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Avevo meditato a lungo sull'opportunità di fare quel viaggio. Da un lato il desiderio di vedere quel paese che sapevo stupendo, dall'altro la consapevolezza che l'afflusso turistico e i conseguenti benefici economici avrebbero contribuito soltanto ad arricchire la casta militare al potere e ad aumentarne la forza.
Dopo anni di chiusura completa al turismo, la Birmania aveva gradualmente consentito i viaggi turistici organizzati, prima limitati a sette giorni, poi due settimane. Ovviamente i percorsi consentiti erano ben definiti e potevano essere effettuati soltanto con guide governative autorizzate.
Aung San Suu Kyi, la vincitrice delle elezioni democratiche del 1990 invalidate dai militari al potere, si trovava anche allora agli arresti domiciliari.
Non mi piace fare cronache dettagliate di viaggio: non lo considero rilevante e non ne sarei capace, anche perchè viaggiando non prendo mai nota di niente. In ogni viaggio però ci sono quelle due o tre cose che ti si fissano nella mente e sono poi quelle che ti danno la misura del tuo apprezzamento del viaggio stesso.
Metterei al primo posto l'indole molto mite di quella popolazione, e in particolare dei monaci che ne sono l'espressione più alta e consapevole. Una mitezza capace anche di grandi prove di forza e di sacrificio, come abbiamo visto tante volte nelle cronache.
Un'altra cosa che resta fissata nella memoria è la vita sull'acqua che si può apprezzare particolarmente al nord, sul Lago Inle. Gli orti galleggianti, terra riportata e coltivata su piante acquatiche lacustri, sono un esempio affascinante dell'ingegno e dell'adattabilità dell'uomo.
Le bellezze architettoniche, le ampie vallate piene di templi, molti dei quali dorati, sono un'altro elemento che resta indelebile nel ricordo.
Questo paese meraviglioso che considero in generale al primo posto nella mia personale classifica dei luoghi visitati, si trova ormai da decenni sotto una dittatura violenta e sanguinaria che gode del sostegno interessato della Cina.
La Cina è partner commerciale di quasi tutti gli altri paesi industrializzati e nessuno di questi ha il coraggio di prendere drastiche posizioni contro quel paese. Si è già visto con i comportamenti subalterni tenuti in occasione delle recenti Olimpiadi.
E così la Birmania (preferisco chiamarla con il vecchio nome) resterà ancora per decenni in balìa di un regime oppressivo e liberticida che sta approfittando anche del gesto di un esaltato e irresponsabile per tenere ancora fuori dai giochi politici Aung San Suu Kyi in vista delle elezioni del prossimo anno. E il mondo sta ancora a guardare.
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