Creato da ciacii il 17/10/2007

La Ciaci

Le storie della Ciaci

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ANGELO

 

RESPIRO

Respiro la vita attraverso i tuoi occhi.
Bacio il tuo  cuore sulle tue labbra.
Vedo i colori del cielo con le tue mani.
Riposo sereno sul tuo seno.
Sento il mio amore con i tuoi occhi.
Amo la forza della tua vita
che mi fa vivere.
Dentro te.

(Guidopardo1)

 

TRUCCO

 
 

STUPIDA

Che stupida che sei
tu non impari mai
il tuo equilibrio è un posto
che tu passi e te ne vai
e più stupida di te
sappi non ne troverai

quelle tue paure inutili
non finiranno…
Ma che stupida che sei
stupida un’altra volta
che parli ad uno specchio
e mai alla persona giusta
e da stupida che sei
tu non farai mai niente
sei una persona tra la gente ma
la gente mente sempre
imparare da sempre
camminare da sempre
e non capirai niente
hai sbagliato da sempre
ed è inutile adesso
che ti guardi a uno specchio che non sa chi sei
a uno specchio che non sa chi sei.
Che stupida che sei
che non ti sprechi mai
le tue poesie sono coriandoli
che non seminerai.
Se poi per ironia
prendessi quota
partendo da un palazzo punteresti in alto
ma che stupida che sei
stupida un’altra volta
nuda di fronte a uno specchio
e mai alla persona giusta
e da stupida che sei
fai pure finta di niente
lui si riveste soddisfatto
e intanto sai che mente
sempre imparare da sempre
camminare da sempre
e non capirai niente
hai sbagliato da sempre
ed è inutile adesso
che ti guardi a uno specchio che non sa chi sei
a uno specchio che non sa chi sei
stupida
stupida…
Hai sbagliato da sempre
ed è inutile adesso
che ti guardi a uno specchio che non sa chi sei
a uno specchio che non sa chi sei…
una stupida.

 

COMMENTI

Post nr. 33: l'ultimo incontro

E' veramente notevole e viva la tua capacità di raccontare per sensazioni. Sicuramente tra le migliori cose che ho letto in giro per blog negli ultimi mesi

il_ramo_rubato

 

QUANTI SIAMO?

visitor stats
 
 

...

Ogni medaglia ha sempre due facce, quella principale con il decoro e quant'altro e quella con la semplice scritta dell'evento. Noi ogni volta che guardiamo la medaglia ci fermiamo solo su quello che ci piace, ovvero solo sul decoro o solo sulla scritta. Spesso dimentichiamo che quella medaglia va oltre il decoro e l'evento. Quella medaglia quando ci è stata consegnata ci ha dato gioia. 

(Santiago2008)

 

ATTRICE DI IERI

camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti

"tu muori se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori"

ma non una parola chiarì i miei pensieri

continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri

(Battisti)

 

OHHH

web stats

 

 

Delle forzature. Inutili.

Post n°94 pubblicato il 02 Luglio 2009 da ciacii

 

 


Ci sono situazioni, rapporti che sono e poi non sono più.
La coerenza, l'onestà intellettuale, la purezza di cuore fan sì che quando si ha la percezione che i propri sentimenti cambiano, la via più giusta da prendere sia quella del dialogo.
Esternare all'altro ciò che si prova, o ciò che non si sta provando più.
I propri malumori, le proprie incertezze, le paure.
Conoscenza, consapevolezza, coraggio.
Le situazioni seguono il loro naturale corso solo se non vengono trattenute.
Le forzature trattengono, strozzano, soffocano.
L'egoismo delle parole non dette, dei dubbi non condivisi, appartiene alla maggior parte degli esseri umani.
Andare avanti facendo finta che tutto va bene.
O che tutto va male.
Per non cambiare.
Per non perdere.
Per non soffrire.
E così, egoisticamente, non si cambia, non si perde, non si soffre.
Chi se ne fotte se l'altro è all'oscuro.
Se l'altro chiede "cosa c'è che non va?" e in risposta riceve scuse, banali e assassine scuse.
Chi se ne fotte se l'altro vede il cambiamento, la perdita, l'egoismo e soffre.
E diventa insistente.
E chiede perché.
E esige risposte. Concrete.
E fa presente che il segnale di quel qualcosa-che-non-va arriva forte e chiaro.
E dimostra che l'altro non è più come prima, ma uno sconosciuto.
Ci sono situazioni, rapporti che erano e non devono essere più.
Devono semplicemente seguire il loro corso naturale.
Del non essere più.
Del distacco. Anche se sofferto.
Del percorso. Di nuove strade.
Della fine. Di una storia, anche se importante.



 

 
 
 

solstizio d'estate

Post n°93 pubblicato il 21 Giugno 2009 da ciacii


 

Un giorno Guido ha scritto queste parole:
"Tanti passi per osservare,
tante parole per sapere,
tanti sguradi per conoscere.
Tanto di tutto, per cosa?"
Sono lì nel twitter da 20 giorni.
Nessuno è riuscito a darmi una risposta.
Otto anni fa ho scoperto che esiste l'amore, di svariate forme.
O meglio l'amore è uno solo, ma ci sono diversi modi di amare.
Razionale e irrazionale.
Io ho sempre ragionato, troppo.
Sento sempre la necessità di avere me stessa sotto controllo.
Le droghe non sono mai state mie amiche, ché il mio terrore di dover dipendere da loro, ha sempre prevaricato sugli effetti inebrianti che possono dare.
Il solo pensiero di fare cose non ragionate, mi dà i brividi, di paura.
Il lasciarsi andare e trasportare dalla corrente, senza sapere dove sono gli appigli, senza conoscere la meta, non mi apparteneva.
Poi è capitato.
C'è chi ama l'amore e chi ama la persona che gli dona amore.
Sì, Arvalius, l'amore non si divide, ma non si condivide con persone diverse.
L'amore è unico, esclusivo, speciale.
Si ama la persona tutta, nel bene e nel male.
Voglio tutte le tue malattie, diceva il Pessimo.
Non si può amare Tizio e Caio.
Se questo accade è solo apparenza, illusione.
Si crede di amare Tizio e in realtà si ama Caio, o viceversa.
Si ama l'idea dell'amore per uno e si ama l'altro.
O non si ama nessuno, veramente.
Sento di lamentele verso il proprio amore.
Di sofferenze. Di voglie di cambiamento.
Di chi cambia, di chi non cambia mai niente e di chi non cambierebbe niente e intanto trova gli stimoli altrove.
Odo di abitudini, di sicurezze, di tranquillità.
Il vento porta alle mie orecchie le grida soffocate con richieste di aiuto.
Chi si nasconde dietro un muro di  "non sono felice" e chi si nasconde dietro un dito di "sono felice".
Tutti che non cercano, ma trovano.
Tutti che cercano e non trovano.
Ma cos'è l'amore?
Domanda senza risposta e di impossibile regolamentazione.
Le procedure non sono disponibili.
E' di libera interpretazione, anche se alcuni comportamenti lo rendono comprensibile e visibile a tanti.
Ma non è per tutti.
Come il sostizio d'estate al circolo polare, l'amore vero risplende sempre.
Passano le nuvole ed offuscano il sole.
Ma lui resta sempre lì immobile, presente, caldo e protettivo.
L’incontro del Sole nella casa della Luna conduce alle nozze tra i due astri.
La fusione delle tenebre con la luce.
Come potrebbe il sole desiderare la luna se già ce l'ha?
L'amore è unico e indivisibile.



 

 

 

 
 
 

delle scarpe

Post n°92 pubblicato il 19 Giugno 2009 da ciacii

 



Amore, passione, istinto, pulsione.
Definiscili.
Amore esclusivo, unico, razionale e irrazionale. Se si ama veramente non si cerca nessun'altra persona da amare, neanche per un'avventura.
Mi fermo a pensare.
Ogni fermata è un arresto di tempo, una sottrazione di irrazionalità. Un mattoncino in più, e la barriera si fa sempre più alta, potente e possente.
Cos'è giusto o sbagliato?
Punti di riferimento e prospettive.
Da un'angolazione è giusto, da un'altra sbagliato.
Dalle mia è sempre giusto. Cambio posto, cammino con le scarpe dell'altra e vedo che è sbagliato.
Perchè si sbaglia? Perchè si sceglie di seguire una strada che porta al nulla, forse al troppo, al disastro, alla catastrofe... al burrone.
Cammino con le mie scarpe e sono felice.
Sono comode, mi fanno volare sull'asfalto rovente.
E l'importante è camminare, volare.
I burroni sono ovunque, le buche pure.
Ma non ci penso, cammino.
Se mi fermo a pensare ai burroni, non cammino più. La paura mi attanaglia, i dubbi, le incertezze mi soffocano.
Se lo merita?
E' giusto?
E' giusto gustarsi la felicità?
O è meglio rinunciarvi per evitare di sbagliare?
Perchè si sbaglia, sempre.
Se Dio ascoltasse le mie preghiere e mi rendesse felice, sottrarrebbe un pezzo di felicità a qualcun altro.
Se Dio ascoltasse le mie preghiere e mi facesse stare sempre bene, e lo facesse per tutti, non avrebbero più lavoro i medici.
E se Dio ascoltasse le preghiere dei medici, ci sarebbero persone malate.
Anche Dio sbaglia.
Anche Dio sceglie o non sceglie.
Se io camminassi con le scarpe di tutti quelli che mi vogliono bene, vivrebbero felici loro, ma sarei infelice io.
Sensi di colpa attanagliano il cuore.
Pensieri creano molte incertezze e dubbi.
Non posso controllare tutto.
Non posso sentirmi responsabile di tutto.
Devo arrendermi. Arrendermi a me stessa, alle mie scarpe comode.
Arrendermi a questo amore, istinto, passione, pulsione che mi porta a venire da te.
Senza chiedermi se è giusto o sbagliato.
Senza sentirmi in colpa di voler essere felice.
Senza pensare che non mi merito di essere felice.
Senza pensare.
Ché mentre io mi fermo a pensare, arriva qualcuno senza scrupoli a rubarmi tutto.
E corre via con lui, con le sue belle scarpette comode.


 

 
 
 

guarda che luna...

Post n°91 pubblicato il 07 Giugno 2009 da ciacii

 


Un amico mi ha consigliato di guardare la luna stasera.
L'ho fatto. D'istinto ho preso il cellulare e l'ho fotografata.
Era così bella. Arancione. Lontana.
Nella foto sembra ancora più lontana e irraggiungibile.
Sono rimasta quasi delusa. Anzi delusa.
Avrei voluto fissarne l'immagine.
Imprimerla nella mente e nel cuore.
Mi voglio comprare una macchina fotografica seria.
Adoro fotografare.
Le fotografie sono la memoria, la mia memoria, ché quella della testa fa difetto.
Ricorda poco e male.
Capisce poco e male, questa testa.
Sarà bacata. Sarà dotata di filtri.
Magari fossero filtri anti-sofferenza.
Mi sembrano invece filtri anti-vita.
Anti-voglia di cambiare veramente le cose.
Il pomeriggio era assolato. Il cielo terso. Faceva caldo, ma non c'era afa.
Il cemento bianco davanti la casa era bollente. Una sedia nera. Un pozzo. Un giardino da finire.
Intorno i campi di mais ancora giovani, poi campi di colza secca, qualche albero e un capannone.
"Domani arriveranno gli 850 maiali... E ci staranno per 6 mesi..."
O forse 8 mesi. Non ricordo.
Già rabbrividivo all'idea degli 850 maiali di 50-60 kg. l'uno.
Non sono piccoli, quindi non piangono, ma russano e urlano.
E prima di morire tirano le zampette.
La sedia nera è bollente. L'istinto era d'alzarsi subito.
Ma la pigrizia e il peso del caldo han fatto restare la ragazza immobile.
Fuma, parla.
D'improvviso un'immagine riflessa nella porta a vetri.
Una ragazza seduta su una sedia nera sul cemento bianco.
No, non è lei.
E' solo un'immagine riflessa. Distorta, confusa e cambiata dal tempo.
Ma non è lei. Non può essere lei.
Lei è diversa. Non è così brutta e grassa.
Non ha quel sorriso. Non sono suoi i gesti e i movimenti.
Avrei voluto scattare una foto e dirle:
"Guardati! Fai qualcosa! Alzati! Non rimanere lì seduta immobile a sopportare il peso!"
Ma non l'ho fatto.
Non avevo la macchina fotografica.
Non avevo la forza.
Sono rimasta seduta ad aspettare una distrazione.
La porta si è aperta, l'immagine è sparita e la ragazza pure.
E io ho ricominciato ad essere chi mi racconto di essere.
Certe fotografie nella mia memoria le ho tutte in testa.
Quegli attimi di cruda e triste realtà, come i momenti in cui scrivo.
In cui fotografo parole descrivendo sensazioni di me.
Di me stessa.
Di chi sono e chi non vorrei essere nei brevissimi istanti che mi separano da uno stimolo nuovo.
Che mi permette di essere chi vorrei essere, per poi stufarmi presto e ritornare immobile sulla sedia nera, bollente su di un piazzale di cemento bianco a specchiarmi in una porta a vetri.
 

 


 

 
 
 

Hai bisogno? Eccomi...

Post n°90 pubblicato il 31 Maggio 2009 da ciacii

 

 

E' tutta la mattina che lo cerco.
Cerco un post. Un racconto. Un pensiero.
Non lo trovo eppure sono sicura di averlo scritto.
Forse ho pensato mille volte di scriverlo e non l'ho mai fatto.
Scrivo di getto. Mi capita magari di raccogliere le idee prima di cominciare, ma spesso e volentieri le parole escono dalle dita, senza che io me ne accorga.
Sembra assurdo, impossibile, ma è così.
E' come se non fossi io a scrivere.
Mi ritrovo ad essere spettatrice delle mie parole.
Un'attrice mancata. Una spettatrice presente e puntuale.
Poco attenta, forse.
Tutto corre e scorre velocemente e, benché io ragioni e usi la logica in molte cose che faccio, mi sorprendo.
Come appena svegliata dopo un sogno coinvolgente.
Apro gli occhi mi guardo intorno e realizzo che la stanza è la mia, la riconosco.
Sono a casa, allora.
Osservo gli oggetti immobili.
I miei oggetti.
Il desiderio di comprarli è quasi più forte del piacere del possederli.
Il desiderio e la passione muovono le molecole del corpo, le fanno sentire vive e non esiste più la stanchezza, la fame.
Mi sono svegliata. Dopo un sonno lungo un mese e mezzo.
Un sonno vigile, dove avevo messo in piedi un cantiere.
Impalcatura, reti e una quantità infinita di materiale isolante.
Credevo di aver finito i lavori di protezione del mio cuore.
Non soffriva, ma gioiva per altro.
La paura era però latente.
La paura che il materiale isolante, chiamato Speranza, fosse in realtà troppo debole per attutire il colpo.
Ero in attesa. Aspettavo il colpo, quasi me lo auguravo.
Devo dare una definizione e una collocazione a tutto e a tutti.
Le mie dita, ancora per una volta d'istinto, hanno digitato il tuo numero sul cellulare.
Appena mi hai risposto ho pianto.
Avevo già ben chiaro che era tutto inutile.
Non ho più la forza di lottare come un tempo.
Hai terminato la comunicazione con un "ciao bella".
Dopo quasi 3.000 "ciao amore", l'impalcatura e tutto l'isolante sono crollati in un istante.
Ho continuato a piangere per ore.
Sei cambiato, con me sei cambiato.
Non ti ho fatto cambiare volutamente, hai semplicemente assorbito la mia essenza.
Quel qualcosa di impercettibile chiamata anima.
E con te, anche con te, ho terminato la mia missione.
Ho allevato un altro cuore adulto.
L'ho fatto crescere e reso indipendente.
Non hai più bisogno di me.
Ora puoi volare con le tue forze e andare lontano.
Ci sono persone nate per condurre.
Ci sono persone nate per condividere.
Ci sono persone nate per creare.
Ci sono persone nate per non avere niente per sé, ma per donare.
Ci sono accompagnatori e compagni di viaggio.
Alzo il braccio, tengo in mano un ombrellino chiuso.

 

 
 
 

da un'ispirazione

Post n°89 pubblicato il 17 Maggio 2009 da ciacii

 

 

Leggo di creazioni.
Leggo di arte creata, desiderata, vissuta.
Leggo di realtà. Di reale fantasia.
Leggo di parole stimolanti.
Mi sono letta dentro.
La risposta è giunta in un attimo.
Le mie dita già sapevano tradurre
i pensieri, le sensazioni e le non-emozioni.
Realtà, fantasia e sogno.
Sono mondi, universi che io, ahimè, riesco a tenere irrealmente separati.
Li creo e li distruggo.
Non trasformo più niente.
Per me esiste solo la realtà, che combacia con
la tristezza, la sofferenza e il dolore.
Tutto ciò che subisco è la mia realtà.
La fantasia e il sogno non li faccio esistere.
Li rifuggo e rifiuto.
Non portano a nulla.
Non più.
Sopravvivo alle giornate con gli stimoli del momento.
Cancello nella mia mente quello che meno mi piace e mi lascio prendere, inerme, da ciò che mi piace.
Non conduco e non mi guido da nessuna parte.
Mi trascino pesante verso il giorno dopo.
L'arte della vita mi è sconosciuta.
Conosco bene, invece, l'arte
della non creazione, dell'inutilità, del nulla.
Non voglio che nessuno mi doni un po'
della sua arte della vita.
Non cerco nessuno...
Non posso donare a nessuno un po'
della mia non-essenza, la materia.
Non voglio ferire.
Quando sarà, starò in un loculo.
Basta terra.
La terra mi ha già sotterrato troppo per
poter alzare la gelida manina da tendere.
Nessuno mi può salvare.
Se non per degli attimi.
Ma io non mi accontento mai.
O tutto o niente.

 

 

 
 
 

dei ricordi

Post n°88 pubblicato il 16 Maggio 2009 da ciacii

 

 


Cambio vestito al blog. L'altro.
Era piu' di un mese che non cambiavo nulla.
Eppure quante cose sono cambiate nell'ultimo mese.
Silenzio, vuoto,
voglio stare solo.
Reagisco, trovo, prendo, lascio.
Ti vedo arrivare.
Esci dalla nebbia di una giornata di sole e cielo terso.
Irreale.
Fumo negli occhi, catrame nei polmoni, nicotina per il cervello.
Dove sono le tue mani?
Non mi resta che il gioco dei ricordi.
Il dolore soffoca.
Ma ho il broncodilatatore.
Mi godo il piacere dei doni ricevuti, degli attimi rubati.
Respiro.
Respiro solo a tratti.
Lo sento entrare e scendere dentro di me.
Si insinua come un veleno.
E mi fa star bene.
Come una droga, mi dà l'illusione del momento.
La fantasia dell'appagamento.
Il beneficio del dubbio.
La consapevolezza del dolore.
Il dolore della moltitudine di attimi che non sono e non saranno.
Vivo il presente con i ricordi di un passato con te e i ricordi di un futuro con lui che mi dà aria.
La mia vita respira e soffoca nel nulla.

 

 


 

 
 
 

a te...

Post n°87 pubblicato il 02 Maggio 2009 da ciacii

 


L’unico pericolo che sento veramente, è quello di non riuscire più a sentire niente.
Guardavo un film di una quindicina di anni fa. Lo conosco quasi a memoria e ogni volta piango.
E' una favola d'amore. Il caso e il fato fan sì che il vento soffi nella direzione dell'amore.
E anche quando il caso non fa più la parte del burattinaio, il testimone giunge nelle mani del sentimento.
L'unico sentimento che muove e smuove il mondo:
L'amore.
E vissero tutti felici e contenti.
Le favole in tv finiscono sempre così.
Caso, l'amore, i dubbi, i malintesi, i chiarimenti e l'amore vero, di nuovo.
Ti ho scritto, mi hai risposto.
Ti ho chiesto. Una domanda precisa:
Cosa provi per me.
Mi hai risposto. Al solito le tue parole vogliono dire tutto e niente.
Al solito ho letto la versione che mi piaceva di più.
C'è chi sostiene che sia meglio discutere di persona, guardandosi in faccia.
E' vero, è più corretto e coraggioso, per chi di coraggio ne ha.
Altrimenti è meglio leggere le parole scritte che, anche se riassunte in un sms, esprimono (quasi) veramente ciò che si vuole dire.
Anche se così non fosse, almeno il lettore può rileggerle e rileggerle e rileggerle.
Come ho fatto io.
Ad ogni lettura ne conseguiva uno stato d'animo, sempre diverso.
Ora tristezza, ora rabbia, ora tenerezza.
Sì, amore mio, le tue parole mi fanno ancora effetto.
Forse era necessario uno scossone.
Negli ultimi mesi temevo il gelo che stava scendendo nel mio cuore.
Oggi ho capito che vibra ancora, pulsa, piange.
Piange sognando di poter gioire, battere e amare come solo per te ha sempre fatto.
Esisti solo tu, tutti gli altri cuori sono distrazioni.
Starò serena

 

 

 

 
 
 

ti ascolto...

Post n°86 pubblicato il 25 Aprile 2009 da ciacii

 

 



Non ci sono vincitori né vinti.
L'amore, come la vita, è un ciclo continuo: qualcosa finisce e qualcos'altro inizia.
Ma il dolore che prova Francesca in questi giorni è inimmaginabile.
La tempie pulsano, il cuore sembra schiacciato da una morsa che, ogni minuti che passa, si fa sempre più stretta.
Il dolore nel petto si propaga, arriva fino ai polmoni. Le manca l'aria, non riesce a respirare.
E divora ogni cosa le capiti sotto tiro. Lo stomaco si gonfia e comprime i polmoni.
L'aria si fa progressivamente più pesante.
Non ha nessuna voglia di scacciare questo dolore, vuole viverlo: è suo... è l'unica cosa che le rimane di lui.
Di loro.
Sola con lui, di giorno e di notte, coi ricordi.
Ripercorre ogni istante di quei lunghi anni, di passione, di amore, di vita.
Francesca viveva per lui, per quell'uomo che l'ha catapultata in un'altra dimensione, all'esterno della campana di vetro sotto la quale aveva vissuto fino al loro incontro.
Quel giorno, improvvisamente soli, loro due, in mezzo ad una stanza.
L'imbarazzo del non sapere cosa dire.
Rompono il ghiaccio.
Le parole non terminavano di uscire dalle loro bocche. Semplicemente presi dalla voglia di conoscersi.
Parole forti, parole dolci, parole sporche, parole innocenti.
Vite differenti in tutto e per tutto. Erano uno l'esatto opposto dell'altra.
Questa totale diversità li ha avvicinati, forse è stata la voglia di esplorare un mondo a loro ignoto.
Erano uno specchio che riflette immagini speculari. Il negativo e il positivo.
Il bene e il male.
Era rischioso fondersi. Il male prevale sempre sul bene. Lo prevarica, lo schiaccia, lo assorbe, lo ingloba e lo distrugge o si fortifica diventando ancora peggio.
Tra Francesca e B. non è stato così.
Hanno preso il meglio, hanno dato il meglio si sé, rimanendo sempre due entità ben definite, senza snaturalizzarsi.
Francesca ne è certa che anche nel male, in fondo ci dev'essere una punta di bene, di amore.
L'ha trovato nel suo cuore. Lo ha esaltato. Lo ha adorato. Lo ha amato.
Ma lo amava anche per il male.
Perché amava lui, nella sua totalità.
Senza badare ai principi morali. Senza curarsi di niente e di nessuno.
Lei era la sua isola felice. La piccolina un po' naif che non ha mai fatto uso di droghe, che non ha mai torto un capello a nessuno.
Rideva. Non credeva esistessero persone così.
Il mondo è crudele e bastardo e l'unico mezzo per vivere è schiacciare, combattere, eliminare il nemico.
Lei inorridiva. Non credeva esistessero persone così.
Il mondo sarà anche crudele, ma ci sono tante cose belle che danno gioia, tante persone da amare e l'unico modo per vivere è sopravvivere.
Lui non sopravvive, lui vive... di passioni, di nostalgie, di esagerazioni, di distruzione e ricostruzione, di stimoli.
Lei viveva di sogni, di musica, di lavoro, di passioni e di stimoli semplici.
Lui ha imparato ad apprezzare ciò che ha.
Lei ha imparato a pretendere di più.
Francesca si sentiva privilegiata dall'avere il suo amore.
Non gli ha mai chiesto nulla di più se non di essere amata.
Un ricovero di fortuna, una vespa scassata, i racconti del terrore.
Una storia d'amore clandestina, dove tutto era segreto e ogni traccia andava eliminata.
Una storia da non raccontare a nessuno. Nove anni di bugie.
Un amore di cui si conosceva solo la facciata, la maschera che i due protagonisti han voluto mostrare al mondo.
Quel mondo che mai saprà veramente chi sono Francesca e B.
Due signori Nessuno, ma che l'uno per l'altra erano tutto:
la vita, l'amore, la passione, lo stimolo per andare avanti, il sacrificio, la rinuncia, la rassegnazione, il silenzio.
Il silenzio che ora B. ha imposto a Francesca.
Un silenzio diverso, che ha l'aria di essere definitivo.
Perché è diverso da quando le diceva: "morirò e non lo verrai neanche a sapere".
Francesca è come in trance.
Ricorda il passato, gli attimi vissuti insieme, le strade percorse sulla vespa scassata con quella musica in testa, quando chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dal vento.
Libera e immersa in quell'amore imprigionato.
E ora si ritrova libera da quell'amore e condannata alla sofferenza del vuoto, del silenzio.



ti ascolto



 

 
 
 

auguri Eleonora

Post n°85 pubblicato il 20 Aprile 2009 da ciacii

 


 

Eleonora compie 18 anni.
L'ho incontrata quando ne aveva pressochè la metà.
Ti ho conosciuta come una piccola donna.
Crescendo sei diventata ancora più donna e ragazzina, nel contempo.
Era un momento della mia vita molto pesante.
Da lì a pochi mesi avrei buttato all'aria una convivenza dolorosa e senza  speranza.
E, come faccio sempre, senza avere né certezze né progetti per il futuro e facendo tabula rasa di tutto e di tutti.
Ho perso amicizie, casa, sogni.
La vita è un percorso, un cammino dove gli eventi si susseguono, come il giorno e la notte, le nuvole.
La notte era passata, mi restava un giorno con il cielo coperto, ma con dei raggi di sole che mi arrivavano dritti al cuore.
Eleonora, il suo fratellino e la sua mamma erano questi raggi di sole.
Appena ti ho vista me ne sono innamorata. Anche del piccolino che era tutto paffutello, al contrario di te.
Un viso nobile, lineamenti fini, graziosi, due occhi grandi.
Una bambina bellissima che mi sono immaginata da grande: una donna forte, testarda, piena da vita e di corteggiatori.
Pensavo e ti auguravo:
Avrai il meglio dalla vita, Eleonora. Devi solo cercare di crearti delle sicurezze, di darti un valore, di pensare che puoi chiedere, osare, pretendere.
Te lo meriti.
La tua vita ti ha messa davanti a tante incertezze, confusioni, prove veramente dure, dove il cuore necessariamente doveva aprirsi e chiudersi, per accogliere e per proteggersi.
Mi ricordo quando hai tolto dalla cornice appesa al muro, la foto del tuo primo giorno di scuola.
Solo perché la persona che ti cingeva il fianco amorevolmente non c'era più.
Il cuore è elastico, a volte. Anche il tuo lo è stato e sicuramente si sarà anche indurito.
Spesso ho notato nei tuoi occhi una forza che quasi non mi aspettavo.
Quella forza che viene scambiata per testardaggine.
E' il tuo muro, la tua corazza che se non ci fosse stata non saresti quello che sei ora.
E se sei così, è grazie alla tua mamma, che nel bene e nel male, ha fatto un grande capolavoro.
Un'opera d'arte di raro splendore, di bellezza esteriore e interiore.
Un quadro dai tocchi delicati, ma ben definiti, che rappresentano una ragazzina, che oggi diventa grande.
E oggi sei così: una ragazza, di 18 anni, che ama ed è amata.
Cui auguro tutto il bene e la felicità del mondo.
Sii forte, come sempre.
Cammina decisa e a testa alta.
Ama più che puoi e lasciati amare, da un amore puro e sincero.
Tieni sempre in pugno la tua vita e difendi i tuoi princìpi con vigore.
Sii sempre te stessa.
E qualunque cosa accada nel mondo sappi che una persona non ti abbandonerà mai, per nessuno motivo: tua madre.
Lei ti ha amato, ti ama e ti amerà infinitamente, per sempre.
E sappi che hai anche una povera donna che ti ha nel cuore come fossi sua figlia, che si è innamorata di te, appena ti ha vista.
E a chi le chiede: "come dovrebbe essere un tuo ipotetico figlio e come lo chiameresti?"
Pensa e risponde fiera: Eleonora.

 


 
 
 

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...

Ti guardo con il mio desiderio
mentre dormi serena.
Senza svegliarti vorrei

odorare il profumo dei tuoi capelli,
lambire il candore dei tuoi seni,

passare la mia mano

nel tepore tra le tue gambe.

No, non svegliarti, ti prego!

Come potrei altrimenti,

confessarti che mi perdo

nella voglia di te?

Come potrei osare,

con le mie labbra sulle tue,

dirti che ti amo?

(Guidopardo1)

 

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Sulla tua pelle morbida
scivolano le mie parole
e come gocce stillano sul tuo seno.
La mie labbra vogliose
lambiscono il tuo ventre.

Le mie dita come ali

sfiorano le tue fragranti cosce.

Riveli a me ogni tuo mistero
finalmente aperta e indulgente.
Ti osservo intimorito:
tanta disponibilità

potrei ferirla con l’egoismo.
Ed io non voglio.

(Guidopardo1)

 

PICCOLA STELLA SENZA CIELO

Cosa ci fai
in mezzo a tutta
questa gente?
Sei tu che vuoi o
in fin dei conti non
ti frega niente?
Tanti ti cercano
spiazzati da una luce
senza futuro
altri si allungano
vorrebbero tenerti
nel loro buio.

Ti brucerai
piccola stella
senza cielo
ti mostrerai,
ci incanteremo mentre
scoppi in volo
ti scioglierai
dietro una scia,
un soffio, un velo
ti staccherai perché
ti tiene su
soltanto un filo, sai?

Tieniti su,
le altre stelle
son disposte
solo che tu a volte
credi che non basti
forse capiterà
che ti si chiuderanno
gli occhi ancora
o soltanto sarà
una parentesi
di una mezz'ora.

Ti brucerai
piccola stella
senza cielo
ti mostrerai,
ci incanteremo mentre
scoppi in volo
ti scioglierai
dietro una scia,
un soffio, un velo
ti staccherai perché
ti tiene su
soltanto un filo, sai?

(Liga)

 
 
 

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