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LE MIGLIORI PAROLE CHIAVE DEL MESE - MAGGIO
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Con mio grande rammarico sono ricominciate le lezioni. Tralasciando il fatto che io continuo a sostere sia improponibile fare lezione DALLE 12 ALLE 15 (io a quell'ora desidero solo avere un piatto di pasta davanti e nutrirmi, non ascoltare interessantissime disquisizioni sulla comparazione delle varie psicoterapie), ieri mi sono vista costretta a seguire anche la lezione successiva (dalle 15 alle 18) in quanto girava voce fosse indispensabile la frequenza. Psicopatologia dello sviluppo, gran bel nome per un insegnamento.
Agonizzante sul mio banchetto prendo atto che la prof. ci chiede di spostarci in un'altra aula, che ha posti a sedere per 35 persone mentre noi siamo almeno 70 persone. Ci stipiamo all'inverosimile in questo stanzino, tra tavoli e sedie si siedono tutti tranne 4 persone, tra cui naturalmente la sottoscritta, che si lascia sorreggere dal muro con aria disperata per due motivi:
- stanno per proiettare un film, cosa di cui non sono affatto entusiasta
- ho dimenticato gli occhiali in macchina quindi non vedo una cippalippa.
La prof. confessa di non aver mai visto questo film-documentario, ma che seguirà una discussione sull'argomento la lezione successiva. Io la vedo (vedo, magari) già brutta (la situazione, non la prof., lei non so nemmeno che faccia abbia). Play.
La storia del cammello che piange
Mongolia del Sud: un anziano mongolo apre il film raccontando la leggenda del cammello. Si narra che un tempo il cammello avesse le corna, ma che un infausto dì abbia deciso di prestarle ad un cervo per andare ad una festa sulle montagne, e da allora il cervo inaffidabile non gliele abbia più restituite. Naturalmente il film è in lingua originale, con opportuni sottotitoli in italiano che, come già scritto, io non riesco quasi a leggere poiché 'cecata. Per mia fortuna questo è il monologo più lungo del film, per la successiva ora e mezza gran parte dei dialoghi si svolgono tra cammelli.
Il film ruota attorno a questa gaia famiglia che vive in un villaggio della Mongolia del Sud e che è in fibrillazione per la nascita di due nuovi cammellini. Il primo cammello nasce senza problemi e tutti sono felici e contenti. Il secondo cammello invece è podalico: la scena del parto, assistito dall'allegra famigliola, è un bagno di sangue. Grida di cammello echeggiano nell'aula, mentre la truculentissima scena si consuma davanti ai nostri occhi increduli. Nel film sono tutti sudati e preoccupati, la maggior parte della gente in aula sta per svenire per l'orrore. Dopo interminabili minuti di sbudellamento il cammellino nasce, ma ahimé, la cammella ne ha abbastanza e rifiuta di nutrire il piccolo. La vicenda si trasforma in un'autentica tragedia. Il cammellino piange, ma la mamma non gli permette di avvicinarsi alle sue mammelle, pertanto tutta la famiglia di mongoli si strugge nel tentativo di non lasciar morire il piccolo abbandonato. Assolutamente straziante la scena in cui il piccolo è solo nella tempesta in mezzo al deserto, legato ad un paletto, e piange lacrime amare. Molti non hanno retto alle forti emozioni e sono dovuti uscire dall'aula (per non fare più misteriosamente ritorno). Ad un certo punto persino il lettore si è rifiutato di procedere con la proiezione e nella baraonda metà degli spettatori si sono dileguati, ma io no: io volevo vedere la fine del film.
E dopo interminabili canti mongoli, musiche tribali e un'infinità di inquadrature del cammellino triste è avvenuto il miracolo: la prima poppata del cammellino, con la madre in lacrime e una musica straziante di sottofondo.
Ammetto di aver trovato in questo film le stesse affinità con il corso che potrebbero esserci tra me e l'uomo patella e sono stata tentata al suicidio più volte nel corso di un'ora e mezza, ma la curiosità ha prevalso e io sono fiera di me. Tuttaiva ne sono uscita drammaticamente provata e non credo sarò più la stessa.
Ora non mi aspetta altro che presentarmi lunedì prossimo alla lezione di psicopatologia del comportamento sessuale, che mi è stata caldamente consigliata benché io non abbia intenzione di inserire la materia nel mio piano di studi. Pare che il prof. proietti immagini pornografiche di amplessi e orge e parli tranquillamente di scopate come se si trattasse di semplici ricette di cucina. Esaltante e istruttivo.
Mi aspetta un semestre interessante.
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