Creato da regina_crimilde il 25/10/2005

C'era una volta...

le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

 

 

La madre buona

Post n°127 pubblicato il 03 Giugno 2007 da regina_crimilde
 

Secondo l'interpretazione psicanalatica delle fiabe le relazioni familiari che esse rappresentano danno sfogo ai timori inconsci del bambino nell'affrontare e risolvere il complesso edipico.
La simbologia delal madre-matrigna vorrebbe quindi incoraggiare il distacco dei figli dalle madri dipingendole come figure negative per facilitarne il processo.
Al tempo stesso la strega che punisce e imprigiona i bambini (come in Hansel e Gretel) dà immagine proprio all'atteggiamento e possessivo della madre edipica.

Ma nelle fiabe esistono anche figure materne positive, anche se spesso sono sostituti della madre vera (che è morta).



Nella versione di Perault di Cenerentola incontriamo la più evidente e conosciuta di queste figure sostitutive, la fata madrina, che fa da contraltare alla matrigna, a sua volta figura sostitutiva della "madre cattiva.
La fata madrina incarna un un principio provvidenziale di natura divina, che si fa garante della risoluzione della vicenda, attraverso magiche trasformazioni (zucche in carrozze, topi in cavalli, vestiti e scarpette di cristallo).
Tutto ciò rimedia al danno e rende possibile, l’incontro con il principe, la crescita di Cenerentola da figlia a donna.

Significativo è il fatto che in alcune versioni della fiaba il personaggio della fata madrina non c'è e la risoluzione del danno viene operata da un albero cresciuto sulla tomba della madre. 
O un uccello che assiste il principe nella sua ricerca di Cenerentola.

La Fata come figura materna alternativa appare anche in Pinocchio, nel personaggio, appunto, della Fata Turchina che sviluppa le sue caratteristiche genitoriali solo nel corso del romanzo: all'inizio infatti viene presentata come una "bambina" e Pinocchio tende a considerarla una possibile sorella. 
Man mano che la narrazione cresce la buona fata diventa la madre mancante e Geppetto passa in secondo piano.
Non dimentichiamo che Pinocchio è una fiaba sui generis, in quanto scritta da un ben preciso autore e non frutto di elaborazioni orali attraverso i secoli; inoltre anche Collodi stesso scrisse il romanzo a puntate, su richiesta di un editore e la narrazione sembra risentire di questo andamento episodico.

Sulle FATE vedi anche il post Le fate oscure

 
 
 

Assente, cattiva, cattivissima: figure di madre

Post n°126 pubblicato il 29 Maggio 2007 da regina_crimilde
 

Spesso nelle fiabe c'è una contrapposizione tra la figura di una madre buona e una madre cattiva.
Come è facilmente comprensibile, in realtà siamo di fronte al  tentativo di venire a patti con l'ambivalenza e il dualismo tipici di ogni essere umano, che però nella madre diventa particolarmente duro ad essere affrontato ed accettato, in quanto essa rappresenta, contemporaneamente, anche l'unica certezza e sostenibilità per la vita infantile.

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Diventa quindi più facile separare nettamente le due facce della madre e inventarsi la MATRIGNA.
La madre buona si eclissa e lascia il campo alla madre cattiva? Ecco allora che ci si inventa la morte della vera madre e l'entrata in scena di una madre sostitutiva per la quale, non vincolata da legami di sangue alla prole, i sentimenti negativi verso i figliastri diventano plausibili.

E' il caso di Cenerentola - nella versione di Perrault - in cui la matrigna è sì negativa, ma opprime e asservisce la figliastra senza attentare alla sua vita.

Quando si arriva a voler rappresentare il tentativo di figlicidio, allora anche la matrigna stessa si sdoppia, tanto grande è il tabù.

La matrigna di Biancaneve svela la sua doppia identità di donna e di strega ed è questa ultima ad operare direttamente le aggressioni fisiche.

Così come nella paradigmatica fiaba di Hansel e Gretel, lo sdoppiamento è addirittura totale: due personaggi distinti. La matrigna diventa strumentale all'abbandono; ed è in seguito a questo abbandono che i due bambini finiscono nelle grinfie della strega cannibale.

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Leggete anche gli altri post sulla figura della madre nelle fiabe:

- La matrigna-la mamma
- Medea - la madre assassina
- La madre assente

 

 
 
 

La fiaba e il "sobbalzo del cuore"

Post n°125 pubblicato il 20 Maggio 2007 da regina_crimilde
 




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"La caratteristica della buona fiaba, del tipo elevato ovvero
completo, è che, per quanto terribili siano gli avvenimenti, per quanto fantastiche o spaventose le avventure, essa è in grado di provocare nel bambino o nell'adulto che l'ascolta, nel momento in cui si verifica il "capovolgimento", un'interruzione del respiro, un sobbalzo del cuore, di portarlo vicino al pianto o addirittura di indurlo effettivamente a piangere: sensazioni altrettanto acute di quelle date da ogni altra forma di arte letteraria e che hanno una qualità peculiare".


J.R.R. Tolkien, Albero e Foglia

 
 
 

Le 1000 e 1 notte

Post n°124 pubblicato il 13 Maggio 2007 da regina_crimilde

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Le mille e una notte è indubbiamente il classico della letteratura araba più famoso e conosciuto in assoluto.

E' un’opera vastissima, contenente fiabe, favole, novelle borghesi, racconti popolari di argomento fantastico o realistico, tutti inseriti in un racconto-cornice, elaborati in luoghi e tempi diversi ma che si collocano tutte all'interno del mondo islamico del Medioevo, con un riferimento costante alla città di Baghdad.

Inizialmente tramandate oralmente, da un punto di vista temporale si ritiene che la prima stesura organica sia collocabile attorno al X sec.
È infatti di questo periodo un'opera dal titolo persiano Hazàr afsane (Mille notti), che potrebbe essere identificata col nucleo più antico de Le mille e una notte.

Alcuni personaggi che animano le favole raccontate dalla principessa Shahrazàd fanno parte dell'immaginario di tanti bambini del mondo, come Alì Baba e i quaranta ladroni o Aladino con la sua lampada magica o ancora i viaggi di Sindbad il marinaio. 

Le fiabe, raccontate al sultano, si snodano con una struttura a "scatole cinesi" a più livelli: in moltissimi casi sono infatti i protagonisti delle novelle stesse a raccontare nuove novelle.

La raccolta viene fittiziamente inserita in un racconto-cornice che è una fiaba in sé stessa.
Il re Shahriyàr, deluso ed infuriato per il tradimento della moglie, sviluppa un odio mortale per l'intero genere femminile. A causa di ciò egli pretende di avere una vergine ogni notte, da uccidere la mattina seguente.
La strage continua per tre anni finché Shahrazàd, vittima sacrificale,  per non essere messa a morte, per mille e una notte tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, incatenati l'uno all'altro, rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi.
Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re Shahriyàr ormai ha dimenticato per amor suo l'antico odio per le donne; il tempo e la fantasia l'hanno riconciliato con la vita. 

 
 
 

Curiosità Tolkieniane

Post n°123 pubblicato il 09 Maggio 2007 da regina_crimilde

Due curiosità tolkeniane:

Qui c'è una scherzosa proposta di canonizzare J. R. R. Tolkien, con già santino incluso:

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La seconda: ho trovato on line la trascrizione della prima intervista a Tolkien del post precedente. La pubblico qui, per coloro che avevano curiosità di capire meglio le parole del grande scrittore circa la sua stessa mitologia:

Everybody including divine spirits under God in this mythology makes mistakes. Of course the Gods made a primary error instead of leaving the Elves & Men to find out their way under the guidance of God they invited the Elves, because the rebel among them, the wicked god, Melkor was alive, had devastated a large part of the world, they took them back into their paradise in the West to protect them & so that the whole machinery starts from the, er, the rebellion of the Elves & therefore the rebellion of the evil they did in their bursting out from Paradise & therefore what you’ve got in our period is two lots of Elves, one that never started, just didn’t bother to be anything higher than they were; they’re the ordinary woodland Elves of the far east, those who started to go to the Divine Paradise & never got there, which are the Grey Elves of the West & those who got & came back as Exiles. The High Elves, who sing this song to Elbereth in the beginning of Lord of the Rings are Exiles who’d once known what it was to see the demiurgic gods in person.

Now Dwarves create a difficulty don’t they, in this particular thing? They have certain grievances against Men & against Elves. They’re incarnate in bodies rather like ourselves; we don’t know much about them. They apparently are mortal though they are longeval. Where do they come into the scheme? Well, of course gave a great deal of thought, er to, to find their origin. I don’t think I’ll say anything about it at the moment, but they have a rational origin related to that theme, but they’re not, er, a part of the Children of God. that’s all I can really say about this. Men? Men are just Men.

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Aggiornamento:
Inserisco una traduzione improvvisata da me.

Tutti, inclusi gli spiriti divini, che sono al di sotto di Dio, in questa mitologia, sbagliano. Naturalmente gli déi fecero uno sbaglio primigenio: invece di lasciare liberi gli Elfi e gli Uomini di trovarsi da soli la loro strada sotto la guida di Dio, invitarono gli Elfi - poiché il ribelle di loro, il dio malvagio, Melkor, era vivo e aveva devastato una gran parte del mondo...lo riaccolsero nel loro Paradiso, all'ovest, per proteggerli. E così l'intero marchingegno comincia da ....er....la ribellione degli Elfi. E perciò la ribellione del male che fecero nella loro cacciata dal Paradiso. E perciò quello che abbiamo nel nostro periodo sono due ceppi di Elfi, uno che non ha mai avuto inizio - che proprio non si sono preoccupati di essere in nessuna maniera più alti di quello che erano; questi sono gli Elfi comuni dei boschi dell'estremo oriente, quelli che cominciarono ad andare verso il Paradiso divino e non ci arrivarono mai. E quelli che sono gli Elfi Grigi dell'ovest, quelli che arrivarono al paradiso e che tornarono dall'esilio. Gli Elfi alti che cantano la canzone di Elbereth, all'inizio del Signore degli Anelli sono gli esuli che una volta avevano saputo cosa significa vedere gli déi demiurghi di persona.
Ora i nani creano sempre difficoltà, non è vero?, in questo particolare modo. Hanno una certa ostilità nei confronti degli Uomini e degli Elfi. Sono piuttosto incarnati nei loro corpi, proprio come noi; non sappiamo molto di loro. Apparentemente sono mortali sebbene molto longevi. Da dove arrivano e si inseriscono nello schema? Bene, naturalmente ho dedicato a questo una lunga riflessione...er.....per...per trovare la loro origine. Penso che non dirò niente di più su questo, adesso, ma hanno comunque un'origine logica, collegata a questo tema; ma non sono...er....parte dei Figli di Dio. Questo è tutto quello che posso veramente dire sull'argomento al momento.
E gli uomini? Gli uomini sono soltanto uomini.

 
 
 

Il vero Tolkien

Post n°122 pubblicato il 23 Aprile 2007 da regina_crimilde

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Segnalo a tutti gli appassionati che su YOUTUBE è possibile vedere alcuni filmati con interviste a Tolkien.

TOLKIEN ON RINGS MYTHOLOGY

TOLKIEN ON "THE HOBBIT"

 
 
 

Fiabe e oroscopo - 1

Post n°121 pubblicato il 11 Aprile 2007 da regina_crimilde

Oggi voglio dedicarvi un post "leggero".
Un'idea di questo sito web (
http://www.whitemagazine.it/oroscopo.asp) che però mi sono presa la libertà di modificare e interpretare a mio piacimento.
Ma naturalmente, qui siamo fuori da ogni analisi letteraria, storica o scientifica e la validità di questo post è tutta nella leggerezza e nel divertimento con cui le affermazioni che seguono verranno prese da voi.


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Ariete: Cappuccetto Rosso
Audacia, istintualità, imprudenza, caratterizzano la bambina della fiaba e sono tipici segni contraddistintivi del segno. Così come rapacità e sensualità, che si nascondono nella figura dell'antagonista, il lupo.
E poi il rosso è il colore simbolo del segno!

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Toro: Hansel e Gretel
E' la golosità di Hansel e Gretel che lega questa fiaba al segno del Toro: attirati dalla casa di marzapane, i due bambini finiscono nelle grifie della strega cattiva. Galosità ma anche avarizia (della matrigna che non vuole più sprecare soldi a dare da mangiare ai figli non suoi). E avidità (della strega che non vuole mangiare i bambini fino a che non saranno grassi abbastanza).


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Gemelli: Pollicino
La furbizia, l'acuto ingegno sono le caratteristiche del segno dei Gemelli e anche di Pollicino, che supera con queste l'handicap della bassa statura e della povertà. Così come il suo rapporto simbiotico con i fratelli (come tutti i segni doppi anche i Gemelli tendono a sviluppare questo tipo di co-dipendenze con chi sta loro vicino).


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Cancro: Biancaneve e i Sette Nani
La famiglia è un elemento centrale nella storia, da quella di origine (che la fanciulla ricerca anche nella cattiva matrigna), a quella dei sette nani in cui la fanciulla ricrea un modello di famiglia.
Altri elementi tipicamente
cancerini sono il cristallo (pietra del segno, di cui è fatta la bara di Biancaneve) e la mela.

 
 
 

Pozione magica della fiaba

Post n°120 pubblicato il 07 Aprile 2007 da regina_crimilde



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"Prendete una focaccia, un'arancia d'oro, un ranocchino, una serpicina, un uovo nero, tre anelli, e magari altre cose strane; portate tutte queste cose con voi e vedrete che da questi oggetti nasceranno mille fiabe e quando non ve ne verranno in mente altre allora procuratevi un mortaio.
Mettete tutto dentro al mortaio e giù a colpi di pestello: ne uscirà una polvere magica per fare altre mille fiabe
."

(Luigi Capuana)

 
 
 

Verità: calore e brivido

Post n°119 pubblicato il 31 Marzo 2007 da regina_crimilde

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"La verità è attrezzata per darci un caldo piacere, eppure riusciamo sempre a raffreddarci. Forse lasciamo aperta la porta sbagliata."

(Beno Fignon)

 
 
 

Apologia della bugia - 2

Post n°118 pubblicato il 25 Marzo 2007 da regina_crimilde
 
Tag: bugie

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«E se il cuore non ha capito, non arriva ad esser menzogna il detto della bocca, ma piuttosto assenza.»
 
 
José Saramago

 
 
 

Apologia della bugia

Post n°117 pubblicato il 16 Marzo 2007 da regina_crimilde
 
Tag: bugie

"C'è una sorta di rispetto e di deferenza nel mentire.
Ogni volta che mentiamo a qualcuno, gli facciamo il complimento di riconoscere la sua superiorità".

Samael Butler

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Il preferito: un conflitto di potere?

Post n°116 pubblicato il 06 Marzo 2007 da regina_crimilde
 

Il dramma del figlio preferito che tanta materia ha fornito al mito e alla fiaba, probabilmente non dà conto solo di un problema delle relazioni familiari, ma di un conflitto sociale o, ancora più indietro nel tempo, tribale, legato ai meccanismi della trasmissione del potere da una generazione all'altra.

La ereditarietà per linea diretta di sangue, infatti, non è un meccanismo riconosciuto come leggittimo da parte di tutte le società. Anzi, si pensa sia piuttosto una tarda acquisizione di gruppi sociali che tentano, attraverso un meccanismo ripetibile nel tempo, di superare conflitti e lotte sanguinose che si riproponevano ad ogni cambio generazionale.

Dietro la preferenza di un figlio su un altro, quindi, si nasconde spesso la prevalenza di un certo sitema sociale o di un gruppo tribale su un altro.
Ecco perché la "preferenza", spesso, non ha motivazioni e si colora di una sostanziale arbitrarietà.

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Caino è il primogenito, Abele il secondo, ma contrariamente ad una aspettativa di successione legata al maggiorascato, Dio preferisce Abele. E non c'è alcuna spiegazione di questa preferenza.
"Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto".
E l'unica differenza tra i due rimane quelal della attività diversa: pastorizia contro agricoltura, nomadismo contro vita stabile.

Una vicenda che sembra ripetersi in quella di Esaù e Giacobbe, l'uno cacciatore e nomade, preferito dal padre; l'altro dedito ad uan vita stanziale e preferito dalla madre:
"I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe."

Nelle fiabe che hanno una origine relativamente più moderna, invece, il contrasto nascosto sotto la preferenza di un figlio sull'altro sembrea rientrare in conflitti di potere all'interno di una famiglia in cui già il passaggio della erdità avviene per linea di sangue.
Cenerentola è l'erede legittima, mentre le sorellastre, appoggiate dalla madre, sono tutto sommato usurpatrici della linea diretta di sangue.


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Leggere le fiabe

Post n°115 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da regina_crimilde
 

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“ La fiaba è il sillabario mediante il quale il bambino impara a leggere la propria mente nel linguaggio delle immagini, l’unico linguaggio che gli sia  permesso di comprendere prima del raggiungimento della maturità intellettuale.
E’ necessario che il bambino venga messo a contatto con  questo linguaggio e che impari a recepirlo, per poter giungere a dominare la propria anima”

(Bruno Bettelheim)

 
 
 

Il preferito

Post n°114 pubblicato il 17 Febbraio 2007 da regina_crimilde
 

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A chi vorrà bene mio padre (o mia madre)?

Questa sembra essere una domanda che perseguita la relazione familiare e di conseguenza anche quella sociale, dall'inizio della storia dell'umanità.
E' la domanda che sta dietro la storia di Caino e Abele.
Dio preferiva Abele. E a questo segue la disperazione di Caino e il primo omicidio: che è anche un delitto contro natura, perché è un fratricidio.

Molte fiabe rispecchiano questa terribile rivalità, inconscia o conscia, fra fratelli. E questa terribile responsabilità da parte dei genitori, di accordare palese o nascosta preferenza ad uno dei figli.

La rivalità di Cenerentola e le sue sorellastre.
Le non equilibrate eredità lasciate dal padre ai tre figli, nel Gatto con gli Stivali.

Ma anche nei grandi classici la rivalità di fronte ad un padre dispensatore di giudizio è rimasto un tema fondamentale: da Re Lear di Shakespeare, ai Fratelli Karamazov di Dostojevski.

E non a caso la parola "beniamino" deriva dal nome di uno dei figli del patriarca Giacobbe, il più piccolo.

 
 
 

Sonno e rinascita

Post n°113 pubblicato il 11 Febbraio 2007 da regina_crimilde

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Spesso nelle fiabe ricorre i tema del sonno o della morte apparente.

Biancaneve dopo aver dato un morso alla mela avvelenata cade in un sonno di morte da cui la sveglia l'amore del principe: il bacio, secondo la versione Disney, o, come nella versione dei Gimm, lo scossone che subisce durante il trasporto della sua bara di cristallo al palazzo del principe e che le fa uscire di bocca il boccone avvelenato.

Rosaspina, la Bella Addormentata, cade nel sonno centenario dopo essersi punta con il fuso.

In Cappuccetto Rosso c'è un'altra morte apparente, perché dalla pancia del lupo la bambina e la nonna riemergono intatte (secondo Perrault; per i Grimm invece sono morte e basta).

Nella Bella e la Bestia, è da una quasi-morte dolorosa e tristissima che il mostro risorge in uomo.

Ma anche in fiabe meno famose il sonno ricorre come stato di passaggio, tra due fasi della vita del protagonista.
Secondo l'interpretazione antropologica, nelle fiabe ricorrerebbero motivi derivati dai riti di iniziazione cui venivano sottoposti gli adolescenti della tribù al sopraggiungere della pubertà, per segnare il passaggio dall'infanzia all'età adulta.
Costante era nello svolgersi di questi riti la simbolizzazione della morte dell'inizato che poi, altrettanto simbolicamente, risuscitava in una nuova forma. 
Muore il bambino, nasce l'adulto.

E che si tratti di un evento felice è dimostrato dal fatto che questo ritorno dalla morte non ha mai, nelle fiabe, i connotati del mostruoso o del "perturbante" come chiama Freud l'invasione del macabro nella vita quotidiana.
Biancaneve, Cappuccetto Rosso, tornano a vita rosee e belle, pronte a riprendere attività quotidiane o a scalare gradini sociali.

L'inquietudine dei "non morti", degli zombi, dei fantasmi, travalicherà la cultura delle fiabe quasi senza sfiorarle e creerà un'altra dimensione: il mondo del racconto gotico e dell'horror moderno.

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Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre:
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