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Messaggi del 19/02/2019
Post n°1940 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
L'amore ai tempi del colera è un romanzo dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez, Premio Nobel per la letteratura pubblicato nel 1985 in lingua spagnola con una tiratura milionaria, traduzioni quasi immediate in molte altre lingue ed enorme successo di pubblico. Intento dell'autore durante la lavorazione era "scrivere un romanzo del XIX secolo come si scriveva nel XIX secolo". Cartagena de Indias, anni Venti del XX secolo. L'anziano Juvenal Urbino viene chiamato a redigere il certificato di morte di Jeremiah de Saint-Amour, esule caraibico e suo amico personale; l'anziano rifugiato si è tolto la vita. Il giorno del funerale anche il dottore perde la vita per un banale incidente domestico. Durante le esequie, la vedova Fermina Daza viene avvicinata da un suo coetaneo, Florentino Ariza, che le confessa di essere ancora innamorato di lei a distanza di oltre mezzo secolo. A metà ottocento il giovane Florentino Ariza è un impiegato con la passione per la poesia; si innamora a prima vista dell'adolescente Fermina Daza, figlia di un immigrato spagnolo con traffici poco trasparenti, e attraverso la complicità della zia della ragazza, inizia con lei una relazione amorosa prevalentemente epistolare. Il padre della ragazza tuttavia, Lorenzo Daza, spregiudicato trafficante di mule, mira a far sposare la bellissima figlia con un uomo ben più importante di un telegrafista di mestiere e non può sopportare che l'infatuazione dei due giovani ostacoli i suoi piani di ascesa sociale. Appena scopre il legame tra i giovani, si trasferisce con la figlia in un lontano villaggio per qualche tempo, allo scopo di farle dimenticare il pretendente. Ma la complicità dei telegrafisti in tutti gli uffici postali lungo il viaggio di Fermina con il padre fa sì che i due giovani continuino a rimanere in contatto. Tornata a Cartagena, Fermina Daza incontra casualmente al mercato il suo promesso sposo, e qui si rende conto di non amarlo più. Rompe bruscamente il fidanzamento. Florentino Ariza precipita nello sconforto, pur seguitando ad amarla infinitamente. Tale amore, serbato nel cuore del protagonista, non avrà coronamento prima di "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese", tempo intercorso tra la rottura del fidanzamento e il successivo incontro che Fermina Daza e Florentino Ariza poterono avere da soli, dopo l'improvvisa vedovanza di Fermina. Dopo la rottura con Florentino, Fermina Daza subisce il corteggiamento del giovane dottor Juvenal Urbino, lo scapolo più ambito della città, medico di grande fama che la visita su richiesta del padre perché sospettata di aver contratto il colera. Dopo avere opposto resistenza, Fermina cede al desiderio del padre di sposarsi perché teme di rimanere sola. Al momento del matrimonio, sfarzoso e importante quanto Lorenzo Daza aveva sperato, però, non c'è amore tra i coniugi; nascerà con il tempo e con l'abitudine, malgrado il tedio della vita mondana, le liti furibonde, e l'unico tradimento del marito. Durante oltre cinquant'anni, Florentino Ariza prende la decisione di farsi nome e fortuna per poter avvicinare, anche da lontano, la società bene frequentata dall'amata, vederla e meritare infine il suo amore, una volta tornata libera. Convinto che Fermina Daza rimarrà prima o poi vedova, sale lentamente all'interno della gerarchia della Compagnia Fluviale dei Caraibi, che appartiene allo zio. I due ex fidanzati si incontrano, sempre casualmente, in occasione di eventi mondani, ma Fermina ostenta sempre una ferrea indifferenza, senza mostrare mai di ricordare i giorni del loro amore. Ciò è motivo di tristezza per Florentino, che ha un carattere malinconico ma paziente e testardo; egli ricerca consolazione in tantissime altre donne. I suoi numerosi amori sono così discreti che si merita comunque in città la fama di omosessuale. Quando dopo la morte di Juvenal Urbino, Florentino Ariza ribadisce la sua promessa d'amore, Fermina lo caccia subito. Florentino non si perde d'animo e per un anno le scrive lettere riuscendo a poco a poco a riconquistare la fiducia della donna. Iniziano a vedersi per il tè del pomeriggio, ricominciano a parlare del passato, e infine con il consenso del figlio e della nuora di lei, intraprendono una crociera su un battello fluviale che risale il fiume Magdalena, seguendo un itinerario che Florentino aveva percorso cinquant'anni prima. Ma adesso la foresta pluviale è disboscata, gli animali abbattuti dai cacciatori, i villaggi infestati dal colera. Nello splendido isolamento della suite accanto a quella del capitano, i due ultrasettantenni fanno finalmente l'amore, tornando ragazzi per il tempo della navigazione fluviale che vorrebbero non terminasse mai. PersonaggIFlorentino Ariza è il protagonista del romanzo. Si tratta di un uomo dal carattere malinconico, che si veste in maniera austera con un completo in velluto nero, occhiali da vista dalle lenti spesse, occhi spaventati. All'inizio della storia è impiegato telegrafista, poi intraprende la carriera all'interno della Compagnia Fluviale dei Caraibi, e ne diviene proprietario quando lo zio León XII lo nomina erede universale. Sebbene si senta sempre legato a Fermina Daza, con la quale ha avuto un rapporto amoroso di natura prevalentemente epistolare da giovane, ha diverse amanti nel corso della sua vita, attratte dal suo bisogno d'amore. Il suo cuore apparterrà solo a Fermina. Tránsito Ariza è la madre di Florentino Ariza, nato da una relazione clandestina con un uomo sposato. Gestisce una merceria e un banco dei pegni. Viene descritta come una madre amorevole, che segue tutte le peripezie amorose del figlio, offrendogli la propria esperienza sentimentale e il proprio supporto. Non si sposerà mai e morirà dopo aver completamente perduto la memoria. León XII è lo zio di Florentino Ariza. Ha cinque figli: quattro maschi e una femmina. I maschi muoiono tutti prematuramente, la femmina non è ritenuta adatta alla carriera manageriale. Per tale motivo, Léon XII affiderà la Compagnia Fluviale dei Caraibi al nipote Florentino. Fermina Daza è la donna amata sia da Florentino Ariza sia da Juvenal Urbino. Nel libro viene tratteggiata come una fanciulla dal carattere forte, altera, testarda e orgogliosa, oltre che bellissima. Cresce senza madre, della quale trova un surrogato nella zia Escolástica, e con il padre, uomo dal carattere altrettanto i mperioso, con il quale avrà sempre un rapporto contrastato. L'altro affetto familiare che ha al mondo è costituito dalla cugina e confidente Hildebranda. Crescendo diventa una donna elegante e di classe, temuta e corteggiata socialmente, osteggiata dalla suocera, ma adorata dal marito. Insieme formano una coppia solidissima e armoniosa, arbitra di ogni evento storico e mondano, filantropica e colta, ma non priva di contrasti, rappresentati perlopiù da piccole incomprensioni quotidiane e da un tradimento del dottor Urbino, che tuttavia riescono a superare a prezzo di una lontananza di tre anni. Una volta vedova, dapprima allontana e poi lascia avvicinare Florentino Ariza, complice anche il sospetto di un tradimento del defunto marito con una sua cara amica; anche nel rinnovato amore senile rimane tuttavia fedele a se stessa, al suo carattere "da mula d'oro", come la definì una volta suo padre. Lorenzo Daza, padre di Fermina, ha accumulato ingenti ricchezze tramite attività commerciali quasi interamente illecite. Si oppone all'amore che Florentino prova nei confronti di Fermina, ma accetta subito con gioia la proposta del dottor Urbino, facendo ogni cosa in suo potere perché Fermina sposi il miglior partito della città. Infatti, avendo sempre avuto grandi progetti matrimoniali, e ritenendo che una ragazza come Fermina sia troppo bella per sposare un semplice telegrafista, l'allonta dal suo primo innamorato, Florentino Ariza. Si è trasferito con la bimba da un piccolo villaggio dell'entroterra alla capitale proprio per questo scopo: trasformare la figlia di un commerciante di mule in una signora dell'alta società. Diviene ricco sulla base di traffici loschi, non curandosi di infrangere la legge, in modo da avere contatti importanti. Alla fine, i suoi progetti di ascesa sociale avranno successo in quanto Fermina sposerà il dottor Urbino, ma poco dopo sarà costretto ad abbandonare la città quando si scopre la vera natura dei suoi traffici. Morirà nel suo paese natale senza rivedere la figlia. Escolástica è la zia di Fermina Daza, e insieme sua confidente e custode. Quando Lorenzo Daza scopre che lei ha facilitato la relazione con Florentino, la caccia via di casa. Fermina la cercherà in vari luoghi, ma non riuscirà mai a trovarla né perdonerà il padre per averla allontanata in quanto per lei era un surrogato della figura materna. Hildebranda Sánchez è la cugina di Fermina e la sua migliore amica. Si conoscono nel viaggio intrapreso da Lorenzo Daza per allontanare la figlia da Florentino, e rimarranno amiche per tutta la vita. Definisce Florentino come un uomo "brutto e triste, ma tutto amore".
Juvenal Urbino è il marito di Fermina Daza. Proviene da una famiglia della nobiltà cittadina. Ha studiato Medicina a Parigi, città in cui ha portato più volte la moglie. Alla sua morte le campane suonano a lutto, privilegio riservato solo alle grandi personalità. Leona Cassiani è un'impiegata della Compagnia Fluviale dei Caraibi. Florentino Ariza la incontra su un tram, e riesce a farla assumere nella compagnia, dove si guadagna la fiducia sia di Florentino sia di León XII. América Vicuña è una quattordicenne affidata a Florentino Ariza. Sono in rapporti di parentela, ma per un certo periodo intrattengono discutibili relazioni amorose. Dopo che lui riallaccia il rapporto con Fermina Daza, América si suicida apparentemente in seguito all'esito negativo di un esame scolastico, ma il vero motivo è la lettura della corrispondenza di Florentino. CriticaL'amore ai tempi del colera è il primo romanzo pubblicato da García Márquez dopo il premio Nobel; mai nessuna sua opera riceverà così tante critiche da chi lo aspetta al varco, pur ottenendo un immenso successo di pubblicoNel 1983 l'autore torna a vivere in Colombia dopo un breve esilio volontario in Messico, perché non ritiene di essere al sicuro nel proprio paese.Ha in progetto un nuovo quotidiano da intitolarsi El Otro, che finanzierà con i fondi del premio; ma quando tutto è pronto per iniziare, García Márquez acquista una casa a Cartagena dove vive ancora la sua famiglia, e vi si chiude per scrivere quello che chiama "il romanzo dei vecchietti".Tutto sembra avere inizio da un sogno, quello di "un romanzo in cui un vecchio di ottant'anni vive una storia di frenesia sessuale con una vecchia di settanta", Al momento della scrittura prendono il sopravvento i ricordi personali; la prima parte del romanzo è l a rievocazione del fidanzamento dei suoi genitori: il padre Gabriel Eligio García Martínez, telegrafista, si era tenuto in contatto con la futura madre dello scrittore, Luisa Santiaga Márquez Iguarán grazie alla complicità dei colleghi telegrafisti quando il padre della ragazza la porta via dalla città per allontanarla da un matrimonio osteggiato. A differenza del romanzo, al ritorno di Luisa Santiaga i due si erano sposati in segreto l'11 giugno 1926. Anche Gabriel Eligio era un violinista dilettante, come Florentino Ariza. Il viaggio finale dei due amanti rievoca le undici navigazioni dell'autore sullo stesso fiume, che negli anni Ottanta era già un fiume morto, inquinato e devastato dal disboscamento selvaggio. Secondo Michael Bell questo è il suo più riuscito tentativo di scrivere un romanzo genuinamente popolare e accessibile pur conservando "la sofisticazione di un'elevata coscienza modernista".Per Grynor Rojo parla della parodia di un romanzo pre-borghese per la storia di Florentino e Fermina, e della parodia di un romanzo borghese "che contiene in sé meccanismi della propria disintegrazione" per la storia d'amore di Fermina con il marito Juvenal
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Post n°1939 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Cronaca di una morte annunciat (Crónica de una muerte anunciada) è uno dei romanzi più conosciuti di Gabriel García Márquez, pubblicato nel1981, sei anni dopo l'apparizione La pubblicazione del romanzo veniva a smentire le intenzioni rese pubbliche in precedenza da García Márquez il quale, colpito dalla situazione politica americana, aveva dichiarato di voler abbandonare la "ficción" per dedicarsi a un'attività impegnata politicamente. L'opera fu pubblicata in Italia dalla Arnoldo Mondadori Editore per la prima volta nel 1982. La storia si basa su un fatto realmente accaduto in una cittadina dellaColombia da cui Márquez, a distanza di trent'anni, ha preso ispirazione per scrivere il romanzo. L'autore ha dichiarato che tutti i personaggi hanno nomi di fantasia, tranne i suoi famigliari, e che la storia narrata parte da un avvenimento reale a cui però ha aggiunto un'ampia componente narrativa. È stato portato sul grande schermo da Francesco Rosi nel film del 1987Cronaca di una morte annunciata con un cast di tutto rispetto: Rupert Everett,Ornella Muti, Gian Maria Volonté, Irene Papas, e Lucia Bosè. Lo sceneggiatore è Tonino Guerra. Il romanzo esce in tutto il mondo di lingua spagnola nella primavera 1981, e arriva a interrompere uno sciopero letterario che l'autore aveva proclamato fintanto che il generale Augusto Pinochet fosse rimasto al potere in Cile; qualche giorno prima, il 26 marzo, García Márquez e la moglie hanno chiesto asilo politico all'ambasciata messicana di Bogotà perché hanno ricevuto avvertimento, da voci vicine agli ambienti governativi, che è in corso un complotto per accusare lo scrittore di vicinanza al gruppo guerrigliero M-19, e che i militari premono per il suo arresto. La coppia lascia in questo modo la Colombia, dove era tornata a vivere dall'Europa. Trama Il libro narra la tragica vicenda di Santiago Nasar, accusato di aver tolto l'onore a Ángela Vicario e per questo assassinato dai fratelli della ragazza, Pablo e Pedro Vicario. Il narratore è un amico di Santiago che, interrogando le persone a lui vicine, riesce a ricostruire gli avvenimenti dei giorni precedenti e successivi al delitto. Il romanzo si apre con il risveglio di Santiago la mattina stessa in cui sarà ucciso e con i preparativi frenetici degli abitanti del paese per l'arrivo del vescovo. La cronaca della giornata in cui Santiago viene accoltellato si intreccia con la vicenda amorosa di Ángela Vicario e Bayardo San Román e con il racconto della loro prodigiosa festa di matrimonio, in cui viene coinvolta tutta la comunità. I bagordi e i festeggiamenti continuano fino alla mattina, ma la notte stessa delle nozze Bayardo scopre che la moglie non è vergine e quindi la ripudia riportandola alla casa paterna. I fratelli di Ángela, decisi a vendicarla, le chiedono di confessare il nome dell'uomo che le ha tolto la verginità e le accuse ricadono su Santiago Nasar. Il mattino seguente, lo stesso mattino in cui è previsto l'arrivo del vescovo, Pablo e Pedro vanno alla ricerca dell'uomo, decisi a ucciderlo. Si passa così da un clima gioioso a un'attesa preoccupata: i fratelli non fanno segreto delle loro intenzioni e gli abitanti vengono coinvolti emotivamente nella vicenda. Prima di compiere l'atto dichiarano apertamente di voler uccidere Santiago nella speranza che si verifichino circostanze che impediscano loro di commettere l'omicidio. Questo perché da un lato sentono l'obbligo morale di vendicare l'onore della sorella, ma dall'altro provano ripugnanza verso un atto di violenza che non appartiene alla loro natura. Non credendo i fratelli Vicario capaci di un tale gesto, molti pensano che le loro siano solo minacce formali, altri sono convinti che Santiago sarà avvisato in tempo così da scampare alla morte, altri ancora credono nell'innocenza dell'uomo. Nonostante tutti sappiano le intenzioni dei due fratelli, nessuno fa niente e si verificano una serie di coincidenze e di eventi che rendono ineluttabile il tragico epilogo della vicenda. Mentre gli abitanti si dirigono verso il molo per accogliere il vescovo, la notizia si diffonde, ma l'unico che rimane totalmente ignaro di ciò che sta per accadere è proprio il diretto interessato, Santiago Nasar, che verrà a conoscenza dei fatti solo pochi attimi prima di essere ammazzato. Il romanzo si conclude con il racconto della vicenda dei fratelli Vicario, che dopo tre anni di carcere vengono lasciati liberi, perché viene riconosciuto il motivo di onore. Ángela e Bayardo, invece, si rincontrano dopo 17 anni, quando Bayardo si presenta alla porta di lei con una valigia ricolma di lettere, mai aperte, che la donna gli aveva incessantemente scritto in tutti quegli anni nella speranza di essere perdonata. PersonaggiSantiago Nasar: la vittima. Un giovane di 21 anni, di origini arabe, ricco e affascinante. In seguito alla morte del padre, si occupa di amministrare l'azienda di famiglia. Viene descritto come un giovane donnaiolo, allegro e pacifico, con la passione per i cavalli e le armi da fuoco. Ángela Vicario: è una figura chiave nella vicenda che porta alla morte di Santiago. Di famiglia modesta, è la minore di quattro sorelle e la più bella. Il suo personaggio subisce un'evoluzione durante il corso della storia e Ángela, da donna debole e rassegnata, educata per sposarsi e diventare una brava moglie, diventa forte e determinata e dimostra una grande perseveranza nel cercare di riconquistare il marito. Bayardo San Román: arriva misteriosamente nel villaggio, suscitando la curiosità di tutti gli abitanti. Ha circa trent'anni ed è figlio del generale Petronio San Román; è un uomo molto ricco, sicuro di sé e abituato a ottenere sempre ciò che vuole attraverso il denaro. Si sposa con Ángela, ma quando scopre che non è vergine la ripudia. Pedro e Pablo Vicario: sono i responsabili del crimine. Erano gemelli, identici nell'aspetto fisico, ma molto diversi nel modo di reagire di fronte alle situazioni difficili. Sono due uomini mansueti, ma nel momento di compiere l'atto efferato rivelano una natura nascosta, sanguinaria e violenta. Narratore: non viene svelato esattamente di chi si tratta. Tuttavia dalla narrazione riusciamo a cogliere alcuni indizi: è cugino di Angela, è un amico della vittima e sua madre era la madrina di Santiago. È colui che intraprende le investigazioni anni dopo la morte di Santiago e scrive la "cronaca" con l'intenzione di fare chiarezza su ciò che è accaduto. TEMATICHE Gli studi critici sull'opera e le interpretazioni che ne sono state date sono molteplici: alcuni credono che il nucleo centrale sia la critica al maschilismo nella società latinoamericana, altri vedono nel romanzo un attacco indiretto alla Chiesa cattolica e ai suoi valori tradizionali, altri ancora si sono occupati della componente simbolica del delitto visto come rito sacrificale e del rapporto tra il romanzo e la tragedia greca. Molti autori credono che Gabriel García Márquez abbia trovato gli elementi per l'elaborazione del romanzo nella commedia del Siglo de Oro, specialmente in quella di Lope De Vega,alla quale infatti si fa risalire la divaricazione tra onore privato (honor) e onore pubblico (honra); e non può mancare un riferimento a un dramma di Lope de Vega appunto, Fuenteovejuna, che ha per tema proprio la responsabilità collettiva di un delitto.García Márquez scrive che è stata Rossana Rossanda a indicargli la chiave migliore di lettura:Il tema principale è l'onore. L'autore sottolinea come il delitto d'onore per mano dei fratelli Vicario sia inevitabile perché legato a valori profondamente radicati nella società in cui vivono. Si tratta di una società legata alle tradizioni rurali, in cui predominano la morale conservatrice, le apparenze e i tabù e dove la religione occupa un posto importante. La difesa dell'onore giustifica e legittima qualsiasi azione violenta volta a restaurare l'ordine della morale collettiva; per questo motivo i fratelli Vicario continueranno a dichiararsi innocenti durante il processo (e verranno assolti). Tutti i personaggi hanno una relazione diretta con la morte di Santiago. L'intera comunità, partecipa in qualche modo al crimine ed è responsabile per lo stesso; tuttavia nessuno interviene per salvare la vita dell'uomo in quanto, per principio, le questioni d'onore vanno risolte dai diretti interessati. Lo scrittore non manca di colpevolizzare gli abitanti del villaggio, che pur sapendo da tempo della minaccia incombente nulla fanno per evitarla, spinti dai sentimenti più vari: trascuratezza, viltà, rancore immotivato verso un giovane bello e ricco, indifferenza o pura curiosità di vedere come andranno a finire le cose. Altri due temi importanti, ricorrenti nelle opere di Gabriel García Márquez, sono la morte e la fatalità. Il destino di Santiago appare inevitabile dovuto a una serie di coincidenze sfortunate. Egli non potrà sfuggire alla sua sorte e non sarà capace, come del resto sua madre, abile interprete dei segni del destino, di comprendere il significato premonitore del suo sogno. Sotto il segno della fatalità operano anche i fratelli Vicario, che nonostante cerchino affannosamente un pretesto per non dover compiere la vendetta alla fine non riescono a sfuggire al destino. Un altro aspetto su cui si concentra il romanzo è l'impossibilità di scoprire la verità sui fatti accaduti. Nell'opera viene riconosciuto il fallimento nella ricerca della verità, i dubbi che cercano di essere risolti persistono e il lettore non riesce a risalire al vero colpevole del crimine, così come non riesce a scoprire se è realmente Santiago l'uomo che ha disonorato Ángela. Tecnica narrativaIn Cronaca di una morta annunciata ritroviamo alcune caratteristiche tipiche del romanzo poliziesco. Innanzitutto, l'ordine cronologico degli avvenimenti viene completamente rovesciato; il racconto si apre con l'evento finale (l'omicidio del protagonista Santiago Nasar) e solo successivamente l'autore ricostruisce l'antefatto e tutte le vicende intermedie. ComeCent'anni di solitudine, come L'autunno del patriarca, l'incipit del romanzo è infatti l'evocazione di una morte imminente che diventa il perno della narrazione, che si avvolge a spirale intorno a questo preannuncio. Nel caso di Cronaca di una morta annunciata, la narrazione procede per cerchi concentrici che si estendono da poco prima a poco dopo l'evento luttuoso, ma anche verso momenti distanti anni e anni nel passato e nel futuro. Il romanzo inizia con la frase Il giorno che l'avrebbero ammazzato, e d'altronde il fatto in sé è già suggerito nella "morte annunciata" contenuta nel titolo stesso del libro. Questo genere di intreccio è tipico del genere poliziesco, come ha ammesso lo stesso autore: la narrazione inizia dall'evento finale e più importante, ovvero il crimine, senza però svelarne i dettagli, con l'intento di suscitare curiosità nel lettore. Nel romanzo fabula e intreccio non corrispondono, il narratore si muove liberamente nel tempo della narrazione attraverso l'uso di analessi e prolessi. La struttura esterna dell'opera è chiusa e circolare in quanto la narrazione inizia e termina con la morte di Santiago: ha come effetto il mantenimento di questa morte "immobile" di fronte al lettore, mentre gli altri elementi le girano intorno; dal punto di vista metaforico, ottiene inoltre di mettere in questione il nostro modello di realtà. Nell'opera troviamo altri elementi tipici del genere poliziesco: un detective, ovvero il narratore, che cerca di ricostruire gli avvenimenti attraverso le testimonianze, spesso contraddittorie, di coloro che hanno assistito al crimine; la descrizione dettagliata del delitto; l'investigazione, ossia l'opera di ricostruzione dei fatti accaduti, accurata e minuziosa; la discussione degli indizi. Tuttavia in questo caso l'enigma, altro elemento caratteristico del genere poliziesco, non sta nel scoprire chi è l'assassino, bensì nel verificare se Santiago è colpevole o meno: infatti si tratta della "falsa storia di un vero delitto", come ha scritto García Márquez stesso. Il narratore tuttavia non riuscirà a fare piena chiarezza sui fatti accaduti; da questo punto di vista il romanzo ha una struttura aperta, perché l'autore delega al lettore il compito di ricomporre le diverse realtà frammentate e giungere a una propria conclusione circa la colpevolezza o meno di Santiago: Nel romanzo l'inchiesta è usata come tecnica letteraria. Il narratore torna sul luogo ventitré anni dopo e cerca di ricostruire gli avvenimenti attraverso le diverse opinioni e testimonianze di coloro che in qualche modo furono presenti al fatto criminale o ne ebbero notizia diretta. Si tratta di verità soggettive e parziali, spesso contraddittorie tra loro, che però concorrono tutte a formare il mosaico complessivo, a tratti confuso, della vicenda: il lettore non saprà mai se è stato Santiago Nasar a deflorare Ángela Vicario e nemmeno se il mattino dell'omicidio il cielo fosse sereno o coperto. Il narratore è omodiegetico, ovvero è un personaggio interno alla storia, in questo caso un amico di Santiago, testimone egli stesso dei fatti accaduti. Il lettore ricostruisce la storia attraverso i suoi occhi e le sue considerazioni, ma non solo. La storia, infatti, è narrata da diverse prospettive: un narratore onnisciente in terza persona, un narratore - testimone in prima persona, le voci dei numerosi abitanti del paese e la voce del pueblo, il catalizzatore di un vero e proprio coro tragico di personaggi, i ricordi dei quali spesso non coincidono. La narrazione oscilla tra la prima persona, che denota il coinvolgimento emotivo del narratore quando racconta fatti di cui ha avuto esperienza diretta, introduce il suo punto di vista e il suo giudizio personale, e la terza persona, usata dal narratore per redigere la cronaca: talvolta sembra trascrivere un rapporto giudiziario o riepilogare le lettere con i ricordi della propria madre. Nel romanzo la sua identità rimane occulta, al contrario di quella di tutti gli altri personaggi; il narratore ci fornisce però dei dettagli circa la sua vita e la sua famiglia (svela infatti il nome di sua madre e quello dei fratelli): è narratore, autore del libro, abitante, cugino di Ángela, amico di Santiago e in parte persino testimone. L'autore usa lo stile diretto nelle conversazioni che il narratore ha con i diversi testimoni; altre volte, invece, l'informazione viene presentata direttamente dalla lettura del rapporto giudiziario e delle lettere. Alla narrazione si alterna la descrizione minuziosa dei luoghi e dei personaggi. In alcuni punti l'autore usa un linguaggio umoristico e ironico e spesso fa ricorso all'iperbole e alle ripetizioni, per sottolineare l'assurdità della vicenda e la violenza dell'atto che sta per compiersi. Seguendo lo stile della cronaca, l'autore si sofferma su alcuni dettagli, come ad esempio le ore e i minuti in cui si svolge la vicenda. L'opera presenta alcuni tratti tipici del realismo magico (etichetta letteraria che non è amata dall'autore): la fusione tra reale e soprannaturale, dove gli elementi fantastici formano parte della vita quotidiana e l'insolito non viene percepito come qualcosa di straordinario, bensì naturale; l'uso frequente dell'iperbole, dell'esagerazione, ad esempio nel modo violento e grottesco in cui viene consumato il crimine o nella descrizione dell'autopsia; il tema della morte, presente in tutta l'opera; la rottura della linea temporale (l'ordine cronologico degli avvenimenti viene completamente stravolto); le descrizioni estremamente dettagliate e l'importanza data alle percezioni sensoriali. In fondo alla narrazione, il cuore del romanzo testimonia l'impossibilità di vedere il mondo da un solo punto di vista, perché a partire da Einstein e passando per Heisenberg la realtà non è più un libro di formule da decifrare, e la sua comprensione è difficile, se non proprio impossibile: e questa complessità, l'impossibilità di ridurla a un modello intelligibile è testimoniata dal moltiplicarsi dei punti di vista e dagli slittamenti temporali della narrazione. Il fatto realeIl 22 gennaio 1951 Mercedes Barcha Pardo, che García Márquez ha conosciuto a un ballo e che diventerà sua moglie, gli lascia uno scarno messaggio nella redazione di El Heraldo di Barranquilla, nella cui redazione lui lavora: il biglietto dice semplicemente Hanno ucciso Cayetano. Entrambi sanno che il riferimento è al loro comune amico Cayetano Gentile, 24 anni, giovane di origine italiana e di bell'aspetto che studiava medicina a Bogotá e abitava a Sucre, città dalla quale il padre farmacista di Mercedes è dovuto fuggire per il notevole incremento della criminalità. Autori dell'omicidio a colpi di coltello sono Victor Manuel e José Joaquín, due fratelli di Margarita Chica, maestrina della scuola di Chaparral. Grande amico d'adolescenza dell'autore, Cayetano era stato accusato dell'ex fidanzata Margarita, che aveva maturato verso di lui un forte risentimento, di essere responsabile della sua perdita della verginità prima delle nozze con Miguel Palencia.I fratelli attesero Cayetano in un bar di fronte a casa sua, ma quando il giovane vide José Joaquín correre verso di lui con un coltello sguainato, corse verso di casa; la madre, convinta che fosse già rientrato, sprangò la porta d'ingresso, e il giovane fu sbudellato nel patio della casa vicina. Al ricevimento della notizia, García Márquez avrebbe voluto recarsi a Sucre, ma dalla redazione bocciarono l'idea in quanto impulso sentimentale.Cominciò tuttavia a maturare nella mente dell'autore l'idea di scrivere un romanzo sulla fatalità e sulla responsabilità, a partire dalla morte di Cayetano Gentile. Quando sua madre venne a saperlo gli vietò di scriverne finché fosse stata in vita Julieta Cimento, la madre del giovane nonché madrina di battesimo di Hernando García Márquez, fratello di Gabriel. La storia maturò quindi nell'ombra per quasi trenta anni, finché nel 1980 la madre stessa comunicò all'autore, che in quel tempo viveva a Barcellona, la morte della signora Cimento, che non si era mai ripresa dal brutto colpo. A quel punto la scrittura poté finalmente iniziare, dopo la raccomandazione materna: "Trattalo come se Cayetano fosse mio figlio". La madre dell'autore tuttavia non leggerà mai il romanzo, pubblicato un anno dopo, con la motivazione che "Una cosa risolta così male nella vita non può risolversi bene in un libro." |
Post n°1938 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. L'autunno del patriarca ( di Gabriel García Márquez è un romanzo pubblicato nel 1975 che narra la storia del dittatore di uno stato caraibico, scritto con uno stile innovativo che l'autore ricercò apposta per distanziarsi dal colossale successo del precedente Cent'anni di solitudine. L'opera fu pubblicata in Italia da Feltrinelli per la prima volta nel 1975. TramaIl giorno della morte del dittatore che per tempo immemorabile ha retto le sorti dello stato, la folla dei cittadini irrompe nel palazzo presidenziale e osserva attonita le innumerevoli gabbie di uccelli, i fuochi di sterco che il generale accendeva la notte, le vacche che pascolano nei cortili. Già una volta il vecchio dittatore aveva dato a credere di essere morto, quando il suo sosia Patricio Aragonés era stato avvelenato in un complotto. Incredibili festeggiamenti avevano sconvolto il paese, i ministri e i militari si erano riuniti per mettersi d'accordo sulla successione; sul più bello però il dittatore era tornato allo scoperto, la fedelissima Guardia Presidenziale aveva dato l'assalto al palazzo compiendo un massacro. Da quel momento il presidente aveva regnato in solitudine, assistito solo dagli elementi più fedeli. Era arrivato al potere dopo il caos delle guerre civili e la deposizione di un precedente dittatore, quando si era imposto su tutti gli altri generali signori della guerra. Strani incidenti avevano poi falcidiato uno a uno i suoi rivali, finché gli ultimi sei invitati alla pacificazione erano stati trucidati insieme alle scorte dalla guardia presidenziale. L'unico scampato era il generale Saturno Santos, un indio delle montagne, sfuggito a lungo alla caccia. Messo poi con le spalle al muro aveva riconosciuto la supremazia invincibile del Presidente, chiedendo e ottenendo di lavorare al suo servizio. Era divenuto la sua inseparabile guardia del corpo. L'unica persona che abbia un'influenza continuativa sul Presidente è sua madre Bendición Alvarado, semplice donna del popolo, come tra l'altro è il dittatore stesso; quando ha cominciato a salire la piramide del potere non sapeva né leggere né scrivere. Ogni giorno nel pomeriggio si reca a trovare la madre seguito da una scorta armata. Per la verità un'altra donna entra furiosamente nella sua vita, quando già si trova in età avanzata: Manuela Sánchez, la Regina dei Poveri, una ragazza dalla bellezza sovrumana che gli fa perdere la testa. Il Presidente si presenta ogni giorno dalla madre della ragazza con regali sempre più stupefacenti. La giovane prova ripugnanza per quest'uomo anziano che le ha rovinato la vita: i suoi pretendenti sono scomparsi, come pure le amiche, il quartiere povero in cui viveva è stato ristrutturato e gli abitanti cacciati, ogni giorno deve sopportare l a corte del Presidente che si consuma d'amore. Durante una notte all'improvviso, al culmine dell'idillio del vecchio dittatore, Manuela Sánchez svanisce nell'aria. Quando sua madre Bendición Alvarado muore, la devozione popolare e il servilismo nei confronti del Presidente fanno sì che subito nascano leggendo intorno ai miracoli compiuti dalla donna. La gerarchia cattolica si rifiuta di riconoscerne la validità ai fini della canonizzazione, e anche Demetrio Aldous l'Eritreo, inviato dal Vaticano, arriva a dimostrare che le presunte prove sono solo truffe di persone interessate al traffico di cimeli; ma per vendetta il Presidente confisca tutte le proprietà della Chiesa e fa cacciare i religiosi dal paese, completamente nudi. È durante queste operazioni che cade sotto la malia di una novizia, Leticia Nazareno, destinata a diventare sua moglie. Visto il suo interesse, i servizi segreti la fanno rapire e gliela consegnano nel letto. Dopo una lunga resistenza, la donna cederà alle sue pretese sessuali ma alla fine lo convincerà a sposarla. Sarà lei a dargli un erede, nominato subito alla nascita generalissimo, e sarà la famiglia Nazareno a permeare tutto lo Stato con corruzione, clientelismo e nepotismo. Di tutto ciò il Presidente è consapevole, e teme da un giorno all'altro di perdere la donna che ama; infatti Leticia e il figlioletto vengono sbranati al mercato da una torma di cani. Per la ricerca e la punizione dei colpevoli, l'uomo si affida a Ignacio Sáenz de la Barra, un aristocratico dall'aspetto raffinato e dai modi terribili, che estende la repressione a tutto il paese. Gli recapita periodicamente sacchi di iuta pieni di teste mozzate, costruisce prigioni segrete delle quali il Presidente finge di non sapere nulla, incarcera e tortura finché anche lui viene fatto letteralmente a pezzi dalla folla esasperata. Dopo i festeggiamenti per il centesimo anno di potere, il Presidente è costretto a cedere agli stranieri il mare come restituzione dell'enorme debito estero. La sua esistenza si conclude in solitudine, a età molto avanzata e all'improvviso, lasciando increduli i sudditi per quella che percepiscono come una fine di un'epoca: AnalisiGarcía Márquez inizia a scrivere il romanzo subito dopo l'enorme successo internazionale di Cent'anni di solitudine, ma l'idea originale di un'opera incentrata sulla figura di un tiranno caraibico risale a pochi giorni dopo la caduta di Marcos Pérez Jiménez, dittatore del Venezuela avvenuta il 23 gennaio 1958. L'autore si trova al tempo a Caracas, tornato dall'Europa per lavorare al giornale Momento; per documentarsi intorno a quest'idea, nei mesi successivi legge decine di biografie di dittatori latinoamericani, che gli lasciano un'immagine germinale dalla quale nascerà il romanzo: Il 21 marzo dello stesso anno García Márquez sposa Mercedes Barcha Pardo, alla quale comunica pochi giorni dopo, durante un volo aereo verso Barranquilla, la sua intenzione di scrivere un romanzo su un dittatore. Nel gennaio 1959 García Márquez assiste a L'Avana al processo al generale Sosa Blanco, e gli viene l'intuizione di costruire il suo romanzo come il lungo monologo di un dittatore destituito durante un processo, ma si rende conto che in America Latina i dittatori o muoiono di vecchiaia o fuggono o finiscono ammazzati, non trascinati davanti alla giustizia. In totale la gestazione del libro prende 17 lunghi anni; una prima versione di 300 cartelle dattiloscritte, che risale agli anni in cui l'autore vive in Messico, viene abbandonata nel 1962.Il titolo è presente da tempo nella mente dell'autore: Dopo aver impiegato due decenni per arrivare a Cent'anni di solitudine, non vuole essere condannato a rimanere a Macondo come la stirpe dei Buendía. La scrittura riprende a Barcellona e continua fino alla pubblicazione, avvenuta contemporaneamente per tre diverse case editrici a Barcellona, Bogotà e Buenos Aires, 500 mila copie di tiratura iniziale. L'autore si prende ogni sorta di libertà stilistica; non solo con la sintassi (lunghissimi periodi pieni di subordinate che compongono anacoluti interminabili), ma anche con il tempo narrativo: ci sono interi paragrafi senza punti né virgole nei quali si mescolano diversi punti di vista che disorientano il lettore: Il personaggio del Presidente non ha le caratteristiche di nessuno dei molti dittatori che si avvicendano nei paesi dell'America Latina, e neppure di Francisco Franco ancora al potere in Spagna quando il romanzo viene pubblicato; è un personaggio letterario a tutto tondo, che incarna la banalità del male;in grado di suscitare non solo repulsione ma anche compassione per la solitudine del potere, rappresenta forse ciò che sarebbe diventato il colonnello Aureliano Buendía se avesse vinto le guerre civili raccontate nella parte centrale di Cent'anni di solitudine. I n fondo anche il Presidente vive sospeso nell'immobilità di un tempo stagnante, in un lungo autunno che l'autore descrive in un romanzo i cui confini sono dilatati fino a fagocitare e assimilare elementi propri della poesia, nell'accurata scelta dei vocaboli e degli accenti, nella musicalità, nella sonorità e plasticità di una l ingua che è il punto d'approdo di un genere alluvionale e meticcio a partire già da Cervantes. A proposito di questo romanzo, la critica ha parlato di un libro "barocco", definizione che non è fuori luogo se si intende definire il rifiuto di García Márquez di rinchiudere la realtà nei limiti del realismo, il suo modo di aggredire una materia letteraria non più ordinata, chiusa, cartesiana bensì frammentata, ubiqua, "rabaleisisana":così come barocco è il tempo del racconto, che non è né matematico né assoluto bensì indistinguibile dal concetto di spazio, nel senso che intendeva Wilhelm Hausenstein: "L'essenza del barocco è la contemporaneità delle sue azioni". È per questa ragione che il tempo di L'autunno del patriarca ruota intorno a una serie di cerchi concentrici, ognuno dei "capitoli" in cui è suddiviso inizia con la scoperta del corpo esanime del Presidente nel suo enorme palazzo, e poi invece di procedere in linea retta si sviluppa senza direzione, vivace e capriccioso in una continua serie di anticipazioni e rimandi. |
Post n°1937 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
Premio Nobel per la letteratura 1982 Gabriel José de la Concordia García Márquez noto semplicemente come Gabriel García Márquez soprannominato Gabo (Aracataca, 6 marzo 1927 - Città del Messico, 17 aprile 2014), è stato uno scrittore, giornalista e saggista colombiano naturalizzato messicano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1982. Tra i maggiori scrittori in lingua spagnola, García Márquez è considerato uno dei più emblematici esponenti del cosiddetto realismo magico, la cui opera ha fortemente contribuito a rilanciare l'interesse per la letteratura latinoamericana. Dotato di uno stile scorrevole, ricco e costantemente pervaso di un'amara ironia, i suoi romanzi sono caratterizzati da articolate strutture narrative, con frequenti intrecci fra realtà e fantasia, fra storia e leggenda, con la presenza di molteplici piani di lettura, anche allegorici, tenuti assieme da un sapiente uso della prolessi e dell'analessi. Il suo romanzo più famoso, Cent'anni di solitudine, è stato votato, durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena de Indias, inColombia nel marzo del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia Biografia Primogenito dei sedici figli del telegrafista Gabriel Eligio Basilio García (1901-1984) e della sedicente chiaroveggente Luisa Santiaga Márquez Iguarán (1905-2002), Gabriel García Márquez nacque ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia settentrionale, il 6 marzo del 1927 (sebbene venga spesso erroneamente riportato come anno di nascita il 1928). Dopo il trasferimento a Riohacha, il giovane García Márquez crebbe con i nonni materni: il colonnello liberaleNicolás Ricardo Márquez Mejía (1864-1936) e la sua consorte Tranquilina Iguarán Cotes (1863-1947), una grande conoscitrice difiabe e leggende locali. Come consuetudine diffusa nei paesi ispanici, porta i due cognomi del padre e della madre. Nel 1937, a seguito della morte del nonno avvenuta l'anno precedente, García Márquez si trasferì a Barranquilla per studiare. Dal 1940 frequentò il Colegio San José e si diplomò al Colegio Liceo de Zipaquirá nel 1946. L'anno dopo, García Márquez si trasferì a Bogotà per studiare giurisprudenza e scienze politiche presso l'Universidad Nacional de Colombia, ma presto abbandonò lo studio a causa dello scarso interesse che quelle materie suscitarono in lui. L'inizio dell'attività giornalistica (1948-1961) Dopo i disordini del 1948 (nel periodo detto La Violencia, culminato con la dittatura di Gustavo Rojas Pinilla nel 1953), in cui nel rogo della pensione in cui abitava bruciarono alcuni suoi scritti, si trasferì a Cartagena dove cominciò a lavorare dapprima come redattore e poi come reporter de "El Universal". Alla fine del 1949 si trasferì a Barranquilla per lavorare come opinionista e reporter a "El Heraldo". Su invito di Álvaro Mutis, nel 1954 García Márquez tornò a Bogotá, a lavorare a El Espectador come reporter e critico cinematografico. L'anno successivo trascorre alcuni mesi a Roma, dapprima come inviato nella città, dove segue dei corsi di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, in seguito si trasferisce aParigi. Rapporto con Cuba Nel 1958, dopo un soggiorno a Londra, García Márquez tornò in Sudamerica, stabilendosi in Venezuela. Nello stesso anno sposa a Barranquilla Mercedes Barcha e, dopo la salita al potere di Fidel Castro, visita Cuba, dove ha modo di conoscere personalmente Che Guevara, e lavora (prima a Bogotà, poi a New York) per l'agenzia Prensa Latina, fondata da Jorge Ricardo Masetti e dallo stesso Castro, del quale divenne un buon amico. Questa amicizia - che egli definì intellettuale e letteraria, più che politica - con il líder maximo gli fruttò diverse critiche, non impedendogli comunque che venisse stimato anche negli Stati Uniti (ad esempio dall'ex Presidente Bill Clinton, il quale ha dichiarato che è il suo scrittore preferito, e lo ha anche incontrato alla Casa Bianca, rimuovendo il divieto al visto d'ingresso posto sullo scrittore nel 1961, a causa della sua frequentazione di Cuba). Dalla moglie Mercedes ha avuto due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (che nacque in Messico tre anni più tardi). Nel 1961 si trasferisce a New York, sempre come corrispondente di Prensa Latina. Sentendosi messo sotto sorveglianza dalla CIA e minacciato dagli esuli cubani anticastristi, decide di trasferirsi in Messico, dopo aver perso l'autorizzazione alla residenza permanente come cronista negli Stati Uniti, in seguito a decisioni politiche. Nel 1971, a causa dell'«affaire Padilla» - il governo cubano aveva fatto arrestare e poi costretto ad una pubblica autocritica, in cui accusava sé stesso e la moglie (condizione imposta per l'immediato rilascio e la concessione del visto d'uscita), il poeta Heberto Padilla, per avere scritto contro la Rivoluzione e il castrismo -, molti intellettuali socialisti e comunisti, tra cuiJean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Mario Vargas Llosa, Federico Fellini e altri firmarono una lettera di critica al governo cubano, rompendo di fatto i loro rapporti e il sostegno a Castro: García Márquez fu, al contrario, l'unico degli intellettuali interpellati che si rifiutò di firmare questa lettera aperta e il fatto che Vargas Llosa lo avesse invece fatto, interruppe il loro lungo rapporto d'amicizia (Vargas Llosa aveva scritto la sua tesi di dottorato proprio sull'opera di García Márquez); i due scrittori sudamericani non si sono parlati per oltre trent'anni, avendo troncato definitivamente ogni contatto dopo un acceso litigio a Città del Messico nel 1976, in cui, in parte per le divergenze politiche ed in parte per motivi personali, Vargas Llosa colpì García Márquez con un pugno in pieno volto. Solo nel 2007, nonostante Vargas Llosa fosse rimasto sulle sue posizioni anticomuniste e neoliberiste, avvenne una parziale riappacificazione, quando l'autore peruviano permise la pubblicazione di un suo saggio del 1971, nell'introduzione di una nuova edizione di Cent'anni di solitudine. Gabriel Garcia Marquez (assieme al suo amico italiano Cesare Zavattini) a Cuba è stato cofondatore della Scuola Internazionale di Cinema e TV (a San Antonio del Los Banos, alla periferia dell'Avana) tuttora molto attiva. |
Post n°1936 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
Attività letteraria e politica successiva (1961-2000) Il suo esordio letterario avvenne nel 1955 con il romanzo Foglie morte, ma il primo racconto risale al 1947. Dopo il trasferimento in Messico, si dedicò in maniera costante alla scrittura. Nel 1967 pubblicò la sua opera più nota: Cent'anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo attraverso diverse generazioni. Un'opera complessa e ricca di riferimenti e allusioni alla storia e alla cultura popolare sudamericana, considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico, e che ha consacrato in tutto il mondo García Márquez come un autore del massimo livello. Nel 1973 abbandona temporaneamente, per circa due anni, la letteratura per dedicarsi al giornalismo sul campo, come segno di protesta per il colpo di stato cileno del generale Augusto Pinochet, che portò alla morte del presidente Salvador Allende. Nel 1974, a Roma ha fatto parte della sessione II del Tribunale Russell, organizzazione indipendente fondata dal matematico e pensatore Bertrand Russell e dal filosofo Jean-Paul Sartre ai tempi della guerra del Vietnam, che ha esaminato le violazioni di diritti umani in Cile. Negli anni successivi seguiranno numerosi altri romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto L'autunno del patriarca(1975), Cronaca di una morte annunciata e l'ironico L'amore ai tempi del colera, pubblicati negli anni settanta e ottanta, che ottengono un grande successo di pubblico in tutto il mondo, e dai quali sono state tratte omonime versioni cinematografiche. Nel 1976 dichiara che non pubblicherà più nulla fino a che Pinochet deterrà il potere in Cile, ma cambierà idea nel 1980, accettando una nuova pubblicazione; nel 1986 pubblicò invece, sempre sulla dittatura di Santiago, Le avventure di Miguel Littin, clandestino in Cile, reportage sul regista dissidente cileno Miguel Littín. Dal 1975, Gabriel García Márquez vive tra il Messico, Cartagena de Indias, L'Avana e Parigi. Nel 1982, venne insignito del Premio Nobel per la letteratura. Dagli anni Ottanta agli anni Novanta trascorrerà poco tempo in patria (anche se ritornò nella vecchia residenza di Aracataca nel 1983, l'anno prima della morte di suo padre), insanguinata dalla guerra tra governo, narcotrafficanti e guerriglieri come le FARC.Come già fatto in passato, García Márquez si proporrà e svolgerà il ruolo di mediatore per cercare di ottenere la pace in Colombia, fino agli anni 2000. Nel 1986 conosce il leader sovietico Michail Gorbachev a Mosca, e partecipa a cerimonie politiche invitato da Carlos Andrés Pérez in Venezuela e François Mitterrand in Francia. Negli anni Novanta, prima della malattia che lo colpirà, diventa un simpatizzante del leader venezuelano Hugo Chávez e del socialismo del XXI secolo, anche se non ne apprezza tutte le iniziative, sostenendo l'azione di Castro presso il leader bolivariano, che secondo lo scrittore servì a moderarne molte posizioni estreme ed intransigenti. Inoltre critica il presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, ex liberale di sinistra passato al centro-destra, soprattutto per la sua politica proibizionista sulle droghe che, secondo lo scrittore, rafforzerebbe i cartelli dei narcotrafficanti di cocainaanziché indebolirli, mentre la cessazione della war on drugs poteva aprire scenari di pacificazione con le frange di popolazione che appoggiano i cartelli, invitando questi ultimi a deporre le armi. Sui cartelli della droga scrive anche il resoconto Notizia di un sequestro, un libro-intervista agli ostaggi di un sequestro di persona ad opera del celebre trafficantePablo Escobar. Si oppone all'estradizione di Escobar negli USA, sostenendo che vada giudicato per i suoi crimini in Colombia (Escobar morirà poi in uno scontro a fuoco con le forze governative) e alla militarizzazione del paese. Lo scrittore propose una politica di mediazione e di pace tra governo, cartelli e gruppi guerriglieri come le FARC. La malattia e il ritorno (2000-2010) Nel 1999 gli viene diagnosticato un linfoma (linfoma non Hodgkin che lo spinge a iniziare a crivere le sue memorie, alle quali si dedica per parecchie ore al giorno, e nel 2000 il periodico peruviano "La República" diffonde l'errata notizia secondo cui il Nobel sarebbe ormai agonizzante. In realtà era a Los Angeles, per sottoporsi ad alcuni cicli di chemioterapia; sosterrà che il tumore è stata l'occasione per tornare a scrivere dopo un periodo di silenzio. Poco dopo circolò in rete lo scritto La Marioneta una sorta di commiato dagli amici più cari. In un'intervista al periodico mattutino salvadoregno El Diario de Hoy, datata 2 giugno 2000, fu lo stesso García Márquez a negarne la paternità, affermando, tra l'altro: «Quello che potrebbe uccidermi è che qualcuno creda che io abbia scritto una cosa così kitsch. È la sola cosa che mi preoccupa». In seguito, García Márquez e l'autore del brano, Johnny Welch, si incontrarono, ponendo fine alla querelle. Nel 2002 pubblicò la prima parte della sua autobiografia intitolata Vivere per raccontarla. Nel 2005 García Márquez, vinta definitivamente la sua battaglia contro il cancro, è tornato alla narrativa con quello che sarebbe stato il suo ultimo romanzo,Memoria delle mie puttane tristi, mentre nel 2010, riprendendo la linea autobiografica, ha pubblicato il saggio Non sono venuto a far discorsi, raccolta di discorsi da lui scritti e pronunciati in varie occasioni.Negli anni 2000 fu tra i molti firmatari di una petizione a sostegno dell'ex terrorista e scrittore italiano Cesare Battisti. Gli ultimi anni Nel 2012 l'amico Plinio Mendoza dichiarò che lo scrittore era stato colpito dalla malattia di Alzheimer (patologia che aveva già portato alla morte la madre dello scrittore nel 2002, all'età di 97 anni) e che pertanto non avrebbe potuto più scrivere. La notizia fu confermata dal fratello Jaime, secondo il quale "Gabo" era affetto da demenza senile, ma non dalla moglie, secondo cui i problemi di memoria erano quelli fisiologici delle persone anziane. Lo stesso scrittore ha dichiarato alla stampa, per il suo 86º compleanno, il 6 marzo 2013, di essere "molto felice di essere arrivato a quest'età" senza fare cenno alla presunta malattia. García Márquez è ricomparso in pubblico il 30 settembre 2013, in buone condizioni di salute. Nel 2014 la salute dello scrittore declinò nuovamente, e il 17 aprile 2014 Garcia Marquez muore all'età di 87 anni in una clinica di Città del Messico, dove era stato ricoverato pochi giorni prima per un problema respiratorio dovuto a polmonite e per un'infezione delle vie urinarie.Per commemorare la scomparsa del premio Nobel colombiano, il presidente Juan Manuel Santos ha disposto il l utto nazionale per tre giorni. Lo stile letterario e le tematiche Gabriel García Márquez fu uno dei quattro scrittori latinoamericani coinvolti per primi nel boom letterario latinoamericano degli anni Sessanta e Settanta; gli altri tre autori erano il peruviano Mario Vargas Llosa, l'argentino Julio Cortázar e il messicano Carlos Fuentes (ad essi è da aggiungersi la figura discostata di Jorge Luis Borges). Sarà Cent'anni di solitudine il romanzo che gli porterà fama internazionale di romanziere del movimentomagico-realista della letteratura latinoamericana, che influenzerà gli scrittori di periodi successivi, come Paulo Coelho e Isabel Allende. Egli appartiene alla generazione che recuperò la narrativa fantastica del romanticismo, come quella di E.T.A. Hoffmann, e ilromance europeo, lo stile dei poemi lirici, epici e mitologici che andavano di moda fino all'alba del romanzo moderno nel XVIII secolo, quando la particolare mescolanza di reale e invenzione venne relegata nella letteratura del romanzo gotico o in altri sottogeneri. Come una metaforica e critica interpretazione della storia colombiana, dalla fondazione allo Stato contemporaneo, Cent'anni di solitudine riporta diversi miti e leggende locali attraverso l a storia della famiglia Buendía i cui membri per il loro spirito avventuroso si collocano entro le cause decisive degli eventi storici della Colombia - come le polemiche del XIX secolo a favore e contro la riforma politica liberale di uno stile di vita coloniale; l'arrivo della ferrovia in una regione montuosa; la Guerra dei mille giorni ( Guerra de los Mil Días, 1899-1902); l'egemonia economica della United Fruit Company ("Compagnia bananiera" nel libro); il cinema; l'automobile; e il massacro militare dei lavoratori i n sciopero come politica di relazioni fra governo e manodopera. La ripetitività del tempo e dei fatti è appunto il grande tema del romanzo, un tema in cui l'autore riconosce la caratteristica della vita colombiana e attraverso cui vediamo delinearsi altri elementi: l'utilizzo di un "realismo magico" che mostra un microcosmo arcano in cui la linea di demarcazione fra vivi e morti non è più così nitida e in cui ai vivi è dato il dono tragico della chiaroveggenza, il tutto con un messaggio cinicamente drammatico di fondo, di decadenza, nostalgia del passato e titanismo combattivo di personaggi talvolta eroici ma votati alla sconfitta. Su questa linea, dopo un inizio nella letteratura realistica di stile hemingwayano, proseguirà tutta l'opera di García Márquez (tranne gli scritti prettamente autobiografici), in equilibrio tra l'allegoria, il reale e il mito, influenzato dalle tematiche surrealidi Franz Kafka e dal simbolismo. Lo stile presenta notevoli intrecci, digressioni, prolessi e analessi, con l'uso di frasi quasipoetiche nella prosa, un linguaggio ricercato e prosaico alternato a seconda del personaggio, e lo svolgimento di storie "corali" e parallele. Il narratore è spesso esterno e onnisciente, cioè conosce già gli avvenimenti futuri. |
Post n°1935 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
Occhi di cane azzurro è una raccolta di racconti dello scrittore colombianoGabriel García Márquez, Premio Nobel per la letteratura 1982. Pubblicata per la prima volta in lingua originale a Rosario (Argentina), la raccolta comprende tutti i racconti giovanili scritti a Bogotà, Cartagena de Indias e Barranquilla tra il 1947 e il 1955. RaccontiLa terza rassegnazioneUn bambino morto all'età di 7 anni continua a crescere per altri 18 nel feretro che la madre gli ha fatto costruire su misure da adulto, disteso su un tavolo in una stanza di casa. Immobile, il bambino è in grado di percepire quanto accade intorno a sé; giunto però all'età di 25 anni, arrestatasi la crescita cellulare, si rende conto che la sua finta vita è al termine, e comincia a sentire odore di putrefazione. Si tratta del primo racconto di Gabriel García Márquez, pubblicato all'età di 20 anni sul supplemento letterario di un quotidiano di Bogotá, mentre è studente della facoltà di Legge all'università della capitale.Influenzato dalla lettura di La metamorfosi di Kafka, si cimenta immediatamente nella stesura su una macchina da scrivere portatile di un racconto sulla falsariga di quello dello scrittore ceco, che per lui è la storia di un "cadavere cosciente". Per qualche giorno si astiene persino dal frequentare l'università per timore di perdere l'ispirazione, poi legge sull'autorevole supplemento letterario Fin de semana del quotidiano El Espectador un intervento del direttore Eduardo Zalamea Borda (pseudonimo "Ulisse") il quale lamenta che la nuova generazione di scrittori colombiani sia priva di nomi da ricordare. Senza far leggere il racconto a nessuno dei compagni di corso, lo corregge "fino alla spossatezza" e lo mette dentro una busta insieme a due righe per Eduardo Zalamea, che consegna nella portineria del giornale. Due settimane dopo vide il titolo del suo racconto su tutta la pagina di El Espectador in uno dei caffè che frequenta, e siccome non possiede neppure i 5 centesimi necessari a acquistarlo deve farsi regalare il giornale da un signore che scende dal taxi tenendolo in mano. L'altra costola della morte
Il protagonista si sveglia spaventato per aver sognato il fratello gemello appena morto di cancro. Rievoca l'agonia, identificandosi a causa della vicinanza empatica tipica dei gemelli monozigoti, e immagina cosa provi il defunto nella sua tomba, faticando a distinguere se stesso dall'altro. Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, in un saggio dedicato al García Márquez rileva come i primi racconti dello scrittore colombiano possano essere divisi in due periodi: una prima serie nella quale si sente forte l'influenza di Kafka, che comprende i testi scritti a Bogotá, e una seconda ispirata alla scrittura di Faulkner. Per quanto riguarda il primo periodo, dal '47 al '49, parla di uno schema narrativo "metafisico-masturbatorio": in effetti in tutti i primi testi di questa antologia abbiamo un protagonista nevrotico e solitario disteso in un letto, che si tortura con pensieri di morte o quantomeno di disintegrazione ontologica. Eva sta dentro il suo gattoEva está dentro de su gato, prima pubblicazione: supplemento al n. 86 di El Espectador, Bogotá, 25 ottobre 1947Immobile nel suo letto, una bambina pensa forse al fratello/doppio morto e sepolto in giardino; la sua ipersensibilità la porta a rendersi conto di essere uscita con la coscienza dal proprio corpo, e l'improvvisa voglia di assaggiare un'arancia, forse una citazione biblica come lascia supporre il suo nome desunto dal titolo del racconto, la spinge a guardarsi in torno per vedere se il suo spirito possa incarnarsi in un essere vivente. L'unico presente in casa è il gatto, ma le dà r ipugnanza la possibilità che possa cacciare e nutrirsi di un animale immondo come un topo. Eva si rende conto improvvisamente che sono passati già tremila anni di vagabondaggio nella casa abbandonata da quando ha provato il primo desiderio di arancia. Secondo racconto in assoluto pubblicato da García Márquez, segue di poche settimane il primo, sempre su El Espectador, dove apparve il 25 ottobre 1947. Galvanizzato dall'essere arrivato sulla rivista, il giovane studente universitario si domanda quali siano i difetti del suo primo racconto, e li individua nella goffaggine della scrittura e nell'ignoranza del cuore umano. Si impone perciò per la sua seconda prova di chiamare alla memoria una situazione reale, e ricorda che una delle donne più belle che avesse conosciuto da bambino gli aveva confidato di voler essere nel gatto che teneva in grembo. Pochi giorni dopo, "Ulisse" Eduardo Zalamea pubblicò sulla rivista un intervento che terminava con le parole: "Con García Márquez nasce un nuovo e importante scrittore." Amarezza per tre sonnambulin. 90 di El Espectador, Bogotá, 13 novembre 1949 Racconto di difficile comprensione a causa del punto di vista della voce narrante. Tre fratelli osservano, forse, la madre perseguitata dal sonnambulismo, che hanno ospitato in casa. La donna decide da un momento all'altro di non sorridere più per il resto della sua vita e di rimanere seduta nel patio, per porre termine alle inquietudini notturne. Questo racconto e il seguente vengono scritti a Cartagena; sebbene si noti un alleggerimento del linguaggio retorico rispetto ai precedenti,si possono a buon diritto considerare entrambi appartenenti alla fase "Kafka-Bogotá". Dialogo dello specchio
È un altro acconto sul doppio; un uomo al risveglio si guarda allo specchio mentre si rade, ricorda il fratello gemello morto e non riesce a richiamare alla memoria l'espressione "vaso di Pandora". Tutti i primi racconti pubblicati risentono dell'atmosfera claustrofobica in cui l'autore visse il periodo di studi passato nelle capitale, conclusosi con l'assassinio del candidato liberale Jorge Eliécer Gaitán il 9 aprile 1948 e la sollevazione di piazza conosciuta come Bogotazo. Occhi di cane azzurro
È il resoconto di un sogno. Nel vedere la bellezza degli occhi grigi di una donna chiusa in una stanza, sola con lui, un uomo dice: "Occhi di cane azzurro", e ricorda che non è la prima volta che si incontrano i n questa situazione. Infatti, ogni notte entrambi sognano la medesima situazione, la stanza e le parole d'amore; poi di giorno lei gira per la città con quelle parole sulle labbra, "Occhi di cane azzurro", nel disperato tentativo di ritrovare nella realtà l'uomo del sogno. Però ogni notte lei non ricorda quale sia il nome della città, e ogni giorno lui non ricorda il sogno, così che la situazione si riproduce all'infinito, notte dopo notte. Questo racconto con la sua incursione nel fantastico rappresenta un momento di snodo tra il periodo "kafkiano" e metafisico di Bogotá e il successivo, i racconti scritti sulla costa caraibica. Mario Vargas Llosa ravvisa l'influenza del raccontoErostrato di Jean-Paul Sartre; entrambi infatti presentano la medesima situazione, una donna che si spoglia davanti a un uomo in una camera d'albergo; inoltre un passaggio di García Márquez risulterebbe difficilmente spiegabile senza il precedente di Sartre: La donna che arrivava alle seiLa mujer que llegaba a las seis, primapubblicazione: Crónica n. 9, Barranquilla, 24 giugno 1950 Ogni giorno una donna non più giovane entra alle 6 in punto del pomeriggio nel bar di José, mangia un piatto che lui non le fa pagare, quindi se ne va ogni volta con un uomo diverso. Oggi però insiste di essere arrivata un quarto d'ora prima, e chiede a José se sarebbe disposto a dire questa bugia di 15 minuti per lei. Il barista dice per scherzo che ucciderebbe gli uomini che si allontanano con lei, allora la donna gli confessa che si vedono per l'ultima volta perché andrà lontano per sempre. In una lettera che accompagna la ripubblicazione di La donna che arrivava alle sei su El Espectador, due anni dopo la prima comparsa, l'autore spiega che l'idea originale era di scrivere un racconto poliziesco, ma il carattere dei personaggi ha preso il sopravvento. Il secondo gruppo di racconti presente nell'antologia, scritto tra Barranquilla e Cartagena dopo l'allontanamento dalla capitale a causa dei sanguinosi disordini, rappresenta una schiarita nella prima fase della produzione di García Márquez.L'influenza letteraria predominante è William Faulkner, i testi godono di una maggiore leggibilità. Nabo, il negro che fece aspettare gli angeli
Un giovane manovale nero che ha l'incarico di badare ai cavalli del padrone, e di manovrare il grammofono per la bambina autistica di casa, riceve un violento calcio in fronte da un cavallo. Perde il senno e il senso della realtà, viene rinchiuso dai padroni e non si rende conto del passare degli anni. Il sassofonista nero che lui andava sempre a sentire in piazza al termine del lavoro torna nel suo delirio come un angelo venuto per portarlo con sé, ma Nabo lo fa attendere anni e anni perché nella sua percezione ha ricevuto il colpo in fronte appena il giorno prima. Questo è senz'altro il racconto in cui si sente di più l'influenza della lettura di Faulkner; si alternano due punti di vista: un narratore onnisciente e una seconda voce che usa la forma grammaticale della prima persona plurale; il secondo tenta di esprimere una narrazione oggettiva che frustra il fantastico del racconto, cioè le conversazioni di Nabo con l'angelo. Qualcuno scompiglia queste rose
Il fantasma di un bambino morto continua a frequentare la casa dove visse, e dove nel frattempo è tornata a abitare la sua compagna di giochi di quarant'anni fa; la donna è convinta che a scompigliare le rose che tiene in casa sia il vento, in realtà è il bambino che vorrebbe portarle sulla propria tomba. All'inizio della propria carriera García Márquez sembra negare la propria esperienza di vita, il ricco mondo colorato che diventerà la base della parte più famosa della sua opera, all'inseguimento di demoni letterari legati all'estetica naturalistica; Se ne libererà soltanto con quello che Vargas Llosa ha definito "deicidio", nel senso che ogni atto di creazione letteraria è una ribellione contro quella creazione di Dio che è la realtà. Questo avviene con la visita in compagnia della madre a Aracataca per mettere in vendita la casa di famiglia, momento di svolta nella sua vita a partire dal quale abbandona il realismo per creare una poetica propria. Il racconto viene scritto in fretta e furia quando l'autore, redattore del giornale Crónica di Barranquilla, deve sostituire all'ultimo momento il pezzo dell'opinionista politico colpito da un grave infarto; rileggendolo quando già è in stampa, si rende conto che è l'ennesimo esempio di "dramma statico" nella sua produzione. La notte dei pivieri
Tre uomini ciechi si trovano in una casa dove sentono la voce e la presenza di una donna, alla quale raccontano che i pivieri hanno strappato i loro occhi perché mentre erano ubriachi hanno tentato di fare il verso al loro canto. La donna chiede al figlio di accompagnarli a casa ma il bambino è riluttante perché sostiene che nessuno crederebbe alla storia degli uccelli che cavano gli occhi. All'origine del racconto c'è una leggenda popolare della costa atlantica secondo la quale il piviere (alcaraván), uccello che segna l'ora con il suo canto, strappa gli occhi a chi prova a imitarlo con la voce. Il testo fu scritto di getto a Barranquilla, dalle quattro del mattino del 28 luglio 1950 alle otto del giorno seguente, dopo che García Márquez seppe della leggenda dei pivieri: attendendo in una casa d'appuntamenti che cuocesse un sancocho con quattro carni i cui odori selvatici avevano attirato gli uccelli, vide un cliente del bordello afferrare un piviere e gettarlo a bollire vivo nella pentola. La tenutaria, la quasi centenaria Negra Eufemia, apostrofò gli ospiti, dicendo che i pivieri avrebbero cavato loro gli occhi. Monologo di Isabel mentrevede piovere su Macondo
La giovane sposa Isabel, in attesa di un bambino, assiste all'arrivo dell'inverno (che ai Caraibi è la stagione delle piogge) dalla veranda della casa familiare. L'abitazione si allaga, i contadini sono impotenti contro la forza degli elementi. La sua ipersensibilità la porta a immaginare che il tempo si muova al contrario quando è convinta che sia venerdì, mentre la madre le rivela che è soltanto giovedì. Il Monologo di Isabel riprende con poche variazioni un precedente racconto intitolato El invierno apparso il 24 dicembre 1952 su El Heraldo n. 24, Barranquilla, e mai più antologizzato. Si tratta di una costola del primo romanzo pubblicato da García Márquez, Foglie morte; personaggi e situazioni possono essere compresi in pieno solo alla luce del testo più lungo. Deluso dal rifiuto che il dattiloscritto aveva ricevuto dalla casa editrice Losada di Buenos Aires, l'autore opera una profonda revisione del testo eliminandone un lungo episodio, che diventa appunto il Monologo di Isabel,che malgrado l'ammirazione per l 'Ulisse di James Joyce non ha nulla a che vedere con il Monologo di Molly Bloom e la Il racconto è un vero e proprio "atto fondatore" perché per la prima volta si nomina Macondo, la città del Caribe intorno alla quale ruoterà negli anni successivi la produzione letteraria più conosciuta del premio Nobel, da Foglie morte fino a L'amore ai tempi del colera; non solo: è anche il momento dell'emancipazione della realtà fantastica dall'oggettivo, in un certo senso "la prima pagina dell'opera di Gabriel García Márquez". |
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