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OGGI PARLIAMO DI.....

Post n°173 pubblicato il 20 Settembre 2011 da S_O_T_T_O_V_O_C_E
 

 

 

SIETE PRONTI PER UN GIRO TRA I MISTERI E LEGGENDE DI COMO E PROVINCIA ....?


VI DESCRIVO ALCUNI LUOGHI....

 

 

 

 

La fortificazione sorge su un colle che, per le sue caratteristiche orografiche, è stato più volte utilizzato come postazione strategica per il controllo del territorio circostante. Lo stesso appellativo Baradello proviene dal vocabolo celtico "barrus" – ovvero luogo elevato - facendo presumere un suo utilizzo già ai tempi della dominazione celtica.

Ritrovamenti di monete romane hanno fornito l’indicazione di un avamposto difensivo e di avvistamento di epoca romana, mentre le parole di Giorgio di Cipro nella sua "Descriptio Orbis Romani" (647 d.C.) ci dicono che, ai tempi della difesa dell'ultima romanità nei confronti dei popoli barbarici, la località era utilizzata come avamposto militare del Limes, ovvero del confine dello Stato Romano.

L’aspetto odierno del Castello è dovuto all’Imperatore Federico Barbarossa che, dopo la vittoria del 1158 su Milano, aiutò i Comaschi a ricostruire la torre sui resti delle più antiche fortificazioni.

La cripta del maniero fu adibita a stanza delle torture per quelli che erano accusati di stregoneria. Nel 1233 inizia la lotta tra Torriani e Visconti, rispettivamente guelfi e ghibellini.

Nel 1277, nella battaglia di Desio, i guelfi vengono sconfitti e Napo Torriani viene appeso in gabbia al Baradello, dove muore dopo 19 mesi di prigionia nel 1278.

 Si narra che il suo fantasma si aggiri ancora agonizzante tra le mura della torre, così come anche quello di molti altri che vennero torturati e uccisi nella torre durante quegli anni.....

 

 

Uscendo da Como e imboccando la statale Regina, il primo paese che si incontra è Cernobbio, noto centro residenziale sulle sponde del lago ai piedi del Monte Bisbino. Il nome deriva da un antico convento, "Coenobium", che sorgeva nell'area dell'attuale Villa D'Este.

 
Il paese, di antiche origini, dopo varie vicissitudini riuscì ad ottenere, nel XIII secolo, privilegi e statuti propri. Ebbe poi un periodo di decadenza, nel XVI secolo, con l'invasione e il saccheggio da parte degli Spagnoli.


Si narra che
negli anni Quaranta del secolo scorso, accadde che una ricca signora proveniente da Milano fu uccisa da alcuni ladri, che la rapinarono dei gioielli e le tagliarono le dita per poterle togliere con più facilità gli anelli. Pare che il fantasma della malcapitata si aggiri ancora nel parco alla ricerca dei suoi assassini per farsi restituire le dita mancanti.

 

Dongo è un attivo centro del Lario nordoccidentale.
Il nucleo abitato più antico sorse in posizione sopraelevata dove si trova la frazione di Martinico, in seguito il centro si espanse nella pianura attraversata dal torrente Albano, dove si sviluppò la zona industriale.


Fin dal 1400 vi funzionavano forni per lavorare il ferro estratto dalle miniere della Valle Dogana, oggi l'industria del ferro ha subito un forte calo.
Il paese gode di una stupenda vista fino a Bellagio a sud, e verso Gravedona e l'estremità del Lago di Como verso nord.


Il panorama è sempre amplissimo: meravigliosi tramonti, quando le Prealpi Mesolcine assumono luminescenze rosate e violacee mentre già il lago e le selve sono ammantati di semi-oscurità.

A Dongo si racconta di una donna, vestita in armatura da guerriero che attraversa a galoppo il paese nelle notti di tempesta

 

Non con velleità storica, non con scopi culturali è stata dettata la semplice superficiale monografia; è stata stesa, su ricordi mnemonici, da un ammiratore del Lario, dal devoto entusiasmo per questo splendido paeninsularum ocellus che sembra voglia protendersi nel bel mezzo del lago, per ammirare le aspre giogaie delle Prealpi, delle Alpi Orobiche e Retiche a settentrione, per godere della magnifica riviera Tremezzina ricca di ville numerose, di splendidi giardini all'occaso, per ammirare, a levante, la severità studiosa di Villa Monastero.

Si narra che tra la fine del Seicento e i primi del Settecento, durante un’alluvione, fu distrutta una piccola chiesa in Valtellina, dove si trovava una statua di legno raffigurante Gesù.

La statua, dopo aver galleggiato sulle acque del lago, si fermò sulla spiaggia di Bellaggio e i Bellagini la conservano ancora oggi, esponendola durante la processione del Venerdì Santo.
altra leggenda ..

IL SASSO DEL PANE ...


Si narra che durante l’epidemia di peste, che si sviluppò nel 1630, la popolazione di Bellaggio evitò il contagio grazie alla conformazione del territorio. Bellaggio produceva del pane con grano sano per gli abitanti di Varenna.

 Lo scambio veniva effettuato su un grosso masso, poco lontano dalla riva, dove veniva lasciato il pane. Quelli che lo compravano, dopo aver preso il pane, depositavano i soldi in un contenitore riempito d’aceto per disinfettarli.

Il sasso fu successivamente fatto esplodere perché rappresentava un pericolo per la navigazione.

 

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