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CIAO GABBO... ONORE!
"Si può morire così, per giunta dormendo? Qualcuno ci deve dire perché. Se parliamo di perdono dobbiamo parlare di giustizia e questa è una morte che chiede giustizia. Ci sarà una giustizia divina sulla quale nessuno può permettersi di parlare, ma ci deve essere anche una giustizia umana, che non sia una vendetta ma che aiuti per quanto possibile a placare gli animi di tanti di noi".
Dall'omelia pronunciata da Don Paolo Tammi durante il funerale di Gabriele Sandri.
In memoria di Gabbo, fratello di questa Urbe Immortale... al di là dei colori
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Viene dopo tante finte battaglie, il giorno in cui c'è da fare sul serio, e si ristabiliscono di colpo le gerarchie naturali:
avanti gli ultimi, i dimenticati, i malvisti, i derisi. Essi ebbero la fortuna di non fare carriera, anzi di non volerla fare, di non smarrire le proprie virtù nel frastuono degli elogi mentiti e dei battimani convenzionali.
Essi ebbero la fortuna di assaporare amarezze sane, ire sane, conoscere lunghi silenzi, sacrifici ostinati e senza lacrime, solitudini di pietra, amicizie non sottoposte all'utile e non imperniate sull'intrigo.
Berto Ricci
KAISERSLAUTERN, 26 GIUGNO 2006:
Lettera della squadra al Presidente Sensi
Ciao Presidente,
ci affidiamo a queste poche righe per dirti tutto quello che a volte magari non siamo riusciti a trasmetterti a voce o attraverso i gesti e i comportamenti.
Qualcuno di noi Ti ha conosciuto dal giorno in cui sei diventato “Il Presidente”, qualcuno ti ha incontrato durante i Tuoi 15 anni di presidenza e qualcuno Ti ha conosciuto da poco, ma in ognuno di noi è rimasto impresso il tuo sguardo profondo, carico di umanità, pur se determinato e a volte, forse per chi Ti conosceva troppo poco, anche un po’ duro, ma nessuno di noi può dimenticare la passione con cui ci hai sempre seguito, anche quando non eri presente fisicamente. Sei sempre stato vicino a noi, a volte come Presidente, altre come un secondo padre.
In questi anni hai saputo coniugare sport e solidarietà umana e sociale, senza mai perdere i valori morali che sono propri dello sport. Hai fatto tanto per la Roma e per Roma, le tue passioni dopo l’amore per la tua famiglia, e i romani e i romanisti – e non solo loro – ti hanno accompagnato con dignità e riservatezza, così come Tu hai affrontato la Tua ultima battaglia, una delle tante ma sicuramente la più dura.
Noi non Ti lasceremo solo e non lasceremo sola la Tua famiglia e la famiglia romanista; la nostra forza sarà l’unione e faremo il possibile per farti sorridere da dove sarai, uno di quei tuoi sorrisi che ci regalavi quando venivi in spogliatoio per darci la carica.
Ciao Presidente, Tu sei sempre con noi.
Il gol di De Rossi alla Fiorentina commentato dal grandissimo e compianto Alberto D'Aguanno
Serie A: 18^ Giornata:
Chievo-Inter
Atalanta-Napoli
Bari-Udinese
Cagliari-Roma
Catania-Bologna
Lazio-Livorno
Parma-Juventus
Sampdoria-Palermo
Siena-Fiorentina
Milan-Genoa
Classifica:
- Inter 39
- Milan* 31
- Juventus 30
- Roma 28
- Parma 28
- Napoli 27
- Palermo 26
- Sampdoria 25
- Bari* 24
- Chievo 24
- Fiorentina* 24
- Genoa* 24
- Cagliari* 23
- Udinese* 18
- Livorno 18
- Bologna* 16
- 16
- Atalanta* 13
- Catania 12
- Siena 12
* una partita in meno
Marcatori Giallorossi in Campionato
9 reti: Totti.
4 reti: De Rossi.
3 reti: Vucinic.
2 reti: Perrotta, Brighi, Burdisso.
1 rete: Taddei, Mexes, Riise, Menez, Cassetti.
Giudice Sportivo
Multe all'A.S. Roma nel corso della stagione:
€ 77.000,00
Squalificati per la prossima gara di campionato:
Espulsi nell'ultima partita:
5 ammonizioni.
De Rossi.
4 ammonizioni:
Cassetti, Pizarro, Menez, Perrotta.
3 ammonizioni (in diffida):
Totti.
2 ammonizioni:
Vucinic, Andreolli, Mexes, Burdisso.
1 ammonizione:
Taddei, Okaka, Cerci, Vucinic, Doni, Riise, Motta, Guberti, Brighi.
Prossime gare AS Roma
6 gennaio, 18^ giornata:
-
9 gennaio, 19^ giornata:
-
12 gennaio, Coppa Italia, Ottavi di Finale:
-
Europa League
Sedicesimi di Finale:
Panathinaikos-Roma (18 e 25 febbraio)
Marcatori giallorossi in Europa League:
11 reti: Totti.
3 reti: Menez, Okaka, Cerci.
2 reti: De Rossi, Riise, Vucinic.
1 rete: Guberti, Perrotta, Andreolli, Scardina.
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Ultimi commenti
Messaggi del 18/11/2007
Sulla sicurezza Veltroni è indecente come tutto il centrosinistra... ipocrisia di sinistra.
E’ indecente quello che sta succendendo sulla sicurezza. Indecente è il Governo in carica che è riuscito ad approvare un decreto sulle esplulsioni (peraltro senza norme di legge, né mezzi e quindi totalmente inefficace) dopo che ben due disegni legge sono già passati per il Consiglio dei Ministri, nell’ultimo mese, e non hanno trovato l’appoggio di buona parte della maggioranza, con la sinistra radicale che grida al razzismo e alla deriva autoritaria.
Indecente è Veltroni che ora, con un vergognoso opportunismo mediatico, tira fuori il pugno di ferro dopo aver sbandierato per anni il modello Roma come esempio di inclusione, che aveva portato, a suo dire, la Citta Eterna ad essere una della più sicure. E’ indecente che la denuncia di Fini di poche settimane fa, sia stata bocciata dall’entourage del Sindaco di Roma come strumentalizzazione politica, che Veltroni, parli ora, e sia rimasto zitto quando il Governo in carica escluse, mesi fa, qualsiasi moratoria nella libera circolazione dei cittadini (comunitari) rumeni, che non abbia mai chiesto l’applicazione della direttiva europea che prevede l’espulsione dei cittadini comunitari che non hanno un reddito adeguato. Zitto anche quando il duo d’avanspettacolo Amato-Ferrero ha abolito il visto d’ingresso per soggiorni brevi e ha chiuso tre grandi Cpt per l’identificazione dei clandestini, con il risultato di perderne le tracce e ritrovarseli, buona parte, nelle baracche delle periferie delle nostre città. Che faceva il leader del PD, discuteva di massimi sistemi con Monica Bellucci o era di ritorno da uno dei suoi viaggi in Africa con troupe televisive al seguito?
Indecente è che solo ora, che la tragedia ha toccato la città del Segretario del PD, il Governo si decida a fare qualcosa, dimenticando i morti recenti del Nord-Est. Nessuna riunione d’emergenza del Consiglio dei Ministri, infatti, per delitti ancor più efferati a Treviso a Verona, per il cresciente numero delle rapine e delle violenze. Solo ora vengono autorizzati ed accettati dall’opinione pubblica gli sgomberi, ovviamente premurandosi di inviare preventivamente sul posto le telecamere.
In questa situazone per la quale l’indignazione non è più sufficiente, l’ineffabile Corriere della Sera, a firma di Sergio Romano che fa? Continua con il processo di beatificazione di Veltroni, santificandolo come Capo del Governo ombra, che ha costretto l’Esecutivo in carica, a prendere decisioni drastiche (?) sulla sicurezza. Cose dell’altro mondo! D’altra parte, pochi giorni prima, Pigi Battista tesseva le lodi sperticate di Veltroni, perché il Nostro, dopo circa quarant’anni si è miracolosamente accorto che i crimini di Pol Pot sono equiparabili alle peggiori dittature sanguinarie del ‘900. Che intuizione, che statista, che lungimiranza, che visione strategica. Ma se è vero che non è mai stato comunista, come ha fatto ad accorgersene solo adesso?
Un’assoluta indecenza. Una mistificazione, un arrogante disinteresse per i problemi dell’Italia, a servizio di quel patto tra poteri forti che ha deciso che Veltroni deve essere il prossimo capo del Governo, alla faccia del nuovo, del partito senza tessere e di tutte le baggianate da cui siamo stati invasi negli ultimi mesi. Attenzione, non siamo assolutamente tra quelli che sottovalutano Veltroni e il PD, ma ne conosciamo la pervasiva nullità e il potere immenso dei suoi padrini che vogliono continuare a fare del nostro Paese strumento di potere al servizio dei propri interessi. Per questo è ora di denunciare a gran voce questo indecente teatrino mediatico che ha sostenuto per anni, troppi, il Sindaco di Roma, come prototipo del nuovo e della buona politica. E’ questa la commistione pericolosa che Veltroni rappresenta: inettitudine a governare, plebiscitarismo, marketing politico, media prostrati, poteri forti a vigilare. E’ questo che il PD propone a un Paese sfibrato, sfiancato e pieno di paura, un vuoto che la politca non riempie, una politica che non decide, che non fa, senza una visione per il futuro, senza alcun valore o identità, una politica ricattata ogni giorno da questa e da quella coorporazione.
Ora il Sindaco dichiara “La destra arma i giustizieri di Torre Angela”, commentando il raid criminale contro alcuni Rom. Ebbene Signor Sindaco, io sono di destra e non ho mai armato nessuno, non sono né razzista, né xenofobo, né, tanto meno, criminale; semplicemente pensi a ciò che Lei ha fatto in questi anni a Roma e per il bene di tutti si dia delle risposte: Tor di Quinto, il campo nomadi “La Muratella”, le capanne di Ponte Mammolo, l’accampamento Salone, il bivaccare di Colle Oppio, tutti come le favelas di Rio. Questa è la tragedia dell’inclusione veltoniana, tra lustrini e dichiarazioni roboanti, il niente, il nulla, la degenerazione sociale, la paura di uscire senza essere sicuri di far ritorno a casa. Dopo anni di parole, tappeti rossi, registi starnazzanti, concerti al Colosseo, notti bianche, domeniche ecologiche, inaugurazioni di opere ancora da terminare, è venuto il momento di dire basta, il re è nudo, se ne vada a casa.
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«A Pisa mi sto valorizzando, ma non mi sento già affermato. So che devo restare umile, ma è chiaro che alla Roma ci penso»
Esordio con gol. Niente male la prima in Under 21 di Alessio Cerci, la rivelazione di stagione, il miglior giocatore del campionato di Serie B, la grande speranza dei tifosi della Roma.
Alessio raccontaci la tua notte azzurra.
«E' andata bene, è stato un bel debutto, una bella partita, ed è arrivato anche il gol. Non poteva andare meglio. Credo di averla gestita bene anche dal punto di vista tattico. Non ho voluto strafare».
Vuoi dire che ti sei un po' trattenuto, che non hai voluto fare troppi numeri?
«Non proprio, ho fatto delle belle giocate, ma era la prima volta...».
Poco prima del gol stava per arrivare il cambio?
«Avevo visto che era pronta la sostituzione, ma non sapevo se sarebbe toccato a me. E' stato comunque importante segnare, per un attaccante come me lo è sempre».
Cosa ti ha detto Casiraghi?
«Dopo nulla di particolare, ma dall'inizio del ritiro mi ha dato molta fiducia e lo dimostra il fatto che ho giocato subito. Sono stato molto contento di questo».
Hai ricevuto chiamate da Trigoria per le congratulazioni?
«Prima della partita mi ha chiamato Bruno Conti e mi ha fatto l'in bocca al lupo, e poi ho sentito i miei amici del Pisa».
E dopo?
«Ho sentito Stefano Okaka, mi ha fatto i complimenti per il gol, e io li ho fatti a lui per la qualificazione della sua Nazionale».
Cerci, Giovinco, Acquafresca, Russotto... una gran bella Under.
«Sì, e poi sono i ragazzi con cui ho fatto la trafile nelle varie nazionali giovanili. Ci siamo ritrovati qui e questo mi ha aiutato perché non ho avuto problemi ad inserirmi nel gruppo e negli schemi».
L'azzurro lo hai vestito sempre, dall'under 15 in poi. Ci pensi alla maglia più importante?
«Prima o poi... Ma adesso c'è l'Under 21 e a quella maggiore non ci penso, ci vuole tempo. Ma è chiaro che è un obiettivo per tutti i calciatori».
Un Cerci che segna sempre e non sembra volersi fermare.
«Ho fatto tanti passi avanti, sto facendo bene nel Pisa e grazie a questo ho riconquistato l'azzurro. Mi sto valorizzando, ma questo non vuol dire che mi sento già affermato».
Tu sei riuscito a sfondare, altri tuoi compagni di grande talento, come ad esempio Freddi, ancora faticano. Come mai?
«Alla fine la cosa importante per qualsiasi giocatore è giocare con continuità. Freddi sta attraversando quello che ho passato io lo scorso anno a Brescia. A Pisa invece mi è stata data fiducia, sono parte del progetto, mi hanno fatto credere in me, nei miei mezzi e nelle mie potenzialità. Quello che posso consigliare è di non mollare mai... C'è bisogno di avere certe qualità per riuscire ad arrivare».
A proposito di ex compagni, hai seguito il derby Primavera?
«E come potevo? Sto nel ritiro della Under 21. Ma come è andata?».
E' finita 3-3, ma stavamo sotto 3-1.
«Ma la fanno su Sky? No, eh?».
A Roma tutti i tifosi parlano di te e del tuo ritorno già dal prossimo anno. Ti mette pressione?
«No, pressione no. Mi fanno piacere le frasi dei tifosi, loro hanno sempre avuto un occhio di riguardo nei miei confronti. Ma non è tutto facile come sembra. Giocare nella Roma non è semplice. Bisogna restare umili e lavorare, poi è chiaro che alla Roma ci penso sempre. Ma è troppo presto per parlarne adesso, non siamo neanche a metà stagione. Si valuterà a giugno, la società esaminerà tutti gli aspetti e si vedrà se sono maturato».
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DOPO IL GOL ALL'ESORDIO IN NAZIONALE, IL DIRETTORE TECNICO ROMANISTA PREVEDE UNA CARRIERA FANTASTICA PER LA PUNTA
«In Alessio rivedo me da giovane». Cerci è sempre più una splendida realtà e la consacrazione arriva da parte di chi può essere considerato l'artefice della super-crescita del bomber di Valmontone: Bruno Conti. Ricorda il direttore tecnico romanista (e responsabile del settore giovanile, quando Alessio Cerci sfavillava a Trigoria): «Quando non ero molto considerato, fui mandato in prestito al Genoa in Serie B. Con i rossoblù disputai un grande campionato, la Roma mi richiamò dopo un anno e da lì inizio la mia carriera ricca di soddisfazione». La Roma l'ha mandato in B per farlo crescere, Cerci sta rispettando in pieno la "tabella di marcia". Alessio segna a rotta di collo nel Pisa. Otto gol in campionato, uno subito all'esordio nell'Under 21 di Casiraghi. Conti si frega le mani, pensando al patrimonio tecnico che la Roma si ritroverà tra pochi mesi di nuovo a Trigoria. La speranza è anche una certezza: «Sì, Alessio potrebbe seguire la mia strada».
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Francesco Totti, a Genova, ci sarà. È questa la migliore notizia che poteva arrivare dalla prima delle due giornate di riposo concesse da Luciano Spalletti alla squadra, a cui il Capitano ha fatto volentieri a meno presentandosi puntualmente al Fulvio Bernardini per continuare il suo programma di recupero. Una mattinata di lavoro durata circa mezz'ora, con seduta in palestra in cui ha corso con il tapis roulant e dato anche qualche calcio al pallone. Un progresso rispetto alle ultime settimane, poiché il numero 10 romanista si era allora dedicato alla sola fisioterapia sentendo ancora dolore alla caviglia destra vittima dell'impatto con i tacchetti del brasiliano Liedson. L'unica eccezione si era avuta il 24 ottobre, ovvero il giorno seguente di quello sfortunato Roma-Sporting, dove Francesco aveva provato una lieve corsetta in campo per testare le sue condizioni in vista dell'imminente sfida con il Milan. Un tentativo non andato a buon fine, come quello che si sperava di mettere in atto venerdì scorso con il provino sul campo a cui si doveva sottoporre. La pioggia, caduta abbondante su Trigoria, non aveva di certo aiutato edalla fine era stato rimandato il tutto, anche perché nella tarda mattinata era prevista la presenza del gruppo giallorosso all'inaugurazione dei Roma Club degli Istituti Regina Elena e San Gallicano. C'era ovviamente anche Totti, che proprio in quella circostanza aveva dato ulteriori "indizi" con un significativo «a Genova ci sarò se non avrò dolore». Dolore che sta pian piano attenuandosi permettendo così a Francesco di migliorare la sua condizione e di tornare gradualmente a lavorare con il gruppo che domani pomeriggio si riunirà nuovamente a Trigoria. A quel punto sarà interessante vedere se il Capitano si riaffaccerà da subito sul terreno di gioco svolgendo del differenziato o se preferirà continuare a lavorare in palestra alternando con della fisioterapia.
Ciò che conta è che a Marassi la Roma dovrebbe poter presentare nuovamente tutti i suoi uomini chiave, infortunatisi a partire da Fiorentina-Roma del 26 settembre scorso. La gara del Franchi era costata a Taddei la lesione muscolare di secondo grado del gemello mediale, un infortunio protrattosi per quasi due mesi che finalmente sembra giungere a conclusione, con il brasiliano sempre più vicino al pieno recupero ed al rientro in pianta stabile con il gruppo. Altro giocatore fondamentale (andato ko il 2 ottobre in occasione di Manchester-Roma) che ha il ritorno con il Genoa tra i suoi obiettivi primari è Aquilani: Alberto, dopo il rientro da Cesenatico, ha sempre svolto differenziato sul campo, lavorando a stretto contatto con Taddei con cui dovrebbe condividere la convocazione per Marassi. L'ultimo tassello mancante, considerando che Tonetto nelle ultime due sedute ha lavorato a pieno con la squadra dimostrandosi in condizione, è Philippe Mexes. Il trauma cranico del francese, rimediato a Lisbona, non dovrebbe causare ulteriori preoccupazioni allo staff medico giallorosso e così, al ritorno dalla sosta, Spalletti potrà finalmente contare su una ritrovata abbondanza.
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Il sigillo ce lo mette Panucci, il migliore in campo, ed è giusto così. Perché a Glasgow serviva la partita della vita e l'Italia la firma guidata dall'unico giallorosso in campo. Il 2-1 dell'Hampden Park non è solo la prima vittoria della Nazionale in Scozia e una bella rivincita personale per Donadoni, ma timbra il passaporto per gli Europei con gli onori del primo posto nel girone, sopra questa tosta e indomita Scozia e soprattutto contro i supponenti francesi di Domenech, qualificati anche loro (ma dietro di noi) dalla vittoria azzurra. Una vittoria franca e netta, più delle incertezze dell'arbitro e soprattutto di un guardalinee, Gallardo, che ha negato un gol buono agli azzurri e ne ha regalato uno agli scozzesi in fuorigioco. L'impresa di Toni e Panucci non serve a riconciliare col pallone inquinato dalla tragedia di Badia al Pino, ma è un'aspirina che attenua almeno il mal di testa.
Il biglietto da visita azzurro, nelle nuovissime divise bianche, raggela l'Hampden Park e mette subito la strada verso la qualificazione in discesa. Non è passato neanche un minuto quando Toni trattiene un bel pallone sulla trequarti e fa partire uno scambio con i suoi compagni che viene interrotto sul fronte sinistro. Ma sul fallo laterale di Zambrotta dormono in tre, così Di Natale può controllare in area e crossare basso dove proprio Toni anticipa Mc Manus peraltro in difficoltà sul terreno scivoloso: la zampata d'esterno destro del bavarese s'infila sotto la traversa, lontano dalla portata di Gordon. La Scozia è sotto choc, un minuto dopo è Toni ancora a sinistra a servire Camoranesi praticamente solo, ma stavolta la deviazione finisce alta. Al 13' è ancora Toni a vincere un contrasto e a partire sul largo, bello il suo sinistro verso il primo palo, ottimo l'intervento di Gordon in corner. La Scozia si riprende e intorno al quarto d'ora crea qualche mischia su calcio d'angolo, col pericolo più grosso rappresentato dalla deviazione di testa di Hutton a sfiorare il palo. Al 31' c'è la clamorosa topica del secondo assistente di Mejuto Gonzalez, Gallardo, che di fatto annulla il raddoppio buono di Di Natale segnalando un'inesistente posizione irregolare dell'udinese sulla botta di Ambrosini miracolosamente respinta da Gorgon, in seguito ad un'insistita iniziativa di Camoranesi. Al 47' è invece Pirlo a respingere sulla linea un colpo di testa a botta sicura di Weir.
Il pareggio arriva al 20' della ripresa e anche stavolta il pasticcio lo combina Gallardo: sulla punizione di McFadden rimpallata in area, al momento del tap-in di McCulloch, su cui Buffon compie un balzo prodigioso, Ferguson è in posizione di fuorigioco ed è proprio lui a ribadire in rete a un metro dalla porta. Il pareggio mantiene intatte le possibilità di qualificazione alla luce della formalità dell'impegno di mercoledì con le Far Oer, ma prendere un gol garantirebbe l'eliminazione. Ma l'Italia sembra reggere all'impatto dei padroni di casa che sospinti dall'urlo dei 52.000 tifosi creano alla fine due buone opportunità con Mc Fadden e soprattutto col neoentrato Miller (gran palla fallita poi da McFadden quasi a porta vuota, con l'Italia in dieci per le cure prestate fuori dal campo a Gattuso), ma Buffon resiste e di tanto in tanto gli azzurri si possono distendere. Entra De Rossi e all'89° Panucci fa le prove del 2-1, tuffandosi di testa su assist di Pirlo invece che cercando l'impatto col piede e al 92° centra la porta ancora di testa, ancora su punizione laterale di Pirlo, svettando più alto di tutti e mettendo la palla all'angolino alto più lontano.
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Lutto al braccio, foto di gruppo, tifosi che si mischiano. Il calcio riparte nel modo migliore
Lutto al braccio, foto di gruppo delle due squadre.
«È l'immagine più bella» dice Alberto De Rossi.
Prima una maglietta "Gabriele con noi".
Dietro la porta la faccia di Gabbo.
E' il ritorno alla normalità
Tanta commozione e grande spettacolo per il derby Primavera. La Roma riesce a pareggiare dopo un'entusiasmante rimonta da 1-3, ma la vittoria è un altra: nel nome di Gabriele Sandri, ricordato con una gigantografia sugli spalti, le squadre hanno pensato solo a giocare, il pubblico ha pensato solo a tifare e tutti hanno pensato a riscoprire i valori dello sport.
Un lungo applauso, tanta commozione. E' cominciato così, ieri pomeriggio a Formello, il derby Primavera. Il primo dopo la morte di Gabriele Sandri, il primo in un week-end che ha visto il calcio professionistico fermarsi in Italia. Così hanno deciso, così chi comanda il calcio italiano ha voluto ricordare un ragazzo morto senza motivo, un ragazzo che probabilmente ieri pomeriggio sarebbe stato insieme ai suoi fratelli di tifo sulle tribune del Comunale di Formello per tifare la sua Lazio. E a Formello ieri pomeriggio Gabbo c'era. Non solo la sua faccia, disegnata su un strisione dietro una delle porte, ma nella testa e nel cuore di tutti. «Gabriele uno di noi», così c'era scritto sulle maglie dei giocatori biancocelesti prima dell'inizio della partita.
E proprio perché era uno di loro i giocatori di Roma e Lazio lo hanno voluto ricordare e onorare prima durante e dopo la partita nella maniera migliore, affrontandosi a viso aperto in una gara combattuta, corretta, nel pieno rispetto dei valori dello sport. «Bisogna ripartire dai giovani», troppe volte lo si è detto, spesso, soprattutto dopo tragedie come la morte di Gabriele o dell'ispettore Raciti, a sproposito e senza far seguire alle parole, i fatti. Mai come questa volta però ripartire con un derby, che anche se di giovani è storicamente sentito come una gara "vera", con tanto di tifosi al seguito (anche ieri ce n'erano tanti) e spesso con tutti i vizi del calcio dei grandi, è servito per dare l'esempio. La differenza rispetto allo scorso anno è stata tanta: si è passati dagli assurdi cori razzisti, che in troppi si sono affannati a negare, verso i tifosi della Roma a un tifo composto e equilibrato.
Romanisti e laziali, sciarpa al collo, uno di fianco all'altro, come dovrebbe essere sempre, in tutti gli stadi d'Italia, tutte le domeniche.
Ieri il messaggio è partito proprio dai giocatori, abbracciati al centro del campo nella consueta foto che si fa ogni volta prima della partita. Solo che questa volta le formazioni non erano divise, ma unite in un solo, unico, abbraccio. I colori, mischiati in un giallorossobiancoceleste che significava "non siamo nemici, ma solo avversari". Una foto, una semplice foto è stata più importante di un lutto portato al braccio che abbiamo visto tante volte, spesso anche senza capirne il perché. Questa volta il perché lo sapevamo tutti, ma in quel momento, con ventidue ragazzi abbracciati al centro del campo, Gabriele è stato onorato nella maniera migliore e lo striscione "Onore a Gabbo" che campeggiava sotto la tribuna del Comunale di Formello, ha trovato la sua risposta. Che è proseguita in mezzo al campo e sugli spalti per tutti i novanta minuti, nell'assoluta normalità di una partita di calcio vera, fatta di proteste, di episodi e di recriminazioni.
Anche se a fine partita parlare di calcio è ancora difficile per tutti. «La morte di Gabriele - dice Alberto De Rossi - è stato un fatto altamente drammatico, che ha provocato tantissima sofferenza. Parlare del derby in riferimento a questo è riduttivo. Quello che è successo è incredibile e per quanto riguarda il nostro atteggiamento in campo e sugli spalti, non è successo niente. Le tifoserie sono rimaste sempre al proprio posto, questo è sintomo di grande maturità e va sottolineata. L'immagine più bella è la foto fatta tutti insieme a inizio partita, questo racchiude tutta la giornata extracalcistica».
Gli fa eco l'allenatore della Lazio, Roberto Sesena, che ha partecipato in rappresentanza della società anche ai funerali di Gabbo. «A Gabriele ci ho pensato fino a un secondo prima del fischio d'inizio, poi abbiamo pensato alla partita e abbiamo provato a vincerla». E' stato proprio questo il modo migliore per ricordarlo.
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Inviato da: IOXTEFOREVER
il 13/11/2009 alle 02:46
Inviato da: lolita_72gc
il 08/10/2009 alle 14:57
Inviato da: Solo_Camo
il 27/09/2009 alle 15:13
Inviato da: LadyWitchBlood
il 08/07/2009 alle 11:25
Inviato da: pensoquellochetuvuoi
il 21/06/2009 alle 17:15