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di tutto un po' - «Chi è povero, essendo amato?» (O. Wilde)
 

Grazie.
Semplicemente grazie.
Per essere l'amico speciale che sei.
Per essere l'uomo che non si è arreso mai.
Per essermi sempre così vicino.
Grazie davvero.

Dolce Dany... 

 

 

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Messaggi di Marzo 2009

l'uomo dei sogni

Post n°1328 pubblicato il 31 Marzo 2009 da ottimistasempreecomu

Un uomo speciale.
La forza di un sogno.
La volontà di realizzarlo...

L'UOMO DEI SOGNI
(Field of Dreams)

Fantastico (Usa 1989)
Col. 107'

Regia Phil Alden Robinson
Sceneggiatura Joel Chernoff,
Phil Alden Robinson
Soggetto W.P.Kinsella
Fotografia John Lindley
Musica James Horner
Prodotto da Joel Chernoff,
Brian E. Frankish, Charles Gordon, Lawrence Gordon

Personaggi e interpreti
(Ray Kinsella) Kevin Costner, (Anni Kinsella) Amy Madigan, (Karen Kinsella) Gaby Hoffmann, (Shoeless Joe Jackson) Ray Liotta, (Terence Mann) James Earl Jones, (Dottor Graham) Burt Lancaster, (Dwier Brown) John Kinsella

K. CostnerK. Costner e A. MadiganK. Costner

Iowa. Stati Uniti. Ray è un coltivatore di mais. Trentasei anni. Bello. Amato dalla sua famiglia. Non è felice della sua esistenza. È come se si sentisse incompleto. Un groppo lo prende alla gola, quando ripensa a suo padre, che adesso non c'è più. Ai loro sogni. Poco detti. Mai avverati.
Quando dal grande campo di mais di fronte alla sua abitazione, comincia ad udire una strana voce. Che suona, profetica, una frase arcana: Se tu lo costruirai, lui verrà. All'inizio Ray non crede a se stesso. Ma poi, guidato solamente dal suo intuito, per la prima volta nella sua vita decide di credere all'impossibile. E di realizzarlo. Di costruire un campo di baseball, per giocare di nuovo una partita disputata tanti anni prima.
E piano piano, il miracolo si avvera. R. LiottaSi materializzano uno ad uno Shoeless Joe Jackson e gli altri sette della storica formazione dei Chicago White Sox. Ed altri tre straordinari personaggi: uno scrittore, un medico e il suo defunto padre. Quei campioni del passato giocheranno nuovamente l'incontro del 1919. Perché se tu credi all'impossibile, l'incredibile può avverarsi...

 
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Giorgio Gaber - Quando sarò capace di amare

Post n°1325 pubblicato il 23 Marzo 2009 da ottimistasempreecomu


Quando sarò capace d'amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.

Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.

Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.

Quando sarò capace d'amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.

E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.

Quando sarò capace d'amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere

un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso.

Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.

Così vorrei amare.

 
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Amleto – atto III, scena I

Post n°1324 pubblicato il 19 Marzo 2009 da ottimistasempreecomu

Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso:
e dell'azione perdono anche il nome...

 
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