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Post N° 705

Sabato alle 12,30 circa vengo raggiunto da una telefonata: mia moglie mi propone di pranzare in tre (nostra figlia compresa). Accetto. Il posto prescelto è un locale nella città vecchia, prospiciente il porticciolo antico, sito più in basso del piano stradale: volta a botte…si dice fosse un antico ritrovo per i marinai in procinto di salpare…. non so se sia vero, ma mi piace crederlo. L’accoglienza è “rusticana”…niente tovaglie, ma immensi fogli di carta a coprire i tavoli, un uso che ritenevo confinato alle pizzerie che frequentavo da ragazzo…ma il pranzo è ottimo, i cibi sono freschi e cotti bene, e son quelli tipici nostri…

Il pranzo scorre piacevole, è strano scoprire in me una tale serenità…nostra figlia è felice, mia moglie un po’ meno, forse, ma non credo ce l’abbia con me…credo ce l’abbia con se stessa…mi accorgo che gira sempre attorno allo stesso argomento, che non voglio più affrontare perchè ormai superato. Mi mi trova cambiato…mi chiede cosa fare degli oggetti miei che sono ancora a casa, le rispondo che può buttare tutto.  C’è una vena di tristezza nel suo parlare, occultato da una forma esteriore di ilarità che però non riesce a nasconderla del tutto. Mi rendo conto della sua difficoltà. Ne ha sempre avute a relazionarsi con gli altri in profondità, le è sempre sfuggita l’attitudine all’accettazione dell’altro così com’è, senza la voglia di volerlo cambiare ed adattare alla sua realtà…mi ha intristito quando mi ha confessato di sentirsi inadatta a vivere con qualcuno, quando ha detto di aver sbagliato a sposarsi…le ho risposto che io non cambierei una virgola di ciò che ho fatto, rifarei esattamente quello che ho fatto con le medesime modalità, non mi pento di nulla, neppure degli errori eventualmente commessi: sono così, e mi piaccio così, anche grazie agli errori, che mi hanno insegnato tante cose….

Ci salutiamo lì, con nostra figlia che cammina ad una ventina di passi da noi…e non è casuale: avremo tanto da dover spiegare, domani….