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Messaggi del 07/05/2019

Campanile A., La televisione spiegata al popolo,

Post n°2182 pubblicato il 07 Maggio 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Risorse della Biblioteca

Campanile A., La televisione spiegata al popolo, Bompiani, 1989, Milano, pp. 459

 Achille Campanile è stato critico

televisivo dell'Europeo dal 9 febbraio

1958 al 17 ottobre 1975.

Le sue cronache settimanali si offrono

oggi come una fonte preziosa per

gettare uno sguardo sui programmi

che hanno fondato la televisione italiana,

per cogliere il senso della messinscena

che la civiltà di quegli anni - gli inizi

degli anni  sessanta- involontariamente

apprestava.

Campanile fu tra i primissimi collaboratori

dell'Europeo e si improvvisò critico televisivo

quando in pratica non si sapeva ancora

che cosa fosse la televisione, quale poteva

essere la sua incidenza sui costumi degli

italiani.

Campanile si è trovato insomma a doversi

inventare un mestiere, e in questo mestiere

di critico televisivo ha messo tutto il suo

estro, la sua capacità straordinaria di cogliere

vizi segreti, relazioni mondane, tic e

distorsioni di un popolo che si stava

ormai avviando verso la tele -dipendenza.

Fedele al concetto di una televisione come

strumento di  immediatezza, scarsamente

attratto dai molti discorsi che in quegli

anni  si andavano facendo sullo specifico

televisivo, Campanile si propone ancora

oggi, a distanza, come uno dei rari critici

inventivi, che fanno letteratura di ogni

occasione: anche in casi atipici come questo.

Sorretto da un'acutezza di osservazione e

da uno humour eccezionali, da un'autonomia

di giudizio invidiabile, da uno stile graffiante,

da un senso innato dell'ironia, Campanile ci

offre insomma una serie di flsh memorabili

che contribuiscono a quella consacrazione

del suo talento verso cui la critica si sta ora

finalmente avviando in maniera convinta.

 
 
 

Serpentara P.S.

Post n°2181 pubblicato il 07 Maggio 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: risorse della biblioteca

Calcerano L,,Fiori G., Serpentara P.S., La Nuova Italia, 1993, Firenze, pp.308      

 Comincia sempre con un crimine.

Seguono le indagini, condotte con

puntiglio e ostinazione da investigatori

generalmente sottovalutati dall'assassino.

Il gran finale è il chiarimento del mistero

e l'arresto del colpevole.

In ogni giallo viene fatta giustizia.

La cultura di ognuno di noi attinge a piene

mani a libri e serie televisive che ri -

propongono questo schema fisso.

L'ironia e l'ostinazione del tenente

Colombo, la bonarietà e la determina-

zione d4l commissario Maigret, la

serietà e l'umanità dell'ispettore

Derrick sono altrettante tipologie del giallo.

Il tenente Colombo indaga facendo

affidamento sull'osservazione e la logica.

Maigret studia il fatto criminoso attraverso

i comportamenti e i caratteri degli indiziati;

fonda molte delle sue ipotesi sulla psicologia

dell'umanità con cui viene a contatto.

Derrick detesta la violenza e gli assassini,

forse detesta anche il suo lavoro;

ogni sua indagine sembra non poter

prescindere dal contesto sociale in cui

vittime e assassini si muovono.

Ma il regno del giallo non è dominato

soltanto da commissari e ispettori di polizia.

Alcuni dei più grandi protagonisti di romanzi

e film polizieschi sono investigatori privati:

Sherlock Holmes, Ellery

Queen, Miss Marple, Philip Marlowe,

Nero Wolfe. Ognuno di loro pratica un suo

specifico metodo di indagine.

Ognuno di loro ha una sua identità caratteriale

che lo distingue nettamente dai colleghi:

tanto Sherlock Holmes è distaccato e razionale,

quanto Marlowe è introverso e combattuto

tra cuore e ragione; tanto  Miss Marple non

disdegna  il pettegolezzo e l'indagine psicologica,

quanto Nero Wolfe svolge le sue indagini

stando seduto a tavola o curando le sue

preziose orchidee.

Ogni giallo ha il suo eroe.

Neppure i fumetti hanno resistito al fascino

del poliziesco, a cominciare dal più accattivante

e famoso: Topolino. Nella città di Topolinia,

con l'aiuto del pachidermico commissario Basettoni

e la collaborazione divertente dello svagato Pippo,

del cane Pluto, il nostro tenace topo tiene a bada

e neutralizza le imprese criminose di Pietro

Gambadilegno e di Macchia Nera. Per ogni eroe

c'è un nemico. Al personaggio di Walt Disney

non possiamo non aggiungere il buffo Nick Carter,

disegnato da Bonvi. E ancora il recente Nick

Raider di Sergio Monelli.

Il titolo di investigatore, poi, va di diritto a

Dylan Dog, romantico "indagatore dell'incubo".

Serpentari PS è un giallo: c'è un fatto criminoso,

c'è qualcuno che indaga, c'è un manipolo di cattivi,

c'è un lieto fine.

Ma il romanzo che state per leggere ha un'

originalità: la fisionomia dei suoi detectives.

Non hanno il fascino romantico di Sam Spade,

non possiedono l' ironica trasandatezza di

Colombo, non vestono con l'eleganza di Derrick.

Non sono detective.

Questa originalità è una caratteristica che si

ritrova spesso nei romanzi polizieschi italiani.

Il modo di raccontare storie in cui il crimine è 

indagato e incalzato dal detective di turno è

spesso ironico, divertito.

I detective italiani non capiscono tutto al primo

colpo, come succede al tenente Colombo,

qualche volta sbagliano e frequentemente le

loro indagini subiscono lunghi periodi di

stagnazione.

I detective dei gialli italiani non amano le

prove di coraggio e piuttosto che le scene

di un delitto preferirebbero vedere una commedia

musicale. I detective dei gialli italiani, insomma,

sono un po' sognatori e un po' fifoni e amano

la vita più del delitto.

Serpentari P.S. è un giallo in cui mancano

i detective tradizionali.

E non solo: all'inizio manca perfino il crimine!

Non mancano, però i criminali.

Sono presenti, anzi, al più alto livello: la mafia.

Il libro racconta di personaggi che esercitano

un potere arrogante e violento, in una società

che li tollera.

I criminali, in una storia poliziesca, debbono

essere affrontati e sconfitti. Certo.

Gli autori di Serpentara P.S. hanno pensato

che per affrontare e sconfiggere il crimine

occorresse anche non farsi intimidire,

attaccarlo con le armi dell'umorismo e della

satira. Umorismo come necessità, necessità

di irridere le ragioni stesse del male.

Il romanzo di Luigi Calcerano e Giuseppe

Fiori diventa un giallo per effetto degli

avvenimenti; i suoi protagonisti diventano

investigatori  per effetto di una situazione

imprevista, il giallo diventa giallo sotto gli

occhi del lettore.

Ma il romanzo poliziesco ha le sue regole:

gli autori hanno costruito un itinerario

narrativo che svela progressivamente i

misteri della vicenda e chiarisce anche i

meccanismi del giallo.

Per questo, piuttosto che inserire attività

di lavoro, l'opera offre lo spunto per una

ulteriore indagine

sul romanzo poliziesco, attraverso schede

e strumenti di analisi dedicati al genere

poliziesco e al rapporto tra cinema italiano

e gialli umoristici.

I segreti del mestiere di narratore sono

illustrati nel colloquio- intervista del come

si scrive un romanzo giallo.

Una sezione, poi, ricostruisce sinteticamente,

l'origine del fenomeno mafioso e presenta

gli elementi che caratterizzano il crimine

organizzato nella nostra società.

Infine, alcuni interventi critici approfondiscono

il tema della letteratura gialla in Italia.

 
 
 

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