Creato da blogtecaolivelli il 04/03/2012

blogtecaolivelli

blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli

 

Messaggi del 19/02/2019

L'amore ai tempi del coler

Post n°1940 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli


a Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 

Astoria, OR, River Boat 9-1-13 (10004013695).jpgBattello per la navigazione fluviale simile a quelli presenti nel romanzo
AutoreGabriel García Márquez
1ª ed. originale1985
GenereRomanzo
Lingua originalespagnolo

L'amore ai tempi del colera  è un romanzo

dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez

Premio Nobel per la letteratura pubblicato

nel 1985 in lingua spagnola con una tiratura

milionaria, traduzioni quasi immediate in molte

altre lingue ed enorme successo di pubblico.

Intento dell'autore durante la lavorazione era

"scrivere un romanzo del XIX secolo come si

scriveva nel XIX secolo".

Cartagena de Indias, anni Venti del XX secolo.

L'anziano Juvenal Urbino viene chiamato a

redigere il certificato di morte di Jeremiah de

Saint-Amour, esule caraibico e suo amico personale;

l'anziano rifugiato si è tolto la vita.

Il giorno del funerale anche il dottore perde la

vita per un banale incidente domestico.

Durante le esequie, la vedova Fermina Daza

viene avvicinata da un suo coetaneo,

Florentino Ariza, che le confessa di essere

ancora innamorato di lei a distanza di oltre mezzo secolo.

A metà ottocento il giovane Florentino Ariza

è un impiegato con la passione per la poesia;

si innamora a prima vista dell'adolescente Fermina

Daza, figlia di un immigrato spagnolo con traffici

poco trasparenti, e attraverso la complicità della

zia della ragazza, inizia con lei una relazione

amorosa prevalentemente epistolare.

Il padre della ragazza tuttavia, Lorenzo Daza,

spregiudicato trafficante di mule, mira a far sposare

la bellissima figlia con un uomo ben più importante

di un telegrafista di mestiere e non può sopportare

che l'infatuazione dei due giovani ostacoli i suoi

piani di ascesa sociale. Appena scopre il legame

tra i giovani, si trasferisce con la figlia in un lontano

villaggio per qualche tempo, allo scopo di farle

dimenticare il pretendente.

Ma la complicità dei telegrafisti in tutti gli uffici

postali lungo il viaggio di Fermina con il padre fa

sì che i due giovani continuino a rimanere in

contatto.

Tornata a Cartagena, Fermina Daza incontra

casualmente al mercato il suo promesso sposo,

e qui si rende conto di non amarlo più.

Rompe bruscamente il fidanzamento. Florentino

Ariza precipita nello sconforto, pur seguitando

ad amarla infinitamente. Tale amore, serbato

nel cuore del protagonista, non avrà coronamento

prima di "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni,

notti comprese", tempo intercorso tra la rottura

del fidanzamento e il successivo incontro che

Fermina Daza e Florentino Ariza poterono avere

da soli, dopo l'improvvisa vedovanza di Fermina.

Dopo la rottura con Florentino, Fermina Daza

subisce il corteggiamento del giovane dottor

Juvenal Urbino, lo scapolo più ambito della città,

medico di grande fama che la visita su richiesta

del padre perché sospettata di aver contratto

il colera. Dopo avere opposto resistenza, Fermina

cede al desiderio del padre di sposarsi perché

teme di rimanere sola. Al momento del matrimonio,

sfarzoso e importante quanto Lorenzo Daza

aveva sperato, però, non c'è amore tra i coniugi;

nascerà con il tempo e con l'abitudine,

malgrado il tedio della vita mondana, le liti

furibonde, e l'unico tradimento del marito.

Durante oltre cinquant'anni, Florentino Ariza

prende la decisione di farsi nome e fortuna per

poter avvicinare, anche da lontano, la società

bene frequentata dall'amata, vederla e meritare

infine il suo amore, una volta tornata libera.

Convinto che Fermina Daza rimarrà prima o poi

vedova, sale lentamente all'interno della gerarchia

della Compagnia Fluviale dei Caraibi, che

appartiene allo zio. I due ex fidanzati si incontrano,

sempre casualmente, in occasione di eventi mondani,

ma Fermina ostenta sempre una ferrea indifferenza,

senza mostrare mai di ricordare i giorni del loro amore.

Ciò è motivo di tristezza per Florentino, che ha un

carattere malinconico ma paziente e testardo;

egli ricerca consolazione in tantissime altre donne.

I suoi numerosi amori sono così discreti che si

merita comunque in città la fama di

omosessuale.

Quando dopo la morte di Juvenal Urbino,

Florentino Ariza ribadisce la sua promessa

d'amore, Fermina lo caccia subito. Florentino

non si perde d'animo e per un anno le scrive

lettere riuscendo a poco a poco a riconquistare

la fiducia della donna. Iniziano a vedersi per

il tè del pomeriggio, ricominciano a parlare del

passato, e infine con il consenso del figlio e della

nuora di lei, intraprendono una crociera su un

battello fluviale che risale il fiume Magdalena,

seguendo un itinerario che Florentino aveva

percorso cinquant'anni prima. Ma adesso la

foresta pluviale è disboscata, gli animali

abbattuti dai cacciatori, i villaggi infestati

dal colera. Nello splendido isolamento della

suite accanto a quella del capitano, i due

ultrasettantenni fanno finalmente l'amore,

tornando ragazzi per il tempo della navigazione

fluviale che vorrebbero non terminasse mai.

PersonaggI

Florentino Ariza 

è il protagonista del romanzo.

Si tratta di un uomo dal carattere malinconico,

che si veste in maniera austera con un

completo in velluto nero, occhiali da vista

dalle lenti spesse, occhi spaventati.

All'inizio della storia è impiegato telegrafista,

poi intraprende la carriera all'interno della

Compagnia Fluviale dei Caraibi, e ne diviene

proprietario quando lo zio León XII lo nomina

erede universale. Sebbene si senta sempre

legato a Fermina Daza, con la quale ha avuto

un rapporto amoroso di natura

prevalentemente epistolare da giovane, ha

diverse amanti nel corso della sua vita,

attratte dal suo bisogno d'amore. Il suo

cuore apparterrà solo a Fermina.

Tránsito Ariza

 è la madre di Florentino Ariza, nato

da una relazione clandestina con un uomo sposato.

Gestisce una merceria e un banco dei pegni.

Viene descritta come una madre amorevole,

che segue tutte le peripezie amorose del figlio,

offrendogli la propria esperienza sentimentale

e il proprio supporto. Non si sposerà mai e

morirà dopo aver completamente perduto

la memoria.

León XII 

è lo zio di Florentino Ariza. Ha cinque figli:

quattro maschi e una femmina. I maschi

muoiono tutti prematuramente, la femmina

non è ritenuta adatta alla carriera manageriale.

Per tale motivo, Léon XII affiderà la Compagnia

Fluviale dei Caraibi al nipote Florentino.

Fermina Daza è la donna amata sia da Florentino

Ariza sia da Juvenal Urbino. Nel libro viene

tratteggiata come una fanciulla dal carattere

forte, altera, testarda e orgogliosa, oltre che

bellissima. Cresce senza madre, della quale

trova un surrogato nella zia Escolástica, e con

il padre, uomo dal carattere altrettanto i

mperioso, con il quale avrà sempre un rapporto

contrastato. L'altro affetto familiare che ha

al mondo è costituito dalla cugina e confidente

Hildebranda. Crescendo diventa una donna

elegante e di classe, temuta e corteggiata

socialmente, osteggiata dalla suocera, ma

adorata dal marito. Insieme formano una coppia

solidissima e armoniosa, arbitra di ogni evento

storico e mondano, filantropica e colta, ma

non priva di contrasti, rappresentati perlopiù

da piccole incomprensioni quotidiane e da un

tradimento del dottor Urbino, che tuttavia

riescono a superare a prezzo di una

lontananza di tre anni. Una volta vedova,

dapprima allontana e poi lascia avvicinare

Florentino Ariza, complice anche il sospetto

di un tradimento del defunto marito con una

sua cara amica; anche nel rinnovato amore

senile rimane tuttavia fedele a se stessa,

al suo carattere "da mula d'oro", come la

definì una volta suo padre.

Lorenzo Daza,

padre di Fermina, ha accumulato ingenti

ricchezze tramite attività commerciali quasi

interamente illecite. Si oppone all'amore che

Florentino prova nei confronti di Fermina, ma

accetta subito con gioia la proposta del

dottor Urbino, facendo ogni cosa in suo

potere perché Fermina sposi il miglior

partito della città. Infatti, avendo sempre

avuto grandi progetti matrimoniali, e

ritenendo che una ragazza come Fermina sia

troppo bella per sposare un semplice

telegrafista, l'allonta dal suo primo innamorato,

Florentino Ariza. Si è trasferito con la bimba

da un piccolo villaggio dell'entroterra alla

capitale proprio per questo scopo: trasformare

la figlia di un commerciante di mule in una

signora dell'alta società. Diviene ricco sulla

base di traffici loschi, non curandosi di

infrangere la legge, in modo da avere contatti

importanti. Alla fine, i suoi progetti di ascesa

sociale avranno successo in quanto Fermina

sposerà il dottor Urbino, ma poco dopo sarà

costretto ad abbandonare la città quando si

scopre la vera natura dei suoi traffici.

Morirà nel suo paese natale senza rivedere

la figlia.

Escolástica 

è la zia di Fermina Daza, e insieme sua

confidente e custode. Quando Lorenzo

Daza scopre che lei ha facilitato la relazione

con Florentino, la caccia via di casa. Fermina la

cercherà in vari luoghi, ma non riuscirà mai a trovarla

né perdonerà il padre per averla allontanata in quanto

per lei era un surrogato della figura materna.

Hildebranda Sánchez

è la cugina di Fermina e la sua migliore amica.

Si conoscono nel viaggio intrapreso da Lorenzo

Daza per allontanare la figlia da Florentino, e

rimarranno amiche per tutta la vita. Definisce

Florentino come un uomo "brutto e triste, ma tutto amore".

 

Juvenal Urbino 

è il marito di Fermina Daza. Proviene da una

famiglia della nobiltà cittadina. Ha studiato

Medicina a Parigi, città in cui ha portato più volte

la moglie. Alla sua morte le campane suonano

a lutto, privilegio riservato solo alle grandi personalità.

Leona Cassiani 

è un'impiegata della Compagnia Fluviale dei Caraibi.

Florentino Ariza la incontra su un tram, e riesce

a farla assumere nella compagnia, dove si

guadagna la fiducia sia di Florentino sia di León XII.

América Vicuña

 è una quattordicenne affidata a Florentino Ariza.

Sono in rapporti di parentela, ma per un certo

periodo intrattengono discutibili relazioni

amorose. Dopo che lui riallaccia il rapporto con

Fermina Daza, América si suicida apparentemente

in seguito all'esito negativo di un esame scolastico,

ma il vero motivo è la lettura della corrispondenza

di Florentino.

Critica

L'amore ai tempi del colera è il primo romanzo

pubblicato da García Márquez dopo il premio Nobel;

mai nessuna sua opera riceverà così tante critiche

da chi lo aspetta al varco, pur ottenendo un

immenso successo di pubblicoNel 1983 l'autore

torna a vivere in Colombia dopo un breve esilio

volontario in Messico, perché non ritiene di essere

al sicuro nel proprio paese.Ha in progetto un

nuovo quotidiano da intitolarsi El Otro, che finanzierà

con i fondi del premio; ma quando tutto è pronto

per iniziare, García Márquez acquista una casa

a Cartagena dove vive ancora la sua famiglia,

e vi si chiude per scrivere quello che chiama

"il romanzo dei vecchietti".Tutto sembra

avere inizio da un sogno, quello di "un romanzo

in cui un vecchio di ottant'anni vive una storia

di frenesia sessuale con una vecchia di settanta",

Al momento della scrittura prendono il sopravvento

i ricordi personali; la prima parte del romanzo è l

a rievocazione del fidanzamento dei suoi genitori:

il padre Gabriel Eligio García Martínez, telegrafista,

si era tenuto in contatto con la futura madre dello

scrittore, Luisa Santiaga Márquez Iguarán grazie

alla complicità dei colleghi telegrafisti quando il

padre della ragazza la porta via dalla città per

allontanarla da un matrimonio osteggiato.

A differenza del romanzo, al ritorno di Luisa

Santiaga i due si erano sposati in segreto l'11

giugno 1926. Anche Gabriel Eligio era un

violinista dilettante, come Florentino Ariza.

Il viaggio finale dei due amanti rievoca le

undici navigazioni dell'autore sullo stesso

fiume, che negli anni Ottanta era già un fiume

morto, inquinato e devastato dal disboscamento

selvaggio. Secondo Michael Bell questo è

il suo più riuscito tentativo di scrivere un romanzo

genuinamente popolare e accessibile pur

conservando "la sofisticazione di un'elevata

coscienza modernista".Per Grynor Rojo parla

della parodia di un romanzo pre-borghese per la

storia di Florentino e Fermina, e della parodia di

un romanzo borghese "che contiene in sé meccanismi

della propria disintegrazione" per la storia d'amore

di Fermina con il marito Juvenal

 

 
 
 

Cronaca di una morte annunciata

Post n°1939 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. 

Cronaca di una morte annunciat

 (Crónica de una muerte anunciada) è uno dei

romanzi più conosciuti di Gabriel García Márquez,

pubblicato nel1981, sei anni dopo l'apparizione

de L'autunno del patriarca

La pubblicazione del romanzo veniva a smentire

le intenzioni rese pubbliche in precedenza da

García Márquez il quale, colpito dalla situazione

politica americana, aveva dichiarato di voler

abbandonare la "ficción" per dedicarsi a un'attività

impegnata politicamente.

L'opera fu pubblicata in Italia dalla

 Arnoldo Mondadori Editore per la prima volta

nel 1982.

La storia si basa su un fatto realmente accaduto

in una cittadina dellaColombia da cui Márquez,

a distanza di trent'anni, ha preso ispirazione per

scrivere il romanzo. L'autore ha dichiarato che

tutti i personaggi hanno nomi di fantasia, tranne

i suoi famigliari, e che la storia narrata parte da

un avvenimento reale a cui però ha aggiunto

un'ampia componente narrativa.

È stato portato sul grande schermo da Francesco Rosi

 nel film del 1987Cronaca di una morte annunciata 

con un cast di tutto rispetto: Rupert Everett,Ornella Muti

Gian Maria VolontéIrene Papas, e Lucia Bosè.

Lo sceneggiatore è Tonino Guerra.

Il romanzo esce in tutto il mondo di lingua spagnola

nella primavera 1981, e arriva a interrompere uno

sciopero letterario che l'autore aveva proclamato

fintanto che il generale Augusto Pinochet fosse

rimasto al potere in Cile; qualche giorno prima,

il 26 marzo, García Márquez e la moglie hanno

chiesto asilo politico all'ambasciata messicana

di Bogotà perché hanno ricevuto avvertimento,

da voci vicine agli ambienti governativi, che è in

corso un complotto per accusare lo scrittore di

vicinanza al gruppo guerrigliero M-19, e che i

militari premono per il suo arresto.

 La coppia lascia in questo modo la Colombia,

dove era tornata a vivere dall'Europa.

Trama

Il libro narra la tragica vicenda di Santiago Nasar,

accusato di aver tolto l'onore a Ángela Vicario

e per questo assassinato dai fratelli della

ragazza, Pablo e Pedro Vicario.

Il narratore è un amico di Santiago che,

interrogando le persone a lui vicine, riesce a

ricostruire gli avvenimenti dei giorni precedenti

e successivi al delitto.

Il romanzo si apre con il risveglio di Santiago

la mattina stessa in cui sarà ucciso e con 

i preparativi frenetici degli abitanti del paese per

l'arrivo del vescovo.

La cronaca della giornata in cui Santiago

viene accoltellato si intreccia con la vicenda

amorosa di Ángela Vicario e Bayardo San Román

e con il racconto della loro prodigiosa festa di

matrimonio, in cui viene coinvolta tutta la comunità.

I bagordi e i festeggiamenti continuano fino alla

mattina, ma la notte stessa delle nozze Bayardo

scopre che la moglie non è vergine e quindi la

ripudia riportandola alla casa paterna. I fratelli

di Ángela, decisi a vendicarla, le chiedono di

confessare il nome dell'uomo che le ha tolto

la verginità e le accuse ricadono su Santiago Nasar.

Il mattino seguente, lo stesso mattino in cui è

previsto l'arrivo del vescovo, Pablo e Pedro

vanno alla ricerca dell'uomo, decisi a ucciderlo.

Si passa così da un clima gioioso a un'attesa

preoccupata: i fratelli non fanno segreto delle

loro intenzioni e gli abitanti vengono coinvolti

emotivamente nella vicenda. Prima di compiere

l'atto dichiarano apertamente di voler uccidere

Santiago nella speranza che si verifichino

circostanze che impediscano loro di commettere

l'omicidio. Questo perché da un lato sentono

l'obbligo morale di vendicare l'onore della sorella,

ma dall'altro provano ripugnanza verso un atto

di violenza che non appartiene alla loro natura.

Non credendo i fratelli Vicario capaci di un tale

gesto, molti pensano che le loro siano solo

minacce formali, altri sono convinti che Santiago

sarà avvisato in tempo così da scampare

alla morte, altri ancora credono nell'innocenza

dell'uomo. Nonostante tutti sappiano le intenzioni

dei due fratelli, nessuno fa niente e si verificano

una serie di coincidenze e di eventi che rendono

ineluttabile il tragico epilogo della vicenda.

Mentre gli abitanti si dirigono verso il molo per

accogliere il vescovo, la notizia si diffonde, ma

l'unico che rimane totalmente ignaro di ciò che

sta per accadere è proprio il diretto interessato,

Santiago Nasar, che verrà a conoscenza dei fatti

solo pochi attimi prima di essere ammazzato.

Il romanzo si conclude con il racconto della

vicenda dei fratelli Vicario, che dopo tre anni

di carcere vengono lasciati liberi, perché viene

riconosciuto il motivo di onore. Ángela e Bayardo,

invece, si rincontrano dopo 17 anni, quando

Bayardo si presenta alla porta di lei con una

valigia ricolma di lettere, mai aperte, che la donna

gli aveva incessantemente scritto in tutti quegli

anni nella speranza di essere perdonata.

Personaggi

Santiago Nasar: la vittima. Un giovane di 21 anni,

di origini arabe, ricco e affascinante.

In seguito alla morte del padre, si occupa di

amministrare l'azienda di famiglia.

Viene descritto come un giovane donnaiolo,

allegro e pacifico, con la passione per i cavalli

e le armi da fuoco.

Ángela Vicario: è una figura chiave nella

vicenda che porta alla morte di Santiago.

Di famiglia modesta, è la minore di quattro

sorelle e la più bella. Il suo personaggio

subisce un'evoluzione durante il corso della

storia e Ángela, da donna debole e rassegnata,

educata per sposarsi e diventare una brava

moglie, diventa forte e determinata e dimostra

una grande perseveranza nel cercare di

riconquistare il marito.

Bayardo San Román: arriva misteriosamente

nel villaggio, suscitando la curiosità di tutti gli

abitanti. Ha circa trent'anni ed è figlio del generale

Petronio San Román; è un uomo molto ricco, sicuro

di sé e abituato a ottenere sempre ciò che vuole

attraverso il denaro. Si sposa con Ángela, ma

quando scopre che non è vergine la ripudia.

Pedro e Pablo Vicario: sono i responsabili

del crimine. Erano gemelli, identici nell'aspetto

fisico, ma molto diversi nel modo di reagire

di fronte alle situazioni difficili.

Sono due uomini mansueti, ma nel momento

di compiere l'atto efferato rivelano una natura

nascosta, sanguinaria e violenta.

Narratore: non viene svelato esattamente

di chi si tratta. Tuttavia dalla narrazione

riusciamo a cogliere alcuni indizi: è cugino

di Angela, è un amico della vittima e sua

madre era la madrina di Santiago.

È colui che intraprende le investigazioni anni

dopo la morte di Santiago e scrive la "cronaca"

con l'intenzione di fare chiarezza su ciò che è accaduto.

TEMATICHE

Gli studi critici sull'opera e le interpretazioni che ne sono state date sono molteplici: alcuni credono che il nucleo centrale sia la critica al maschilismo nella società latinoamericana, altri vedono nel romanzo un attacco indiretto alla Chiesa cattolica e ai suoi valori tradizionali, altri ancora si sono occupati della componente simbolica del delitto visto come rito sacrificale e del rapporto tra il romanzo e la tragedia greca. Molti autori credono che Gabriel García Márquez abbia trovato gli elementi per l'elaborazione del romanzo nella commedia del Siglo de Oro, specialmente in quella di Lope De Vega,alla quale infatti si fa risalire la divaricazione tra onore privato (honor) e onore pubblico (honra); e non può mancare un riferimento a un dramma di Lope de Vega appunto, Fuenteovejuna, che ha per tema proprio la responsabilità collettiva di un delitto.García Márquez scrive che è stata Rossana Rossanda a indicargli la chiave migliore di lettura:

Il tema principale è l'onore.

L'autore sottolinea come il delitto d'onore per

mano dei fratelli Vicario sia inevitabile perché

legato a valori profondamente radicati nella

società in cui vivono.

Si tratta di una società legata alle tradizioni

rurali, in cui predominano la morale conservatrice,

le apparenze e i tabù e dove la religione occupa

un posto importante.

La difesa dell'onore giustifica e legittima qualsiasi

azione violenta volta a restaurare l'ordine della

morale collettiva; per questo motivo i fratelli Vicario

continueranno a dichiararsi innocenti durante

il processo (e verranno assolti).

Tutti i personaggi hanno una relazione diretta

con la morte di Santiago.

L'intera comunità, partecipa in qualche modo

al crimine ed è responsabile per lo stesso;

tuttavia nessuno interviene per salvare la vita

dell'uomo in quanto, per principio, le questioni

d'onore vanno risolte dai diretti interessati.

Lo scrittore non manca di colpevolizzare gli

abitanti del villaggio, che pur sapendo da tempo

della minaccia incombente nulla fanno per evitarla,

spinti dai sentimenti più vari: trascuratezza, viltà,

rancore immotivato verso un giovane bello e ricco,

indifferenza o pura curiosità di vedere come

andranno a finire le cose.

Altri due temi importanti, ricorrenti nelle opere

di Gabriel García Márquez, sono la morte e la

fatalità. Il destino di Santiago appare inevitabile

dovuto a una serie di coincidenze sfortunate.

Egli non potrà sfuggire alla sua sorte e non

sarà capace, come del resto sua madre, abile

interprete dei segni del destino, di comprendere

il significato premonitore del suo sogno.

Sotto il segno della fatalità operano anche

i fratelli Vicario, che nonostante cerchino

affannosamente un pretesto per non dover

compiere la vendetta alla fine non riescono a

sfuggire al destino.

Un altro aspetto su cui si concentra il romanzo

è l'impossibilità di scoprire la verità sui fatti accaduti.

Nell'opera viene riconosciuto il fallimento nella

ricerca della verità, i dubbi che cercano di essere

risolti persistono e il lettore non riesce a risalire

al vero colpevole del crimine, così come non

riesce a scoprire se è realmente Santiago

l'uomo che ha disonorato Ángela.

Tecnica narrativa

In Cronaca di una morta annunciata ritroviamo

alcune caratteristiche tipiche del romanzo

poliziesco. Innanzitutto, l'ordine cronologico

degli avvenimenti viene completamente rovesciato;

il racconto si apre con l'evento finale

(l'omicidio del protagonista Santiago Nasar) e

solo successivamente l'autore ricostruisce l'antefatto

e tutte le vicende intermedie.

ComeCent'anni di solitudine, come L'autunno del patriarca,

l'incipit del romanzo è infatti l'evocazione di una

morte imminente che diventa il perno

della narrazione, che si avvolge a spirale

intorno a questo preannuncio.

Nel caso di Cronaca di una morta annunciata,

la narrazione procede per cerchi concentrici

che si estendono da poco prima a poco dopo

l'evento luttuoso, ma anche verso momenti

distanti anni e anni nel passato e nel futuro.

Il romanzo inizia con la frase Il giorno che

l'avrebbero ammazzato, e d'altronde il fatto

in sé è già suggerito nella "morte annunciata"

contenuta nel titolo stesso del libro.

Questo genere di intreccio è tipico del genere

poliziesco, come ha ammesso lo stesso autore:

la narrazione inizia dall'evento finale e più

importante, ovvero il crimine, senza però

svelarne i dettagli, con l'intento di suscitare

curiosità nel lettore. Nel romanzo fabula e

 intreccio non corrispondono, il narratore

si muove liberamente nel tempo della

narrazione attraverso l'uso di analessi e 

prolessi. La struttura esterna dell'opera è

chiusa e circolare in quanto la narrazione

inizia e termina con la morte di Santiago:

ha come effetto il mantenimento di questa

morte "immobile" di fronte al lettore, mentre

gli altri elementi le girano intorno; dal punto

di vista metaforico, ottiene inoltre di mettere

in questione il nostro modello di realtà.

Nell'opera troviamo altri elementi tipici del

genere poliziesco: un detective, ovvero il

narratore, che cerca di ricostruire gli

avvenimenti attraverso le testimonianze,

spesso contraddittorie, di coloro che hanno

assistito al crimine; la descrizione dettagliata

del delitto; l'investigazione, ossia l'opera di

ricostruzione dei fatti accaduti, accurata e

minuziosa; la discussione degli indizi. 

Tuttavia in questo caso l'enigma, altro

elemento caratteristico del genere poliziesco,

non sta nel scoprire chi è l'assassino, bensì

nel verificare se Santiago è colpevole o meno:

infatti si tratta della "falsa storia di un vero delitto",

come ha scritto García Márquez stesso. 

Il narratore tuttavia non riuscirà a fare piena

chiarezza sui fatti accaduti; da questo punto

di vista il romanzo ha una struttura aperta,

perché l'autore delega al lettore il compito di

ricomporre le diverse realtà frammentate e

giungere a una propria conclusione circa la

colpevolezza o meno di Santiago:

Nel romanzo l'inchiesta è usata come tecnica

letteraria. Il narratore torna sul luogo ventitré

anni dopo e cerca di ricostruire gli avvenimenti

attraverso le diverse opinioni e testimonianze

di coloro che in qualche modo furono presenti

al fatto criminale o ne ebbero notizia diretta.

Si tratta di verità soggettive e parziali, spesso

contraddittorie tra loro, che però concorrono

tutte a formare il mosaico complessivo, a tratti

confuso, della vicenda: il lettore non saprà

mai se è stato Santiago Nasar a deflorare Ángela

Vicario e nemmeno se il mattino dell'omicidio il

cielo fosse sereno o coperto.

Il narratore è omodiegetico, ovvero è un

personaggio interno alla storia, in questo caso

un amico di Santiago, testimone egli stesso dei

fatti accaduti. Il lettore ricostruisce la storia

attraverso i suoi occhi e le sue considerazioni,

ma non solo. La storia, infatti, è narrata da

diverse prospettive: un narratore onnisciente

in terza persona, un narratore - testimone

in prima persona, le voci dei numerosi abitanti

del paese e la voce del pueblo, il catalizzatore

di un vero e proprio coro tragico di personaggi,

i ricordi dei quali spesso non coincidono. 

La narrazione oscilla tra la prima persona, che

denota il coinvolgimento emotivo del narratore

quando racconta fatti di cui ha avuto esperienza

diretta, introduce il suo punto di vista e il suo

giudizio personale, e la terza persona, usata

dal narratore per redigere la cronaca: talvolta

sembra trascrivere un rapporto giudiziario o

riepilogare le lettere con i ricordi della propria madre.

 Nel romanzo la sua identità rimane occulta,

al contrario di quella di tutti gli altri personaggi;

il narratore ci fornisce però dei dettagli circa la

sua vita e la sua famiglia (svela infatti il nome

di sua madre e quello dei fratelli): è narratore,

autore del libro, abitante, cugino di Ángela,

amico di Santiago e in parte persino testimone.

L'autore usa lo stile diretto nelle conversazioni

che il narratore ha con i diversi testimoni; altre

volte, invece, l'informazione viene presentata

direttamente dalla lettura del rapporto giudiziario

e delle lettere. Alla narrazione si alterna la

descrizione minuziosa dei luoghi e dei personaggi.

In alcuni punti l'autore usa un linguaggio

umoristico e ironico e spesso fa ricorso

all'iperbole e alle ripetizioni, per sottolineare

l'assurdità della vicenda e la violenza dell'atto

che sta per compiersi. Seguendo lo stile della

cronaca, l'autore si sofferma su alcuni dettagli,

come ad esempio le ore e i minuti in cui si

svolge la vicenda.

L'opera presenta alcuni tratti tipici del 

realismo magico (etichetta letteraria che non è

amata dall'autore): la fusione tra reale e

soprannaturale, dove gli elementi fantastici

formano parte della vita quotidiana e l'insolito

non viene percepito come qualcosa di

straordinario, bensì naturale; l'uso frequente

dell'iperbole, dell'esagerazione, ad esempio nel

modo violento e grottesco in cui viene

consumato il crimine o nella descrizione

dell'autopsia; il tema della morte, presente in

tutta l'opera; la rottura della linea temporale

(l'ordine cronologico degli avvenimenti viene

completamente stravolto); le descrizioni

estremamente dettagliate e l'importanza

data alle percezioni sensoriali.

In fondo alla narrazione, il cuore del romanzo

testimonia l'impossibilità di vedere il mondo

da un solo punto di vista, perché a partire

da Einstein e passando per Heisenberg la

realtà non è più un libro di formule da

decifrare, e la sua comprensione è difficile,

se non proprio impossibile: e questa complessità,

l'impossibilità di ridurla a un modello intelligibile è

testimoniata dal moltiplicarsi dei punti di vista e

dagli slittamenti temporali della narrazione.

Il fatto reale

Il 22 gennaio 1951 Mercedes Barcha Pardo,

che García Márquez ha conosciuto a un ballo e

che diventerà sua moglie, gli lascia uno scarno

messaggio nella redazione di El Heraldo di 

Barranquilla, nella cui redazione lui lavora:

il biglietto dice semplicemente Hanno ucciso

Cayetano.

Entrambi sanno che il riferimento è al loro

comune amico Cayetano Gentile, 24 anni,

giovane di origine italiana e di bell'aspetto

che studiava medicina a Bogotá e abitava

Sucre, città dalla quale il padre farmacista

di Mercedes è dovuto fuggire per il notevole

incremento della criminalità.

Autori dell'omicidio a colpi di coltello sono

Victor Manuel e José Joaquín, due fratelli di

Margarita Chica, maestrina della scuola di

Chaparral. Grande amico d'adolescenza

dell'autore, Cayetano era stato accusato

dell'ex fidanzata Margarita, che aveva

maturato verso di lui un forte risentimento,

di essere responsabile della sua perdita

della verginità prima delle nozze con

Miguel Palencia.I fratelli attesero Cayetano

in un bar di fronte a casa sua, ma quando

il giovane vide José Joaquín correre verso

di lui con un coltello sguainato, corse verso

di casa; la madre, convinta che fosse già

rientrato, sprangò la porta d'ingresso, e il

giovane fu sbudellato nel patio della casa vicina.

Al ricevimento della notizia, García Márquez

avrebbe voluto recarsi a Sucre, ma dalla

redazione bocciarono l'idea in quanto

impulso sentimentale.Cominciò tuttavia a

maturare nella mente dell'autore l'idea di

scrivere un romanzo sulla fatalità e sulla

responsabilità, a partire dalla morte di

Cayetano Gentile. Quando sua madre

venne a saperlo gli vietò di scriverne finché

fosse stata in vita Julieta Cimento, la madre

del giovane nonché madrina di battesimo di

Hernando García Márquez, fratello di Gabriel.

La storia maturò quindi nell'ombra per quasi

trenta anni, finché nel 1980 la madre stessa

comunicò all'autore, che in quel tempo viveva

a Barcellona, la morte della signora Cimento,

che non si era mai ripresa dal brutto colpo.

A quel punto la scrittura poté finalmente

iniziare, dopo la raccomandazione materna:

"Trattalo come se Cayetano fosse mio figlio".

La madre dell'autore tuttavia non leggerà

mai il romanzo, pubblicato un anno dopo,

con la motivazione che "Una cosa risolta così

male nella vita non può risolversi bene in un libro."

 
 
 

L'autunno del patriarca

Post n°1938 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'autunno del patriarca ( di Gabriel García Márquez

è un romanzo pubblicato nel 1975 che narra la

storia del dittatore di uno stato caraibico, scritto

con uno stile innovativo che l'autore ricercò

apposta per distanziarsi dal colossale successo

del precedente Cent'anni di solitudine.

L'opera fu pubblicata in Italia da Feltrinelli

 per la prima volta nel 1975.

Trama

Il giorno della morte del dittatore che per

tempo immemorabile ha retto le sorti dello

stato, la folla dei cittadini irrompe nel palazzo

presidenziale e osserva attonita le innumerevoli

gabbie di uccelli, i fuochi di sterco che il generale

accendeva la notte, le vacche che pascolano nei

cortili. Già una volta il vecchio dittatore aveva

dato a credere di essere morto, quando il suo

sosia Patricio Aragonés era stato avvelenato

in un complotto. Incredibili festeggiamenti

avevano sconvolto il paese, i ministri e i militari

si erano riuniti per mettersi d'accordo sulla

successione; sul più bello però il dittatore era

tornato allo scoperto, la fedelissima Guardia

Presidenziale aveva dato l'assalto al palazzo

compiendo un massacro.

Da quel momento il presidente aveva regnato in

solitudine, assistito solo dagli elementi più fedeli.

Era arrivato al potere dopo il caos delle guerre

civili e la deposizione di un precedente dittatore,

quando si era imposto su tutti gli altri generali

signori della guerra. Strani incidenti avevano

poi falcidiato uno a uno i suoi rivali, finché gli

ultimi sei invitati alla pacificazione erano stati

trucidati insieme alle scorte dalla guardia

presidenziale. L'unico scampato era il generale

Saturno Santos, un indio delle montagne,

sfuggito a lungo alla caccia. Messo poi con le

spalle al muro aveva riconosciuto la supremazia

invincibile del Presidente, chiedendo e ottenendo

di lavorare al suo servizio. Era divenuto la sua

inseparabile guardia del corpo.

L'unica persona che abbia un'influenza

continuativa sul Presidente è sua madre

Bendición Alvarado, semplice donna del popolo,

come tra l'altro è il dittatore stesso; quando ha

cominciato a salire la piramide del potere non

sapeva né leggere né scrivere. Ogni giorno

nel pomeriggio si reca a trovare la madre

seguito da una scorta armata.

Per la verità un'altra donna entra furiosamente

nella sua vita, quando già si trova in età

avanzata: Manuela Sánchez, la Regina dei Poveri,

una ragazza dalla bellezza sovrumana che gli fa

perdere la testa. Il Presidente si presenta ogni

giorno dalla madre della ragazza con regali

sempre più stupefacenti. La giovane prova

ripugnanza per quest'uomo anziano che le

ha rovinato la vita: i suoi pretendenti sono

scomparsi, come pure le amiche, il quartiere

povero in cui viveva è stato ristrutturato e gli

abitanti cacciati, ogni giorno deve sopportare l

a corte del Presidente che si consuma d'amore.

Durante una notte all'improvviso, al culmine

dell'idillio del vecchio dittatore, Manuela Sánchez

svanisce nell'aria.

Quando sua madre Bendición Alvarado muore,

la devozione popolare e il servilismo nei confronti

del Presidente fanno sì che subito nascano

leggendo intorno ai miracoli compiuti dalla donna.

La gerarchia cattolica si rifiuta di riconoscerne la

validità ai fini della canonizzazione, e anche

Demetrio Aldous l'Eritreo, inviato dal Vaticano,

arriva a dimostrare che le presunte prove sono

solo truffe di persone interessate al traffico di

cimeli; ma per vendetta il Presidente confisca

tutte le proprietà della Chiesa e fa cacciare i 

religiosi dal paese, completamente nudi.

È durante queste operazioni che cade sotto

la malia di una novizia, Leticia Nazareno,

destinata a diventare sua moglie.

Visto il suo interesse, i servizi segreti la

fanno rapire e gliela consegnano nel letto.

Dopo una lunga resistenza, la donna cederà

alle sue pretese sessuali ma alla fine lo

convincerà a sposarla. Sarà lei a dargli un

erede, nominato subito alla nascita generalissimo,

e sarà la famiglia Nazareno a permeare tutto

lo Stato con corruzione, clientelismo e nepotismo.

Di tutto ciò il Presidente è consapevole, e

teme da un giorno all'altro di perdere la donna

che ama; infatti Leticia e il figlioletto vengono

sbranati al mercato da una torma di cani.

Per la ricerca e la punizione dei colpevoli, 

l'uomo si affida a Ignacio Sáenz de la Barra,

un aristocratico dall'aspetto raffinato e dai

modi terribili, che estende la repressione

a tutto il paese. Gli recapita periodicamente

sacchi di iuta pieni di teste mozzate,

costruisce prigioni segrete delle quali il Presidente

finge di non sapere nulla, incarcera e tortura finché

anche lui viene fatto letteralmente a pezzi

dalla folla esasperata.

Dopo i festeggiamenti per il centesimo anno

di potere, il Presidente è costretto a cedere

agli stranieri il mare come restituzione dell'enorme

debito estero. La sua esistenza si conclude in

solitudine, a età molto avanzata e all'improvviso,

lasciando increduli i sudditi per quella che

percepiscono come una fine di un'epoca:

Analisi

García Márquez inizia a scrivere il romanzo

subito dopo l'enorme successo internazionale

di Cent'anni di solitudine, ma l'idea originale di

un'opera incentrata sulla figura di un tiranno

caraibico risale a pochi giorni dopo la caduta

di Marcos Pérez Jiménez, dittatore del Venezuela

avvenuta il 23 gennaio 1958. L'autore si trova al

tempo a Caracas, tornato dall'Europa per lavorare

al giornale Momento; per documentarsi intorno a

quest'idea, nei mesi successivi legge decine di

biografie di dittatori latinoamericani, che gli lasciano

un'immagine germinale dalla quale nascerà il romanzo:

Il 21 marzo dello stesso anno García Márquez

sposa Mercedes Barcha Pardo, alla quale comunica

pochi giorni dopo, durante un volo aereo verso

 Barranquilla, la sua intenzione di scrivere un

romanzo su un dittatore.

Nel gennaio 1959 García Márquez assiste a L'Avana 

al processo al generale Sosa Blanco, e gli viene

l'intuizione di costruire il suo romanzo come il lungo

monologo di un dittatore destituito durante un

processo, ma si rende conto che in America Latina

i dittatori o muoiono di vecchiaia o fuggono o finiscono

ammazzati, non trascinati davanti alla giustizia.

In totale la gestazione del libro prende 17 lunghi anni;

una prima versione di 300 cartelle dattiloscritte,

che risale agli anni in cui l'autore vive in Messico,

viene abbandonata nel 1962.Il titolo è presente

da tempo nella mente dell'autore:

Dopo aver impiegato due decenni per arrivare

Cent'anni di solitudine, non vuole essere

condannato a rimanere a Macondo come la

stirpe dei Buendía.

La scrittura riprende a Barcellona e continua

fino alla pubblicazione, avvenuta contemporaneamente

per tre diverse case editrici a Barcellona, Bogotà

 e Buenos Aires, 500 mila copie di tiratura iniziale.

L'autore si prende ogni sorta di libertà stilistica;

non solo con la sintassi (lunghissimi periodi pieni

di subordinate che compongono anacoluti interminabili),

ma anche con il tempo narrativo: ci sono interi

paragrafi senza punti né virgole nei quali si mescolano

diversi punti di vista che disorientano il lettore:

Il personaggio del Presidente non ha le

caratteristiche di nessuno dei molti dittatori che si

avvicendano nei paesi dell'America Latina, e

neppure di Francisco Franco ancora al potere in

Spagna quando il romanzo viene pubblicato;

è un personaggio letterario a tutto tondo, che

incarna la banalità del male;in grado di suscitare

non solo repulsione ma anche compassione per

la solitudine del potere, rappresenta forse ciò

che sarebbe diventato il colonnello Aureliano

Buendía se avesse vinto le guerre civili raccontate

nella parte centrale di Cent'anni di solitudine. I

n fondo anche il Presidente vive sospeso

nell'immobilità di un tempo stagnante, in un

lungo autunno che l'autore descrive in un

romanzo i cui confini sono dilatati fino a fagocitare

e assimilare elementi propri della poesia,

nell'accurata scelta dei vocaboli e degli accenti,

nella musicalità, nella sonorità e plasticità di una l

ingua che è il punto d'approdo di un genere

alluvionale e meticcio a partire già da Cervantes.

A proposito di questo romanzo, la critica ha

parlato di un libro "barocco", definizione che non

è fuori luogo se si intende definire il rifiuto di García

Márquez di rinchiudere la realtà nei limiti del realismo,

il suo modo di aggredire una materia letteraria non più

ordinata, chiusa, cartesiana bensì frammentata,

ubiqua, "rabaleisisana":così come barocco è il tempo

del racconto, che non è né matematico né assoluto

bensì indistinguibile dal concetto di spazio, nel

senso che intendeva Wilhelm Hausenstein:

"L'essenza del barocco è la contemporaneità

delle sue azioni".

È per questa ragione che il tempo di L'autunno del

patriarca ruota intorno a una serie di cerchi concentrici,

ognuno dei "capitoli" in cui è suddiviso inizia con la

scoperta del corpo esanime del Presidente nel suo

enorme palazzo, e poi invece di procedere in linea

retta si sviluppa senza direzione, vivace e capriccioso

in una continua serie di anticipazioni e rimandi.

 
 
 

Gabriel Garcķa Mįrquez

Post n°1937 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

 Premio Nobel per la letteratura 1982

Gabriel José de la Concordia García Márquez

 noto semplicemente come Gabriel García Márquez soprannominato Gabo (Aracataca6 marzo 1927

Città del Messico17 aprile 2014), è stato uno scrittoregiornalista e saggista colombiano 

naturalizzato messicano, insignito del Premio

Nobel per la letteratura nel 1982.

Tra i maggiori scrittori in lingua spagnola, García Márquez

è considerato uno dei più emblematici esponenti

del cosiddetto realismo magico, la cui opera ha

fortemente contribuito a rilanciare l'interesse

per la letteratura latinoamericana.

Dotato di uno stile scorrevole, ricco e costantemente

pervaso di un'amara ironia, i suoi romanzi

sono caratterizzati da articolate strutture

narrative, con frequenti intrecci fra realtà e

fantasia, fra storia e leggenda, con la presenza

di molteplici piani di lettura, anche allegorici,

tenuti assieme da un sapiente uso della prolessi

 e dell'analessi.

Il suo romanzo più famoso, Cent'anni di solitudine,

è stato votato, durante il IV Congresso internazionale

della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena de Indias,

inColombia nel marzo del 2007, come seconda

opera in lingua spagnola più importante mai

scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia

 di Miguel de Cervantes.

Biografia

Primogenito dei sedici figli del telegrafista Gabriel

Eligio Basilio García (1901-1984) e della sedicente 

chiaroveggente Luisa Santiaga Márquez Iguarán

(1905-2002), Gabriel García Márquez nacque ad

Aracataca, un paesino fluviale della 

Colombia settentrionale, il 6 marzo del 1927 (sebbene

venga spesso erroneamente riportato come

anno di nascita il 1928).

Dopo il trasferimento a Riohacha, il giovane García

Márquez crebbe con i nonni materni: il colonnello

 liberaleNicolás Ricardo Márquez Mejía (1864-1936)

e la sua consorte Tranquilina Iguarán Cotes (1863-1947),

una grande conoscitrice difiabe e leggende locali.

Come consuetudine diffusa nei paesi ispanici,

porta i due cognomi del padre e della madre.

Nel 1937, a seguito della morte del nonno

avvenuta l'anno precedente, García Márquez

si trasferì a Barranquilla per studiare.

Dal 1940 frequentò il Colegio San José e

si diplomò al Colegio Liceo de Zipaquirá nel 1946.

L'anno dopo, García Márquez si trasferì a Bogotà 

per studiare giurisprudenza e scienze politiche

presso l'Universidad Nacional de Colombia,

ma presto abbandonò lo studio a causa dello

scarso interesse che quelle materie suscitarono in lui.

L'inizio dell'attività giornalistica (1948-1961)

Dopo i disordini del 1948 (nel periodo detto 

La Violencia, culminato con la dittatura di 

Gustavo Rojas Pinilla nel 1953), in cui nel rogo

della pensione in cui abitava bruciarono alcuni

suoi scritti, si trasferì a Cartagena dove cominciò

a lavorare dapprima come redattore e poi come

reporter de "El Universal". Alla fine del 1949 si

trasferì a Barranquilla per lavorare come opinionista

e reporter a "El Heraldo". Su invito di Álvaro Mutis,

nel 1954 García Márquez tornò a Bogotá, a lavorare

El Espectador come reporter e critico cinematografico.

L'anno successivo trascorre alcuni mesi a Roma,

dapprima come inviato nella città, dove segue

dei corsi di regia presso il Centro Sperimentale

di Cinematografia, in seguito si trasferisce aParigi.

Rapporto con Cuba

Nel 1958, dopo un soggiorno a Londra,

García Márquez tornò in Sudamerica, stabilendosi

in Venezuela. Nello stesso anno sposa a Barranquilla

Mercedes Barcha e, dopo la salita al potere di 

Fidel Castro, visita Cuba, dove ha modo di conoscere

personalmente Che Guevara, e lavora (prima a Bogotà,

poi a New York) per l'agenzia Prensa Latina, fondata

da Jorge Ricardo Masetti e dallo stesso Castro, del

quale divenne un buon amico. Questa amicizia -

che egli definì intellettuale e letteraria, più che

politica - con il líder maximo gli fruttò diverse critiche,

non impedendogli comunque che venisse stimato

anche negli Stati Uniti (ad esempio dall'ex 

Presidente Bill Clinton, il quale ha dichiarato che è

il suo scrittore preferito, e lo ha anche incontrato

alla Casa Bianca, rimuovendo il divieto al visto

d'ingresso posto sullo scrittore nel 1961,

a causa della sua frequentazione di Cuba).

Dalla moglie Mercedes ha avuto due figli, Rodrigo 

(nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo

(che nacque in Messico tre anni più tardi).

Nel 1961 si trasferisce a New York, sempre

come corrispondente di Prensa Latina.

Sentendosi messo sotto sorveglianza dalla 

CIA e minacciato dagli esuli cubani anticastristi,

decide di trasferirsi in Messico, dopo aver

perso l'autorizzazione alla residenza

permanente come cronista negli Stati Uniti,

in seguito a decisioni politiche.

Nel 1971, a causa dell'«affaire Padilla» -

il governo cubano aveva fatto arrestare e poi

costretto ad una pubblica autocritica, in cui

accusava sé stesso e la moglie (condizione

imposta per l'immediato rilascio e la concessione

del visto d'uscita), il poeta Heberto Padilla, per

avere scritto contro la Rivoluzione e il castrismo

 -, molti intellettuali socialisti e comunisti,

tra cuiJean-Paul SartreSimone de Beauvoir,

 Alberto MoraviaMario Vargas Llosa,

 Federico Fellini e altri firmarono una lettera di

critica al governo cubano, rompendo di fatto i

loro rapporti e il sostegno a Castro:

García Márquez fu, al contrario, l'unico degli

intellettuali interpellati che si rifiutò di firmare

questa lettera aperta e il fatto che Vargas Llosa

lo avesse invece fatto, interruppe il loro lungo

rapporto d'amicizia (Vargas Llosa aveva scritto

la sua tesi di dottorato proprio sull'opera di

García Márquez); i due scrittori sudamericani

non si sono parlati per oltre trent'anni, avendo

troncato definitivamente ogni contatto dopo un

acceso litigio a Città del Messico nel 1976, in cui,

in parte per le divergenze politiche ed in parte

per motivi personali, Vargas Llosa colpì García

Márquez con un pugno in pieno volto.

Solo nel 2007, nonostante Vargas Llosa fosse

rimasto sulle sue posizioni anticomuniste e 

neoliberiste, avvenne una parziale riappacificazione,

quando l'autore peruviano permise la

pubblicazione di un suo saggio del 1971,

nell'introduzione di una nuova edizione di 

Cent'anni di solitudine.

Gabriel Garcia Marquez (assieme al suo amico

italiano Cesare Zavattini) a Cuba è stato

cofondatore della Scuola Internazionale di Cinema

e TV (a San Antonio del Los Banos, alla periferia

dell'Avana) tuttora molto attiva.

 
 
 

Gabriel Garcia Marquez

Post n°1936 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

Attività letteraria e politica successiva (1961-2000)

Il suo esordio letterario avvenne nel 1955

 con il romanzo Foglie morte, ma il primo

racconto risale al 1947. Dopo il trasferimento

in Messico, si dedicò in maniera costante alla

scrittura. Nel 1967 pubblicò la sua opera più

nota: Cent'anni di solitudine un romanzo che

narra le vicende della famiglia Buendía a

Macondo attraverso diverse generazioni.

Un'opera complessa e ricca di riferimenti e

allusioni alla storia e alla cultura popolare

sudamericana, considerata la massima

espressione del cosiddetto realismo magico,

e che ha consacrato in tutto il mondo García

Márquez come un autore del massimo livello.

Nel 1973 abbandona temporaneamente,

per circa due anni, la letteratura per dedicarsi

al giornalismo sul campo, come segno di

protesta per il colpo di stato cileno del generale

 Augusto Pinochet, che portò alla morte del

presidente Salvador Allende.

Nel 1974, a Roma ha fatto parte della

sessione II del Tribunale Russell, organizzazione

indipendente fondata dal matematico e pensatore 

Bertrand Russell e dal filosofo Jean-Paul Sartre ai

tempi della guerra del Vietnam, che ha esaminato

le violazioni di diritti umani in Cile.

Negli anni successivi seguiranno numerosi altri

romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto 

L'autunno del patriarca(1975), 

Cronaca di una morte annunciata e l'ironico 

L'amore ai tempi del colera, pubblicati negli 

anni settanta e ottanta, che ottengono un

grande successo di pubblico in tutto il mondo,

e dai quali sono state tratte omonime versioni

cinematografiche. Nel 1976 dichiara che non

pubblicherà più nulla fino a che Pinochet

deterrà il potere in Cile, ma cambierà idea

nel 1980, accettando una nuova pubblicazione;

nel 1986 pubblicò invece, sempre sulla

dittatura di SantiagoLe avventure di Miguel Littin,

clandestino in Cile, reportage sul regista

dissidente cileno Miguel Littín.

Dal 1975, Gabriel García Márquez vive tra

il Messico, Cartagena de IndiasL'Avana e 

Parigi. Nel 1982, venne insignito del

Premio Nobel per la letteratura.

Dagli anni Ottanta agli anni Novanta trascorrerà

poco tempo in patria (anche se ritornò nella vecchia

residenza di Aracataca nel 1983, l'anno prima della

morte di suo padre), insanguinata dalla guerra tra

governo, narcotrafficanti e guerriglieri come le 

FARC.Come già fatto in passato, García Márquez

si proporrà e svolgerà il ruolo di mediatore per

cercare di ottenere la pace in Colombia,

fino agli anni 2000.

Nel 1986 conosce il leader sovietico Michail Gorbachev 

Mosca, e partecipa a cerimonie politiche invitato

da Carlos Andrés Pérez in Venezuela e 

François Mitterrand in Francia.

Negli anni Novanta, prima della malattia che lo

colpirà, diventa un simpatizzante del leader 

venezuelano Hugo Chávez e del 

socialismo del XXI secolo, anche se non ne

apprezza tutte le iniziative, sostenendo l'azione

di Castro presso il leader bolivariano, che

secondo lo scrittore servì a moderarne molte

posizioni estreme ed intransigenti.

Inoltre critica il presidente colombiano

 Álvaro Uribe Vélez, ex liberale di sinistra 

passato al centro-destra, soprattutto per la sua politica proibizionista sulle droghe che, secondo

lo scrittore, rafforzerebbe i cartelli dei narcotrafficanti 

di cocainaanziché indebolirli, mentre la

cessazione della war on drugs poteva aprire

scenari di pacificazione con le frange di popolazione

che appoggiano i cartelli, invitando questi ultimi

a deporre le armi. Sui cartelli della droga scrive

anche il resoconto Notizia di un sequestro,

un libro-intervista agli ostaggi di un 

sequestro di persona ad opera del celebre

trafficantePablo Escobar.

Si oppone all'estradizione di Escobar negli USA,

sostenendo che vada giudicato per i suoi crimini

in Colombia (Escobar morirà poi in uno scontro

a fuoco con le forze governative) e alla

militarizzazione del paese.

Lo scrittore propose una politica di mediazione

e di pace tra governo, cartelli e gruppi guerriglieri

come le FARC.

La malattia e il ritorno (2000-2010)

Nel 1999 gli viene diagnosticato un linfoma

(linfoma non Hodgkin che lo spinge a iniziare a

crivere le sue memorie, alle quali si dedica per

parecchie ore al giorno, e nel 2000 il periodico

peruviano "La República" diffonde l'errata notizia

secondo cui il Nobel sarebbe ormai agonizzante.

In realtà era a Los Angeles, per sottoporsi

ad alcuni cicli di chemioterapia; sosterrà che

il tumore è stata l'occasione per tornare

a scrivere dopo un periodo di silenzio.

Poco dopo circolò in rete lo scritto La Marioneta

 una sorta di commiato dagli amici più cari.

In un'intervista al periodico mattutino

salvadoregno El Diario de Hoy, datata 2 giugno 2000,

fu lo stesso García Márquez a negarne la

paternità, affermando, tra l'altro:

«Quello che potrebbe uccidermi è che qualcuno

creda che io abbia scritto una cosa così kitsch.

È la sola cosa che mi preoccupa». 

In seguito, García Márquez e l'autore del brano,

 Johnny Welch, si incontrarono, ponendo fine alla querelle.

Nel 2002 pubblicò la prima parte della sua

autobiografia intitolata Vivere per raccontarla.

Nel 2005 García Márquez, vinta definitivamente 

la sua battaglia contro il cancro, è tornato alla

narrativa con quello che sarebbe stato il suo ultimo

romanzo,Memoria delle mie puttane tristi, mentre

nel 2010, riprendendo la linea autobiografica,

ha pubblicato il saggio Non sono venuto a far discorsi,

raccolta di discorsi da lui scritti e pronunciati in

varie occasioni.Negli anni 2000 fu tra i molti

firmatari di una petizione a sostegno dell'ex

terrorista e scrittore italiano Cesare Battisti.

Gli ultimi anni

Nel 2012 l'amico Plinio Mendoza dichiarò che

lo scrittore era stato colpito dalla malattia di Alzheimer

 (patologia che aveva già portato alla morte la

madre dello scrittore nel 2002, all'età di 97 anni)

e che pertanto non avrebbe potuto più scrivere.

La notizia fu confermata dal fratello Jaime,

secondo il quale "Gabo" era affetto da 

demenza senile, ma non dalla moglie,

secondo cui i problemi di memoria erano quelli

fisiologici delle persone anziane.

Lo stesso scrittore ha dichiarato alla stampa,

per il suo 86º compleanno, il 6 marzo 2013,

di essere "molto felice di essere arrivato a quest'età"

senza fare cenno alla presunta malattia.

García Márquez è ricomparso in pubblico il 30

settembre 2013, in buone condizioni di salute. 

Nel 2014 la salute dello scrittore declinò nuovamente,

e il 17 aprile 2014 Garcia Marquez muore all'età di 87 anni

in una clinica di Città del Messico, dove era stato

ricoverato pochi giorni prima per un problema

respiratorio dovuto a polmonite e per

un'infezione delle vie urinarie.Per commemorare

la scomparsa del premio Nobel colombiano,

il presidente Juan Manuel Santos ha disposto il l

utto nazionale per tre giorni.

Lo stile letterario e le tematiche

Gabriel García Márquez fu uno dei quattro scrittori

 latinoamericani coinvolti per primi nel boom

letterario latinoamericano degli anni Sessanta e

Settanta; gli altri tre autori erano il peruviano 

Mario Vargas Llosa, l'argentino Julio Cortázar e il

messicano Carlos Fuentes (ad essi è da aggiungersi

la figura discostata di Jorge Luis Borges).

Sarà Cent'anni di solitudine il romanzo che gli

porterà fama internazionale di romanziere del

movimentomagico-realista della letteratura

latinoamericana, che influenzerà gli scrittori

di periodi successivi, come Paulo Coelho e 

Isabel Allende. Egli appartiene alla

generazione che recuperò la narrativa 

fantastica del romanticismo, come quella di 

E.T.A. Hoffmann, e ilromance europeo, lo stile

dei poemi lirici, epici e mitologici che andavano

di moda fino all'alba del romanzo moderno

nel XVIII secolo, quando la particolare

mescolanza di reale e invenzione venne relegata

nella letteratura del romanzo gotico o in altri sottogeneri.

Come una metaforica e critica interpretazione

della storia colombiana, dalla fondazione allo

Stato contemporaneo, Cent'anni di solitudine 

riporta diversi miti e leggende locali attraverso l

a storia della famiglia Buendía i cui membri per

il loro spirito avventuroso si collocano entro le

cause decisive degli eventi storici della Colombia 

- come le polemiche del XIX secolo a favore e

contro la riforma politica liberale di uno stile di

vita coloniale; l'arrivo della ferrovia in una

regione montuosa; la Guerra dei mille giorni (

Guerra de los Mil Días, 1899-1902); l'egemonia

economica della United Fruit Company 

("Compagnia bananiera" nel libro); il cinema;

l'automobile; e il massacro militare dei lavoratori i

n sciopero come politica di relazioni fra governo

e manodopera. La ripetitività del tempo e dei fatti

è appunto il grande tema del romanzo, un tema

in cui l'autore riconosce la caratteristica della vita

colombiana e attraverso cui vediamo delinearsi

altri elementi: l'utilizzo di un "realismo magico"

che mostra un microcosmo arcano in cui la linea

di demarcazione fra vivi e morti non è più così

nitida e in cui ai vivi è dato il dono tragico della

chiaroveggenza, il tutto con un messaggio

cinicamente drammatico di fondo, di decadenza,

nostalgia del passato e titanismo combattivo di

personaggi talvolta eroici ma votati alla sconfitta.

Su questa linea, dopo un inizio nella letteratura

realistica di stile hemingwayano, proseguirà tutta

l'opera di García Márquez (tranne gli scritti

prettamente autobiografici), in equilibrio tra l'allegoria,

il reale e il mito, influenzato dalle tematiche 

surrealidi Franz Kafka e dal simbolismo.

Lo stile presenta notevoli intrecci, digressioni, 

prolessi e analessi, con l'uso di frasi quasipoetiche 

nella prosa, un linguaggio ricercato e prosaico

alternato a seconda del personaggio, e lo svolgimento

di storie "corali" e parallele. Il narratore è spesso

esterno e onnisciente, cioè conosce già gli

avvenimenti futuri.

 
 
 

Occhi di cane azzurro

Post n°1935 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

 


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Occhi di cane azzurro è una raccolta di racconti

dello scrittore colombianoGabriel García Márquez

Premio Nobel per la letteratura 1982.

Pubblicata per la prima volta in lingua originale

Rosario (Argentina), la raccolta comprende

tutti i racconti giovanili scritti a Bogotà

Cartagena de Indias e Barranquilla tra il

1947 e il 1955.

RaccontiLa terza rassegnazione

Un bambino morto all'età di 7 anni

continua a crescere

per altri 18 nel feretro che la madre gli

ha fatto costruire

su misure da adulto, disteso su un tavolo in una

stanza di casa.

Immobile, il bambino è in grado di percepire

quanto accade intorno a sé; giunto però all'età

di 25 anni, arrestatasi la crescita cellulare,

si rende conto che la sua finta vita è al termine,

e comincia a sentire odore di putrefazione.

Si tratta del primo racconto di Gabriel García Márquez,

pubblicato all'età di 20 anni sul supplemento

letterario di un quotidiano di Bogotá, mentre è

studente della facoltà di Legge all'università della

capitale.Influenzato dalla lettura di La metamorfosi

di Kafka, si cimenta immediatamente nella stesura

su una macchina da scrivere portatile di un racconto

sulla falsariga di quello dello scrittore ceco, che per

lui è la storia di un "cadavere cosciente".

Per qualche giorno si astiene persino dal frequentare

l'università per timore di perdere l'ispirazione,

poi legge sull'autorevole supplemento letterario 

Fin de semana del quotidiano El Espectador un

intervento del direttore Eduardo Zalamea Borda

(pseudonimo "Ulisse") il quale lamenta che la

nuova generazione di scrittori colombiani sia

priva di nomi da ricordare.

Senza far leggere il racconto a nessuno dei

compagni di corso, lo corregge "fino alla

spossatezza" e lo mette dentro una busta

insieme a due righe per Eduardo Zalamea, che

consegna nella portineria del giornale.

Due settimane dopo vide il titolo del suo

racconto su tutta la pagina di El Espectador 

in uno dei caffè che frequenta, e siccome non

possiede neppure i 5 centesimi necessari a

acquistarlo deve farsi regalare il giornale da

un signore che scende dal taxi tenendolo in

mano.

L'altra costola della morte
  • La otra costilla de la muerte, prima pubblicazione:
  •  supplemento al n. 23 di El Espectador, Bogotá, 
  • 25 luglio 1948

Il protagonista si sveglia spaventato per aver

sognato il fratello gemello appena morto di cancro.

Rievoca l'agonia, identificandosi a causa della

vicinanza empatica tipica dei gemelli monozigoti,

e immagina cosa provi il defunto nella sua tomba,

faticando a distinguere se stesso dall'altro.

Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, in un

saggio dedicato al García Márquez rileva come i

primi racconti dello scrittore colombiano possano

essere divisi in due periodi: una prima serie nella

quale si sente forte l'influenza di Kafka, che

comprende i testi scritti a Bogotá, e una seconda

ispirata alla scrittura di Faulkner.

Per quanto riguarda il primo periodo, dal '47 al '49,

parla di uno schema narrativo "metafisico-masturbatorio":

in effetti in tutti i primi testi di questa antologia

abbiamo un protagonista nevrotico e solitario

disteso in un letto, che si tortura con pensieri di

morte o quantomeno di disintegrazione ontologica.

Eva sta dentro il suo gattoEva está dentro de su gato, prima pubblicazione: supplemento al n. 86 di El Espectador, Bogotá, 25 ottobre 1947

Immobile nel suo letto, una bambina pensa forse

al fratello/doppio morto e sepolto in giardino; la

sua ipersensibilità la porta a rendersi conto di

essere uscita con la coscienza dal proprio corpo,

e l'improvvisa voglia di assaggiare un'arancia,

forse una citazione biblica come lascia supporre

il suo nome desunto dal titolo del racconto, la

spinge a guardarsi in torno per vedere se il suo

spirito possa incarnarsi in un essere vivente.

L'unico presente in casa è il gatto, ma le dà r

ipugnanza la possibilità che possa cacciare e

nutrirsi di un animale immondo come un topo.

Eva si rende conto improvvisamente che sono

passati già tremila anni di vagabondaggio nella

casa abbandonata da quando ha provato il primo

desiderio di arancia.

Secondo racconto in assoluto pubblicato da

García Márquez, segue di poche settimane il primo,

sempre su El Espectador, dove apparve il 25 ottobre

1947. Galvanizzato dall'essere arrivato sulla rivista,

il giovane studente universitario si domanda quali

siano i difetti del suo primo racconto, e li individua

nella goffaggine della scrittura e nell'ignoranza del

cuore umano. Si impone perciò per la sua seconda

prova di chiamare alla memoria una situazione

reale, e ricorda che una delle donne più belle

che avesse conosciuto da bambino gli aveva

confidato di voler essere nel gatto che teneva

in grembo.

Pochi giorni dopo, "Ulisse" Eduardo Zalamea

pubblicò sulla rivista un intervento che terminava

con le parole: "Con García Márquez nasce un

nuovo e importante scrittore."

Amarezza per tre sonnambuli

 n. 90 di El Espectador, Bogotá, 13 novembre 1949

Racconto di difficile comprensione a causa del

punto di vista della voce narrante. Tre fratelli

osservano, forse, la madre perseguitata dal

sonnambulismo, che hanno ospitato in casa.

La donna decide da un momento all'altro di

non sorridere più per il resto della sua vita

e di rimanere seduta nel patio, per porre

termine alle inquietudini notturne.

Questo racconto e il seguente vengono scritti

a Cartagena; sebbene si noti un alleggerimento

del linguaggio retorico rispetto ai precedenti,si

possono a buon diritto considerare entrambi 

appartenenti alla fase "Kafka-Bogotá".

Dialogo dello specchio
  • Diálogo del espejo, prima pubblicazione:
  •  supplemento al n. 48 di El Espectador
  • Bogotá, 23 gennaio 1949

È un altro acconto sul doppio; un uomo al

risveglio si guarda allo specchio mentre si rade,

ricorda il fratello gemello morto e non riesce a

richiamare alla memoria l'espressione "vaso di

Pandora".

Tutti i primi racconti pubblicati risentono

dell'atmosfera claustrofobica in cui l'autore

visse il periodo di studi passato nelle capitale,

conclusosi con l'assassinio del candidato liberale

 Jorge Eliécer Gaitán il 9 aprile 1948 e la sollevazione

di piazza conosciuta come Bogotazo.

Occhi di cane azzurro
  • Ojos de perro azul, prima pubblicazione: 
  • supplemento al n. 119 di El Espectador
  • Bogotá, 18 giugno 1950

È il resoconto di un sogno. Nel vedere la bellezza

degli occhi grigi di una donna chiusa in una stanza,

sola con lui, un uomo dice: "Occhi di cane azzurro",

e ricorda che non è la prima volta che si incontrano i

n questa situazione. Infatti, ogni notte entrambi

sognano la medesima situazione, la stanza e le

parole d'amore; poi di giorno lei gira per la città

con quelle parole sulle labbra, "Occhi di cane

azzurro", nel disperato tentativo di ritrovare

nella realtà l'uomo del sogno.

Però ogni notte lei non ricorda quale sia il nome

della città, e ogni giorno lui non ricorda il sogno,

così che la situazione si riproduce all'infinito, notte

dopo notte.

Questo racconto con la sua incursione nel

 fantastico rappresenta un momento di snodo

tra il periodo "kafkiano" e metafisico di Bogotá

e il successivo, i racconti scritti sulla costa

caraibica. Mario Vargas Llosa ravvisa l'influenza

del raccontoErostrato di Jean-Paul Sartre;

entrambi infatti presentano la medesima situazione,

una donna che si spoglia davanti a un uomo in una

camera d'albergo; inoltre un passaggio di García

Márquez risulterebbe difficilmente spiegabile

senza il precedente di Sartre:

La donna che arrivava alle seiLa mujer que llegaba a las seis, prima 

pubblicazione: Crónica n. 9, Barranquilla, 24 giugno 1950

Ogni giorno una donna non più giovane

entra alle 6 in punto del pomeriggio nel

bar di José, mangia un piatto che lui non le

fa pagare, quindi se ne va ogni volta con un

uomo diverso. Oggi però insiste di essere

arrivata un quarto d'ora prima, e chiede a José

se sarebbe disposto a dire questa bugia di 15

minuti per lei. Il barista dice per scherzo che

ucciderebbe gli uomini che si allontanano con lei,

allora la donna gli confessa che si vedono per

l'ultima volta perché andrà lontano per sempre.

In una lettera che accompagna la ripubblicazione

di La donna che arrivava alle sei su El Espectador,

due anni dopo la prima comparsa, l'autore

spiega che l'idea originale era di scrivere un

racconto poliziesco, ma il carattere dei

personaggi ha preso il sopravvento.

Il secondo gruppo di racconti presente nell'antologia,

scritto tra Barranquilla e Cartagena dopo l'allontanamento

dalla capitale a causa dei sanguinosi disordini,

rappresenta una schiarita nella prima fase della

produzione di García Márquez.L'influenza letteraria

predominante è William Faulkner, i testi godono

di una maggiore leggibilità.

Nabo, il negro che fece aspettare gli angeli
  • Nabo, el negro que hizo esperar a los ángeles,
  •  prima pubblicazione: supplemento al n. 157 
  • di El Espectador, Bogotá, 18 marzo 1951

Un giovane manovale nero che ha l'incarico di badare

ai cavalli del padrone, e di manovrare il grammofono

per la bambina autistica di casa, riceve un violento

calcio in fronte da un cavallo. Perde il senno e il senso

della realtà, viene rinchiuso dai padroni e non si rende

conto del passare degli anni. Il sassofonista nero che

lui andava sempre a sentire in piazza al termine del

lavoro torna nel suo delirio come un angelo venuto

per portarlo con sé, ma Nabo lo fa attendere anni

e anni perché nella sua percezione ha ricevuto il

colpo in fronte appena il giorno prima.

Questo è senz'altro il racconto in cui si sente di più

l'influenza della lettura di Faulkner; si alternano

due punti di vista: un narratore onnisciente e

una seconda voce che usa la forma grammaticale

della prima persona plurale; il secondo tenta di

esprimere una narrazione oggettiva che frustra

il fantastico del racconto, cioè le conversazioni

di Nabo con l'angelo.

Qualcuno scompiglia queste rose
  • Alguien desordena estas rosas, prima 
  • pubblicazione: Crónica n. 32, Barranquilla, 
  • 2 dicembre 1950

Il fantasma di un bambino morto continua a

frequentare la casa dove visse, e dove nel

frattempo è tornata a abitare la sua compagna

di giochi di quarant'anni fa; la donna è convinta

che a scompigliare le rose che tiene in casa

sia il vento, in realtà è il bambino che vorrebbe

portarle sulla propria tomba.

All'inizio della propria carriera García Márquez

sembra negare la propria esperienza di vita, il

ricco mondo colorato che diventerà la base della

parte più famosa della sua opera, all'inseguimento

di demoni letterari legati all'estetica naturalistica;

 Se ne libererà soltanto con quello che Vargas

Llosa ha definito "deicidio", nel senso che ogni

atto di creazione letteraria è una ribellione contro

quella creazione di Dio che è la realtà.

Questo avviene con la visita in compagnia della

madre a Aracataca per mettere in vendita la

casa di famiglia, momento di svolta nella sua

vita a partire dal quale abbandona il realismo

per creare una poetica propria.

Il racconto viene scritto in fretta e furia quando

l'autore, redattore del giornale Crónica di

Barranquilla, deve sostituire all'ultimo momento

il pezzo dell'opinionista politico colpito da un

grave infarto; rileggendolo quando già è in stampa,

si rende conto che è l'ennesimo esempio di "dramma

statico" nella sua produzione.

La notte dei pivieri
  • La noche de los alcaravanes, prima pubblicazione: 
  • Crónica n. 14, Barranquilla, 29 luglio 1950

Tre uomini ciechi si trovano in una casa dove sentono

la voce e la presenza di una donna, alla quale

raccontano che i pivieri hanno strappato i loro occhi

perché mentre erano ubriachi hanno tentato di fare

il verso al loro canto.

La donna chiede al figlio di accompagnarli a casa

ma il bambino è riluttante perché sostiene che

nessuno crederebbe alla storia degli uccelli che

cavano gli occhi.

All'origine del racconto c'è una leggenda popolare

della costa atlantica secondo la quale il piviere

(alcaraván), uccello che segna l'ora con il suo

canto, strappa gli occhi a chi prova a imitarlo

con la voce. Il testo fu scritto di getto a Barranquilla,

dalle quattro del mattino del 28 luglio 1950 alle

otto del giorno seguente, dopo che García

Márquez seppe della leggenda dei pivieri:

attendendo in una casa d'appuntamenti che

cuocesse un sancocho con quattro carni i cui

odori selvatici avevano attirato gli uccelli,

vide un cliente del bordello afferrare un piviere

e gettarlo a bollire vivo nella pentola.

La tenutaria, la quasi centenaria Negra Eufemia,

apostrofò gli ospiti, dicendo che i pivieri

avrebbero cavato loro gli occhi.

Monologo di Isabel mentrevede piovere su Macondo
  • Monólogo de Isabel viendo llover en Macondo
  • prima pubblicazione: Mito anno I n. 4, Bogotá, 
  • ottobre-novembre 1955

La giovane sposa Isabel, in attesa di un bambino,

assiste all'arrivo dell'inverno (che ai Caraibi è la

stagione delle piogge) dalla veranda della casa

familiare. L'abitazione si allaga, i contadini sono

impotenti contro la forza degli elementi. La sua

ipersensibilità la porta a immaginare che il tempo

si muova al contrario quando è convinta che sia

venerdì, mentre la madre le rivela che è

soltanto giovedì.

Il Monologo di Isabel riprende con poche variazioni

un precedente racconto intitolato El invierno

 apparso il 24 dicembre 1952 su El Heraldo n. 24,

Barranquilla, e mai più antologizzato.

Si tratta di una costola del primo romanzo

pubblicato da García Márquez, Foglie morte;

personaggi e situazioni possono essere

compresi in pieno solo alla luce del testo

più lungo. Deluso dal rifiuto che il dattiloscritto

aveva ricevuto dalla casa editrice Losada di

Buenos Aires, l'autore opera una profonda

revisione del testo eliminandone un lungo

episodio, che diventa appunto il Monologo di

Isabel,che malgrado l'ammirazione per l

'Ulisse di James Joyce non ha nulla a che

vedere con il Monologo di Molly Bloom e la 

stream of consciousness.

Il racconto è un vero e proprio "atto fondatore"

perché per la prima volta si nomina Macondo,

la città del Caribe intorno alla quale ruoterà

negli anni successivi la produzione letteraria

più conosciuta del premio Nobel, da Foglie morte 

fino a L'amore ai tempi del colera; non solo:

è anche il momento dell'emancipazione della

realtà fantastica dall'oggettivo, in un certo

senso "la prima pagina dell'opera di Gabriel

García Márquez".

 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Febbraio 2019 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28      
 
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

vurlaprefazione09m12ps12vittorio.59dony686miriade159tirchio2000blogtecaolivelliellistar2012Draiostre.sa47bibanna545annamatrigianoLoneWolf1822
 

CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Febbraio 2019 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28      
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

TAG CLOUD

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Febbraio 2019 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28      
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963