Sgosh!

Se qualcosa può andar male lo farà.

 

Messaggi di Ottobre 2008

PER UN PELO

Post n°485 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da ausdauer
 

Premesso che io non credo molto ai sogni premonitori (altrimenti avrei buttato nel cesso tantimila euri di tasse universitarie), ieri mattina un sogno mi aveva comunque turbata assai.

Stavo viaggiando sulla Sacra Auto, in direzione vattelapesca, quando ad un certo punto mi accorgo di due pedoni (due donne) che stanno attraversando la strada. In una frazione di secondo noto che dietro ad un albero è nascosto un semaforo che segnala un improbabile verde e nello stravolgimento della situazione mi si confonde tutto, invece di frenare sterzo improvvisamente perdendo il controllo dell'auto e sbatto violentemente contro un cancello. Mi sveglio di soprassalto mentre il mio prezioso crapino cerca di sfondare il parabrezza.

L'inquietudine con cui ieri mi sono avviata verso casa mia, distante 100 km da quella del CdM da cui avevo trascorso la notte, era discreta. Il vento soffiava molto forte, tanto che sulla strada si giocava a evitare rami di varie grandezze e addirittura cartelli stradali. Sulla superstrada c'erano dei mazzi di fiori, a testimonianza dell'orribile incidente accaduto sabato scorso. Sulla Romea i mazzi di fiori erano diversi, in quanto diverse sono state le persone coinvolte in incidenti negli ultimi mesi. Infine la statale 16, noto teatro nefasto di altri noti paurosi incidenti.

Finalmente, canticchiando, sono arrivata nella mia via. Il pensiero, mentre mettevo la freccia per svoltare dentro il mio giardino, è stato "Smettila di pensare alle coincidenze stupide, idiota, sei ben arrivata anche stavolta!" e un sorriso mi stava già illuminando il viso. L'auto dietro di me era ferma per permettermi di attraversare la carreggiata, quando è sopraggiunto lo scemo del villaggio, che notando un ostacolo lungo il suo percorso, avrà ben pensato che le auto fossero ferme per una partita di ramino, o per discutere la Legge Gelmini in tranquillità in mezzo alla strada e che non valesse certo la pena frenare. A velocità sostenuta ha effettuato il sorpasso mentre io attraversavo tranquilla e beata e soltanto una serie di coincidenze fortuite, tipo la presenza di un largo marciapiede sterrato davanti a casa e la mia lentezza di manovra, gli ha impedito di centrarmi in pieno e disperdere le mie membra dentro l'auto.

Ma porca pupazzola, possibile che uno non possa stare tranquillo fino a che non è dentro al suo garage?

 
 
 

PERPLESSITA' VAGANTI

Post n°484 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da ausdauer
 

Apprendo con stupore dal tg che Ferdinando Carretta, dopo aver incassato l'eredità dei genitori, è sereno. La colpa del fatto che abbia massacrato genitori e fratello è attenuata dal fatto che nessuno si era preso la briga di curarlo a dovere, pertanto ora che è finalmente "guarito", amici e parenti sperano nella sua riabilitazione sociale. Magari un impiego fisso, che in aggiunta al suo patrimonio e alla sua nuova casetta, gli farà finalmente vivere un'esistenza serena.

Allo stesso tempo, quel buontempone di Pietro Maso, che a suo tempo si organizzò  ben bene per eliminare i suoi genitori e incassare l'eredità, sta ottenendo un regime di semilibertà, che gli consentirà di vedere con più frequenza la fidanzata e di condurre il più possibile una vita normale.

Presto anche Erika De Nardo, che con la complicità del fidanzatino trucidò madre e fratellino, sarà di nuovo in pista, pronta a recuperare il tempo perduto e a inserirsi con successo nel mondo reale.

Nel frattempo, la mia generazione va a scatafascio tra mutui insostenibili, mancanza di lavoro fisso, mancanza di lavoro e basta, impossibilità di metter su famiglia senza indebitarsi per tutta la vita, etc.

Dunque mi chiedo: io che ho soltanto rubato un poster davanti alla Conad in terza media, perché non riesco a trovare nemmeno un posto da tirocinante, sfruttata e totalmente non pagata, che possa conciliarsi con un lavoro part-time/occasionale/sottopagato e avere la possibilità di vedere comunque il mio ragazzo (lontano 100 km) di tanto in tanto, assumendo come verità assoluta e indiscutibile che non avrò mai abbastanza soldi per comprarmi una casa?

C'è qualcosa che non mi quadra nel sistema.

 
 
 

DEL PERCHE' NON BEVO (QUASI)

Post n°483 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da ausdauer
 

Ormai credo che tutti sappiano che sono affetta dal Morbo del Bastiancontrario. Mi giustifico un poco asserendo con convinzione che negli anni la situazione è notevolmente migliorata: se da bambina/adolescente rifiutavo categoricamente di amalgamarmi alle convenzioni infantili/adolescenziali, lo facevo un po' per partito preso. Oggi non è più così e posso dire di aver raggiunto una discreta consapevolezza.

A 15 anni cominciai a frequentare le discoteche e mia madre mi aveva terrorizzata come si conviene sulle insidie dell'alcool. Pareva che nel mio bicchiere dovesse materializzarsi qualsiasi tipo di sostanza stupefacente e quasi non mi arrischiavo a sbattere le palpebre per paura che quella frazione di secondo mi costasse lo sballo. Per anni ho regalato le mie consumazioni e bevuto solo alcuni sorsi da bicchieri altrui, e nonostante la privazione a cui mi sono sottoposta dopo alcuni anni di assaggi e bicchierini faticosamente finiti ho scoperto una cosa stupefacente: bere non mi attira per nulla. I motivi sono presto detti:

1) Tanto per cominciare, abito sulla Riviera Romagnola, dove un drink in un locale costa minimo 5 euro. Con 5 euro mi posso comprare:
- cinque caffè
- due succhi di frutta al pub, oppure sei al supermercato
- un libro sfruttando i saldi e le edizioni economiche oppure mezzo libro
- una pizza non troppo farcita, ma buona
- due pacchetti di Air Action Vigorsol
- una pashmina
- tre-cinque paia di mutande al mercato
- una cintura semplice
- un biglietto sola andata per andare dal CdM
- un piatto di cappelletti della Casa delle Aie.
Penso siano abbastanza ovvie le mie priorità.

2) Alcuni liquori mi piacciono assai, ma così come, pur essendo ben ingorda, non ordinerei mai due piatti di pasta in un locale, non concepisco l'ìdea di bissare un bicchiere che già al primo giro comincia a farmi girare la testa.

3) Non sono mai riuscita a capire una cosa fondamentale.
Si può stimare che un piatto di cappelletti in brodo arrivi a circa 600 calorie.
La maggior parte dei cocktails contiene circa 300 calorie a bicchiere.
Perché chi si beve sei Mojito in una sera è un figo e chi si mangia due piatti di cappelletti è un porco?
Ma soprattutto: perché c'è gente che spende tutta la settimana in palestra e a pesare i propri piatti di pasta, se poi ogni volta che esce si dilapida un patrimonio in drinks e si distrugge lo stomaco? E ancora: perché questa gente poi sta a guardare quello che tu, senza disturbare nessuno, ti metti nel piatto?

Detto ciò, per tutto il mondo questa mia idiosincrasia personale rappresenta senza dubbio un vantaggio. Se già da sobria non sono tanto a posto, figuriamoci da ubriaca.

 
 
 

ROMANTICAUS

Post n°482 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da ausdauer
 

E' sera e la casa affonda lentamente nel silenzio. Nel caldo lettuccio, avvolti nel piumone variopinto, la Aus e il CdM sussurrano l'una tra le braccia dell'altro. La Aus guarda il suo amato con gli occhi sognanti (quelli di una persona che cerca di mettere a fuoco il viso di un'altra persona a 2 cm di distanza, e le si incrociano gli occhi), mentre vagolano tra i ricordi del loro "prima", quando erano soltanto due single che si cercavano. Il CdM rimembra con entusiasmo i tempi in cui la Aus era solo il personaggio di un blog chiamato "Sgosh!" e non il fagotto morbido vestito di pigiami assurdi che si spalma ora sulla sua spalla.

"Sai era strano" le sussurra all'orecchio "mi piacevi già da quando avevo cominciato a leggerti sul blog."
"Ah sì?" sorride piena di orgoglio la Aus.
"Mi facevi ridere, e mi sembrava impossibile che esistesse una persona così. Poi uno lo sa che nel blog è diverso, uno si costruisce un po' il personaggio."
"Certo... poi invece mi hai conosciuta e..."
"Ed è stato strano, perché allora ho capito che non era soltanto il personaggio."
"A piacerti?" domanda la Aus con curiosità civettuola.
"No, ad essere così!"
La Aus si allarma. "Così come?"
"Così... così scemino!" esclama raggiante il CdM, con gli occhi lucenti d'ammmore.
"Di che cosa stai parlando??"
"L'ho capito subito che non eri a posto."
"..." lo sguardo della Aus si fa vitreo.
"Ho capito che era tutto vero! Insomma, pensavo fossi più "normale" di come apparivi sul blog, invece proprio per niente!"
La Aus china il capo mestamente, sistema meglio la coperta e pensa soltanto una cosa: "sgosh."

 
 
 

IDIOSINCRASIA ULTERIORE

Post n°481 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da ausdauer
 

Da quando ho smesso di lavorare la mia vita non si discosta molto dalla vita dei pensionati, così ho accettato con relativo entusiasmo di uscire con un paio di ex colleghe, stagionali come me al supermercato, per festeggiare la fine di quel contratto tanto sofferto.

Mi presento all'appuntamento in ritardo, trafelatissima, cannando del tutto il luogo di ritrovo e costringendole a venire a recuperarmi altrove. C'è da dire che non sono certo in confidenza con queste due tizie, anzi, al supermercato non c'era quasi il tempo di salutarsi, quindi è con notevole imbarazzo che salgo in macchina fingendo un'indifferenza impossibile per la sottoscritta. Sperando di trovarci in una pizzeria tranquilla, comincio ad inquietarmi quando una delle due, ragazza piuttosto esuberante, propone di mangiare la pizza al Bingo. Spero di aver sentito male, ovviamente. Ripete, al Bingo. Cristo.

I motivi dei miei sudori freddi sono principalmente due:

1) in me risiede una atavica e indissolubile avversione nei confronti di tutti quei giochi che richiedono un qualunque esborso di denaro. Non ho mai provato nemmeno un Gratta e Vinci.

2) all'entrata di quella sala Bingo troneggia la foto di mio padre, che nell'ultimo mese avrò visto sì e no un paio di volte e del cui trionfo io sono venuta a conoscenza soltanto leggendo il quotidiano. Un po' complicato spiegare la situazione a due semi-sconosciute.

Insomma, balbettando qualcosa di incomprensibile che non ha sortito gli effetti sperati, mi trovo dentro la sala Bingo con l'aria del condannato a morte. Quando mi portano le cartelle ho la gola completamente secca. Il gioco è più veloce di quello che la mia mente scombussolata può sopportare, e mentre mi guardo attorno con circospezione, la mia vicina mi riprende per la scarsa attenzione e per i numeri che mi sfuggono. Cerco di concentrarmi sulla cartella, che improvvisamente comincia a riempirsi di segni rossi. A quel punto l'inquietudine si trasforma in panico.  Prego con tutte le mie forze di non essere costretta a urlare "Bingo!" in mezzo a quella immensa sala, piena di gente che sembra pronta a passare sul tuo cadavere per ottenere il numero vincente. Ho seriamente paura, perché mi accorgo che mi manca un numero. Il 43. Sembro un disperata, ho la tachicardia e mi sembra di avere un asciugamano in bocca. Un anno senza dare esami mi aveva fatto dimenticare che ho la fobia di parlare ad alta voce, e che persino agli appelli avevo problemi a rispondere "presente". Ti prego, fa che non vinca. Ti prego. Quarantatrè. Mioddio. Emetto un rantolo "Biiingooo", con la morte nel cuore. "Hai vinto!". Eh, che bello. Mi portano 17 euro, mentre io fisso il tavolo come una bambina autistica.

A quel punto l'assidua frequentatrice della sala individua, non so bene come, mio padre. Me lo indica e io non riesco a riconoscerlo. Lo osservo per venti minuti, ma è di spalle e io non riesco a capire se sia lui. La situazione si fa grottesca, perché lì tutti lo conoscono e io, a qualche metro di distanza, non riesco a vincere la mia miopia in favore di un legame familiare primordiale. E' deprimente. La ragazza mi porta a vedere la foto, per verificare se per caso non si è sbagliata, e mi conferma che senza dubbio il signore che mi indica è mio padre. Mi tocca ammettere che sono una rincoglionita e vado a recuperarlo, affinché possa giocare al nostro tavolo.

In conclusione:
- gioco la mia prima cartella e faccio bingo;
- mi convinco che sia ora di cominciare a portare seriamente gli occhiali;
- non c'è modo di schiodarsi dalla mia vita da pensionamento precoce, visto che l'età media in quella sala Bingo era 50 anni (già notevolmente abbassata dalla sottoscritta).

Sgosh.


 
 
 
 
 

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