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W Ivan

Post n°59 pubblicato il 13 Ottobre 2007 da Cartman72
 

Ieri pomeriggio sono stato in un centro commerciale a vedere un po' le ultime uscite in DVD e in CD. Nel reparto musica ho visto che era uscito un cofanetto con DVD+CD di Ivan Graziani e non ho potuto non prenderlo. Per Ivan vale il discorso fatto per Rino Gaetano. E' stato uno dei più grandi chitarristi italiani (si dice che Battisti non entrasse in sala di incisione se non c'era lui a suonare le chitarre) e poi autore di bellissime canzoni soprattutto a cavallo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta ma se ne è andato una decina di anni fa quasi in silenzio e molti si sono dimenticati di lui. Fortunatamente non tutti visto che qualcosa ha continuato ad uscire (non ultimo proprio il cofanetto preso ieri) e la famiglia ha organizzato diverse manifestazioni in memoria di Ivan. Poco prima di morire partecipò a Sanremo con "Maledette malelingue" una delle più belle di quell'edizione. La scelta della canzone non è stata facile. Alla fine ha prevalso il campanilismo ed ho optato per "Firenze (canzone triste)". E allora W Ivan e grazie per le belle canzoni che ci hai lasciato!

Firenze (canzone triste) (Ivan Graziani)

Firenze lo sai, non è servita a cambiarla
la cosa che ha amato di più è stata l’aria.
Lei ha disegnato, ha riempito cartelle di sogni
ma gli occhi di marmo del Colosso Toscano
guardano troppo lontano.

Caro il mio Barbarossa, studente in filosofia
con il tuo italiano insicuro certe cose le sapevi dire.
Oh lo so, lo so, lo so, lo so bene, lo so
una donna da amare in due in comune fra te e me.
Ma di tempo ce n’è in questa città
fottuti di malinconia e di lei.

Per questo canto una canzone triste, triste, triste... Triste come me.
E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei.
E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei.

Ricordo i suoi occhi, strano tipo di donna che era
quando gettò i suoi disegni con rabbia giù da Ponte Vecchio.
"Io sono nata da una conchiglia" diceva
"La mia casa è il mare e con un fiume no, non la posso cambiare"

Caro il mio Barbarossa, compagno di un’avventura
certo che se lei se n’è andata no, non è colpa mia.
Oh lo so, lo so, lo so, la tua vita non cambierà
ritornerai in Irlanda con la tua laurea in filosofia
ma io che farò in questa città?
Fottuto di malinconia e di lei.

Per questo canto una canzone triste, triste, triste... Triste come me.
E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei.
E non c’è più nessuno che mi parli ancora un po’ di lei, ancora un po’ di lei.


 
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