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Piccole annotazioni.

Post n°1372 pubblicato il 26 Maggio 2009 da ottimistasempreecomu

Ieri la Conferenza Episcopale Italiana, nella sua assemblea, ha trovato parole in sintonia con le classi meno favorite e sembra aver ritrovato la strada per una pastorale in difesa dei più deboli…Tutto bene quindi? Personalmente, rispondo di no. Qualcuno osserverà che non sono mai contento, e che qualsiasi cosa faccia o dica la gerarchia ecclesiastica mi troverà sempre in disaccordo. In realtà non è così, e tenterò di spiegare il concetto di chiesa che ho in mente.

 

Il problema è sempre il medesimo: l’ingerenza delle gerarchie nella vita politica dello Stato, e non è che – avendo pronunciato parole questa volta a me gradite – il problema sia mutato: è il principio dell'ingerenza che va combattuto. La Chiesa, nella sua pastorale, deve seguire altre strade, quella della evangelizzazione, della azione diretta sulle coscienze della gente, della educazione alla legalità del cuore delle persone, dei fedeli. Provo ad immaginare, ad esempio un sacerdote che, in sede di confessione, provi a chiedere al penitente se ha evaso il fisco, compiuto abusi edilizi, ecc., tutte cose che hanno un risvolto negativo nei confronti della società, del “prossimo” appunto e quindi andrebbe sanzionato, penso ad una Chiesa che metta a frutto beni materiali ed immateriali per favorire occupazione (è avvenuto in Calabria ed in altre località ad opera di sacerdoti – questi sì – cristiani), penso ad una chiesa che operi in supporto della società civile, ma non le si sostituisca: non ritengo abbia molto senso cristiano il tuonare contro le leggi contro l’immigrazione per poi non contestarle alla coscienza singola dei singoli autori.

 

Penso che se i politici, gli amministratori, i dirigenti d’azienda che si professano cattolici lo fossero davvero, la chiesa non avrebbe bisogno di appelli come quello di ieri: una società veramente equa e giusta si regge sulle coscienze individuali, non sullo Stato Confessionale!

 

 

Altre considerazioni:

 

è un po’ di tempo che scrivo noticine contro questa classe dirigente, ed ho bisogno di chiarire alcuni aspetti del mio discorso. E’ vero, sono tendenzialmente e moderatamente schierato a sinistra, ma questo non mi ha mai impedito di coltivare amicizie e simpatie nell’altro schieramento (e garantisco, sono persone di una dolcezza ed intelligenza non comuni). Penso che ciascuno abbia un proprio contributo valido da portare alla società e non vada penalizzato per la sua appartenenza politica. Il problema non è nella visione del mondo, bensì nel tasso di democrazia. Che non è appannaggio di destra o sinistra. Mi spiego: se si devono modificare le regole del gioco, è indispensabile farlo col concorso di tutti, accettando contributi da parte di tutti: lo pensavo quando la sinistra modificò qualche pezzo di Costituzione, continuo a pensarla così ora. A me mette i brividi nella schiena l’integralismo, il pensare di avere l’unica verità possibile, il demonizzare l’avversario – trasformandolo in nemico -, l’essere al di sopra della legge, ma queste (ed altre) non sono appannaggio di una parte politica piuttosto che un’altra ad essa contrapposta: sindromi da autoritarismo se ne hanno a destra come a sinistra.

 

E’ l’assenza di ostacoli seri a questa sindrome, che mi toglie il sonno!

 
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