Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeLA "VOCE" DI TEILHARD ENTRA A FAR PARTE DELL’ARCHIVIO AUDIO DEL CENTRO
DA QUARATA ANNI A ROMA SI RICERCA E SI AIUTA A STUDIARE PIERRE TEILHARD DE CHARDIN
Quaranta anni fa nasceva il Centro di Documentazione Teilhard de Chardin con lo scopo di dare visibilità al mio interesse per il pensiero e l’opera del Gesuita francese.
In tutti questi anni ho dedicato tanta parte del mio tempo in perfetta solitudine, dato che non ho mai ricevuto nessun aiuto ma solo tanta gelosia, ottusità e tanta faziosità, a ricercare tutto il materiale pubblicato in Italia sull’opera di Pierre Teilhard de Chardin.
Nel corso degli anni l’interesse del Centro si è rivolto anche all’infinita produzione straniera, che, a dispetto della cultura religiosa, scientifica e filosofica italiana, ha portato avanti l’approfondimento dell’opera teilhardiana.
Unica e irripetibile esperienza in questo senso è da alcuni anni portata avanti dal sito del Prof. Fabio Mantovani a cui riconosco il merito di essere l’unico interprete del pensiero del Padre e a dare certezza alla famosa parole di Teilhard: “mi capiranno solo quando sarò superato”.
Gli studi ed i lavori di ampio respiro multiculturale pubblicati nel sito www.biosferanoosfera.it sono legati al pensiero di Teilhard attraverso note e commenti che rendono Teilhard ancora attualissimo.
Visto che Teilhard ha ripensato, nella sua opera , al futuro dell’Uomo e del Cristianesimo il Centro ha preso la nuova denominazione di Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo diventando un centro emero-bibliografico di ampio respiro multiculturale e multilingue.
Per l’attività del Centro non ho mai chiesto soldi a nessuno, ma soltanto ( e lo feci con una nota pubblicata tanti anni fa sulla newsletter dell’Associazione italiana Teilhard de Chardin: a proposito, che fine ha fatto?) di poter avere materiale da aggiungere all’emeroteca e alla biblioteca del Centro con l’unico scopo di rendere sempre più interessante, a studenti , studiosi o semplici cittadini, di poter accedere a documenti ormai introvabili. Silenzio assoluto!
In questi anni la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul pensiero di Teilhard si è fatta strada, attraverso il blog e il sito del Centro e decine di migliaia di contatti sono avvenuti in tutti questi anni.
Moltissime sono state le richieste di documenti utili per tesi di laurea o semplicemente per chi voleva capire l’avventura umana, scientifica e religiosa del Gesuita.
La stretta collaborazione trail Centro e il Sito del Prof. Fabio Mantovanii ha permesso di rintracciare nel WEB svariati documenti inediti molto importanti mai pubblicati in Italia che potete leggere sul sito www.biosferanoosfera.it degnamente commentati dal Prof. Mantovani .
Certo che in questi anni, se non ci fossimo trovati in presenza di deleteri atteggiamenti di gelosia e di ottusità, avremmo potuto fare moltissimo e far conoscere sempre più e meglio l’opera teilhardiana.
Ma in troppi si è avuta paura di scendere in campo perdendo il fine primario, e cioè il pensiero e l’opera di Teilhard, per avvolgersi e ammantarsi di titoli mai propriamente guadagnati .
E’ ora di volgere lo sguardo al futuro: siate certi che il Centro e il Sito del Prof. Mantovani, continueranno a dare il loro profondo contributo per la conoscenza e l’approfondimento dell’opera di Teilhard, visto che altri, pur atteggiandosi a conoscitori dell’opera del Gesuita,
non lo fanno e non lo faranno, perché non ne hanno la preparazione e la “stoffa”
Ma proprio allo scadere dei quaranta anni di attività del Centro una perla preziosa si à aggiunta alla già vasta documentazione: LA VIVA VOCE DI PIERRE TEILHARD DE CHARDIN.
Dopo anni di ricerca in tutta la rete WEB internazionale siamo riusciti a scovare una preziosa registrazione fatta durante un Simposio sul Futuro dell’Uomo che si è svolto nell’aprile del 1948 presso la Werner Gren Fondation di New York.
La relazione di Teilhard al Simposio aveva come titolo: Signifiance and trend of human socialization.
Non sappiamo se la Fondazione Teilhard de Chardin di Parigi abbia altre registrazioni. Per cui mi viene da pensare che non avendole mai proposte o messe in rete questa registrazione è l’unica (pronto a rettificare!) che permette di sentire la viva voce del Gesuita
Questa è la dimostrazione che se si lavora insieme, senza gelosie, si possono ancora scoprire tanti piccoli tesori sull’opera e sul pensiero di Padre Pierre Teilhard de Chardin s.j., figlio prediletto dimenticato dalla Chiesa ma tuttora vivo nel cuore dei cristiani
BUON ANNO A TUTTI
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo.
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Teilhard de Chardin: scovato un altro piccolo tesoro
Continuando l’ardua impresa di rintracciare in rete notizie, studi, informazioni sull’opera e il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, abbiamo scoperto in una libreria antiquaria tedesca una edizione dell’opera Il Fenomeno Umano stampata in ciclostile nel periodo che Teilhard era a Roma in attesa dell’autorizzazione da parte del Generale dei Gesuiti alla pubblicazione dell’opera.
Il ciclostilato, Teilhard de Chardin, P. Le Phénomène Humain. Roma, 28 ottobre 1948. 4to (273 x 218 millimetri) è un’edizione estremamente rara stampata privatamente ( si suppone dallo stesso Teilhard) della celebre opera di Teilhard de Chardin sull'evoluzione. La pubblicazione ufficiale di quest’opera, che la Chiesa tentò di proibire avvenne subito dopo la morte dell’autore che come sapete avvenne nel giorno di Pasqua del 1955.
Durante il suo soggiorno a Roma Teilhard riceve dal Generale dei Gesuiti una decina di pagine di critica censoria che lasciano Teilhard scoraggiato e amareggiato.
Ma si riprende subito e si mette al lavoro per realizzare una serie di ritocchi “abili” che a suo parere renderanno il testo originale, precedentemente inviato a Roma, più agevolmente pubblicabile: il piccolo rimaneggiamente fatto da Teilhard rendeva il testo più chiaro e interessante. E’ però difficile precisare quali furono i rtitocchi “abili” dato che Teilhard avevo già corretto alcune cose nel 1947. Sembrerebbe che le modifiche apportate a Roma, all’opera Il Fenomeno riguardassero la pag. 223 relativa all’apparizione dell’uomo e delle pagine da 248 a 251 in cui accenna al problema “monogenismo-monofiletismo.
Sicuramente vi saranno altre pagine rimaneggiate: ma a noi non è dato sapere quali.
In questo senso scriveva alla cugina di aver trovato il mezzo per rispondere alle note del censore senza stravolgere il suo pensiero; nel contempo disseminò il suo testo di un certo numeo di note inframarginali aggiunte anche per il suo piacere personale.
La lettera alla cugina finisce, augurandosi personalmente che i rimaneggiamenti effettuati a Roma renderanno il suo lavoro in un opera più positiva e per questo più accettabile dalla Compagnia.
Infine è anche di Roma l’appendice che contiene alcune osservazioni sul “poasto e l’impotanza del male in un Universo in evoluzione.
Non sappiamo, anche perché non abbiamo tra le mani questo ciclostilato se l’ ’opera da noi scovata in questa libreria antiquaria è una copia della prima stesura presentata alla Compagnia dei Gesuiti oppure se il ciclostilato contiene i successivo i rifacimenti apportati da Teilhard. Sta di fatto che questa edizione ciclostilata in pochissime copie è del 1948 e la sua rarità è dovuta la fatto che questo ciclostilato fu dato a Roma, dallo stesso Teilhard, solo ad alcuni amici.
Da indagini da noi effettuate è risultato che neanche la Fondazione Teilhard de Chardin di Parigi ner possiede un esemplare.
Padre Polgar, che ha realizzato una bibliografia teilhardiana fa stato che alcune sue opere furono realizzate al ciclostile e distribuite solo da pochissimi amici.
L’estrema rarità e preziosità del volume si riscontra anche nel prezzo di vendita che la libreria antiquaria stabilisce in 12.000 euro. Troppe per le magra finanze del Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo.
Giovanni Fois
PS . cliccate sulla foto per vederla tutta intera.
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La triste operazione della Jaca book intorno a Teilhard
Le opere di TdC sono state pubblicate postume in Francia dal 1955 al 1976 e Italia sono apparse fra il 1968 e il 2004. Le cause sono note a tutti….
Come se si fosse accorta solo ora di TdC, la Jaca book, appoggiata dall’Associazione italiana TdC, ripresenta le sue opere cominciando con Il posto dell’uomo nella natura e continuando poi con L’avvenire dell’uomo e L’Uomo l’Universo e Cristo (terzo volume del tentativo della Jaca book di ripubblicare le opere di Teilhard)
A differenza delle case editrici che l’hanno preceduta di decenni, la Jaca book sarebbe nella vantaggiosa situazione di potersi avvalere della vastissima bibliografia su TdC e della possibilità di conoscere tutti i suoi scritti, che delineano nel loro insieme ciò che lui voleva e vuole ancora dirci. In realtà la Jaca book ( spinta fuori strada dalla sedicente Associazione Teilhard Italia e dai suoi ispiratori) non ha tenuto per nella conto di tutto questo patrimonio e purtroppo la figura di TdC è stata talmente rimpicciolita da rendere insignificante la portata della sua opera.
Jaca book non capisce (o non vuol far sapere) che TdC è innanzi tutto un pensatore UNIVERSALE: le sue riflessioni sono rivolte a ogni uomo, religioso o ateo e di qualsiasi cultura. Offre a tutti indistintamente la possibilità di “vedere” il carattere essenziale del moto evolutivo e la sua inarrestabile tendenza a costruire “corpuscoli di coscienza” sempre più ricchi di interiorità. Invita l’umanità intera ad assecondare e ad accelerare il processo della sua unificazione verso il traguardo di una massima convergenza sprituale. Questo carattere UNIVERSALE del suo pensiero evolutivo è attestato dall’interesse (non di “moda”,come negli anni 60-70) che riscuote tuttora in campo internazionale : basta entrare in Google per rendersi conto dei siti che a centinaia si interessano del pensiero e dell’opera del Gesuita francese in modo globale e non per citazioni di comodo.
Jaca book, invece, ha presentato Il posto dell’uomo nella natura come “un gioello di storia paleontologica” (!!!). È incredibile che tale testo, tipicamente “universale” nella sua tematica (insieme a Il fenomeno umano, alla Centrologia, alla Singolarità della specie umana, e ad alcuni altri scritti), non sia stato utilizzato proprio al fine di evidenziare il carattere universale del pensiero teilhardiano!
Questo schiacciamento solo scientifico dell’opera insieme ad una nota introduttiva farneticante ispirata dall’Associaione Teilhard Italia è stato oggetto di una polemica sollevata da questo blog alcuni mesi fa.
Con il secondo libro edito da Jaca Book, L’avvenire dell’uomo, è accaduto di peggio. Premetto quanto segue: nell’edizione originale, N.M. Wilders presenta il libro in quattro paginette e, benché teologo, non tocca temi a lui propri, semplicemente perché si tratta di una raccolta di scritti di tipo prevalentemente sociologico. Fa eccezione “Il cuore del problema” con il quale TdC pone la grave questione (tuttora irrisolta) del conflitto fra “l’in avanti” e “l’in alto”. Anche in L’avvenire dell’uomo le sue riflessioni hanno perciò un carattere universale; inoltre va sottolineato che TdC è un pensatore “cristiano” in senso lato (tant’è vero che egli ha molti estimatori anche fra i protestanti e gli ortodossi) ed è ben lontano dalla teologia “cattolica” (dalla quale sarà impietosamente “seviziato” dopo la sua morte). Nella prefazione dell’Avvenire dell’Uomo’ (decine di pogine scritte dal teologo Carlo Molari) edito da Jaca book sono prevalenti le considerazioni teologiche e non sociologiche (forse i curatori dell’opera non hanno letto bene i titoli degli scritti di Teilhard !!!) e addirittura collegamenti con i contenuti del Concilio Vaticano II.( è il caso di ricordare che è Teilhard ad aver influenzato il Concilio Vaticano II e non viceversa . L’influenza teilhardiana sulla Gaudium et spes è stata più volte sottolineata da Papa Benedetto XVI)
Per quanto riguarda poi il terzo volume delle Opere di Teilhard riproposte da Jaca book la Casa editrice ha voluto fare un’operazione da stigmatizzare. Non si capisce perché abbia voluto spezzare il corpus dell’opera e non abbia provveduto a riproporre tutto il volume XII Ecrits du temps de la guerre (1916-1919) edito da Du Seuil e ripubblicato in Italia nel 1971, da il Saggiatore con il titolo La vita Cosmica.
Per quanto riguarda poi il testo Note sull’evangelizzazione…pubblicato nel volume della Jaca book voglio ricordare che questi non era inedito in Italia come afferma la Jaca book ma era stato pubblicato con ampie note di spiegazione dal sito del prof. Mantovani (unico esperto in Italia dell’Opera globale di Teilhard) www.biosferanoosfera.it
Nel sito citato c’è anche un altro testo tratto dal volume XII delle Ed. Du Seuil e non pubblicato in Italia da Il saggiatore ed è la Grande Monade. Anche qui il testo viene pubblicato per la prima volta in Italia preceduto da un’ampia e particolareggiata (e piena di foto) nota su Teilhard e la Grande Guerra.
Non si riesce a capire se Jaca book abbia, nei riguardi di TdC, una “strategia” imposta dall’alto oppure se, non avendone alcuna, si sia ciecamente affidata alla Signora Tassone Bernardi (unica persona ad avere voce in capitolo nell’ambito dell’Associazione TdC).
Sia come sia, il risultato è il medesimo: la Jaca book vuole far apparire Teilhard de Chardin come un autore alla stregua di tanti altri e che appartiene al passato. Lo si può “raccontare” in poche parole e in fin dei conti l’Associazioine Teilhard Italia e la Jaca book hanno fallito lo scopo di trasmetterci la sua “complessità-coscienza”.
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin per il futuro dell'Uomo - Roma
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Ricordo del “Gentiluomo di Dio”
10 Aprile 1955. Nell’isolamento più totale moriva a New York Pierre Teilhard de Chardin, sacerdote, scienziato, filosofo, teologo, mistico, appartenente alla Compagnia di Gesù.
Figlio della Terra e figlio del Cielo aveva chiesto, un mese prima a quel Cristo che aveva cercato, amato e testimoniato per tutta la vita di morire il giorno della Resurrezione. Nessuno si sarebbe immaginato che quel giorno, il 10 aprile 1955 era il giorno di Pasqua della Resurrezione.
Il suo Cristo tanto amato lo aveva chiamato a se proprio il giorno voluto.
Ma se il Signore lo ha riempito di gloria così non ha fatto la sua Chiesa e la sua Compagnia che gli hanno fatto passare tribolazioni fisiche e psicologiche che lo hanno portato ad una angosciosa e terribile solitudine. Situazione che avrebbe abbattuto qualunque essere umano: ma lui aveva la Fede, quella che manca oggi a molta parte dei rappresentanti ecclesiastici e a tanti cristiani.
Solitudine che si manifestò anche al suo funerale, Pochissime persona presenti, durante la funzione religiosa, tono della Messa dimesso, nessuno cantò il “Libera me domine” e “” in paradisum deducan te angeli” e le poche preghiere vengono sussurrate in sottovoce, quasi a scusarsi e a chiedere perdono, ad uno dei massimi Uomini che hanno influenzato la cultura laica e religiosa del XX secolo per come era stato trattato..
Oggi si parla tanto di Teilhard ma in modo totalmente sbagliato.
Ci sono tanti scrittori, sacerdoti, intellettuali che parlano del gesuita citando solo alcuni passi del suo pensiero al solo scopo di avvalorare le loro tesi.
Ci sono poi le Associazioni Teielhardiane che in tutta europa continuano a parlare si, di Teilhard, ma tenendo un profilo basso come a voler obbedire pedissequamente al volere della Chiesa ufficiale: Teilhard deve rimanere nell’oblio.
C’è poi chi si dedica all’approfondimento delle idee teilhardiano aprendo nuove strade di riflessione, così come Teilhard voleva: sarò capito solo quando sarò superato.
Ed ecco allora che in tanti, in America Latina, negli USA, in Spagna e addirittura nelle ex repubbliche sovietiche, si avventurano lungo le strade che Teilhard, nelle sue molteplici opere ha indicato. Solo quelli che sanno vedere e comprendere hanno imboccato le strade nuove della ricerca per lo sviluppo dell’Uomo.
Così nascono gruppi di studio che riflettono sul concetto di educazione e del suo sviluppo nella società, sulla crescita della noosfera, sulla coscientizzazione, sulla mondializzazione del genere umano, sui progetti dell’ecologia terrestre e umana e tanto altro senza fermarsi a perdere tempo andando alla ricerca di confronti che lasciano il tempo che trovano: come l’interesse che l’Associazione Teilhard Italia mostra per la religione Baha’i.
Teilhard non ha nulla a che vedere con questi discorsi da intellettuali.; Lui è per andare in Alto e in Avanti.
Il giorno in cui si comprenderà la sua grandezza e si andrà a riesumare i resti forse sarà troppo tardi, non si troverà più niente per colpa di tanti sepolcri imbiancati.
E purtroppo sarà un’ulteriore prova della profezia di Teilhard che aspirava profondamente, come naturalista e credente a immergersi, fino a scomparirvi, in quella “santa terra” da cui era, come tante altre monadi viventi esclusivamente immerso, secondo un misterioso e mirabile disegno divino..
E la Chiesa e i cristiani continuano a non capire…
G.F.
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Appello ai liberi e…credenti
2 petizioni per una vera riabilitazione di Pierre Teilhard de Chardin s.j.
Qualche mese fa il sito www.biosferanoosfera.it , l’unico sito in Italia dedicato allo studio dell’opera e del pensiero solistico di Pafre teilhard de Chardin, diretto dal Prof. Fabio Mantovani, unico esperto italiano per lo studio di Teilhard, ha pubblicato due petizioni, in varie lingue, per una completa e vera riabilitazione del Gesuita francese.
Sono questi due atti al di là delle semplici citazioni del Papa ,di tanti ecclesiastici e di tanti intellettuali cattolici e non che vengono inserite nei loro discorsi solo per dare lustro alle loro idee. Ma per la riabilitazione di Teilhard de Chardin serve ben altro e l’Associaziuone italiana Teilhard de Chardin dovrebbe capirlo per prima..
Vi riproponiamo le due citazioni in lingua italiana e chi dovesse condividere le due petizioni può inviare una e/mail al responsabile del sito: noosfera27@alice.it
2 Petizioni
Rivolgiamo alle Autorità ecclesiastiche due semplici petizioni in favore di Teilhard de Chardin. Domandiamo
rispettosamente:
- di rendere noto il manoscritto in latino, datato 23 Marzo 1944, con il quale l’Ordine dei Gesuiti vietò la pubblicazione di Le phénomène humain;
- di traslare la sua tomba dal remoto e semi-abbandonato cimitero di Poughkeepsie in un luogo più
dignitoso e facilmente raggiungibile.
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L'Universo elegante
Nel blog La Fontana del villaggio, diario di un curato di città, ho trovato un interessante articolo dal titolo L’Universo elegante.
Nello scorrere dell’articolo mi ha colpito una considerazione dell’autore che mi permetto di riportare e che si riferisce a Teilhard de Chardin
Giovanni Fois
………….E non vale l’argomento che qui stiamo parlando di materia e non di misticismo, perché al livello di analisi a cui ci conduce la ToE (teoria del tutto), la stessa nozione di materia quasi perde significato. Laggiù, nelle misteriose profondità quantiche, misticismo e matematica sconfinano l’uno nell’altra e la distinzione tra materia e spirito si fa assai tenue. Era la straordinaria intuizione di Teilhard de Chardin, ieri considerato pazzo e quasi eretico e oggi enormemente rivalutato, perfino dal S. Padre.
Citato dal Blog: la fintana dek vikllaggio
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Pierre Teilhard de Chardin ( 1881-1955 ) |
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Nel 1931 la Crociera Gialla organizzata da André Citroën lascia Parigi per l'Asia. Teilhard de Chardin fa parte della carovana in qualità di geologo, paleoantropologo e sinofilo. È una grande avventura che rivela il personaggio. Vincens Hubac |
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Dai "Quaderni" di Leonardo Sciascia. Parigi vale ancora una messa ( da “L’Ora” 25 marzo 1966)
Mi è capitato di leggere quest'opera di Sciascia e mi ha colpito una citazione che vi ripropongo. A voi interpretarla.
Giovanni Fois
Comunque: invece che andare a sedere ai Deux Magots, davanti alla tazza di caffè che il cameriere, riconoscendovi italiano, vi assicura fatto all’italiana, ma con un sogghigno che altro non promette che il solito disgustoso beveraggio, ho preferito sentire messa a Saint Germain; e così, riposando, mi sono ripassato un po’ di cattolicesimo francese, da Port Royal a Teilhard de Chardin. Il quale Teilhard de Chardin dice il professor Besterman, discendeva in linea collaterale da Voltaire: e forse questo filo geneaologico è da intendere in più aperto e profondo senso. Nel senso per cui ascoltare messa a Saint Germain non è la stessa cosa che ascoltarla a San Pietro.
Da "L’Ora", 25 marzo 1966
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SFOGLIANDO IL ‘JOURNAL’ DI TEILHARD
Continua l’appassionante testimonianza del Prof. Fabio Mantovani sul pensiero e sull’opera di padre Pierre Teilhard de Chardin.
Abbiamo scritto in altra parte del blog (Come leggere Teilhard) che è molto utile, per capire Teilhard, leggere, non solo le opere principali, ma anche la corrispondenza e i diari.
Questi scritti sono la cornice importante per avvicinarsi con spirito aperto al pensiero del padre.
La difficoltà sta, però, trovare le opere tradotte in italiano e che sono orami esaurite.
In internet si trovano offerte librarie , in lingua italiana, a prezzi ancora abbordabili. (vedi l’elenco delle opere di Teilhard pubblicate su questo blog).
Ma molte altre raccolte di corrispondenza non trovano un editore italiano che le riproponga nella nostra lingua così come le note che Teilhard redigeva nei suoi ritiri spirituali e il Journal che rappresenta il diario personale del Padre e che ritengo importantissimo per la conoscenza del pensiero teilhardiano. La case editrici italiane continuano a sfornare la solite opere o alcune altre già pubblicate da Il Saggiatore con commenti a dir poco risibili (vedi Jaca book)
Nel sito www.biosferanoosfera.it il Prof, Fabio Mantovani, che ripeto ancora una volta, è l’unico studioso italiano di Teilhard. E per questo è inviso all’associazione italiana Teiklhard de Chardin la quale è preoccupata di non dare troppo respiro alla conoscenza del gesuita., ma soprattutto di appoggiarsi alle sue spalle per trovare per se stessa una debole pubblicità.
Se andate a visitare il sito citato troverete anche alcuni scritti inediti di Teeilhard mai pubblicati in Italia.
Seguendo questo percorso il Prof. Mantovani si è imbarcato nell’esame del Journal con citazioni critiche di spiegazione del pensiero teilhardiano.
Sui questo blog mi preme dare soltanto alcune notizie e chi fosse interessato più dettagliatamente alla lettura de Il Journal può visitare il sito.
Il ‘Journal’
Il 26 agosto 1915 Teilhard de Chardin iniziò il Journal, la cui ultima pagina è datata 7 aprile 1955, tre giorni prima della sua morte.
Il Journal e suddiviso in 21 Cahiers:
a. i primi nove (dal 26 agosto 1915 al 17 luglio 1925) furono consegnati da Teilhard alla cugina Marguerite, allorche fu costretto a lasciare l’Institut Catholique e a trasferirsi in Cina. In tal modo questi Cahiers poterono essere sottratti alla censura delle autorità ecclesiastiche. Sono attualmente in possesso dei legittimi eredi di Teilhard.
Grazie al paziente lavoro compiuto da Nicole e Karl Schmitz- Moormann, otto di questi Cahiers (dal 26 agosto 1915 al 26 febbraio 1922) hanno visto la luce nell’edizione tedesca Tagebücher, Walter Verlag, Olten 1971.
Gli stessi Nicole e Karl Schmitz-Moormann hanno poi pubblicato in francese i primi cinque Cahiers,nell’edizione del 1975 di Artheme Fayard, pp. 396 ( opera che viene ora pubblicata sul sito con citazioni e commenti)
b. tre Cahiers (il decimo, l’undicesimo e il dodicesimo: dal luglio 1925 al luglio 1944) sono rimasti in Cina e non ancora ritrovati. Quando nel maggio 1946 Teilhard lasciò Pechino in aereo, egli fu costretto a portare con se pochissime cose: salvò soltanto il tredicesimo Cahier (dal 18 luglio 1944 al 27 ottobre 1945);
c. nove Cahiers (dal tredicesimo al ventunesimo, che abbracciano il periodo dal 18 luglio 1944 al 7 aprile 1955) si trovano negli archivi della Compagnia di Gesu. ( incomprensibile la loro ostinazione a non pubblicare questo materiale).
Così come non vogliono pubblicare il documento in cui condannavano Teilhard per la sua adesione all’evoluzionismo (vedi il sito citato)
Teilhard de Chardin iniziò a scrivere il Journal alla. fine di agosto 1915. Dopo gli infernali combattimenti ad Ypres, Teilhard era acquartierato con il suo reggimento nella zona di Dunkerque. Avverti allora il bisogno di cominciare «una specie di diario» per «evitare la noia dell’accantonamento e per costringersi a pensare, ad osservare, a precisare».
Sono queste le ragioni con cui egli spiega la propria decisione di iniziare il Journal. Ma si puo aggiungere che “l’acquartieramento nella zona di Dunkerque” avviene dopo le terribili battaglie sulla linea del fronte, dove l’equilibrio della sua persona era stato messo a dura prova. Il Journal gli offri quindi l’opportunita di ritrovare la centralità e la verticalità del suo essere.
In seguito, altri eventi, non meno drammatici per il suo vissuto interiore, lo colpiranno dolorosamente: si tratta di incomprensioni e di condanne che disumanamente si sono spesso abbattute su di lui.
Ogni volta la redazione de il Journal gli ha permesso di riordinare e di precisare le sue idee, al fine di riproporre la grandezza della sua visione, «pour ne rien abandonner de ce qui peut glorifier Notre Seigneur» (p. 19).
L’interesse del Prof. Mantovani è quello di evidenziare gradualmente alcune riflessioni contenute nel Journal e , che serviranno , in questo marasma di citazioni e di chiacchiere su Teilhard a chiarire ulteriormente il pensiero e i modi di sentire di Teilhard.
Il Prof. Mantovani ha iniziato il suo lavoro di riflessione sul Journal di Teilhard il 6 maggio 2012, e mano mano verranno aggiunte nuove citazioni e riflessioni sull’opera di Padre Teilhard commentandole per renderle più appropriate a quanti si voglioni avvicinare all’opera di Teilhard de Chardin
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma
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«Non c’è da temere nessun errore sostanziale se il mio atteggiamento interiore ha per risultato quello di rendermi più fedele, più attento, più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini e se, al contempo, sono sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso” – P. Teilhard De Chardin, Etre plus, Paris 1968, 122.
Assolutamente non per caso mi sono imbattuto in questa frase del filosofo gesuita francese P. Teilhard de Chardin (1881 – 1955), citata nelle Riflessioni sulla liturgia del giorno (venerdì 8 maggio) proposte, da frate MichaelDavide nel libricino “La Messa Quotidiana” (Edizioni Dehoniane Bologna), che quotidianamente ormai mi permette di iniziare al meglio la giornata, su preziosissimo suggerimento del mio amico Massimo.
Questa regola personale che il gesuita francese si era dato, e che possiamo fare nostra, come invita la riflessione, ci orienta a mio avviso nella direzione della Luce in armonia con il lavoro che si viene invitati a svolgere all’interno dei gruppi di Marco Guzzi nei corsi di Darsi pace.
Mi pare una sintesi così efficace e toccante che non richieda ulteriori commenti.
Il costante lavoro di integrazione dei tre livelli : culturale, psicologico e spirituale, ha per obiettivo la decostruzione del nostro io egocentrato attraverso il faticoso e doloroso smascheramento delle sue sovrastrutture, attraverso il raggiungimento della nostra ferita originaria ci consente di ricollegarci alla fonte incorrotta dello Spirito divino e favorisce l’emersione del nostro vero io di Luce.
E, come limpidamente conferma la regola del gesuita, quando riesco ad essere sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso, volgendo al tempo stesso amore al mio prossimo, essendo più attento e più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini, sono senza alcun errore sostanziale, sulla via del ritorno, nel giusto cammino.
E’ un percorso non facile ma si può riuscire solo con un continuo lavoro su noi stessi, in definitiva con il costante allenamento.
Marco Falconi
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Passeggiando con...
Teilhard de Chardin
Nel mio costante girovagare per tutta la Rete alla ricerca di informazioni, notizie, documenti suTeilhard per il mio Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo ho visto spuntare sotto il mio mouse una breve nota che ha attirato la mia attenzione e che mi ha fatto rimanere a bocca aperta.
La nota cominciava cosi: “ Oggi ho avuto la fortuna di incontrareTeilhard…”
La mia sorpresa era tanta perché forse avevo scovato qualcuno che ha incontrato Teilhard a Roma alla fine degli anni ’40.
Ho cercato alla fine del post di scoprire l’autore ma invece dell’autore mi è apparso il sito della Tenuta di Ceppaiano, nota azienda vinicola della Toscana.
Ma che ci faceva una nota su Teilhard in un sito di una casa che produce vino?
Il mistero è stato subito scoperto. Dopo una telefonata all’Azienda ho parlato con il Signor Piergiorgio Castellani che mi ha spiegato l’arcano della nota.
L’anno scorso il Signor Castellani, uomo che ha girato il mondo e che si è interessato di arte, teatro, viaggi, della mente umana e del mistero della natura. Questa sua molteplice attività lo ha portato ad appassionarsi al grande mistero e alla sacralità della natura che ci circonda.
Per mettere a frutto questa sua esperienza ha chiamato attorno a se intellettuali e non fondando un gruppo che ha chiamato Materia Prima Territori Creativi.
Il primo gruppo che il Signor Castellani ha raccolto attorno a se hanno scelto di donare un poco del loro tempo a questa testimonianza verso il nostro meraviglioso paese.
Piergiorigio Castellani ha scelto per se la difficile opera di …incontrare passeggiando uomini e donne che hanno dedicato tutta la loro vita a testimoniare l’amore per la terra e per l’Uomo che vi abita.
E non poteva che cominciare con Teilhard de Chardin.
Per questo Castellani ha descritto con delicata fantasia un suo improbabile incontro personale con il Gesuita .
Ve lo ripropongo con l’autorizzazione dell’autore e vi invito a visitare il sito e, se siete interessati chiedete di far parte del movimento Materia Prima Territori creativi.
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo –Roma.
“Oggi ho avuto la fortuna di incontrare Teilhard, abbiamo intrapreso una bella passeggiata all’aria aperta…, si trova da queste parti messo al bando dalla gerarchia dominante perché ha tentato di insegnare agli uomini e alle donne moderni a trovare Dio in ogni cosa. Lui stesso mi ha confessato:
” Dapprima, mi hanno considerato un ottimista o un utopista beato, un sognatore di uno stato d’euforia umana in un qualche futuro. Poi, cosa più grave ancora, si va ripetendo che sono il profeta di un universo che distrugge i valori individuali. In verità, la mia più grande preoccupazione è stata quella di affermare che l’unione fra l’uomo e Dio, fra l’uomo e l’altro uomo, fra l’uomo e il cosmo non annulla mai la differenza.”
Dopo aver percorso alcune strade di campagna e ala fine di un lungo silenzio mi ha confessato:
“…l’umanità si dirige irreversibilmente verso il Punto Omega nel quale la vita rifiuta di continuare a esistere e abbraccia la comodità del non essere ”
Teilhard de Chardin (1881-1955)
(post a cura di Piergiorigio Castellani)
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Origine dei resti fossili di ZhouKoudian
Per chi segue l’invio giornaliero di Google. Avviso Scholar Teilhard de Chardin avrà notato i continui lavori presentati sulle riviste di paleontologia , di archeologia e di geobioantropologia edite in Cina e in Russia che continuano a richiamarsi a Teilhard e i suoi lavori nel campo delle scienze citate.
Gli ambienti scientifici di questi paesi hanno una grande venerazione per Teilhard e ogni occasione è buona per riferirsi a Lui e alla sua preparazione e alla sua opera scientifica sul terreno.
Il Prof. Mantovani ha scoperto su una rivista scientifica russa una breve conferenza di Teilhard , inedita in Italia, sulla scoperta dell’Uomo di Pechino
Per inciso ricordiamo che questo intervento di Teilhard appare sette anni prima della stesura da parte del Padre gesuita dello studio sulla scoperta del Sinantropo. Testo pubblicato nel volume 2 delle Ouvres,
Pubblichiamo qui di seguito il testo di Teiklhard tradotto dal russo dallo stesso Prof,.Mantovani e pubblicato sul sito www.biosferanoosfera,ot dove troverete altri inediti di Teilhard de Chardin..
La scoperta del Sinantropo a Zhoukoudian o Choukoutien (presso Pechino) fu annunciata ufficialmente il 28 dicembre 1929 in una Conferenza indetta dal Servizio Geologico della Cina. Vi intervenne anche Teilhard de Chardin che pronunciò un breve discorso su “L’origine dei resti fossili a Zhoukoudian”, riportato dalla rivista on-line Antrogenez.ru.1
In questo documento colpisce l’incipit: Teilhard si rende conto di essere stato assistito dalla fortuna o dalla Providenza sia nel caso (rivelatosi poi un falso) dell’Uomo di Piltdown (o Eoanthropus, di cui egli trovò nel 1913 il canino della mascella)2 sia nella rilevante scoperta del Sinantropo.
Entrambi gli eventi lo resero internazionalmente famoso e misero in maggior evidenza, però la sua posizione evoluzionista, intollerabile agli occhi della gerarchia ecclesiastica.
Fabio Mantovani
“ORIGINE DEI RESTI FOSSILI DI ZHOUKOUDIAN”
Intervento di P. Teilhard de Chardin al Servizio Geologico della Cina
La vita ha un potere misterioso. Mi ha permesso di essere testimone della scoperta dell’Eoanthropus nelle ghiaie dell’Inghilterra meridionale, e ora, 20 anni dopo, mi ha condotto in Cina, affinché potessi assistere ad un evento scientifico ancora più emozionante - la scoperta del Sinantropo.
Alla vostra attenzione sono già state presentate così tante illuminanti testimonianze sull’uomo del passato che a proposito della scoperta di Zhoukoudian, io aggiungo soltanto una cosa. Sebbene il successo sembri inaspettato, esso è divenuto possibile grazie ad un grande lavoro, perché questo cranio è stato trovato in sedimenti proprio di quell’epoca e proprio in quel luogo dove valeva la pena di sperare su tale scoperta.
Proprio in quel luogo ... Innanzi tutto osservo che all’inizio degli scavi a Zhoukoudian non era chiaro in che modo si era formata la massa principale di roccia che occupa la cavità carsica. Ma ora è sempre più evidente che pietre, ossa e argilla nel sedimento non sono stati trasportati nella fenditura dalla corrente d’acqua ma caddero gradualmente nella caverna; inoltre la presenza d’acqua nel materiale trasportato non era significativa. In altre parole, la cavità carsica a Zhoukoudian è probabilmente una grotta anticamente abitata che in seguito si riempì di sedimenti.
E dove sono stati trovati in Europa tutti quei famosi crani e scheletri di neanderthaliani?
Nelle grotte. Tuttora, le grotte sono il miglior rifugio per degli animali veloci e intelligenti come i primati. Dappertutto le antiche grotte sono i luoghi più promettenti per le ricerche di fossili umani. Perciò è del tutto naturale e giusto che il Sinantropo sia stato scoperto nella grotta di Zhoukoudian.
Possiamo anche aggiungere che è ancor più giusto e naturale che in una grotta così antica sia stato trovato un esemplare di ominide assai primitivo, il sinantropo.
In Europa occidentale, la gran parte delle grotte da noi conosciute furono abitate nell’epoca che noi chiamiamo l’ultima era glaciale, ossia durante la seconda metà dell’era quaternaria. È appunto per questo motivo che i resti umani trovati colà appartengono soltanto a razze completamente sviluppate o a rappresentanti casualmente sopravissuti di tipi chiaramente primitivi.
Tuttavia a Zhoukoudian le evidenze stratigrafiche e paleontologiche dimostrano che la formazione dei sedimenti all’interno della grotta è avvenuta molto prima di quando i neanderthaliani vivevano in Belgio, Francia e Spagna. Quando questa grotta era abitata e gradualmente riempita di sedimenti, in Asia esistevano ancora iene, rinoceronti e cavalli, senza dubbio appartenenti alla fauna del tardo terziario della Cina; ed i macairodonti (tigre dai denti a sciabola, rappresentante della fauna quaternaria del mondo, dappertutto diffusi) stavano ancora vagando sulle montagne dell’Occidente.
In questo circondario speravamo di trovare un uomo che fosse ad uno stadio evolutivo primordiale, che avesse appena iniziato la sua ascesa dalle scimmie antropomorfe all’uomo. Tale è la ragione per la quale questi lavori hanno attirato così tanta attenzione e per essi è stato investito molto denaro.
Tre anni di lavoro - e il cranio è stato trovato e, come il dottor Davidson Black vi ha spiegato, questo teschio è di tipo pre-neanderthaliano. È un premio meritato!
Dunque, se si cerca di caratterizzare da un punto di vista paleontologico, in una parola, l’esemplare che sta davanti a voi, io direi che si tratta dell’indubbio ritrovamento di un uomo primitivo. Indubbio perché il grado di mineralizzazione è molto elevato ed è stato trovato totalmente in situ. Indubbio perché proviene da uno strato perfettamente definito dal punto di vista geologico e paleontologico. Ed infine indubbio perché esso trova collocazione nelle corrispondenti aspettative che si sono create dopo molti anni di ricerche antropologiche.
(traduzione dal russo di f.m.)
Note
1 http://antropogenez.ru/article/471/
2 Cfr. in questo sito Da Piltdown a Poughkeepsie – Solitudine ed emarginazione di Teilhard de Chardin
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La spiritualità di Teilhard nel ricordo del Card. Martini
Il Caardinale Carlo Maria Martini ci ha lasciati non senza averci trasmessa, attraverso la sua testimonianza di uomo e di sacerdote, la spinta per costruire una Chiesa nuova che fosse vicina all’Uomo per accompagnarlo verso l’unione finale con i Cristo redentore ed evolutore.
Moltissime riflessioni e pensieri del Cardinale, sono intrise di quella passione per l’Uomo che è stata il leit-motiv della vita di Teilhard de Chardin.
Da quel che noi sappiamo il Cardinale aveva tra i suoi libri di riflessione alcuni testi del Padre Gesuita: Il Fenomeno Umano, l’Ambiente Divino e da ultino L’Orizzonte dell’Uomo.
Quelle note che vi presentiamo qui, oggi, erano statepubblicate dal quotidiano Avvenire ed era state da noi riproposte alcuni anni fa su questo blog. Ve le riproponiamo oggi per dimostrarvi come lo spirito del Cardinale era impermeato della visione stupenda di Padre Teilhard
Spia di un intrinseco "finalismo",
l’evoluzione del cosmo passa dalla materia fino allo spirito:
una riflessione del Cardinale Martini.
L’universo? È armonico
«Gli astronomi e i fisici parlano da tempo di "multiverso",
ed è un concetto che interroga la fede».
Un itinerario che parte da San Paolo e attraverso Pascal arriva a Teilhard de Chardin.
CARD. CARLO MARIA MARTINI
("Avvenire", 15/12/’07)
Che cosa può significare l’"universalismo" nel rapporto fra religioni e culture? Per rispondere a questa domanda, personalmente mi sarei piuttosto ispirato prima alla scienza, poi alle Scritture. Sarei partito cioè dalla definizione fisica di universo, così come viene data dagli astronomi e dai fisici.
Essi parlano anzi oggi di «multiverso» intendendo così che non riusciamo a cogliere i limiti delle realtà nelle quali siamo immersi e che forse esistono altre realtà analoghe con le quali, almeno per il momento, non comunichiamo. Ciò ha a che fare anche con il desiderio che sentiamo di totalità e insieme con l’impossibilità pratica di raggiungerla. Anche se rimane vera la frase di Pascal: «Tous les corps, les firmaments, les étoiles, la terre et ses royaumes, ne valent pas le moindre des esprits: car il connait tout cela, et soi», rimane parimenti vero che tutto in questo universo nostro è costruito a partire dalla materia, che è quindi la prima «universalità», pur se debole, che noi tocchiamo senza riuscire a misurarla a fondo.
Questo universo è in continua evoluzione, almeno l’universo che noi conosciamo. Un’evoluzione che passa per tutti i gradi dell’essere e arriva dalla materia fino al pensiero e all’amore. E qui citerei ancora le parole di Pascal, che con grande coraggio supera l’incantesimo prodotto dalla quantità illimitata di materia per giungere a dire che un atto di bontà, un sorriso, un atto d’amore, valgono immensamente più di tutte le misure possibili e immaginabili: «De tous les corps et esprits, on n’en saurait tirer un mouvement de vraie charité: cela est impossibile, et d’un autre ordre».
Il punto finale a cui tende questa evoluzione potrebbe essere espresso con le parole misteriose di San Paolo: «Quando tutto gli (al Figlio) sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti» (l Cor 15, 28).
È in questo «tutto in tutti» che vedo concretamente indicato l’universo, che rappresenta perciò chiaramente non un dato già costruito ma un punto di arrivo.
Ciò è espresso anche nella "Lettera agli Efesini", quando essa nomina «la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose» (1, 23), «che ascese al di sopra di tutti i cieli per riempire ogni cosa» (4, l0). C’è dunque una universalità che è il termine di tutto il cammino umano. Non si tratta però di una universalità debole, per "entropia", cioè di qualcosa di amorfo e di gelatinoso; ma di una universalità forte, nella quale le singole individualità personali sono riunite in unica e perfetta armonia.
E qui non potrei non ricordare le pagine mirabili scritte da Teilhard de Chardin a questo proposito.
Per esempio, là dove parla di quella tensione gradualmente accumulatasi tra l’umanità e Dio che toccherà un giorno i limiti prescritti dalle possibilità di questo mondo. E allora sarà la fine. Nell’azione finalmente liberata delle vere affinità degli esseri, gli "atomi spirituali" del mondo saranno portati al loro pieno sviluppo e collegati da una forza generatrice, dal potere di coesione proprio dell’universo e occuperanno il posto designato per loro nella struttura vivente del "Pleroma" ("Le milieu divin").
Si potrebbero citare molte altre pagine dello stesso autore, in particolare dell’"Inno dell’universo", dove egli esalta questa pienezza totale che non è cancellazione delle singole individualità, ma affermazione piena della individualità di ciascuno in una perfetta armonia.
Guardando le cose da questo punto di vista, si vede allora come non sono da promuovere le singole individualità semplicemente in quanto opposte le une alle altre, ma in quanto esiste in loro una forza di convergenza che permette di superare il loro stato presente di chiusura e aprirsi sempre più a quella pienezza cui sono chiamate. In questo senso occorrerebbe considerare le diversità culturali e anche le opposizioni delle diverse religioni. Non si tratta di esasperarle e neppure di banalizzarle o "omologarle" o ridurle a un minimo denominatore, ma di far emergere quegli elementi a partire dai quali esse possono raggiungere una sempre maggiore convergenza, anche attraverso le necessarie purificazioni.
Riflessione
Una "Meditazione" del "Cardinale" Martini sulle ragioni del "credere",
quando si sperimenta, come Gesù, il "Getsèmani" e poi la "Resurrezione".
Card. Martini: così la "fede" rinasce nella "notte"
«Triste fino alla morte!»: come vincere il "peso" che incombe,
quando vediamo le "ingiustizie" del mondo, della storia,
e le "sofferenze" che colpiscono anche la "Chiesa"?
Ma l’"oscurità" è la strada che porta alla "luce",
anche per "Santi" come Giovanni della Croce e Madre Teresa.
CARD. CARLO MARIA MARTINI
("Avvenire", 5/11/’10)
Queste parole mi fanno sempre molta impressione, perché non mi è mai capitato di dire: «La mia anima è triste fino alla morte!»; ci sono stati momenti di tristezza, ma proprio di essere schiacciato, di essere stritolato non mi è mai successo. Penso quindi che a Gesù sia accaduto qualcosa di terribile. Che cosa sarà stato? Probabilmente la previsione imminente della Passione; forse Gesù non sapeva tutti i particolari, ma sapeva che gli uomini ce l’avevano con lui, volevano eliminarlo nella maniera più crudele possibile.
Sapeva di essere in mano a uomini cattivi: questo è già un motivo di paura e di angoscia.
Ma poi probabilmente sentiva su di sé tutta l’ingiustizia del mondo e questo è qualcosa che non si può sopportare; l’ingiustizia del mondo che si esprime nelle guerre, nelle carestie, nelle oppressioni, nelle forme di schiavitù, che è immensa e percorre tutta la storia. E quando noi ci fermiamo a considerare questa ingiustizia, siamo come senza fiato, siamo schiacciati.
Però Gesù ha voluto essere quasi schiacciato da queste cose per poterle prendere su di sé. Quindi dobbiamo dire che da una parte le ingiustizie del mondo, della storia, della storia della Chiesa ci fanno soffrire, ma che insieme siamo certi che Gesù le ha accolte in sé, e quindi le ha riscattate. Non sappiamo come, ma questa è una certezza che ci deve accompagnare, e ci deve accompagnare in tutte le notti della sofferenza, del dolore, quando uno si trova di fronte a una notizia che lo riguarda e che è infausta. Per esempio un tumore, pochi mesi di vita.
Allora succede come una sorta di ribellione, di non accettazione.
C’è una lotta interiore. "Notte" della sofferenza, notte della fede in cui non si sente più la presenza di Dio. Questo è molto duro, soprattutto quando si è impegnati.
Notte della fede per cui sono passati San Giovanni della Croce e, recentemente, Madre Teresa di Calcutta, la quale diceva che fino a verso i cinquant’anni le pareva che Dio le fosse vicino, poi più niente.
Avendola conosciuta, vedevo questo suo rigore, questa sua fedeltà, questa sua tensione, ma non immaginavo che dietro ci fosse il buio completo sull’esistenza di Dio, del Dio "rimuneratore".
Anche Santa Teresa di Gesù Bambino è passata per questa notte. Possiamo dire che tutte queste notti sono riassunte nella Notte del "Getsèmani" e in essa Gesù riceve tutte le nostre ingiustizie e le fa sue, le accoglie per poterle offrire e purificarle. Questa è una prima immagine che vi lascio.
Una seconda immagine è quella della Tomba. Che cosa sia avvenuto il giorno di Pasqua, noi non lo sappiamo. La Liturgia Romana dice: «Beata notte, che non hai saputo il giorno e l’ora!»; e noi non sappiamo niente, nessuno è stato presente, nessuno ce l’ha raccontato; però possiamo immaginarne le conseguenze. Lo descriverei così: un grande scoppio di luce, di pace e di gioia nella Notte della Tomba. Scoppio di luce, di pace e di gioia che è potenza dello Spirito, che prende prima di tutto il Corpo di Gesù e lo vivifica, lo rende capace di essere intercessione per il mondo. Ma poi continua in ciascuno dei viventi suscitando in lui le disposizioni di Gesù. Mi pare quindi che sia troppo riduttivo dire: lo Spirito Santo è il segno dell’amore di Dio per me. Lo Spirito Santo è segno delle scelte di Gesù fatte mie. È quella forza, quel dinamismo, quella capacità di amare il povero, di amare il sofferente, di amare colui che si trova in situazione di ingiustizia perché così lo Spirito compie la sua opera. E noi possiamo dire che quest’opera si compie sempre quando Gesù dice: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!» ("Mt 28,26"). Vuol dire la sua presenza anche con il suo Spirito, con la sua capacità di vedere le cose, di reagire alle cose, di giudicare le cose.
Certo, occorre per questo un grande spirito di fede, perché molta gente dirà: «Io non vedo niente, io vedo le cose andare di male in peggio!». Occorre l’occhio della fede per leggere negli eventi miei e intorno a me questa presenza dello Spirito Santo che costruisce il mondo nuovo, la Gerusalemme Celeste, che non è una Città nel Cielo separata da qui, ma una Città che viene dal Cielo, cioè dalla forza di Dio e trasforma tutti i rapporti di questa terra.
Nessuno meglio di Teilhard de Chardin ha descritto questa Gerusalemme Celeste in cui vedeva appunto il termine finale, il punto "Omega" della Redenzione nel Cristo, dove tutta l’umanità era riunita e salvata, una e trasparente gli uni agli altri, e tutti noi verso Dio. Occorre tenere presente questo fine della storia, perché altrimenti siamo banalizzati dalle vicende quotidiane, oppure siamo sofferenti quando ci sono grandi calamità e non abbiamo nessuna chiave per interpretarle. E questa che vi ho detto non è una chiave logica, è una chiave Mistica Spirituale data dallo Spirito Santo: cercare di vedere in tutto l’azione dello Spirito che opera incessantemente!
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Mons. Loris Capovilla scrive di Teilhard sull'Osservatore Romano
Nel 1936 fu chiesta a Padre Teilhard de Chardin da un alto prelato della Delegazione Apostolica in Cina una relazione sulla situazione della conversione religiosa del mondo.
Pur avendo alimentato nel corso degli anni la proibizione di scrivere di “cose” religiose il magistero ecclesiastico romano, rappresentato dal un membro della Delegazione apostolica in Cina, chiedeva a Teilhard di scrivere una relazione sulla conversione del mondo (testo decisamente teologico), in un momento in cui il futuro dell’umanità si oscurava sempre di più e cadeva nelle spire di una guerra mondiale.
La Chiesa di Roma, anche se non ufficialmente, riconosceva al Padre gesuita la sua grande passione per la Chiesa per l’Umaanità e gli chiedeva un riflessione su questo argomento che tanto assillava il Papa romano.
E Teilhard obbediente e dimenticando le tribolazioni e le ingiustizie perpetrate da Roma, consegnava nell’ottobre del 1936 il testo “Alcune riflessioni sulla conversione del mondo” ( il testo potete trovarlo nel volume La scienza di fronte a Cristo, Gabrielli Editori , pag. 149 e segg.) che il membro della Delegazione apostolica in Cina era desideroso di inviare ad una personalità magisteriale a Roma ansiosa, ancora una volta, di valutare l’esatta posizione religiosa del padre gesuita.
Il testo in questione aveva all’inizio come tuitolo :” Ad uso di un Principe della Chiesa”.
Senza voler fare dietrologia tengo a sottolineare che qualche anno doipo il Delegato Apostolico in Cina, Mons. Zanin tirava fuori dal cassetto l’opera che Teilhard avrebbe voluto pubblicare da molto tempo LE MILIEU DIVIN e chiese ad un frate teologo di valutare l’opera al fine di una pubblicazione.
Il frate teologo, dopo un'attenta lettura, pur essenso affascinato dalla lettura dell'opera teilhardiana, rispose che non era possibile pubblicare il testo di Teilhard perché pochi lettori avrebbero capito il messaggio evangelico ispirato dal testo teilhardiano. Come a dire che i cattolici erano degli emeriti stupidi!.
Fa perciò un enorme piacere che l’Osservatore Romano abbia pubblicato, il 5 settembre scorso un testo introduttivo di Mons. Loris Capovilla, che fu segretario particolare di Papa Giovanni xxiii, alla pubblicazione di Aligi Sassu sul Concilio Vaticano II.
Ancora oggi molti si chiedono perché il Papa fu “obbligato” dal Card. Ottavini a promulgare il famoso e ormai superato Monitum.
Ma torniamo al testo di Aligi Sassu perchè la presentazione del volume, sul Concilio scritta da Mons. loris Capovilla, inizia con una lunga citazione del testo teilhardiano citato e non è altro che la conferma questo volta ufficiale che Teilhard è stato uno dei più apprezzati ispiratori dell’assice conciliare. E fa ancora più piacre che anche Avvenire abbia pubblicato una parte di una intervista inedita in Italia, concessa da Teilhard al settimanale francese Les Nouvelles literature. (vedi il sito www.biosferanoosfera.it
Ecco il testo pubblicato sull'Osservatore Romano
NON SI CONVERTE SE NON QUELLO CHE SI AMA
In occasione del centenario della nascita di Aligi Sassu e del cinquantesimo del concilio Vaticano II, la Fondazione Crocevia Alfredo e Teresita Paglione ha curato la pubblicazione del volume Il Concilio Vaticano II di Aligi Sassu (Milano, 2012). Il libro verrà presentato in anteprima al convegno che si svolgerà il 14 e il 15 settembre a Fara San Martino e il 26 settembre a Chieti. Dal volume anticipiamo alcuni passi del testo scritto dal vescovo titolare di Mesembria, che fu segretario particolare di Papa Giovanni XXIII.
«Per convertire il mondo occorre certo moltiplicare i nostri missionari. Ma noi dobbiamo anzitutto ripensare, con tutta la nostra umiltà, la nostra Religione. L’ho detto apposta, al fine di segnalare ciò che, al presente, mi sembra essenziale per dirigere verso il Cristianesimo tutte le forze incerte che nascono: che il Cristianesimo accetti finalmente senza reticenze le nuove dimensioni (spaziali, temporali, psicologiche) del Mondo attorno a noi. Non si converte se non quello che si ama. Se il cristiano non è in completa simpatia col mondo nascente, se non prova in se stesso le aspirazioni e le ansietà del mondo moderno, se non lascia crescere nel suo essere il senso dell’umano, non realizzerà mai la sintesi liberatrice tra la terra e il cielo da cui può nascere la manifestazione ultima del Cristo universale». Così scriveva Pierre Teilhard de Chardin nel 1936.
Ventitré anni dopo questo accorato appello, la parola schietta e l’esempio suadente di Giovanni xxiii, vescovo di Roma, hanno convinto molti a pensare in grande e a guardare alto e lontano; a non aver paura di niente e di nessuno e a non arrendersi mai al catastrofismo. “L’uomo mandato da Dio”, l’11 ottobre 1962 sulla porta del concilio Vaticano II ebbe l’ardire di proclamare: «Tantum aurora est. Siamo appena agli inizi dell’evangelizzazione e della civiltà che da Cristo prende nome e linfa vitale». Quattro mesi prima, il 23 giugno (altro cinquantesimo!), aveva accolto in Vaticano i partecipanti al XXII congresso della Confederazione internazionale della società degli autori e compositori. Parlando loro ribadì l’interessamento della Santa Sede per tutte le manifestazioni di arte e cultura, mettendo in risalto l’importanza della produzione poetica, letteraria e musicale per l’elevazione del cuore umano a sfere più alte, per mettere in valore l’afflato spirituale che anima ciascun popolo, per esprimere un messaggio che, al di sopra di ogni barriera, è quanto mai utile ed efficace all’unione dei popoli tra loro.
Loris Francesco Capovilla
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AZIONE UNIFICANTE DELLA PUREZZA DI CUORE E DELLA CARITA'
Teilhard de Chardin
La passione di Cristo ha condotto il padre Teilhard de Chardin a farsi «evangelista» di questa Buona Novella: per mezzo di Gesù Cristo, Dio è attivamente presente nel cuore dell'universo, per orientarlo a sé. Questo messaggio che egli avrebbe voluto proclamare sopra i tetti, prima di tutto lo ha interiorizzato durante tutta una vita di fedeltà personale alla sua vocazione di ricercatore. Entrato nel 1899, a 18 anni, nella Compagnia di Gesù, non cessò mai di cercare Dio attraverso ogni verità: nella scienza, nella filosofia e nella teologia A 74 anni, questo innamorato della luce, ebbe la «gioia di chiudere gli occhi» il giorno della Risurrezione (1955).
E' puro di cuore l'uomo che ama Dio al di sopra di tutto e sa vedere Dio presente in tutte le cose. Sia che riesca ad elevarsi su ogni cosa creata per giungere quasi a toccare la Divinità, sia che con l'azione affronti il mondo per conquistarlo e perfezionarlo - compito, questo, affidato a ogni uomo - il giusto è sempre, tutto e solo, proteso verso Dio. Per lui le cose hanno perduto la molteplicità superficiale. In ciascuna di esse, secondo le loro qualità e attrattive particolari, è Dio che si offre ad una vera conquista. L'anima pura, per un privilegio che le è connaturale, si muove sul piano di una unità superiore e sconfinata. Come non vedere che grazie a questo contatto essa si unificherà fino alle più intime fibre del suo essere?...
Mentre il peccatore, che si lascia andare in balia delle sue passioni, disperde e dissocia il suo spirito, il santo invece, con un procedimento inverso, sfugge alla complessità degli affetti. Questa infatti è la causa per la quale sussistono negli esseri il ricordo e l'impronta della loro molteplicità originaria. E facendo così egli si spiritualizza. Tutto è Dio per lui, Dio per lui è il tutto e Gesù è insieme il suo Dio e il suo tutto... L'azione specifica della purezza è quella di unificare le potenze interiori dell'anima nell'atto di una passione unica, esclusiva, straordinariamente ricca e intensa. In fondo, l'anima pura è quella che, superando l'attrazione molteplice e dispersiva delle cose, tempra la propria unità (cioè matura la propria spiritualità) nel fuoco della semplicità divina.
Ora l'operazione stessa che la purezza compie nell'intimo dell'individuo, la carità l'attua nell'ambito della collettività delle anime. Si rimane sempre sorpresi (a meno di essere intorpiditi spiritualmente dall'abitudine) quando si vede con quale straordinaria cura, Gesù raccomanda agli uomini di amarsi gli uni gli altri. L'affetto vicendevol-e è il comandamento nuovo del Maestro, i'l carattere distintivo dei suoi discepoli, il segno sicuro della nostra predestinazione, l'opera principale di ogni esistenza umana. Saremo giudicati sulla carità, condannati o giustificati in base ad essa. Cosa vuoi dire dunque quest'insistenza? Se non fosse in gioco nient'altro all'infuori di un interesse filantropico, di una diminuzione della sofferenza nel mondo, di un maggior benessere terreno, come si spiegherebbe la gravità del tono, le promesse e le minacce del Salvatore?... No, la fraternità cristiana non ha solo il compito di riparare le ingiustizie dell'egoismo e mitigare la pena delle ferite inferte dalla malizia degli uomini... La carità, unendo le anime nell'amore le rende capaci di dar vita a una natura più elevata, che deve nascere dalla loro unione. Essa assicura la loro coesione, ne fonde man mano la molteplicità. La carità spiritualizza il mondo.
Purezza, carità. Si potrebbe esser tentati di credere, a volte, che le virtù cristiane sono qualcosa di statico, e che attraverso di esse l'uomo si fa vane illusioni sullo stato della sua coscienza o si sofferma in una compassione sentimentale e sterile. La morale di Gesù sembra timida e insulsa a quelli che propugnano la lotta vigorosa e aggressiva per conquistare le cime verso le quali la vita ascende. Di fatto, invece, nessuno sforzo terrestre è più costruttivo, più progressivo di quello di Cristo. Non sarà la forza orgogliosa, ma la santità evangelica a salvaguardare e proseguire lo sforzo autentico dell'evoluzione.
Da: La lutte contre la multitude, in «Écrits du temps de guerre» Edit. Bernard Grasset, Parigi 1965 - pp. 126-127.
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)