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LE DONNE FUTURISTE

Post n°20 pubblicato il 06 Luglio 2009 da sergiu310
 

  Benedetta, Barbara, Rougena, Rosa Rosà e le altre. Pochi sanno che sono esistite Sono donne , artiste e futuriste. Sono le contemporanee di Tamara de Lempiska ma sulla loro arte, sulla loro storia, sulla loro vita è sceso l’oblio.

 

Valentine de Saint-Point, che col suo Manifesto della Donna futurista nel '12 irrompe nell’autoreferenziale monopolio maschile del movimento, accomunando l'intera umanità nel dichiarato "disprezzo" per la sua inappellabile "mediocrità". Nel Manifesto futurista della Lussuria, che la condurrà a indicare nella necessità dello stupro la "naturale espansione vitalistico-istintuale" dei vincitori in funzione riproduttiva, l'accertato dualismo dell'identificazione femminile, stretto tra ruolo riproduttivo nella funzione familiare (peraltro già sottoposto a dure contestazioni da coeve battaglie del movimento femminista internazionale, o addirittura negato, come nel caso di alcuni settori del suffragismo inglese.

 

       

Rougena Zatkova - Ritratto di Marinetti 

In principio fu Marinetti che con il suo manifesto del 1909 lanciò la provocazione del movimento futurista. Poi vennero le donne che raccolsero la sfida e la fecero propria. Dinamismo, modernità, velocità, avventura: e fu rottura. Rottura con i clichè, con le consuetudini, con una certa immagine di donna. E la sfida è stata totale: arte e vita nei futuristi e nelle donne coincidono. Sono innovatrici ma lo fanno senza ostentazioni. Rompono gli schemi ma lo fanno senza cadere nell’eccesso. Vivono, amano, lavorano: e lo fanno con abilità, coraggio, intensità. Il loro limite è quello di non formare un gruppo compatto, la loro maledizione la cesura della guerra. Un taglio profondo che segna la fine del futurismo e che di fatto le congeda in silenzio. E poi saranno gli storici ad ignorarle e il pubblico a non conoscerle. 

Chi sono e come sono le donne futuriste?

“Sono sicuramente tutte diverse tra di loro. Sono artiste che hanno dato un contributo originale ed importante ad un movimento che nella sua essenza era anche misogino. Si tratta di donne che hanno lavorato soprattutto negli anni ’20 e ’30 e che avevano raggiunto fama e notorietà e partecipavano a tutti gli eventi più importanti dell’epoca come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma”.

 La più famosa?

"Sicuramente Benedetta che è stata la moglie di Marinetti. In lei era forte la ricerca di identità ed si definiva un’”artista totale” che opera in diversi campi non solo dell’arte visiva ma anche della scrittura: era pittrice, scrittrice, autrice delle tavole di parolibere ed anche scenografa. Anche la sua vita è stata trasgressiva: ha convissuto con Marinetti senza essere sposata: una scelta coraggiosissima ma fatta senza ostentazione. E il suo amore con Marinetti è diventato un mito, per i contemporanei ma anche per la storia. Di lei Marinetti ha scritto: “Ammiro il genio di Benedetta mia eguale non discepola”.

 E le altre?

"Barbara è famosa per il suo coraggio: fisico e morale. Bara sulla sua età e a 16 anni prende il brevetto di volo a vela. Ha due grandi amori nella sua vita: il volo e la pittura. Presenta un modello di donna opposta a quello della donna degli anni ’30: è una donna autonoma, forte, sicura e intraprendente. Poi c’è Rosa Rosà, uno pseudonimo per Edith: artista viennese che si sposa e viene in Italia dove ha quattro figli e per un certo periodo fa la vita di madre e di moglie frequentando l’alta società. O la boema Rougena Zatkova, la umbra Leandra Angelucci Cominazzini, la piemontese Marisa Mori e la fotografa triestina Wanda Wulz".

 Temi trattati e linguaggio artistico: quali sono le differenze con gli uomini futuristi?

"C’è una diversità sostanziale: nelle donne la macchina compare raramente ed in maniera marginale. Si osserva, si descrive e si racconta soprattutto la sensazione, l’ebbrezza del volo piuttosto che l’aereo. Le donne arrivano ad un biomorfismo come ad esempio nell’opera di Benedetta 'Velocità di motoscafo', il movimento delle onde si frantuma in figure geometriche che sembrano il muoversi di un cigno".

 


Benedetta Cappa Marinetti (1897-1977), "Velocità di motoscafo", 1919-1924, olio su tela 70x110 cm. 

(Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea)

Arte e vita: qual è stata la novità di queste donne artiste?

"Il loro è un messaggio valido, importante e ancora attuale. Si sono battute contro gli stereotipi che volevano ridurre la donna ad oggetto di seduzione o che facevano coincidere femminilità e svenevolezza. Hanno una limpidezza di pensiero e la loro caratteristica comune è la gelosa difesa della propria autonomia intellettuale".

E le foto mostrano donne belle, le loro opere rivelano artiste sensibili ed innovatrici, le loro vite raccontano di coraggio e di passione. Poi il silenzio. L’oblio. Il nulla.

Benedetta con il marito e le tre figlie

 

 
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