legittimo di Jacovitti e Topolino, che divertiva sé ed altri in quel turbine di pazzerelli assassini (leggasi amanti dell’hashish) che forse volevano cambiare e rallegrare il mondo o forse era solo un nuovo gioco di “società” che alcuni avevano preso fin troppo sul serio. Filippo Scozzari no, pur essendo fratello di matita di Paz non era un Candido, quanto piuttosto un perfido senza pietà e tale è rimasto nei secoli, pardon, nei decenni. A lui devo la scoperta del libro di Tommaso Landolfi “Il mar delle Blatte”, dopo che il suo fumetto dallo stesso titolo ed uguale trama mi aveva affascinato a tal punto da voler leggere l’originale. Anche con “La Dalia azzurra” fece una magistrale trasposizione in fumetto. Cattivo e paradossale come Altan, anche nel tratto di penna, sprezzante e snob come solo chi sa (crede) di stare un gradino piùssopra o, forse, come chi è convinto dei suoi colori e delle sue idee. I disegni di Scozzari trasudano cattiveria e astio per la mediocrità e l’ignoranza facilona, i suoi personaggi sono assurdi e coloratissimi paradossi, logici e sferzanti. Come ad esempio Capitan Dulciora, o meglio ancora Suor Dentona, la suora che risucchia a modo suo l’anima ai soldati morenti per consegnarla direttamente a Dio, praticamente una missione. Filippo è cinico e cattivo, proprio questo mi piace di lui. Non ha pietà, non conosce padroni ideali e reali. E’ rimasto sempre, lo è ancora, un ragazzo che sputa sul mondo e deride la sua meschinità. Lo stile grafico oltre alle sceneggiature sono lì a rinforzare il dileggio, un tripudio di colori e facce assurde in ancor più assurde storie. Insomma, concludendo, amo Scozzari e lo propagando come efficace rimedio contro la gonorrea e altri mali minori dello spirito e del comprendonio. Comprate Scozzari, leggete Scozzari, inchinatevi a Scozzari. Seguono disegni esplicativi dell’arte corrosiva del Maestro, da esaminare con attenzione e rimirare con devozione. |
Post n°104 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da annaxxxxx
Il mondo che c'è fuori è fatto di riflessi. Tutto sembra rimandare a qualcos'altro. Riflessi sui vetri. Riflessi nella pioggia. Riflessi di occhi d'oro. Riflessi di labbra chiuse. Gocce di riflessi pallidi come perle. Riflessi come residui. Riflessi nervosi. Riflessi automatici. Gente che riflette. Gente che non. Con la pioggia gli odori della città sono più intensi. Tutto sembra avere un retrogusto di pietra. Mi spinge a vagheggiare come potrebbe essere il tuo odore in mezzo alla pioggia. In compenso fa ancora freddo e non ci sono molte vie di fuga. Mi ricordo di quando c’era Lei. Accarezzavo la vita quando c’era Lei, sentivo il sapore dolce dei minuti e delle ore, respiravo profumi senza scadenza, veleggiavo sull'acqua tranquilla. Avevo la sensazione che il mondo fosse apparecchiato per me e la gente mi venisse incontro solo per sorridermi. Pensavo che tutto questo non sarebbe mai finito, credevo che un dio benevolo mi avesse benedetto per l’Eternità, la pioggia sottile fosse la sua carezza, un segno d’amore e predilezione. Poi un giorno che la guardavo allontanarsi dalla finestra e le foglie erano già cadute, vidi la nebbia avvolgerlo e succhiarlo via, come un’aquila in picchiata sulla preda. Non ebbi lacrime abbastanza, né aria a sufficienza. Finì come tutto deve finire, ma lo racconto perché non finisca mai. Ora vivo su una nuvola di terra e fiori, nati dalle mie lacrime, cresciuti dai miei sospiri, colorati dalle mie parole. Non ho smesso di vivere, né di ricevere carezze, quando tutto finì. Ma a volte guardo nella nebbia, intravedo ali d’aquila e chiedo al tempo di girarsi indietro. "... hinter dieser Tür steht ein Klavier |
Post n°103 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da annaxxxxx
... Passare poi da cattivi è una cosa che non ci interessa: dipende pur sempre da chi te lo dice. A persone come noi può dirlo chiunque, ma non può riuscire ad intaccare il nostro sguardo. Guardiamo avanti, ancora avanti, con dei solchi invisibili, verticali sulle guance, un dolore che vede solo chi può. Tiriamo avanti, con zigomi di pietra, il cielo che si specchia nei nostri occhi, carne addestrata al combattimento della vita. I vostri muri e il vostro fuoco non riescono ancora a farci paura, né mai ci sentirete gridare o piangere. Portiamo il peso nostro e quello di altri, non ci interessa se le vostre lingue ci dipingono cattivi. E’ diverso, noi abbiamo scelto il Coraggio, ed è solo la vostra inconsistenza che ve la fa vedere come cattiveria. Ancora non ci vedrete piangere, ancora, mai. Il nostro sudore, il nostro sangue, le nostre lacrime si mischiano alla terra, ed è solo grazie a loro che continua a dare dolce frutta e aspro liquore. Le nostre lacrime le regaliamo al mare, dove non si vedono, ma sono quello che al mare e alla vita da sapore. Chiamateci pure cattivi, fatelo ancora, fatelo sempre, non può interessarci. "...E lo squalo ha lacrime e scorrono dal viso, però lo squalo vive nell'acqua, perciò le lacrime non si vedono. Nel profondo c'è solitudine e scorre qualche lacrima, succede così che l'acqua nei mari sia salata..." |
Post n°102 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da annaxxxxx
|
Sazi di panettone al Sauerkraut tornano nella gloria a tempestare potentemente l’Europa. Loro. Gli Eroi della Forza e del Fuoco. Eccoli di nuovo a propagandare la Vita fino in Russia, proprio a partire da oggi. Stasera Mannheim accorrerà intera ad acclamare Till, a fremere e strillare con Lui, tutti gli altri componenti del gruppo a sorreggere e costruire. Con lo spirito sono sintonizzata anch’io su quel palco. Non bastasse il lieto evento della ripresa del Tour ho un’altra notizia da celebrare: sta per uscire il nuovo disco degli Oomph!, che seppure presenta nuove versioni (in inglese.. e vabbè) di vecchi successi è pur sempre una di quelle Delikatessen da non farsi sfuggire. Cosa chiedere di più alla vita? Un Ramazzotti? No grazie, ho già digerito. Eckstein, Eckstein - Alles muss versteckt sein Pietra angolare - Tutto dev’essere nascosto |
Inviato da: cassetta2
il 21/07/2020 alle 11:33
Inviato da: latynloko
il 28/06/2015 alle 00:00
Inviato da: cmwlupus
il 17/02/2013 alle 19:47
Inviato da: Rosecestlavie
il 01/02/2013 alle 17:44
Inviato da: andrew_mehrtens
il 14/12/2012 alle 13:53