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Messaggi del 30/07/2020

Le sorprese non finiscono mai..

Post n°3215 pubblicato il 30 Luglio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet
  • Sardegna, la grotta lunga 70 chilometri: è record italiano

Sardegna, la grotta lunga 70 chilometri: è record italiano

E' stato scoperto il passaggio sotterraneo più lungo d'Italia,

si trova in Sardegna nel comune di Urzulei

9 Giugno 2016 Condividi su Facebook+

Gli speleologi hanno scoperto una grotta da record in Italia.

E' lunghissima, raggiunge i 70 chilometri.

La grotta si trova nella costa orientale della Sardegna, vicino

a Dorgali e fa parte del sistema di grotte litoranee tipiche della

zona, dovuto al fenomeno carsico che unisce le caverne

sotterranee.

La nuova grotta misura esattamente settantasei chilometri, ed

è il percorso sotterraneo più lungo d'Italia, congiunge Su Palu,

Monte Logos, Molente e Bue Marino.

Sono stati gli speleologi a percorrere il passaggio subacqueo, lo

riferisce la Federazione speleologica sarda a pochi giorni dalla

storica scoperta che vale il primato nazionale.

grotta-bue-marino_th_500

Dal lavoro di più gruppi sardi arriva la notizia tanto attesa e cercata.

 Il sistema di Codula di Luna diventa la grotta più lunga d'Italia

 grazie alla congiunzione effettuata, l'ultimo tassello che mancava.

 La scoperta di questa incredibile grotta in Sardegna è avvenuta il

3 giugno 2016, soltanto tre speleosub hanno percorso l'intero

collegamento percorrendo lunghi e impegnativi tratti aerei e ulteriori

sifoni in immersione.

La differenza rispetto ad altre esplorazioni è stata fatta grazie a un

passaggio alto, superato con un salto in corda di 8 metri.

Qui gli speleo si sono trovati davanti al sifone ancora inesplorato, un

breve tratto allagato, profondo 2 metri e lungo una decina.

grotta-sardegna_web_th_500

Dopo un tratto a piedi di circa 60 metri si sono trovati di fronte

un piccolo lago, molto profondo. Si trattava di una galleria sommersa.

Qui uno speleo sub della Repubblica Ceca pochi anni fa aveva tentato

di aprirsi un varco senza risultato.

E' arrivata così la comunicazione della scoperta e i numerosi ricercatori

hanno festeggiato al campo esterno di Teletottes, nel comune di Urzulei.

sardegna-urzulei_th_500

Questo primato sardo ha strappato il titolo al complesso di grotte di

"Tacchi-Zelbio-Stoppani" in provincia di Como, che rimane al

secondo posto con una lunghezza di 58 km.

Al terzo posto c'è l'antro del Corchia in Toscana.

 
 
 

Notizie della tartaruga vietnamita...

Post n°3214 pubblicato il 30 Luglio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet
  • Hanoi, morta la tartaruga gigante del lago Hoan Kiem

Hanoi, morta la tartaruga gigante del lago Hoan KiemFamosa

e rarissima: ne rimangono solo 3 su tutta la Terra

3 Febbraio 2016 Condividi su Facebook+Un esemplare di tartaruga gigante

Un esemplare di tartaruga gigante

E' morta una delle rare tartarughe giganti del Vietnam.

Si chiamava Cu Rua e viveva ad Hanoi, nelle acque del

lago Hoan Kiem, noto anche come "Lago della Spada Restituita",

legato a una leggenda che vede come eroica protagonista proprio

una tartaruga gigante, forse un'antenata di Cu Hua.

Le apparizioni della tartaruga gigante, che tutti chiamavano

"Tartaruga bisnonno", erano piuttosto rare e considerate segno

di buona fortuna.

L'esemplare, dal peso non indifferente di 160 chili e dall'età

ragguardevole di oltre 100 anni, ben si mimetizzava con il suo

colore tra il grigio e il marrone con le inquinate e fangose acque

del lago di Hanoi.

La tartaruga gigante è stata ripescata in cattive condizioni

respiratorie e si è tentato di salvarla, ma purtroppo non ce l'ha fatta

ed è morta, lasciando nello sconforto e nel dolore tutti i vietnamiti,

oltre ai 4 milioni di abitanti della capitale.

Cu Rua era uno dei cittadini più illustri di Hanoi e ogni suo avvista-

mento veniva salutato come una festa: "E' quasi impossibile esprimere

a parole il significato di questa perdita", ha dichiarato Peter Pritchard,

ricercatore e fondatore del Chelonian Research Institute con sede

in Florida.

Tra il 1970 e il 1990, la caccia ha devastato le popolazioni di tartarughe

giganti in tutta la Cina, dal fiume Yangtze alle valli fluviali del Vietnam. L

o sviluppo urbano e l'inquinamento hanno peggiorato la situazione,

danneggiando l'habitat delle tartarughe ancora vive.

Il risultato è che ora la specie si è ridotta a soli tre esemplari, tra cui

un maschio e una femmina che vivono in cattività nello zoo di Changsha,

nella regione dello Hunan in Cina.

I due però non sono ancora accoppiati, e chissà se mai lo faranno.

Rimane un'altra tartaruga, dal nome di Dong Lu, che vive anch'essa ad Hanoi,

nelle acque del lago Hoan Kiem.

Gli studiosi non sono ancora sicuri nell'averne determinato precisamente

il sesso, forse maschile.

 Alcuni hanno ipotizzato di portare la tartaruga in Cina, per tentare di farla

accoppiare (sempre che sia maschio) con la femmina dello zoo.

Altri però sono contrari, convinti che lo shock del trasferimento potrebbe

essere fatale al rarissimo esemplare.

Rimane il fatto che sulle isole Galapagos gli scienziati hanno allevato

con successo, in cattività, la tartaruga gigante locale, la cui specie era

in rapido declino.

Dal 1971 il programma di riproduzione ha fatto nascere più di 2.000 

nuovi esemplari, allontanando il rischio di estinzione della tartaruga delle

Galapagos

 
 
 

W Diego!!

Post n°3213 pubblicato il 30 Luglio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Diego: la tartaruga ultracentenaria

ha salvato la sua specie.

Adesso può tornare a casa

Dopo una lunga carriera da play boy e 2000 figli, Diego torna a casa

23 Giugno 2020 Condividi su Facebook+

Oltre cento anni di età, una famiglia numerosa e un curriculum

da vero latin lover, corredato però dalle migliori intenzioni: lui è Diego,

la tartaruga Chelonoidis hoodensis, al quale va il merito di aver 

salvato la sua specie dall'estinzione.

Circa sessanta anni fa, il casanova del mondo animale, arrivava

sull'Isola di Santa Cruz insieme ad altri 25 esemplari della sua specie,

scelti per il programma di ripopolamento del territorio.

Ora, dopo decenni di attività di riproduzione, la missione è stata

compiuta: solo Diego, infatti, ha generato oltre 2000 bambini,

salvando la sua specie dal rischio di estinzione.

E dopo una lunga attività amorosa, e la nascita di migliaia di

tartarughine, la meritata pensione per il maschio alfa è arrivata, ma

non solo.

Diego ora può tornare a casa sua, a Espanola, isola disabitata

considerata tra le più antiche e incontaminate delle Isole Galapagos

 che, come si legge da un twitter lanciato dal ministro ecuadoregno

dell'Ambiente, Paulo Proano Andrade, è atteso a braccia aperte.

La tartaruga, insieme ad altre colleghe della sua specie, era arrivata

sull'isola di Santa Cruz nel 1960, subito dopo il lancio del programma

di riproduzione del parco delle Galapagos.

Secondo le stime, da solo Diego ha contribuito alla nascita del 40%

delle tartarughe oggi in vita, attività questa che gli ha fatto guadagnare

l'appellativo di play boy.

Tutto merito della sua prestanza fisica, la tartaruga infatti vanta 80

chili di robustezza, 90 cm di lunghezza e un'altezza di 1,5 metri,

particolarmente apprezzata poi, dagli esperti del programma, la sua

libido.

Prima di ricongiungersi con la sua terra d'origine però, Diego e le

sue colleghe, dovranno osservare un periodo di quarantena per

evitare di portare sulla Isla Espanola, semi di piante che non sono

native del territorio.

Il territorio dell'isola infatti, così come tutte le Galapagos, iscritte

al Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'Unesco, è rinomata per la

preziosa biodiversità, qui vivono specie vegetali e animali uniche al

mondo.

Tra queste anche le tartarughe giganti Chelonoidis hoodensis che,

prima del programma di ripopolamento, rischiavano l'estinzione

definitiva.

Solo 50 anni fa infatti, risultavano in vita 2 esemplari maschi e 12

femmine.

E ora, le Isole Galapagos, possono vantare una preziosa colonia di

tartarughe giganti, quasi tutte discendenti di Diego.

Diego, la tartaruga

Diego, la tartaruga Chelonoidis hoodensis - Fonte Getty Images

 
 
 

Storie della tundra canadese.

Post n°3212 pubblicato il 30 Luglio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Come un viaggio nel lontano passato.

Questa è Nunavik

Selvaggia e autentica, questa è la parte del Québec che non ti aspetti

28 Maggio 2020 Condividi su Facebook+

Non lontano da Montréal si estende un territorio vasto e

selvaggio, apparentemente non accessibile, dove assoluta

protagonista è la tundra con la sua fauna artica.

Questa è Nunavik, "la grande terra", che copre oltre 440

mila chilometri quadrati nel Nord artico del Québec, e che

conta poco più di 13.000 abitanti.

Le strade sembrano terminare nell'orizzonte infinito e la loro

estensione isola Nunavik dal resto della provincia, non è un

caso che chiunque si sia spinto fin qui abbia avuto la sensazione

di una disconnessione totale dal resto del mondo.

Gli orsi polari che vagano lungo le coste sono i protagonisti

assoluti di un panorama fatto di iceberg, che galleggiano nello

stretto di Hudson.

Qui, i più temerari, sciano sulle piste battute dei Monti Torngat

e fanno escursioni alla scoperta del paesaggio montuoso

circostante.

le strade di Nunavik

Le strade che si perdono nell'orizzonte, Nunavik - Fonte iStock

Nunavik è un vasto territorio che si trova sotto la giurisdizione

della provincia del Québec, in Canada. Situato lungo la Baia di

Hudson e sulla penisola di Ungava, fa parte delle quattro terre

Inuit del Canada. 

In realtà Nunavik è la patria degli Inuit, gli eschimesi del Québec,

una popolazione che supera di poco i 10.000 abitanti che vivono in

questa rigida regione canadese.

Nunavik, nella lingua locale, significa "luogo in cui vivere", una

locuzione che per la popolazione non ammette incertezze.

Questo piccolo popolo dell'Artico discende direttamente dai Thule;

gli Inuit sono uno dei due gruppi principali di Eschimesi, insieme

agli Yupik.

Il termine, tradotto letteralmente, significa fabbricante di racchette

da neve, tuttavia le persone del posto non amano essere chiamati

Eschimesi.

Nunavik ha quattordici centri urbani, popolati soprattutto dagli Inuit.

Il più importante è Kuujjuaq, centro amministrativo del territorio, che

si trova sulla costa più meridionale della Baia di Ungava.

Gli altri centri sono Inukjuak, Salluit, Puvirnituq, Kangiqsualujjuaq,

Kangirsuk, Akulivik, Umiujaq ed altri minori.

Panorama di Nunavik

Paesaggio di Nunavik - Fonte iStock

Non ci sono strade che collegano Nunavik con il Québec meridionale,

esiste infatti solo un collegamento aereo annuale e alcuni marittimi

stagionali, in estate ed autunno.

Qui la solitudine è facile da trovare perché il paesaggio è vasto e

incontaminato.

Se è vero che quando si pensa a destinazioni avventurose e remote

ci si proietta direttamente nei territori dell'Alaska, è vero anche che

Nunavik, che è circa un quarto di questa, rappresentare una delle più

accessibili e incredibili esperienze nella tundra artica.

Giungere fin qui è come fare un viaggio lontano nel passato, un mondo

diverso in cui immergersi e perdersi, alla scoperta di una flora e una

fauna autentica e selvaggia e una cultura incredibile come quella degli

Inuit.

volpe rossa a Nunavik

Volpe rossa a Nunavik - Fonte iStock

 
 
 

Il nuovo travel code...

Post n°3211 pubblicato il 30 Luglio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Come fare il bagaglio a mano

da portare in aereo con le

nuove regole

Ecco i nostri consigli per preparare un perfetto bagaglio

a mano da portare in aereo durante la vostra prossima

vacanza

27 Giugno 2020 Condividi su Facebook+

La riapertura delle frontiere ha portato ad una ripresa dei

voli continentali (e non solo), ma le norme per viaggiare si

sono fatte molto più stringenti.

L'ultima novità riguarda il bagaglio a mano: ora a bordo non

si potrà portare altro che una piccola borsa o uno zainetto.

 Come prepararsi dunque per affrontare un viaggio in aereo?

Il nuovo provvedimento dell'Enac, in vigore dal 26 giugno,

prevede il divieto di portare a bordo il proprio bagaglio a mano

 su alcuni aerei.

La misura è volta ad evitare assembramenti davanti alle cappelliere,

il cui utilizzo è ora precluso ai passeggeri.

Tuttavia, è possibile avere con sé una borsa di piccole dimensioni -

purché la grandezza sia tale da poter essere comodamente sistemata

nello spazio sotto il sedile di fronte al proprio posto.

Per chi si prepara a viaggiare si prospetta dunque un'ardua impresa: 

cosa mettere in questo ridotto bagaglio a mano?

Se siete in partenza per un lungo viaggio, probabilmente avrete con

voi almeno una valigia che andrà in stiva, quindi potrete mettere

lì tutto ciò che non vi servirà a bordo.

In questo caso, scegliere cosa portare nella borsa da cabina è

decisamente più facile: vi basterà pensare a quali sono le cose

indispensabili per le ore che dovrete trascorrere in volo.

Smartphone, tablet o pc sono il perfetto intrattenimento, dal

momento che potrete svolgere varie attività (giocare, guardare un

film, ascoltare musica, leggere...).

Se amate la lettura, dite addio ai libri cartacei - almeno in vacanza -

e scegliete il formato e-book, decisamente più comodo.

 Gel igienizzante e salviettine disinfettanti sono sempre molto

importanti, perché in aereo si nascondono posti dove possono

annidarsi germi e batteri.

Non dimenticate dunque di portarne una piccola scorta con voi.

E se viaggiate in inverno, meglio avere una copertina: è possibile

che alcune compagnie aeree non ne forniscano più ai passeggeri,

per rispettare le misure igieniche.

La questione è più complicata se volete concedervi un viaggio

più breve e di conseguenza preferite non imbarcare un bagaglio

in stiva.

Far entrare tutto in un piccolo zaino potrebbe essere un'impresa

difficile, ma non demordete: ci sono diversi trucchetti per far

fronte al problema.

Innanzitutto, eliminate il superfluo.

Avete davvero bisogno di tutti quei vestiti e di più paia di scarpe?

Scegliete un paio di pantaloni lunghi neri, che sono perfetti sia

durante la giornata che per una sera speciale.

E se non volete rischiare di lasciarvi sfuggire un'occasione elegante,

portate con voi un paio di ballerine (non saranno delle splendide

scarpe con tacco a spillo, ma hanno una marcia in più rispetto

alle sneakers).

Per quanto riguarda il beauty case, ritrovate le vecchie bottigliette

di sapone che avete portato a casa dal vostro ultimo soggiorno in

albergo - e se non le avete, la prossima volta non dimenticate di

prenderle: una volta aperte, in hotel non possono far altro che

buttarle via.

Potete riutilizzarle riempiendole anche con i vostri prodotti preferiti,

occupando così meno spazio.

Mentre sul fronte intrattenimento, evitate tutto ciò di cui potete fare

a meno.

Il computer, ad esempio, può essere agevolmente sostituito da un tablet

 o da uno smartphone (e dovrete portare un caricabatterie in meno!), e la

tecnologia vi aiuterà a viaggiare più leggeri.

 
 
 

Quando c'era un solo continente...

Post n°3210 pubblicato il 30 Luglio 2020 da blogtecaolivelli

In questo parco c'è un

pezzo di Pangea ed è

l'unico rimasto nel

mondo

La storia delle nostre origini è conservata,

silenziosamente, lungo questo tratto di costa

23 Luglio 2020

Quando sentiamo parlare di Pangea, è inevitabile

immaginare un mondo completamente diverso da

quello che conosciamo noi oggi.

290 milioni di anni fa, a causa del processo della

tettonica delle placche, si formava il supercontinente

che, secondo la scienza, includeva tutte le terre

emerse durante il Paleozoico e il primo Mesozoico.

Poi, dalla sua frammentazione, sono derivati gli

attuali continenti, con le loro forme e le geometrie.

E ora, un pezzo di Pangea è ancora visibile ad occhio

nudo, ed è qualcosa di meravigliosamente straordinario

e unico.

Siamo nella Baia di Fundy, la selvaggia e autentica

scogliera canadese che mostra, e conserva tutt'oggi,

gli effetti delle primordiali forze geologiche che hanno

plasmato il nostro mondo.

L'area intera, rappresenta l'unico posto sulla Terra in

cui si può vedere com'era il paesaggio ai tempi della

Pangea e gli effetti della rottura 100 milioni di anni dopo.

300 milioni di anni di storia, la nostra, sono conservati

qui, tra i paesaggi straordinari della costa canadese

che si è guadagnata, da parte dell'UNESCO,

il riconoscimento come Geoparco Globale.

La baia di Fundy in Nuova Scozia, infatti, rappresenta

un luogo unico nel suo genere, un cumulo di tesori

geologici che si estendono in tutta l'area.

Il riconoscimento a Geoparco Globale, non solo enfatizza

il significato geologico del territorio, ma invita le persone

a esplorare la connessione tra natura, patrimonio culturale,

comunità locale e origine del mondo.

La costa canadese, infatti, custodisce silenziosamente,

un pezzo della storia del nostro pianeta.

Nessun luogo al mondo è così prezioso come The Cliffs

of Fundy, 165 km di costa scenica che alterna scogliere

a strapiombo sul mare, spiagge fossili, insenature e

crateri.

Le acque del Nord Atlantico hanno scolpito le antichissime

rocce che caratterizzano l'intero territorio, dalle cui fratture

sono affiorati flussi di lava incandescente.

Ogni angolo di Fundy è intriso di storia, e non esiste

altro posto sul pianeta Terra, dal quale osservare, in

maniera così vera e autentica, le nostre origini.

Inoltre, leggenda vuole, che proprio in questo suggestivo

territorio si nasconde la dimora di Glooscap e Malsumis,

i due fratelli gemelli dotati del potere di creare e

distruggere, che rappresentano rispettivamente il bene

e il male.

Vista della Baia di Fundy

Vista della Baia di Fundy - Fonte iStock

 
 
 

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