Sgosh!Se qualcosa può andar male lo farà. |
LE MIGLIORI PAROLE CHIAVE DEL MESE - MAGGIO
TRA LE CALDE CHIAPPE DI MIA NONNA
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Premessa: per me, orfana dalla nascita dello spirito festaiolo che lo caratterizza, il giorno di Ferragosto è sempre un giorno in cui il fastidio si fa sentire all'ennesima potenza. Caldo, un sacco di gente in giro, nessuna possibilità di parcheggio, straordinari (non retribuiti) al lavoro e innumerevoli molesti imprevisti correlati a tutto ciò mi rendono sempre assai sofferente durante l'intero arco della giornata.
Ore 8:20: mi sveglio controvoglia dopo un numero di ore di sonno discretamente inferiore al mio standard. Tuttavia ho modo di constatare con sorpresa che non mi sento vittima di una stanchezza insostenibile, pertanto mi alzo e, con sopresa ancora più accentuata, apro la finestra e mi trovo di fronte ad un cielo impressionante. Il maltempo a quanto pare si è davvero accanito sulla Riviera. Una maligna soddisfazione da frustrata doc mi scalda l'anima e mi regala una serenità insperata.
Ore 9,30: raggiungo il mio solito bar per la colazione, convinta di non trovare più neppure una pasta alla crema e invece mi trovo davanti ad un vassoio pieno di croissant. Sono stupita di fronte a tutta questa sfacciata fortuna.
Ore 10,00: giungo a piedi alla stazione, pronta a verificare l'esistenza di una persona con cui chatto da due anni, ma che non ho mai visto se non in qualche fotografia. Rischiando di trovarmi di fronte ad una colossale delusione trascorro invece una piacevolissima mattinata in compagnia di un corregionale che, memore di tutte le mie invettive contro gli smucci smucci smacky smacky, si congeda semplicemente con una stretta di mano, con grande apprezzamento da parte della sottoscritta.
Ore 14,30: parto sconsolata alla ricerca di un parcheggio. Non spero tanto di trovarne uno in prossimità dell'albergo, ma almeno di restare nella provincia. Raggiungo l'amena località turistica e la speranza che mi animava durante il tragitto viene tragicamente risucchiata nella consapevolezza che non c'è un maledettissimo buco. Alla prima curva mi imbatto nel figlio del capo, che sta giusto giusto per spostare il suo fuoristrada e mi cede gentilmente il posto. Sono incredula: la mia Clio balla in tutto quello spazio e io con lei.
Ore 14,55: mentre cammino per raggiungere l'albergo mando un sms a mia madre per manifestarle il mio compiacemento e distogliendo lo sguardo dalla strada pesto una cacca di cane. Mi trascino dietro un fetore immondo per tutta la hall, ma fortuna vuole che non ci sia nessuno nei paraggi, così mi infilo in bagno a porre rimedio al regalo puzzoso della sorte. Dicono che porta soldi, penso.
Ore 17,00: si materializzano nella mie tasche ben 14 euri di mancia. Troppa grazia, troppa grazia, non mi sembra vero.
Ore 21,30: contrariamente ad ogni aspettativa il mio turno al bar termina con solo mezz'ora di ritardo e trotterellando mi avvio alla mia macchina. Noto che invece Jack, che ha la macchina parcheggiata davanti alla mia, non ha avuto la stessa fortuna: cercando di non danneggiare il suo paraurti (si vede che sono in buona o che ci tengo tantissimo alla mia macchina?) esco in retromarcia tra mille peripezie e riesco ad inserirmi nella colonna di macchine in fila verso il centro.
Ore 22,00: arrivo a casa, dopo soltanto venti minuti di viaggio. Non può essere vero. Non è mai successo.
Ore 23,30: la giornata sta giungendo al termine. Niente feste per me, ma la gradevole sensazione di avere un pigiama, delle nuove immagini del mio pittore preferito sul computer e alle spalle una giornata tutto sommato piacevole. Spengo il computer, mi alzo e precipito. Non nel sonno, non nella tristezza, non nella beatitudine, precipito davvero. Inciampo. CADO E SBATTO LA FACCIA CONTRO IL MURO.
Ore 23,59: nel mio letto, un mignolino sanguinante, un alluce dolorante e ghiaccio sullo zigomo probabilmente tumefatto, penso. Penso che Ferragosto non era ancora finito e che dovevo aspettare ad alzarmi da quella maledetta sedia e soprattutto che non dovevo fregare le ciabatte a mio fratello, di diversi numeri più grandi, perchè la sorte non va mai sfidata.
Medita cara la mia sottoscritta, medita.
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