Sgosh!

Se qualcosa può andar male lo farà.

 

Messaggi del 13/01/2009

SENTO ODORE DI MUFFA

Post n°495 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da ausdauer
 

E' andata più o meno così.

Il 20 novembre ho preso accordi con il tutor per un tirocinio che inizialmente mi ero ben guardata dal cominciare, ma che ormai si rendeva indispensabile in qualunque sua forma o tempistica. Concordo i luoghi, le date ufficiali, il programma e dopo due settimane ho creduto, assai ingenuamente, che fosse finita lì. O almeno, così mi era stato detto e così avevano fatto le altre centinaia di tirocinanti prima di me.

Invece no: alla presentazione dei documenti si apre un abisso. L'azienda sanitaria, in quel preciso momento, si ricorda di un episodio remoto risalente ad aprile in cui l'Ufficio tirocini non rispose ad una sua email di delucidazioni, e di lì è partita una guerra in cui io sono stata arruolata forzatamente. Dopo un mese di ripicche, discorsi incongruenti, viaggi assolutamente inutili ai capi della Romagna, attraverso una imperturbabile faccia da disperata ho mosso la pietà infinita dei contendenti, riuscendo finalmente a consegnare la modulistica al 18 dicembre, con possibilità di ottenere una conferma d'inizio il 19 dello stesso mese.

Peccato che da allora la mia pratica sia rimasta sospesa e dimenticata in un anfratto nascosto di chissà quale ufficio amministrativo. Me la immagino lì, sola e polverosa, sotto una scrivania a raccogliere le pedate di impiegati colpevoli solo di non aver spiegato all'impresa di pulizia che le carte non vanno raccolte soltanto dai cestini, ma anche dal pavimento.

Dunque il mio primo giorno vero di tirocinio, ottenuto l'accordo soltanto per vergogna altrui, credo, sarà domani. Telefono tutta emozionata a quella che, su suggerimento di un'altra tirociniante, sarà l'infermiera a cui mi dovrò affiancare nel mio lavoro di "apprendimento" al Centro di Salute Mentale. Già tronfia del fatto che trascorrerò un ameno pomeriggio con lei che fa le visite e io che la attendo seduta ad una scrivania guardando il soffitto, accetto senza rendermi conto che invece mi ha proposto di uscire con lei per andare in visita domiciliare. Il tempo di realizzare l'orrore e già ho chiuso la telefonata.

Ora, chiunque mi conosca un minimo, sa che soffro di una specie di claustrofobia spazio-temporale, in cui il panico mi assale al solo pensiero di essere vincolata alla volontà altrui, senza un appoggio fisso a cui ancorarmi in caso di necessità.
Inoltre vorrei considerare la questione da un punto di vista meno patologico: chiunque in una situazione nuova, che in qualche modo può spaventare, vorrebbe almeno potersi ritagliare anche la più piccola via di fuga. Prendendo coscienza del fatto che io non ho mai avuto esperienze dirette con gente veramente malata (checché si dica delle persone che mi stanno attorno), non sarebbe stato più comodo un asettico ospedale con una porta qualunque da cui uscire in caso di bisogno estremo, piuttosto che entrare in bocca al nemico direttamente dall'ingresso di casa?
Sento che il Centro di Salute Mentale, oggi come non mai, sia il posto che più mi si addice.

 
 
 
 
 

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