blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi del 22/09/2020
Post n°3264 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
|
Post n°3263 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet André Leroi-Gourhan Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.André Leroi-Gourhan André Leroi-Gourhan (Parigi, 25 agosto 1911 - Parigi, 19 febbraio 1986) è stato un etnologo, archeologo e antropologo francese, oltre ad essere ricercatore di prima classe del CNRS, professore ordinario di etnologia e preistoria in varie università, tra cui quella di Lione, di Parigi (la Sorbona) e il Collège de France, dove sostituì l'Abate Breuil come professore di preistoria tra il 1969 e il 1982. Quando era bambino, suo nonno lo portava a passeggiare nel Museo Nazionale di storia Naturale e nel Giardino Botanicodi Parigi. Nel bosco di Fontainebleau alla ricerca di funghi, insetti e qualunque cosa risvegliasse la sua curiosità. Gli piaceva vedere i fossili degli animali e degli uomini delle caverne e leggere su quell'argomento. Un libro di Marcellin Boule, che gli regalò la sua madrina: "Gli uomini fossili", è stato decisivo per lui. Fu discepolo di Marcel Granet, e quindi di Marcel Mauss, questi lo portò a discutere la tesi di dottorato dedicata all'Archeologia del Nord Pacifico, studiò ulteriormente ottenendo il diploma della Scuola Nazionale di Lingue orientali: prima in Russo nel 1931 e successivamente in Cinese, nel 1935. a partire dal 1933, lavorò nei dipartimenti di Etnologia di vari musei francesi e inglesi, tra cui il British Museum di Londra e ilMuseo dell'uomo di Parigi. Poco tempo dopo, per due anni, è stato r esponsabile delle attività del Museo dell'uomo e del Museo Nazionale di Francia in Giappone, dove si dedicò a studiare, di prima mano, la loro cultura materiale e spirituale come un etnologo, così come la loro preistoria come archeologo. Ritornato al suo paese, è stato nominato vice curatore del Museo Guimet di Arte asiatica di Parigi tra il 1940 e il 1944. Quello stesso anno fu inviato al Castello di Valençay, per sorvegliare il mantenimento di alcune opere evacuate dal Louvrea causa della guerra, tra queste la Venere di Milo e la Nike di Samotracia. Durante la seconda guerra mondiale, partecipò alle attività della Resistenza per le quali fu decorato con la Croce della Nel 1946, divenne vicedirettore del Museo dell'Uomo. Essendo un professore dell'Università di Lione, iniziò a sviluppare una seconda tesi di dottorato (in scienza), il cui titolo era Indizi sull'equilibrio meccanico nel cranio dei vertebrati terrestri (1954) . Nel 1956 succede a Marcel Griaule, come professore di Etnologia e Preistoria presso l'Università della Sorbona; insegnò anche come professore presso il Collège de France Dal, 1969 al 1982, e in qualità di membro dell'Istituto di Francia. In aggiunta alla croce della Legion d'Onore, già citata, durante la sua prestigiosa carriera si guadagnò molti altri riconoscimenti, tra cui: Leroi-Gourhan e i metodi di ricerca preistoricaNel corso dei suoi scavi in siti preistorici come la grotte des Furtins a Berzé-la-Ville (1945, Saona e Loira), la grotta musteriana di Arcy-sur-Cure (1946-1963, Yonne), la grotta di sepoltura neolitica di Le Mesnil-sur-Oger e, in particolare, con il ritrova- mento magdaleniano, di Pincevent (del 1964, Seine-et-Marne), Leroi-Gourhan contribuì a rinnovare i metodi di scavo archeologico. L'insediamento, eccezionalmente ben conservato, di Pincevent gli consentì di sviluppare lo scavo in estensione, con il metodo chiamato "decapaggio" ossia tramite uno scavo in orizzontale, seguendo la topografia dello strato archeologico, con tutte le precauzioni, osservando la stratigrafia e annotando tutti i dettagli con un ritmo molto lento: lasciando scoperte vaste aree dello stesso livello archeologico. A partire da lì, egli poteva dispiegare un'approfondita analisi spaziale di questo habitat preistorico, applicandovi inoltre alcune idee di etnologia prelevate dai suoi lunghi anni di studio degli strumenti dei popoli primitivi di oggi. Tuttavia, non pretendendo di applicare i dati attuali alla preistoria. Leroi-Gourhan è anche il responsabile della creazione nel 1964, del concetto scientifico di catena operativa (chaîne opératoire) applicata alla tecnologia litica preistorica: è l'insieme dei passi concatenati (sequenza dinamica) che si verificano nella produzione di artefatti litici, dalla raccolta delle materie prime fino al loro abbandono, passando attraverso le diverse fasi di fabbricazione, il loro utilizzo e la loro ricostruzione (affilatura, ravvivamento...) e il loro riutilizzo, se era il caso. Le catene operative permettono di stabilire diversi stili e strategie culturali, quindi sono uno strumento concettuale di inestimabile valore in preistoria e archeologia. Schema base di una catena operativa Entrambi questi contributi, e altri ancora, sono tutti diretti al paradigma fondamentale della ricerca di Leroi-Gourhan: una percezione globale dei fenomeni umani. Secondo quanto affermava lui stesso, qualsiasi ricerca deve concentrarsi sulla totalità delle manifestazioni umane, nella loro natura antropologica, nelle loro attività corporali e mentali, nelle loro produzioni orali e materiali, per tutta l'ampiezza del loro habitat (sincronia) e per la loro profondità cronologica (diacronía). Si sforzò anche di iniziare tutte le sue ricerche in maniera empirica, senza formulare teorie a priori,con un lavoro sul campo che raccoglieva tutte le informazioni possibili, con lentezza e efficacia, prima di proporre ipotesi contrastanti. Ogni dettaglio deve essere contestualizzato nel modo più ampio possibile prima di giudicare il suo valore scientifico, e poi con l'aiuto di successive ipotesi, si arriverà a una conoscenza d'«insieme». Questo approccio olistico è, come si diceva, la maggiore esigenza del suo paradigma scientifico, e spiega l'ampiezza delle sue specializzazioni: linguista, etnologo, antropologo, archeologo, semiologo, storico dell'arte... Come discepolo di Marcel Mauss, Leroi-Gouhad è uno strutturalista in senso ampio, ma si differenza da altri membri di questa scuola, ad esempio Claude Lévi-Strauss per l'importanza che attribuisce al gesto tecnico e alla cultura materiale, senza diventare un materialista. D'altra parte dà una importanza fondamentale alle coordinate cronologiche, ossia storiche, di ogni fenomeno. Per questo motivo, André Leroi-Gourhan viene più spesso etichettato come uno specialista nella preistoria, che come un antropologo culturale, pur essendo entrambe le cose. Leroi-Gourhan nello studio dell'arte.André Leroi Gourhan, con Annette Laming-Emperaire, è responsabile di un paradigma scientifico assolutamente innovativo. Utilizzando lo strutturalismo per l'interpretazione dell'arte Paleolitica, basandosi su presupposti molto simili a quelli sviluppati nei suoi scavi. Egli decise di interpretare ogni grotta come un tutto unico, in cui è necessario stabilire, nel modo più completo possibile, le relazioni e sistenti tra ciascuno dei suoi elementi. Così, cercò di riscontrare qualche tipo di disposizione latente (non evidente) tra i soggetti rappresentati. Egli stesso realizzò il gigantesco lavoro di visitare una a una oltre settanta grotte decorate con arte rupestre, dalla Spagnaagli Urali, datate dai 30000 ai 10000 anni di età. Rilevò che in quasi tutte si poteva stabilire una precisa organizzazione dello spazio decorato: che non esisteva un modello nelle relazioni di vicinanza o lontananza delle figure, e della loro posizione rispetto alla topografia delle grotte in cui si trovano. La sua conclusione fu una interpretazione simbolica della rappresentazione di ciascuna delle immagini come segni binari che si oppongono, si alternano e si completano. Per Leroi-Gourhan questi elementi erano il maschile e il femminile.
Per Leroi-Gourhan, in un Tipico Santuario di una volta dipinta, ci sono due tipi di animali centrali, quelli femminili sono gli uro e i bisonti, e quelli maschili sono i cavalli. Questi animali centrali tendono ad essere corteggiati da animali periferici molto più vari e ambigui: cervi, cinghiali, capre. .. Tutto il complesso si completa con figure ideomorfe e, talvolta, antropomorfe Un secondo lavoro fondamentale in questo campo fu il tentativo di stabilire una cronologia dell'arte Paleolitica franco-spagnola diversa da quella proposta dall'Abate Breuil. A questo proposito, stabilì una successione di cinque stili, con lunghe transizioni tra di loro, caratterizzati in generale da un andamento lineare, che tuttavia, non concordano con la divisione t radizionale della produzione del Paleolitico Superiore. Ciascuno di questi periodi, secondo quanto avvisa l'autore, dovrebbe essere considerato come una semplice approssimazione: In quanto sta nel centro, giusto nel mezzo tra quelli che si dedicano all'accumulazione maniacale dei dati e quelli che si lasciano sedurre da una proliferazione speculativa di teorie troppo fantasiose. Nessuno dei suoi numerosi allievi è stato capace di sfuggire alla specializzazione che lui non ha mai avuto, senza che questo potesse alterare la profondità delle sue ricerche. Attualmente molte delle sue idee sono discusse e discutibili, però tutti manifestano un profondo rispetto per il suo prezioso lavoro scientifico. |
Post n°3262 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Egitto: scoperta la più antica mappa per l'Aldilà Un frammento del Libro delle due Strade trovato in un sarcofago dell'Antico Egitto di 4000 anni fa: è forse la più antica guida illustrata. Un antico sarcofago dipinto di recente scoperto nella necropoli di al-Asasif, nella Valle dei Re (Egitto). In un sarcofago egizio di 4000 anni fa sono stati trovati i più antichi frammenti del Libro delle due Strade, una "guida illustrata" per l'Aldilà. | REUTERS/MOHAMED ABD EL GHANY Nell'Antico Egitto neanche il decesso concedeva il meritato riposo - o almeno, non subito: prima di raggiungere Rostau, il regno glorioso di Osiride, signore della morte, il defunto doveva intraprendere una sorta di simbolica corsa ad ostacoli nell'Aldilà, un viaggio verso una nuova vita a tutti gli effetti, talmente pericoloso da meritare un'apposita guida scritta. Un frammento di questo testo - chiamato Libro delle due Strade, per via dei due percorsi (via terra o via acqua) che conducevano a Rostau - è stato ritrovato in un sarcofago di almeno 4000 anni fa. Secondo gli archeologi si tratterebbe della più antica copia nota di questo testo sacro, nonché, forse, del primo "libro illustrato" di cui si abbia conoscenza. DI FACILE CONSULTAZIONE. La scoperta, di recente descritta sul Journal of Egyptian Archaeology, risale in realtà al 2012. Un team di archeologi delle Università di Liverpool (Regno Unito) e di Leuven, in Belgio, stava conducendo una serie di scavi nella necropoli di Dayr al-Barshā, un antico cimitero per le personalità di alto rango in uso nel Medio Regno (2055-1650 a.C.). In fondo a una tomba ignorata dalle precedenti generazioni di archeologi, perché chiaramente saccheggiata dai tombaroli, i ricercatori hanno trovato i resti di un sarcofago di legno decorato con una serie di geroglifici - una sorta di guida portatile al viaggio nell'Aldilà illustrata direttamente sulle assi interne della cassa, dove sarebbe stata facilmente accessibile al defunto. UN COLPO DI FORTUNA. Le istruzioni sono risultate - a sorpresa - i resti di una copia del Libro delle due Strade, una versione incompleta e non in forma "di libro", ma comunque la più antica finora descritta in una pubblicazione scientifica. La tomba risale all'epoca del faraone Mentuhotep II, che regnò fino al 2010 a.C.: la guida è dunque almeno 40 anni più vecchia di tutte le altre copie scoperte da un secolo a questa parte. Benché esistano altre rappresentazioni più arcaiche e più semplici dell'Aldilà egizio, il Libro delle due Strade lo descrive in un modo più complesso ed elaborato: alcuni studiosi lo considerano per questo motivo "il primo libro illustrato" della Storia. LIBRETTO DI ISTRUZIONI. La guida appena scoperta decorava il sarcofago di una donna di alto rango di nome Ankh, alla quale però ci si riferisce, nel testo, con pronomi maschili. Un particolare importante, per comprendere l'origine di questo testo: secondo la religione egizia, Osiride dominava l'Aldilà... da morto, e l'intero culto in suo onore ruotava attorno alla possibilità di riportarlo in vita attraverso i riti sacri. Le "istruzioni" contenute nel Libro delle due Strade potrebbero aver avuto origine dalle cerimonie religiose in cui i sacerdoti tentavano di far rivivere Osiride attraverso la preghiera. Solo successivamente, queste stesse formule sarebbero state usate per i comuni defunti, mantenendo però il pronome maschile usato per la divinità. Nell'impianto generale della guida rimaneva comunque spazio per la personalizzazione. Per esempio il viaggio di Ankh sarebbe stato funestato, stando ai simboli, da un anello di fuoco, da demoni e spiriti, contro i quali ci si poteva difendere solo a colpi di incantesimi. Il frammento di libro scoperto sembra contenere istruzioni specifiche per formulare questi sortilegi. |
Post n°3261 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet È naturale scegliere uno stile di vita vegano o vegetariano? Gli umani si sono evoluti adattandosi a una dieta onnivora: scegliere uno stile di vita vegano o vegetariano può non essere l'ideale per il nostro organismo. | GEINZ ANGELINA | SHUTTERSTOCK Siamo naturalmente onnivori: cresce il numero delle persone che scelgono uno stile di vita vegano o una dieta vegetariana, ma un articolo pubblicato su The Conversation (edizione in spagnolo) ci ricorda che esistono diversi motivi per cui l'uomo si è evoluto per essere onnivoro. Nel corso dei millenni il nostro corpo si è adattato a una dieta mista e, adesso, convertirsi in mammiferi erbivori potrebbe persino farci male. COLON E METABOLISMO. Il nostro colon è corto: questo fa sì che ciò che mangiamo transiti più velocemente attraverso l'apparato digerente, rendendo più difficile l'assorbimento degli alimenti ricchi di fibra. Nei mammiferi l'aumento di massa corporale va di pari passo con la diminuzione del metabolismo basale (ovvero la quantità di energia necessaria a mantenere le funzioni vitali): per esempio, le grandi scimmie hanno bisogno di poca energia per mantenere le funzioni vitali, e per questo dall'87 al 99% della loro dieta consiste in materia vegetale. L'unica eccezione è rappresentata dagli scimpanzé, la cui alimentazione frugivora permette loro di avere una vita sociale più intensa Negli USA schizzano i consumi di carne sintetica durante la pandemia CHE CERVELLO GRANDE HAI! Uno dei principali motivi per cui noi umani abbiamo bisogno di una dieta più ricca e variata è la necessità di nutrire il nostro tessuto nervoso, che assorbe da solo il 22% del tasso metabolico basale. Poiché il nostro corpo ha diversi organi che necessitano di molta energia (come cuore, reni o fegato), l'espansione del cervello ha fatto sì che il nostro apparato digerente si accorciasse, favorendo l'adozione di una dieta più carnivora, di facile digeribilità e di alta qualità. FERRO E INTEGRATORI. Secondo l'autore dell'articolo - Paul Palmqvist Barrena, professore di Paleontologia all'Università di Malaga (Spagna) - la dieta vegana non soddisfa l'apporto minimo di ferro giornaliero (che corrisponde a 1,5 mg). Se è vero che il ferro può essere integrato con le pastiglie, questa pratica, a lungo andare, rischia di danneggiare i reni: la gran parte del ferro assunto in questo modo, infatti, non viene assorbito dal nostro organismo e deve essere espulso, costringendo i reni a un duro lavoro. Per il nostro corpo è molto più semplice assimilare il ferro CHI VIVE DI PIÙ? Se da un lato alcune ricerche sostengono che consumare carne riduca il rischio di soffrire della malattia di Alzheimer, di malattie cardiovascolari e di infezioni, e ci renda più longevi, dall'altro esistono studi che affermano il contrario, sostenendo che smettere di mangiare carne ci proteggerebbe da malattie cardiovascolari, cancro e patologie croniche, portando a una diminuzione della mortalità globale del 6-10%. Chi tirerebbe sicuramente un sospiro di sollievo se riducessimo il consumo di carne, sarebbe il nostro Pianeta: se tutto il mondo abbracciasse uno stile di vita vegano, le emissioni causate dall'industria della carne calerebbero del 70% e la Terra tornerebbe (forse) a respirare. |
Post n°3260 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet La prima immagine di un sistema multiplanetario attorno a una stella simile al Sole Dal Very Large Telescope dell'ESO la prima osservazione diretta di due esopianeti attorno a un giovane Sole: il Sistema Solare appariva così? Il sistema di strumenti del Very Large Telescope si trova a Cerro Parana, nel deserto di Atacama, in Cile. | M. CLARO/ESO Il Very Large Telescope dell'ESO ha catturato la prima immagine diretta di un sistema multiplanetario attorno a una stella simile al Sole, ma molto più giovane: uno scorcio di come doveva apparire il Sistema Solare nella prima fase della sua evoluzione. La famiglia celeste nota come TYC 8998-760-1 si trova a 300 anni luce da noi ed è composta da una stella di "appena" 17 milioni di anni e due giganti gassosi che le orbitano attorno rispettivamente a 160 e 320 volte la distanza Terra-Sole (molto più distanti dalla loro stella di Giove e Saturno, situati a 5 e 10 volte la distanza che ci separa dal Sole). UN'IMMAGINE RARISSIMA. Attraverso tecniche di osservazione indiretta - per esempio, con l'analisi delle momentanee diminuzioni di luminosità di lontane stelle - siamo riusciti a individuare migliaia di esopianeti; tuttavia, solo una piccola percentuale di questi pianeti extrasolari sono stati osservati in modo diretto. Ancora più insolito è ottenere un'immagine diretta di due o più esopianeti attorno a una stessa stella: finora era accaduto soltanto due volte, e sempre con astri molti diversi dal Sole. Ecco perché la nuova foto, che potete vedere qui sotto, è particolarmente preziosa. La stella TYC 8998-760-1, in alto a sinistra, accompagnata da due esopianeti giganti gassosi. Per osservare i pianeti, lo strumento SPHERE ha bloccato la luminosità dell'astro usando uno strumento ottico chiamato coronografo, inizialmente ideato per osservare la corona (cioè l'atmosfera esterna) solare. | ESO/BOHN ET AL. UNO SGUARDO PIÙ SENSIBILE. L'immagine è stata ottenuta attraverso più acquisizioni consecutive che hanno permesso di distinguere i due esopianeti dalle stelle sullo sfondo. Gli scienziati dell'Università di Leiden (Paesi Bassi), che hanno coordinato lo studio, l'hanno realizzata sfruttando lo strumento SPHERE (Spectro- Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch) del VLT, il sistema di telescopi nel deserto dell'Atacama, in Cile. SPHERE è in grado di bloccare la luce piùbrillante della stella madre in modo da rendere visibile quella più tenue dei pianeti. Funziona bene con i pianeti giovani e caldi, che brillano nell'infrarosso, ma non servirebbe con i più vecchi e freddi pianeti del Sistema Solare. COME ERAVAMO. I due esopianeti superano in massa i giganti gassosi del Sistema Solare: hanno rispettivamente 14 (il più interno) e 6 volte (il più esterno) la massa di Giove. La stella TYC 8998-760-1 è una "versione giovane" del Sole: insieme formano un quadretto molto simile a come doveva presentarsi il Sistema Solare delle origini. Studiandoli più nel dettaglio capiremo, per esempio, se si siano formati dove li vediamo o se siano migrati fin lì da orbite differenti, com'è successo a Giove: lo studio di quel lontano sistema ci aiuterà insomma a comprendere meglio la storia del nostro sistema planetario. |
Post n°3259 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Anno 2050: Londra come BarcellonaTra una trentina d'anni le temperature in Inghilterra potrebbero essere simili a quelle odierne in Spagna: un futuro possibile, evoluzione di uno degli scenari del cambiamento climatico. Cartoline da New York: da Io sono leggenda (Francis Lawrence, 2007). | Una passeggiata in dromedario per la Gran Via di Madrid, un bagno nelle acque del Tamigi... sono scenari possibili, nel 2050, secondo uno studio coordinato dal Crowther Lab (Zurigo, Svizzera), pubblicato su Plos One: nell'arco di trent'anni, sostengono i ricercatori, il clima di alcune città del mondo potrebbero avvicinarsi a quello di luoghi che oggi sono un migliaio di chilometri più vicini all'equatore. Avremmo una Londra-Barcellona, una Madrid- Marrakech, una Mosca-Sofia e una Seattle-San Francisco: lo studio, che ha preso in esame 520 città con più di un milione di abitanti in tutto il mondo, ha evidenziato che in Europa le temperature potrebbero innalzarsi in media di 3,5 °C in estate e di 4,7 °C in inverno, con picchi di 8 °C (per esempio a Lubiana, in Slovenia).
Senza respiro: Io (Jonathan Helpert, 2019). Sulla Terra l'aria diventa tossica, irrespirabile, velenosa. La razza umana si trasferisce su Io, satellite di Giove, per partire da lì verso altri mondi. | MIGRANTI CLIMATICI. Per alcune città del mondo (Yangon, Jakarta, Kuala Lumpur, Singapore e molte altre) il cambiamento sarà profondo e drammatico: «Le condizioni climatiche cui i cittadini dovranno far fronte sono inimmaginabili», commenta Tom Crowther, fondatore di Crowther Lab: «queste città potrebbero trovarsi ad affrontare alluvioni estreme, alternate a periodi di forte siccità. Non siamo preparati a tutto questo: avremmo dovuto mettere in atto piani per mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici già da un pezzo, e prima iniziamo, minore saranno i danni».
Cartoline da New York: da Io sono leggenda (Francis Lawrence, 2007). | La ricerca estrapola ciò che potrebbe accadere a partire da uno degli scenari possibili tra quelli ipotizzati dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), definito uno "scenario ottimistico" dagli scienziati di Crowther Lab, che prevede per il 2050 un innalzamento della temperatura globale del pianeta di 1,4 °C (possibile solo a patto di stabiliz- zare le emissioni di CO2). «Non avendo mai sperimentato le condizioni climatiche alle quali andiamo incontro è difficile sapere se saremo capaci di adattarci e rimanere nelle nostre città, o se dovremo migrare», afferma Richard Betts, climatologo all'Università di Exeter, che non ha preso parte alla ricerca.
Freddo globale: Snowpiercer (Bong Joon-ho, 2013). Anno 2031: in un mondo decimato da una nuova era glaciale, causata da esperimenti falliti per fermare il riscaldamento globale, la vita è possibile solamente all'interno di un treno in viaggio perenne attorno alla Terra. D'altro canto, c'è anche chi mette in guardia contro inutili allarmismi: Friederike Otto, vicedirettore dell'Environmental Change Institute dell'Università di Oxford, sottolinea che la ricerca andrebbe vista solo come un'illustrazione, non come una previsione, poiché le variabili coinvolte sono numerose. «Lo studio non può prevedere il futuro di Londra», afferma Otto: «per quanto ne sappiamo, le piogge invernali potrebbero anche trasformarla in una città con un clima opposto a quello di Barcellona. |
Post n°3258 pubblicato il 22 Settembre 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet La luna arrugginisce ed è "colpa" della Terra La ricerca dell'università delle Hawaii rivela la presenza di ematite nonostante l'ambiente ostile 07 settembre 2020 12:32
La luna sta arrugginendo. Detto così potrebbe sembrare una fake news ma in realtà è quanto hanno scoperto alcuni ricercatori dell'università delle Hawaii. Secondo uno studio pubblicato su Science Advances, è stata rilevata una quantità di ruggine sul satellite. Una scoperta che i ricercatori definiscono scioccante per diversi motivi. Prima di tutto perché la luna è un ambiente ostile per una formazione del genere. Teoricamente la ruggine dovrebbe essersi formata per la presenza di acqua. Una presenza che però gli esperti definiscono ridottissima. Inoltre è provata la mancanza di ossigeno sul satellite celeste e questo rende ancora più improbabile una scoperta del genere. Il ricercatore capo Shuai Li ha definito la scoperta sconcertante. Una scoperta sconcertante "È molto sconcertante. La luna è un ambiente terribile in cui si forma l'ematite. Le nostre analisi dei dati del Moon Mineralogy Mapper mostrano che l'ematite, un minerale ferrico, è presente ad alte latitudini sulla Luna, per lo più associata ai lati orientati verso est ed equatore delle altezze topografiche, ed è più prevalente sul lato vicino che sul lato opposto". È per esempio il caso di Marte dove è stata trovata la ruggine, nota come ossido di ferro, che infatti conferisce il colore rossastro al pianeta. I ricercatori non si aspettavano di trovare l'ematite anche sulla luna così distante da quel corpo celeste. "All'inizio non ci credevo. Non dovrebbe esistere in base alle condizioni presenti sulla luna - ha aggiunto Abigail Fraeman, coautore dello studio, il geoscienziato planetario Jpl della Nasa -. Ma da quando abbiamo scoperto l'acqua sulla luna, le persone hanno ipotizzato che potrebbe esserci una maggiore varietà di minerali di quanto ci rendiamo conto se quell'acqua avesse reagito con le rocce". L'opinione degli scienziati è che possano essere arrivate delle quantità d'ossigeno dalla terra che abbiano permesso questo processo. Delle tracce che provengono dal campo magnetico terrestre. L'ematite avrebbe interagito con delle molecole d'acqua che sono state liberate da alcune particelle di polvere che colpiscono la luna. In ogni caso questa ipotesi è ancora da studiare ma la portata della scoperta potrebbe essere epocale. Il ruolo della Terra "Potrebbe essere che piccoli pezzetti d'acqua e l'impatto delle particelle di polvere stiano permettendo al ferro in questi corpi di arrugginirsi", ha spiegato Fraeman. "Questa scoperta ridisegnerà la nostra conoscenza sulle regioni polari della luna", ha aggiunto Li in un'altra dichiarazione. "La Terra potrebbe aver svolto un ruolo importante nell'evoluzione della superficie lunare". Il ruolo della Terra nell'evoluzione del suo satellite più importante potrebbe essere oggetto di studi per i prossimi anni. Una scoperta che seguirebbe a quella della formazione di quantità d'acqua quando i meteoroidi colpiscono la superficie della luna. La scoperta risale a marzo 2019 e in qualche modo è collegata a quella dell'università delle Hawaii che attribuisce alla polvere che colpisce la superficie lunare la stessa funzione permettendo poi l'"arrugginirsi" del satellite. La possibilità che la Terra incida sulla vita della luna in realtà è stata già avanzata con un altro studio pubblicato nel gennaio 2019 secondo cui gli astronauti dell'Apollo abbia trovato un pezzo di Terra scavando sulla luna. "Potrebbe interessarti: https://www.today.it/rassegna/ |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.