ArancioVitamina

Briciole e catene

Mi sono trovata oggi a leggere, in un blog che sono solita visitare, un post che mi ha colpita molto (dategli un'occhiata, lo trovate cliccando qui) perché parla di una cosa con cui parlavo proprio ieri con un amico al telefono: il rispetto. E l’amore per se stessi.

Questo mio amico ha assistito a una scena, l’altra sera, che l’ha lasciato a dir poco schifato, amareggiato, e deluso. Tanto più che i protagonisti erano suo cugino e rispettiva fidanzata. Si fa per dire fidanzata, visto il modo in cui la tratta.

Questo mio amico si è sfogato, al telefono con me, per più di mezz’ora, parlandomi con rabbia, con impeto, con il senso di impotenza di chi non può far altro che assistere a queste scene senza poter far niente per cambiare le cose.

Questo mio amico ha litigato con suo cugino, e non so se siano venuti alle mani, ma da come me ne parlava sono certa che se fosse scattata la “scintilla”, avrebbe volentieri preso a schiaffi suo cugino.

La questione è che la ragazza si era ubriacata, quella sera, al locale. Era piena d’alcol fin nelle pupille, e tutti se n’erano accorti. Il suo fidanzato, invece di starle accanto, la incitava a bere ancora, pur sapendo che dopo una o due ore al massimo avrebbe dovuto mettersi alla guida (DA SOLA!) e farsi almeno mezz’ora di strada tutta curve e in piena notte per tornarsene a casa, al suo paese.

Quel pezzo di caccola del suo fidanzato non si era fatto sfiorare neanche lontanamente dal pensiero di riaccompagnarla. “Ma no, sta bene!” ridacchiava. “Sa il fatto suo, alla guida è bravissima!”

Cosa cazzo significa che alla guida è brava??? Chiunque abbia bevuto litri di alcol – anche Schumacher – tira dritto alla prima curva e va a schiantarsi contro un albero o dentro un fosso!

Tempo mezz’ora e la ragazza era piegata in due da qualche parte sull’erba a vomitarsi anche l’anima.

Scacciava via il suo stupidissimo fidanzato che – sentite Mr. Delicatezza! – la teneva per i capelli come fosse un fantoccio di pezza, e al suo posto chiedeva al mio amico di starle vicino, il quale era l’unico che aveva mostrato un minimo di comprensione e di umanità verso di lei, sia dando una “strigliata” al suo moroso che continuava a farla bere e a trattarla come un cane, sia cercando di tenerla letteralmente in piedi (che, sbronza com’era, da ferma non era capace di stare… ferma, e si teneva ora al braccio di uno ora alla spalla di un altro dei suoi amici, forse nemmeno rendendosi conto che uno di loro ci stava pure spudoratamente provando in maniera indegna davanti agli stessi occhi del fidanzato senza che questi desse un minimo segnale di fastidio).

E’ stato così che, vedendosi scacciato, il tipo ha iniziato a trattare ancora peggio la sua fidanzata e ad attirarsi in questo modo le ire di suo cugino, che si era già sentito accusare ingiustamente di aver dato corda alla ragazza, che, forse per il cervello annebbiato d’alcol e i sensi alterati, faceva la scema con lui (o era solo un giustificato e comprensibile bisogno d’affetto che il suo fidanzato non le dava?).

Fatto sta che i due cugini hanno litigato, e il mio amico il giorno dopo era ancora sconvolto e amareggiato per ciò che aveva visto e sentito. “Come si fa – si chiedeva – a trattare una persona in quel modo? Neanche una bestia, neanche un cane si tratta così…. Come si fa a trattare così la propria fidanzata, peraltro di una dolcezza unica?”

Bella domanda. Molte domande che richiedono una risposta rimangono sospese. Una risposta non c’è. O forse la risposta è nel presupposto che ci siano persone vergognosamente cattive e disumane e mediocri e schifose. Forse la risposta è che c’è chi permette a queste persone di essere così cattive e irrispettose e schifose.

“Come si fa – continuava il mio amico, sempre più irritato e alterato – a farsi trattare così da una persona? Dov’è il rispetto per se stessi? Sai cosa mi ha risposto lei? “Io gli voglio bene!”….. Con tutto il bene che gli vuoi, ma – porca miseria – cerca di volerne un po’ a te stessa!”

Dopo lo sfogo del mio amico al telefono ho preso a riflettere anch’io su questo argomento, sul rispetto verso se stessi. Mi chiedevo dove finisce l’amore e dove inizi, invece, l’umiliazione. E’ una cosa su cui ho riflettuto molto negli ultimi tempi, perché per mia fortuna ho capito che, anche se si è convinti di amarsi e di rispettarsi, in realtà per se stessi si ha davvero poco amore, se si continua a stare insieme ad una persona che ci fa del male. 

E’ davvero difficile trovare un amore “sano”, che non sia malato e contagiato dal morbo dell’egoismo, della gelosia, del sadismo, del masochismo, della ossessività, della violenza, dell’insofferenza, della noia….

Mi sono resa conto che fino ad ora nessuna delle mie storie è stata “sana”, perché non mi amavo. Ero convinta di volermi bene, eppure non era così. Facevo cose perché sentivo di “doverle” fare, non perché realmente le volessi.

Ma non sarebbe molto più semplice seguire i propri desideri? Staremmo tutti meglio. Noi e chi abbiamo intorno.

Invece più spesso preferiamo fare le cose più o meno come ci hanno insegnato a farle, più o meno come gli altri si aspettano che le facessimo, più o meno “come conviene”. E’ la convenzione, che ci frega. “Cosa penseranno gli altri?”, anche se non lo ammettiamo lo pensiamo tutti. Ha importanza per noi, essere apprezzati, approvati, accettati dagli altri. E’ nella natura dell’essere umano.

Ma quanto conta davvero il giudizio degli altri? Più spesso converrebbe andare controcorrente, azzerare tutto quello che ci hanno insegnato e inculcato per una vita e ripartire da zero, con nuovi valori, con nuovi ideali che siano NOSTRI. Nostri perché creati da noi, nostri perché provati sulla nostra pelle e sentiti davvero e fatti propri.

Ma ora divago un po’ troppo. Quello di cui parlavo prima è ancora peggio, è il lasciarsi umiliare e offendere e sottomettere.

Dov’è l’amore per noi stessi? Cosa desideriamo davvero? 

Vorrei che tutti facessero una riflessione su questo. Spesso ci creiamo un’ideale di uomo (parlo al femminile, ma naturalmente il discorso vale anche per l’altro sesso) e poi ne cerchiamo – o ne troviamo, o ci accontentiamo – di un altro. Idealizziamo l’uomo romantico e comprensivo e virile quanto basta ma gentile e premuroso, vogliamo la favola, l’uomo che ci porti via su un cavallo bianco, che ci crei “l’atmosfera giusta”, che ci dica tante paroline dolci per farci aumentare l’autostima e poi alla fine respingiamo chi mostra davvero amore e rispetto e comprensione per noi nel nostro essere donne. E ci accontentiamo di quello che ci molesta, di quello che beve, di quello che va a puttane, di quello che “tutte le donne sono tr**e”, di quello che ce ne dà di santa ragione, di quello che ci umilia e ci offende con le parole, senza toccarci con un solo dito, ma che ci dilania l’anima. O ci accontentiamo semplicemente del primo che capita, solo perché ci ha pagato il cinema la prima volta che siamo usciti, e che poi si è dimenticato di telefonarci per una settimana di fila. Dov’è tutto questo amore per noi stessi di cui ci vantiamo e che ostentiamo?

Facciamo tutti una riflessione su noi stessi. Una riflessione sincera, senza trincerarci dietro a false illusioni come quella di avere rispetto per se stessi. Una riflessione aperta e libera da pregiudizi.