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Creato da: lully_rossa il 14/11/2005
Comunista, atea, femminista e zapatista. Ho tutto!
Post n°335 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da lully_rossa
Post n°334 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da lully_rossa
Cambiare le sorti di questo paese. Questa doveva essere la nostra "missione". Di sicuro è stato molto pesante per molti di noi subire, mese dopo mese, le proposte di questa maggioranza che con tanta speranza abbiamo votato. Ci hanno delusi. Ma ci hanno delusi perchè ci aspettavamo qualcosa. Le cose dovevano cambiare, è indubbio. Dovevano cambiare i partiti, innanzitutto. Chi come me milita in un partito, e ha la sfrontataggine di avere dei valori in cui crede e per i quali combatte, da anni lavora per cambiare la politica, il modo di fare politica, i vertici della politica. Non è semplice. Ci si prova. Ma ora? Ora ricominceremo a lottare per la sopravvivenza della democrazia in Italia. Ricominceremo a vivere nell'orrore di un paese che sempre più scivola verso il baratro. E ciò che più mi sconcerta è che il sen. Rossi è sconvolto per quel che è accaduto. Il sen. Rossi non credeva che il suo voto potesse essere decisivo. Ma chi l'ha messo lì? Avrebbe votato diversamente se avesse saputo che poteva fare la differenza? Ma, mi domando, se lui ha votato secondo la sua coscienza, che senso ha questo discorso? La responsabilità per il ruolo che ricopre, in un momento così difficile per il nostro paese, e per il mondo intero, doveva guidare la sua coscienza. Abbiamo le scatole piene dei Rutelli vari, ma ancor di più ci hanno rotto questi sedicenti compagni "puri" così pieni di se da non avere alcun interesse per il paese. Abbiamo i giorni contati. Prepariamoci alla resistenza.
Post n°333 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da lully_rossa
Un durissimo articolo di Nigrizia contro il governo Prodi conferma la denuncia dei sindacati di base.
Post n°332 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da lully_rossa
Meno tasse? Sarà possibile tra due anni! Questa è la nuova cazzata del ministro Padoa Schioppa. Si, infatti parrebbe che la lotta all'evasione e all'elusione fiscale ormai senza quartiere, porterà ad un tale ingresso di denaro nelle casse dello stato che si potrà smettere di taglieggiare i cittadini che le tasse le pa gano da sempre. E perchè non crederci? Forse perchè di tutte le promesse fatte non ne hanno mantenuto una? La prima, la più importante per il futuro della democrazia di questo paese, è una urgentissima legge sul conflitto di interessi. E si, dopo la scorsa volta si pensava che, inciucio o non inciucio persino D'Alema avrebbe compreso che andava immediatamente tolto il potere a Berlusconi. Invece son passati 10 mesi e di questa legge nemmeno l'ombra. Qualche ridicolo abbozzo, una presa per il culo direi, non può ingannarci al punto tale da farci credere che la faranno. O sarà per la promessa di dare più soldi per la scuola e l'università? E si, perchè la scuola ha ricevuto ulteriori tagli. Sarà per la frase che, in campagna elettorale, abbiamo sentito (e, haimè, detto) in ogni momento "via dall'Iraq SUBITO". E invece abbiamo rispettato i tempi già stabiliti dal precedente governo. Sarà forse perchè su Pollari non si può far luce e chiarezza, in perfetto stile italiano/democristiano/fascista? E si, perchè cambiano le persone (prima era Andreotti oggi Rutelli), ma rimane sempre quel modo di fare mafioso. Quel che attiene alle questioni dello stato NON SI TOCCA. E' Top Secret...come la villa di Berlusconi... O sarà per le dichiarazioni schioccanti di Prodi che, alla luce di una DEMOCRATICA manifestazione che ha visto una città impegnata a dire: LA BASE NON LA VOGLIAMO, ha risposto, con toni meno volgari "ME NE FREGO!". E si compagni, perchè le parole son diverse ma la sostanza è quella. Quanto al fatto che la manifestazione di Vicenza non sia stata un secondo G8, non è certo merito della polizia o dell'attuale governo. Non ci dimentichiamo che durante i pestaggi di Napoli 2001 D'Alema era presidente del consiglio. Hanno fatto di tutto per provocare, hanno davvero fatto di tutto per far scoppiare il casino. Ma non ci son riusciti. Sarà forse per i modi con cui Bersani ha deciso di rinnovare le professioni: senza consultazioni, senza saper quali fossero realmente i problemi della categoria. Ed ecco che gli scioperi fioccano anche da parte di chi alle scorse elezioni con entusiasmo ha dato loro il voto. O forse sarà per la smania di privatizzare tutto e a tutti costi. Invece di invertire una tendenza assurda che sta portando anche noi a trattare come merce ciò che invece è un diritto (vedi l'acqua) si continua a percorrere una strada che ha già mostrato di essere fallimentare. Per questo non ci credo più. Non credo più che questo governo sia diverso. Non credo che tra due anni diminuiranno le tasse. Non credo più che sia un governo di centro-sinistra. E il Partito Democratico sarà il degno partito di questo degno paese.
Post n°331 pubblicato il 16 Febbraio 2007 da lully_rossa
Sono piuttosto stanca. Mi sta proprio passando la voglia. Non di lottare, quello mai, ma di farlo qui. Ci sarebbero stati post su post da scrivere in queste settimane. Non che non avessi opinioni da esprimere. Ma perchè farlo? Ho deciso di aprire un blog per esprimere le mie idee, per utilizzare anche questo mezzo come strumento di lotta. C'erano i fascisti al potere all'epoca. In quel periodo c'è stato molto da scrivere. C'erano parecchie battaglie da portare avanti. Referendum, elezioni, manifestazioni. La speranza che qualcosa cambiasse era viva nei cuori di tante/i compagne/i. Qualcosa è cambiato. Non c'è più Berlusconi, non ci sono più i fascisti al potere. Stop! Solo questo è cambiato. Il resto è rimasto uguale. Anzi, e speravo di non dirlo mai, alcune cose sono peggiorate. E allora che senso hanno le battaglie fatte? Che senso ha quando un governo che hai voluto, su cui hai investito speranze, si comporta nella maniera peggiore? Come può essere questo un governo di sinistra? Un governo che raddoppia, nella propria finanziaria, la spesa militare (dal 5% della finanziaria del centro-destra all'11% nella finaziaria di Padoa Schioppa), depredando i fondi per la cooperazione imternazionale e per gli aiuti al Terzomondo, come può essere un governo illuminato? Un governo che decide, per le proprie "missioni di PACE" di acquistare 133 aerei da cambattimento americani, dall'agghiacciante nome "Joint Strike Fighter" che tradotto significa caccia bombardiere d'attacco e immediata distruzione? Che cosa vogliono distruggere immediatamente? Forse la fame e la povertà dei popoli verso cui la furia di queste macchine è destinata a scagliarsi? Ditemi, se le trovate, dove sono le differenze. Ditemi perchè dovremo dire che l'Italia ha un governo di centro-sinistra. Sono stanca. Stufa. Delusa. E molto molto incazzata.
Post n°330 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da nacho4
IL DIRITTO PENALE SECONDO LE SPIE GIUSEPPE D’AVANZO Poi affiorano i fatti duri, ostinati, inevitabili e la retorica politica di Berlusconi («Abbiamo arrestato duecento terroristi») mostra, una volta di più, la nervatura della favola propagandistica. Non tutti gli arresti trovano una ragione nel terrorismo, e spesso non trovano nemmeno una ragione legittima o accettabile in quanto, anche in Italia, si è fatta strada una dottrina che riconosce una natura preventiva alla difesa sociale dal terrorismo islamico. Declinata nella prospettiva amico/nemico, ha aperto l’uscio a comportamenti fondati sul sospetto e sul pregiudizio. Come accade a Mohammed Daki assolto ieri in appello a Milano. Il suo processo – lo si ricorderà – è stato trasformato dalla maggioranza in uno "scandalo". Nel condannare Daki a due anni e dieci mesi per ricettazione di documenti falsi (pena ora cancellata), il giudice Clementina Forleo osa distinguere il terrorismo dalla "guerriglia urbana" contro una forza occupante. Ne ricava insulti, calunnie, il consueto tentativo di distruzione personale. Il "rumore" mette la sordina a un altro rilevante aspetto di quel processo: l’utilizzo, nel formulare l’accusa, di deduzioni, voci correnti, fonti anonime, «segnalazioni da parte di organismi americani», «acquisizioni informative» senza padre, «investigative» senza madre, naturalmente nulle e inutilizzabili in un processo equo, corretto, degno di uno stato di diritto. Nella raccolta delle fonti di prova, il primo processo a Mohammed Daki già racconta il metodo di lavoro scelto dalla procura di Milano, e in particolare da Stefano Dambruoso (oggi esperto giuridico presso la rappresentanza italiana alle Nazioni Unite di Vienna). L’appello lo mette ancora di più a nudo. Mohammed Daki confessa di essere stato interrogato incappucciato in questura; svela di essere stato sentito il 6 e il 7 ottobre del 2003 al sesto piano del Palazzo di Giustizia di Milano da «gente americana». Chiede la presenza dell’avvocato. Gli rispondono che «non ce n’è bisogno». Gli dicono che «deve parlare, se non vuole finire per venti anni a Guantanamo». Ci si augura che la procura di Brescia si occupi dell’affare per accertare se Daki mente o se Dambruoso ha stravolto ogni diritto e garanzia dell’imputato lasciando campo libero agli agenti della Cia o dell’Fbi. Quale che sia la verità, l’invasiva, determinante, inquinante presenza dell’intelligence, fino al 2004, è ormai un fatto per le indagini antiterrorismo di Milano anche prima che 22 agenti della Cia, violando la nostra sovranità nazionale, sequestrassero Abu Omar, un cittadino egiziano ospitato in Italia con lo status di «rifugiato politico». Per lunghi anni la procura milanese ha inseguito (addirittura ipotizzando che avesse ereditato da Al Qaeda il ruolo di «cinghia di trasmissione») un piccolo gruppo curdo islamico, Ansar Al Islami. Insignificante sul piano internazionale, strategico nell’"operazione di influenza" pianificata dalla comunità dell’intelligence americana. Come sostengono nell’estate del 2002 Bush, Blair, i falchi della Casa Bianca, Ansar Al Islami deve dimostrare gli «ampi legami» tra Bin Laden e Saddam Hussein. In quella stessa estate, Washington studia la possibilità di lanciare un attacco contro «un impianto di armi chimiche gestito dal gruppo radicale Ansar Al Islami installatosi nell’Iraq settentrionale. Per l’amministrazione americana lo stabilimento è legato ad Al Qaeda». La notizia dell’esistenza del laboratorio di ricina, rilanciata da Abc e Cnn, mette presto in imbarazzo il Pentagono perché i leader dei movimenti curdi che controllano quell’area fanno subito sapere che, «è vero, in quella zona ci sono gruppi islamici, ma raccolgono non più di 100/150 elementi e non sono legati a Bin Laden». Gli stessi oppositori iracheni escludono, a loro volta, che «gli uomini di Ansar Al Islami abbiano rapporti con il rais di Bagdad». Chi crede ostinatamente, al di là di ogni evidenza, a quel «legame» è il pubblico ministero Stefano Dambruoso. Che inaugura un nuovo paradigma penale. Nel diritto penale non si inventa mai nulla di nuovo, e dunque non fabbrica ex novo alcunché nemmeno il Dipartimento antiterrorismo milanese. Quel che accade a Milano è la riproposizione modernizzata del «diritto penale e processuale di polizia» con cui il nostro Paese ha fronteggiato il terrorismo autoctono. La polizia chiese mani libere. Leggi e ordinamenti ne estesero e rafforzarono i poteri aggirando le prerogative dei giudici. Si produsse una «duplicazione» dei poteri istruttori di competenza della magistratura. Sommarie indagini, perquisizioni, interrogatorio entrarono nella "disponibilità" della polizia giudiziaria. La trovata astuta, e sbalorditiva, dell’ufficio giudiziario meneghino è di adeguare quel «diritto di polizia» ai tempi, proponendolo nelle forme di un «diritto speciale dello spionaggio». Perché il nemico è "globalizzato", le polizie non lo sono. Solo l’intelligence community può raccogliere informazioni in ogni angolo del mondo, selezionarle, organizzarle in un "prodotto", utile all’istruttoria. Come accade per Ansar Al Islami, però, il pubblico ministero non è in grado di verificare l’attendibilità e la fondatezza o addirittura la ragionevole congruenza delle notizie, ma è consapevole che quelle informazioni, con i nessi che svelano, sono manna per la sua indagine che, a sua volta, offre lavoro comodo all’intelligence in una circolarità che finisce per trasformare la funzione giudiziaria in un segmento della funzione spionistica. Dall’innovazione del paradigma emerge un altro sorprendente mutamento. Il «diritto penale di polizia» trovava la fonte della sua legittimazione al di fuori dello stato di diritto, ma ancora dentro la nazionale ragion di stato, nei dintorni del criterio pragmatico di proteggere la sicurezza della nostra collettività, Il «diritto penale dello spionaggio», al contrario, rintraccia la sua legittimità in un oscuro altrove; in un territorio sconosciuto a chi lo deve interpretare. Sempre, infatti, l’intelligence tratta il "sapere" come una proprietà. Il pubblico ministero, quindi, non è in grado di conoscere perché i curdi di Ansar Al lslami – proprio loro – debbano conquistare una priorità nella sua investigazione. Aggirata ogni regola dello stato di diritto intorno ai mezzi e ai vincoli garantistici, l’iniziativa penale diventa così pura giustizia politica che ha la sua ratio nelle decisioni di un altro Stato, in una dottrina – quella americana post 11 settembre – che si fonda su una concezione della legittima difesa così speciale da legittimare la forcible abduction ("prelevamento forzato") di Abu Omar. È il coerente esito del «diritto speciale dello spionaggio». Gli agenti segreti devono scovare il pericolo quando non è ancora riconoscibile; quindi, quando ancora non è possibile esprimere un giudizio sulla sua inevitabilità. È una concezione, priva di alcun fondamento giuridico, che precipita ogni mossa in un baratro pregiuridico dove anche il più flessibile concetto di legalità perde di senso. L’intelligence che Dambruoso ospita nei suoi uffici, e che riceve Dambruoso nei propri, ha soltanto la necessità politica e militare di colmare il profondissimo "buco" informativo. Ha bisogno di «confessanti» che sappiano offrire risposte (inevitabilmente c’è chi se le inventa). Chi sono davvero i nostri nemici? Come sono organizzati? Chi li comanda? Dove e come reclutano i combattenti? Come vengono trasmessi gli ordini? Che cosa preparano? Gli spioni non hanno bisogno di imputati. Vogliono informazioni. Ogni confessante è «una risorsa». È questo l’obiettivo del loro lavoro. Come può esserlo anche per un magistrato? Come è possibile che la magistratura non voglia guardare in faccia questa degradazione che l’ha afflitta? Come è possibile che, mentre il commissario europeo alla Giustizia, Franco Frattini, minaccia sanzioni contro i Paesi che ospitano le prigioni segrete della Cia, il presidente del Consiglio si vanti di arresti mai fatti e, se fatti, organizzati nella logica dell’illiberale «diritto speciale dello spionaggio»? La Repubblica, 29 novembre 2005 Dove stiamo andando? Ho paura di andare verso Guantamano ma in realtà ce l'abbiamo ormai a piccole dosi nelle nostre frontiere.. Ho paura di questo nuvo sentimento di vendetta verso cittadini cosidetti "nemici" ..Ho apura di questo diritto penale di cittadini e nemici..Ho paura di gente come Bush.. Ho paura del ripristino delle torture come fonte di prova..In realtà vediamo Guantamano come tratto di un film ma accade tuti i giorni.. Un giorno ce l'avremmo anche noi..I politici si eccitano ogni volta che usano quella formula vuota di contenuto reale "Stato di diritto".. In nome della cosidetta sicurezza, io non voglio una giustizia di serie A e altra di serie B..
Post n°329 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da lully_rossa
All'età di 94 anni muore in Francia l'Abate Pierrè. Ma come mai nel blog di una "senzadio", anticlericale e atea come la sottoscritta viene ricordato un prete? Perchè l'Abate Pierrè era un uno uomo del popolo. Antifascista, durante la Seconda Guerra Mondiale ha favorito (a differenza delle alte gerarchie ecclesiastiche) la fuga di tanti ebrei e perseguitati politici, verso la salvezza. Perchè è sempre stato dalla parte dei più deboli, dei diseredati, di coloro che agli occhi del mondo contano meno di nulla. Perchè si è espresso a favore delle coppie omosessuali parificandole a qualunque altra coppia legata da un sentimento di amore. Perchè era un rivoluzionario, dalla parte del popolo e contro ogni gerarchia, anche della Chiesa. Perchè era uno di noi, pensava che cambiare questo mondo si può. Un saluto all'Abate Pierrè, con stima e con affetto da una povera illusa che ogni giorno combatte per un futuro di libertà e uguaglianza; da chi come te non crede nel potere ma nella forza delle idee. E se queste sono buone non conta chi le ha dette. Addio Pierrè, non ti dimenticheremo.
Post n°328 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da lully_rossa
Uno gridava viva la libertà Questa bellissima e struggente canzone degli Yo Yo Mundi ricorda la tragica storia della Banda Tom. Tredici giovanissimi partigiani con a capo Antonio Oleario, che vennero trucidati durante un'imboscata dei fascisti. Non dimentichiamoli. Non dimentiachiamo tutti i compagni, tutti i partigiani che hanno offerto la loro vita per la libertà.
Post n°327 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da lully_rossa
Cari Compagni e Care Compagne, rieccomi tra voi, felice di rileggervi e di riprendere i nostri confronti. Sono stata nel paese dei balocchi, in un paese, che pensavo non esistesse più, dove essere comunisti è un orgoglio, dove il termine ha ancora il suo significato originale di giustizia e libertà. Il rientro, haimè, è stato scioccante. In questo tempo che son mancata dall'Italia ho chiesto che mi venissero conservati un pò di quotidiani. Per farmi del male, forse. Non volevo però perdere nulla di quel che è accaduto (o non è accaduto) nel mio paese, ma non solo. Volevo, ancora una volta, capire quanto le informazioni in Italia arrivino filtrate. Leggo sbigottita di Arcivescovi disarcivescovizzati a causa di un oscuro passato comunista; di un presidente del consiglio spia del KGB che neppure lo cela visto che va in giro vestito da comunista. Leggo di revisionismi disgustose che ancora una volta cercano di mettere a paragone fascismo e comunismo. Leggo della vittoria (ma questa è arrivata anche dove ero io) dell'America fascista di Bush che ha mandato a morire Saddam (forse...). Dove ero io la mano pesante degli Stati Uniti si sente. Ma compagni, forse siamo tutti un pò anestetizzati, perchè guardate che la stessa pesante influenza l'abbiamo anche qui. Solo che lì il popolo si ribella perchè è maggiormente consapevole di noi. L'accezione negativa del termine "comunista" qui sta ormai divenendo un paradosso. Il paese che ha ospitato il secondo partito comunista più grande del mondo e il primo europeo sta rigettando, come fosse qualcosa che non riconosce, ciò in cui almeno la metà del popolo italiano si è riconosciuto fino a non molti anni fa. Che cosa sta accadendo? Come può essere successa una cosa del genere? Cosa ha portato tutti coloro che si sono sentiti di appartenere a quella ideologia a decidere di rinnegarla nel modo più crudo. Ma è poi così? Non sarà che gli altri, i topi di fogna per intenderci, semplicemente gridano più forte? Ma dov'è la nostra voce compagni? Dove sono finite le nostre grida? Perchè oggi sussurriamo, chiusi nella nostra disperazione? Ci scanniamo tra di noi. Ci scontriamo e facciamo a gara a chi è "più comunista". Decidiamo noi cosa significa essere comunisti. Ma non esiste un comunismo per ogni personalità. Esistono delle correnti. Ma perchè queste devono sempre necessariamente entrare in collisione tra loro? Ad alti livelli si litiga solo quando c'è da gestire il potere. Ai nostri livelli, quelli della base, si litiga quando si è delle pedine. Vogliamo essere questo? El pueblo unido jamas sarà vencido. Non è solo il titolo di una meravigliosa canzone. E' anche l'unica nostra possibilità. A Cochabamba, in Bolivia, il popolo lo ha capito. Ha lottato contro la privatizzazione del dell'acqua, in tanti sono morti, ma il popolo, unito, ha vinto. Io non ho mai perso le speranze. Nemmeno quando tutto sembrava ormai perduto. Nemmeno per un istante ha sorvolato la mia mente l'idea che essere comunista non fosse la scelta più giusta. Con sempre più forza, mentre il mio paese va nella direzione opposta, io voglio lottare per riaffermare quell'idea. Lottare. Questo l'ho imparato lì, dove ogni giorno la lotta è per la vita, per la dignità, per la libertà. E noi? Per cosa lottiamo noi?
Post n°326 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da lully_rossa
Son tornata.
Post n°325 pubblicato il 04 Dicembre 2006 da lully_rossa
Si parla di G8 perchè è morto un ragazzo. Se così non fosse il G8 di Genova, con i suoi gravissimi fatti (si parla addirittura di sospensione dei diritti democratici) sarebbero caduti nel dimenticatoio come è accaduto ai fatti di Napoli di pochi mesi prima. La censura, si sa, qui in Italia, non ha colore politico. Ma al di la di quel che è accaduto, qualcuno, oggi, pensando al G8 e a Napoli si ricorda perchè migliaia di persone, da tutto il mondo, quei giorni erano lì? Chi erano? Cosa volevano? Perchè decidere di mettersi in una situazione pericolosa come quella? Perchè sia chiaro, il G8 e Napoli avevano un certo numero di precedenti "illustri". Seattle nel 1999 (il primo, che diede anche in nome "popolo di Seattle"), Davos, Bangkok, Waschington, Bologna, Ginevra (tutti nel 2000) fino a Praga, che potremo definire un triste preludio a quello che accadde poi negli appuntamenti di Napoli e Genova. Insomma, a fronte di manifestazione che sempre più si caratterizzavano per la violenza delle forze dell'ordine sui pacifici manifestanti, il popolo cresceva ogni anno in maniera esponenziale. Dopo Praga i contestatori sono sempre di più, e cominciano a fare paura. Ora, quanti di voi hanno avuto notizia di tutte le manifestazioni che hanno preceduto Genova? Gli stessi fatti di Napoli sono stati vergognosamente censurati. Le informazioni, ancora una volta, sono arrivate dalla rete e non dai media. Oggi, quando parliamo di G8 pensiamo solo a Carlo Giuliani, alla violenza, ai pestaggi. E' giustissimo, non si può e non si deve dimenticare. Ma contro chi protesta il popolo di Seattle? Wto. Nata silenziosamente sei anni fa, è riuscita a far modificare 170 leggi nazionali, distribuendo migliaia di miliardi di multe. Due esempi: il divieto europeo di importare carni americane perchè trattate con ormoni pericolosissimi, è costato 116 milioni di dollari in sanzioni. La guerra delle banane protette dal mercato europeo è costato 190 milioni di dollari. Il Wto è frutto del passaggio silenzioso di potere dagli Stati alle grandi Multinazionali. Banca Mondiale e il Fmi. Nascono nel 1944, dopo la devastante Guerra che ha investito il mondo, ad opera di 44 nazioni (oggi divenute 183). Ufficialmente lo scopo della Banca Mondiale è quello di favorire lo sviluppo dei paesi poveri, fornendo loro prestiti e assistenza tecnica; lo scopo del Fmi, invece, è quello di evitare le crisi finanziarie. In definitiva il Fmi si occupa di controllare le politiche monetarie e commerciali dei paesi membri, i quali si impegnano a modificare le proprie politiche in base alle indicazioni ricevute. Ma chi finanzia queste istituzioni? I paesi aderenti attraverso delle sottoscrizioni (Fmi), e la vendita di obbligazioni (Banca Mondiale). E qui viene il bello: il potere di voto di ogni Stato è proporzionale al contributo che versa. E' dunque intuibile che questi organismi teoricamente super partes, sono di fatto controllati dai paesi ricchi del nord del mondo. Nella maggior parte dei casi, infatti, l'assistenza finanziaria ai paesi che ne fanno richiesta viene concessa solo in cambio di riforme specificamente richieste dai paesi forti. Emblematico è il caso del Messico, che nel 1982 fu vittima di una disastrosa bancarotta. In cambio di un aiuto venne richiesta una drastica riduzione della spesa pubblica, l'eliminazione di sussidi e una pesante politica di privatizzazione. Le prime voci a cadere sotto i tagli indovinate un pò cosa furono? Istruzione e sanità. In 23 paesi finanziati dalla Banca Mondiale si è registrato in 8 casi un aumento della povertà; i tagli alle spese sociali hanno fatto salire la mortalità infantile e la privatizzazione ha fatto crescere la disoccupazione. Nel 1991 lo Zimbabwe ottenne un finanziamento di 484 milioni di dollari, ma in cambio dovette eliminare le misure protettive nel settore manifatturiero. Risultato: il salario è svalutato del 30%; le spese sanitarie sono state tagliate con la logica conseguenza di un aggravamento delle condizioni della popolazione malata di Hiv. G8. Non è una istituzione ma è solo un gruppo informale che riunisce annualmente i capi di Stato e di governo della maggiori democrazie industriali, ovvero: Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Russia, USA. Di fatto, sebbene nell'agenda globale ci sia spesso stato, all'odg, l'annullamento del debito per i paesi in via di sviluppo, in realtà sono ben altri gli argomenti che stanno a cuore agli 8 grandi della terra. Il G8, insomma, non serve a nulla. E contro che cosa protestano? OGM. Sono gli organismi geneticamente modificati, detti anche Frankenfood, cibi Frankenstein. Un esempio eclatante è il progetto "Terminator" a cui lavorano, in segreto, alcune delle più grosse multinazionali. E' la produzione di semi sterili al fine di costringere gli agricoltori a un nuovo acquisto dopo ogni raccolto. Le multinazionali. La McDonald's Sono tra gli obiettivi pricipali della protesta. Volte esclusivamente a massimalizzare il profitto non hanno alcun rispetto per i diritti dei lavoratori. La McDonald's, accusata non solo di negazione dei diritti sindacali, ma anche di utilizzare carne non di qualità. I gueriglieri alimentari che lottano contro questa grossa multinazionale (capitanati da Josè Bovè), entrano nei ristoranti armati di panini al formaggio di fossa o al lardo di colonnata e si mettono a fare picnic. Diritti dei lavoratori. Cavite è una zona industrale (in cui si procucono scarpe e maglie Nike, monitor IBM) costituita da 680 acri circondati da filo spinato e controllati da guardie armate fino ai denti. All'interno, baracche in lamiera ospitano 50 mila persone (in prevalenza donne) che lavorano 12 ore al giorno per un salario che non basta nemmeno per sopravvivere. Niente diritti, nessuna possibilità di protestare. A pochi chilometri, a Rosario, una piccola baracca ospita il "Centro di assistenza per lavoratori", in definitiva un embrione di sindacato. A coloro che varcano quella porta i "sindacalisti" filippini mostrano una delle 100 maglie che loro producono al giorno...però con il cartellino del prezzo con cui la maglia viene venduta a New York. Una di quelle maglie costa quanto un mese di salario. Ma Cavite non è la peggione delle situazioni: le bambine di Sumatra cuciono per 16 ore al giorno i vestitini per la famosa bambola della Mattel. E quando qualcosa sembra cambiare, questi fatiscenti impianti prendono il volo. Da qui il nome di "fabbriche rondine". Dal giorno alla notte scompaiono lasciando nell'indigenza migliaia di lavoratori. Cancellazione del debito. Il popolo di Seatlle chiede che il debito dei paesi poveri venga finalmente cancellato. E' con quello, infatti, che i grossi stati nazionali del nord del mondo tengono sotto il tacco i paesi poveri del Terzo Mondo. Le multinazionali del farmaco. La Pma, la potentissima associazione delle industrie del farmaco, ha cercato di boicottare una legge che consente al Mistero della Sanità del Sudafrica di acquistare medicinali copiati al prezzo più basso. L'accusa è violazione della proprietà intellettuale. In Sudafrica ci sono 4 milioni di sieropositivi (su 34 milioni totali in tutto il mondo): un sudafricano su otto è colpito dal virus. Nel 2016 il numero dei morti per aids in Sudafrica supererà il numero dei nati. In tutta l'Africa è concentrato il 70% dei dei sieropositivi del mondo. Quando parliamo di G8 cerchiamo di non dimenticare che questo è il popolo di Seattle. Donne e uomini di ogni paese ma con un'unico obiettivo: rendere migliore questo mondo.
Post n°324 pubblicato il 04 Dicembre 2006 da lully_rossa
Chavez vince, per la seconda volta, le presidenziali in Venezuela. La corsa verso la libertà dagli USA è ormai inarrestabile. "Viva la rivoluzione socialista! Il destino è stato scritto": ha gridato Hugo Chavez al popolo che lo acclamava. Camicia rossa e pugno teso ha festeggiato il suo 61% di preferenze. Compagno Chavez siamo con te.
Post n°323 pubblicato il 27 Novembre 2006 da lully_rossa
Dovremo saperlo oramai, dove c'è impresa c'è sfruttamento. Dove c'è un padrone ricco, di contro ci sono tanti schiavi poveri. E dovremo sapere anche che i padroni son tutti uguali. Sono padroni, appunto. L'immagine qui sopra ci evoca le ormai note pubblicità "denuncia" di Luciano Benetton. Bambini di tutti i "colori" vicini, quasi che il bimbo nero avesse pari dignità di quello bianco come la neve. Suore e preti che si baciano con ardore, immagine che vuole essere scioccante ma che è solo patetica e offensiva. Preservativi colorati come caramelle...e che cavolo, siamo nel 2000etc, mica nel Medioevo. Andrebbe tutto bene se dietro la facciata di denuncia non ci fossero sempre le stesse immonde menzogne. Se davvero l'impresa Benetton fosse diversa dai vari Mc Donald che infestano il mondo. E invece l'impresa di Luciano Benetton è uguale. Ci siamo abituati alla melma della grossa impresa e delle Multinazionali, e quasi ci scivola addosso, se non fosse però per quella sottile presa per il culo che ci propina con le sue pubblicità politiche. La storia è sempre la stessa. Un grosso imprenditore decide che in Italia non è più conveniente produrre e decide ci stabilire le sue fabbriche laddove il salario mensile è pari al salario giornaliero di un operaio italiano. L'imprenditore in questione sceglie l'Argentina, per la precisione la Patagonia. Firma un accordo con il governo locale e "compra" 900.000 ettari di terra di proprietà del popolo Mapuche. Mapuche vuol dire "Uomini della Terra". La terra è di loro proprietà nel senso che loro la lavorano, che consente loro di vivere, di mangiare. Loro sono indios e non concepiscono che la terra possa essere acquistata. Strappar loro la terra significa portar via la loro anima. Ma Benetton lo fa. E insieme alla terra, porta via la dignità del popolo Mapuche. E' recente la notizia che Benetton, nella sua immensa bontà, ha donato ben 7500 ettari di terra al popolo Mapuche. Terra che, piccolo particolare, era già di loro proprietà. Ma nessuno ha raccontato della persecuzione di cui son state vittima le famiglie Mapuche. Nessuno ha specificato che a fronte di 7500 ettari Benetton si è ben guardato dal restituire i 900.000 che detiene contro la volontà dei legittimi proprietari. Nessuno ha raccontato della causa che alcune famiglie Mapuche hanno instaurato contro l'impresa Benetton. Beh, si difende Luciano Benetton, con la sua impresa in Patagonia da lavoro a ben 600 persone...mica cazzi! E correttamente i Mapuche gli hanno domandato se ha una vaga idea di quanta gente lavorerebbe su quei 900.000 di ettari di terra che si è ben guardato dal restituire. La grande impresa è sempre merda. La grande impresa è sempre fruttamento.Lo sappiamo. Ma quando la grande impresa fonda le sue campagne pubblicitarie su concetti così importanti come la lotta al razzismo, beh, ci fa ancora più schifo quando si rivela uguale a tutte le altre: per il profitto ammazza, ruba, distrugge, umilia, schiaccia. I Mapuche stanno portando avanti una strenua lotta. Cerchiamo di ricordarci anche di loro, e di tutti i Mapuche sparsi nei cinque continenti. E se non vogliamo farlo per loro, se non vogliamo lottare per loro, beh, facciamolo almeno per noi. Perchè più diritti per i Mapuche significa minor perdita di diritti per noi. Perchè finchè ci saranno gli sfruttati ci saranno gli sfruttatori. E tra gli sfruttati, non illudiamoci, ci siamo anche noi. Sempre di più, di nuovo, come un tempo. E oggi più che mai è chiaro dove stia la ragione e dove il torto. Il comunismo non è morto e mai morirà. Finchè ci saranno le lotte per la liberazione dei popoli ci sarà il comunismo. Non dimentichiamolo noi. E non facciamolo dimenticare ai padroni!
Post n°322 pubblicato il 27 Novembre 2006 da lully_rossa
Post n°321 pubblicato il 17 Novembre 2006 da lully_rossa
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia. E' parassitismo. E' vigliaccheria. Non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Antonio Gramsci
Post n°320 pubblicato il 16 Novembre 2006 da lully_rossa
«A me Mussolini piace. Mi ispira simpatia. Non sono il solo, piace quasi a tutti. Non ne conosco uno che dinanzi a un volumetto, a una rivista, a un album che contenga immagini o frasi del Duce si sottragga alla tentazione di aprirlo, magari di nascosto, e poi gustarselo, in poltrona da solo. Io sono tra questi e non me ne vergogno»
Post n°319 pubblicato il 14 Novembre 2006 da lully_rossa
Vi ricordate la lunghissima notte del 10 aprile dei 2006? Io si, e credo anche tante e tanti di voi. Beh, devo confessare, che per quanto io non abbia una grandissima considerazione dei miei connazionali, quei risultati così assurdi mi stupirono...solo 24 mila voti di differenza. Io ho fatto la campagna elettorale, sono stata in contatto tutto il tempo con tanti compagni sparsi in tutto il territorio nazionale. Certo, una campagna difficile, dai toni duri, ma di fatto l'odio per il nano dittatore era palpabile. In quella lunghissima notte, fatta di momenti di vero terrore, di speranze, di delusioni, di certezze, lo abbiamo pensato in tanti...qui c'è qualcosa che non quadra. Possibile che quell famosa forbice, che a tratti ha toccato il 7%, sia andata scomparendo così, scrutinio dopo scrutinio? Qui c'è stato qualche strano maneggio. Qui ci sono stati dei brogli. Ma l'Italia si sa, è il paese dei "misteri"...accadono eventi gravissimi, ma mai nessuno paga, non è stato mai nessuno. A distanza di tanti mesi, mesi estremamente difficili per i nuovo governo, mesi nei quali, proprio a causa di quel margine così stretto di voti, abbiamo già dovuto inaugurare un certo numento di inciuci e di scambi, Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio, fanno uscire un documentario dal titolo "Uccidete la democrazia!". E' il racconto di quel che è successo in quelle ore. Di quel che in quei giorni si è rischiato, del golpe di cui il nostro paese ha rischiato di rimanere vittima. GOLPE, che parola strana per la mia generazione, abituata a credere di aver vissuto tutta la propria vita in un paese democratico, sicuro, dove certe cose non possono accadere. L'ultimo tentativo risale ai lontani anni '70, e fu opera del principe Borghese. Ma fallì. Anzi, all'ultimo momento si decise la ritirata. Ma non oggi, non nella nostra Italia. Quanti di noi, negli ultimi cinque anni hanno parlato di un "nuovo fascismo" di un "nuovo Mussolini". Abbiamo detto e ridetto che Berlusconi era un dittatore, che ha complotatto per decenni per quella "Italia che vorrei". Ma poi, forse, in pochi, almeno tra i giovani, tra coloro che il fascismo l'hanno solo letto nei libri, ascoltato dai "vecchi", ci hanno creduto davvero. Ecco, per chi avesse ancora dei dubbi, su chi sia davvero Berlusconi, sui rischi che abbiamo corso, una breve lettura forse, potrà fugare qualche dubbio. http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/11_Novembre/13/vecchi.shtml Dubbi. Tanti. Ma una sola certezza. Anche per questo non pagherà. Nessuno pagherà. E tutto procederà come prima, come sempre. Lentamente tutti scorderanno. Come hanno sempre scordato. Beh, voglio trovare qualcosa di positivo anche in questa storia: gli italiani sono un pò meno coglioni di quanto l'esito elettorare ha mostrato...
Post n°318 pubblicato il 13 Novembre 2006 da lully_rossa
Post n°317 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da lully_rossa
"Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua sotto il sole come e' che voi potete acquistarli? Ogni parco di questa terra e' sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ogni ronzio di insetti e' sacro nel ricordo e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con se' il ricordo dell'uomo rosso. Noi siamo una parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono i nostri fratelli, il cavallo, la grande aquila sono i nostri fratelli, la cresta rocciosa, il verde dei prati, il calore dei pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Quest'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non e' solamente acqua, per noi e' qualcosa di immensamente significativo: e' il sangue dei nostri padri. 1854, il Governo degli Stati Uniti si offrì di acquistare dagli indiani una parte del loro territorio, nel quale, assicurò, si sarebbe costruita una riserva. Questa fu la risposta di Seattle, capo indiano.
Post n°316 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da lully_rossa
"Giovanni Paolo II, l'amico di tutta l'umanità" è il titolo di un cartone animato prodotto a Barcellona sulla vita di Wojtyla. Il titolo fa già presagire l'intento del cartone. Ma vediamo se è proprio così. Aprile 1994, Kibungo: don Athanase Seromba, ruandese di etnia hutu e parroco nella parrocchia di Nyange, accoglie 2000 tusti in fuga ospitandoli dentro la chiesa. Ma subito dopo sbarra porte e finestre e chiama le milizie hutu. Su sua autorizzazione la chiesa viene presa a cannonate e sulle macerie passarono ripetutamente i buldozer. I pochi sopravvissuti furono finiti a colpi di macete (sembra qualcuno dato anche da lui). Al termine del massacro, indicando i cadaveri, chiede di "levare di torno quella immondizia". I morti totali degli scontri tra tusti e hutu saranno di circa un milione. Ripreso il potere i tusti istituiscono il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda, con a capo Carla del Ponte, giudice italo-svizzera, amica di Falcone. Migliaia di criminali furono arrestati e processati. Ma padre Athanase Seromba scompare. 1999, Firenze: nella chiesa di S.Martino a Montughi, è stato nominato vice-parroco don Atanasio Sumba Bura, prete africano. Dopo le prime incertezze i fedeli dimostrano apprezzamento per don Atanasio anche per le raccomandazioni ricevute dall'arcivescovado . Per due anni tutto procede bene. Nel frattempo l'associazione Africa Rights prosegue nelle ricerche (al pari delle associazioni che cercarono i gerarchi nazisti) dei criminali sfuggiti alla cattura. Arriva così a Firenze, fino a Montighi e poi a S. Martino e, inospettita dal nome di quel parroco africano, scatta foto, prende informazioni, confronta dati e convoca testimoni. Riconosce in quel mite parroco l'assassino dei 2000 tusti Athanase Seromba. Quest'ultimo nega e s'infuria. La curia fiorentina immediatamente interviene e don Atanasio viene difeso e immediatamente trasferito. Quando le acque si calmano, scompare. In realtà non va lontano;viene custodito e protetto all'interno della sede arcivescovile, che, essendo sotto la sovranità vaticana, è, per così dire, extraterritoriale. Don Atanasio quindi viene nascosto dalle autorità ecclesiastiche in una fortezza inespugnabile. A nulla servono le lettere ufficiali di Afrincan Right spedite direttamente a papa Wojtyla per richiedere che collaborasse restituendo alle autorità rwandesi Seromba al fine di consertirne il processo. L'associazione non riceverà mai alcuna risposta dal Vaticano in merito a questa vicenda. O meglio, la risposta fu indiretta: don Atanasio non si tocca. Nel frattempo la chiesa lo protegge e ne prepara la difesa. Per molti anni non ci saranno novità, e mentre Carla del Ponte continua a chiedere che Seromba venga consegnato al Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda nel 2001 il Vaticano avvia direttamente trattative con il Tribunale e con le autorità del Rwanda. Ma detta subito le condizioni: Seromba non dev'essere trasferito in Rwanda, non dev'essere incarcerano con gli altri utu incriminati, non dev'essere condannato a morte e, soprattutto, deve avere un trattamento di riguardo. Infine dichiara che la trattativa per una eventuale consegna verrà condotta solo ed esclusivamente dal Vaticano, mentre lo Stato italiano deve starne fuori. Quindi il Vaticano, nella persona dell'allora pontefice Carol Woityla fece in modo che un criminale sanguinario sfuggisse alla giustizia. 4 ottobre 1998 Wojtyla santifica Aloysius Stepinac, arcivescovo di Zagabria dal 1941 al 1945 durante la dittatura ustascia croata. Egli appoggiò e incoraggiò il regime del dittatore Ante Pavelic, detto il "macellaio", rendendosi colpevole dello sterminio di ebrei, zingari e dei serbi ortodossi. Seicentomila serbi vennero uccisi in pochissimi mesi, circa lo stesso tanto dovette fuggire e altrettanti dovettero convertirsi al cattolicesimo. Stepinac era membro del parlamento ustascia e non solo non cercò di fermare quel massacro, ma incoraggiò e benedisse le conversioni forzate. Il suo appoggio non solo agli ustascia ma anche ai nazisti fu totale e incondizionato, tant'è che dichiarò perfino "Hitler è un inviato di Dio". Questi sono solo due esempi recenti di quando Wojtyla sia "amico di tutta l'umanità". Da un lato fa il mea culpa chiedendo perdono per i crimini commessi in passato dai figli "birbantelli" della chiesa e nel frattempo fa lo stesso, proteggendo e santificando individui che si sono macchiati di crimini orrendi. Questa è la vera natura di questo papa, questa è la sua vera anima. Meno male che Hitler non si fece mai prete altrimenti oggi ci dovremmo sorbire Sant' Adolf da Auschwitz!
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