Creato da vivirencamino il 01/08/2006
...per conoscere l’Italia che non si vede in tv e sui giornali...Grande e umile, eroica e mite, fatta di padri, madri, figli, di laboriosità e generosità. Di Fede.
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Erba, Roma, Rignano Flaminio. L'orrore del Male irrompe nella vita quotidiana.
La crudeltà e il macabro cinismo di questi episodi inqualificabili ci colpiscono profondamente...
Lasciando da parte la stupida e superficiale curiosità dei commenti giornalistici, mi chiedo:
Quanto c'è di noi in queste barbarie? Quanto ci appartengono questi episodi e in che misura ne siamo complici?
Certo. Casi del genere sono per definizione isolati e nessuno immaginerebbe che fatti di questo tipo possano assumere una rilevanza sociale diffusa. Ma tra l'orrore di questi fatti e il loro commetterli non c'è uno spazio vuoto e un precipizio di estraneità.
C'è piuttosto una zona grigia, una terra abitata da milioni di contemporanei.
C'è qualcuno o qualcosa che sussurra continuamente: libera i desideri, sprigiona le energie represse; al mondo non ci sei che tu e la tua vita.
La violenza c'era e ci sarà. Non siamo peggio dei nostri avi; abbiamo solo meno 'valvole di sfogo', meno 'dispositivi di freno'. Abitiamo meno mondi. Sembra assurda questa conclusione per noi che siamo più evoluti e disponiamo di tante possibilità di vita. E invece il mondo si è ristretto. L'uomo scoprendo l'infinito che lo sovrasta si scopre nudo; posto difronte alle innumerevoli possibilità del presente si vede fragile e pauroso. Il mondo oggi coincide con il nostro io; ci siamo tagliati il passato e il futuro, il cielo e l'inferno.
La famiglia cade a pezzi e la pulsione del momento vale il progetto di una vita. Qui, ora, subito, per me solo.
L'amore per i propri cari, la passione civile e politica, i sogni e le utopie, le creazioni artistiche, lo sport e il lavoro, perfino la solitudine... Tutte le 'canne fumarie' stanno scomparendo.
Ci stiamo giocando l'anima e non ce ne rendiamo conto.
Nel nostro mondo 'civile' un miliardo di vite innocenti sono state spazzate via negli ultimi 70 anni.
Nel nostro mondo 'civile' l'aborto, nel Paese più grande del mondo, la Cina, è addirittura obbligatorio con la complicità dell’Onu.
Negli Stati Uniti, il paese più libero e moderno del mondo, solo il 5 novembre 2003 il presidente Bush è riuscito a proibire il cosiddetto “aborto tardivo”. Che consiste in un aborto praticato anche all’ottavo mese di gravidanza. Lo si realizza così: per non far nascere vivo il bimbo (dopodiché non può più essere soppresso) il medico afferra i piedi del fanciullo con una pinza, porta le gambe fuori dall’utero e provoca il parto, ma senza estrarre la testa alla cui base esegue un’incisione attraverso cui viene aspirato il cervello. Così il bimbo nasce morto.
Per i media e la cultura dominante, per questo mondo 'civile', l’orrore da proibire non è che si facciano 50 milioni di aborti all’anno (130 mila in Italia). No, da “sconsigliare” è che se ne parli, che si chiamino le cose col loro nome. Turbando le nostre coscienze. Com’è possibile? Qual è la soglia dell’orrore nella nostra coscienza?
Pretendiamo pure di rivendicare la cosa come “conquista civile” e qualificare l’aborto tra i “diritti dell’uomo”.
Possiamo dormire davvero sonni tranquilli? Inorridiamo solo per i due di Erba, per l'ospedale di Roma e per gli appetiti sessuali di Rignano Flaminio? Siamo sicuri che l’abisso dell’orrore del nostro tempo sia solo quello?
I Maya del film di Mel Gibson siamo noi. Il loro mare di sangue e i loro orrendi rituali sono il simbolo della decadenza della nostra civiltà.
Ma una speranza, come allora, può cambiare il corso della storia. Il cristianesimo.
Senza Cristo tutto sarebbe solo strage, odio e vendetta.
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Nel 2006 agli incontri con il Santo Padre sono accorse 3 milioni e 222 mila persone. Un record.
Benedetto XVI è il Papa più popolare della storia.
Cos'è che attrae tanta gente verso verso la Chiesa?
I nostri giornali evitano di chiederselo.
Fa notizia solo chi parla male della tradizione cattolica e delle sue radici.
Il Corriere della Sera dedica intere pagine al "mito" di Maria Maddalena, con tutte le falsità su di lei, a partire da Dan Brown. L'Unità non perde occasione per dire male del Vaticano. Per non parlare della Repubblica, del Manifesto, della Stampa e della stagrande maggioranza degli altri quotidiani nazionali.
Ci bombardano, giorno dopo giorno, di notizie false e tendenziose: la Chiesa integralista, la Chiesa proibizionista, la Chiesa razzista e antiliberale, la Chiesa oscurantista, la Chiesa che non perdona.
'Createvi una religione personale, un cristianesimo fai da te che non violi le leggi del "politically correct" ma state lontano dalla Chiesa cattolica'. E' questo, in fondo, ciò che impone la cultura dominante e ciò che traspare dai media. Solo nel caso in cui la Fede resta 'personale' e taciuta allora è ben accetta.
La Chiesa è oggi per il mondo una nemica da combattere.
Siamo immersi in una barbarie culturale e morale senza precedenti. La limitazione della ragione alla materialità, il trionfo del pensiero debole, l'egemonia dell'opinione, il relativismo, la determinazione a costruire un mondo senza Dio, anzi contro Dio, l'ascesa di nuove e più spaventose ideologie della massificazione e dell'appiattimento.
In mezzo a questo caos, frutto di un disegno distruttore, unica rimasta a rivendicare i diritti naturali di ogni uomo per la convivenza universale dei popoli e per il bene è la Chiesa cattolica.
Non fatevi ingannare, cari lettori, la Chiesa è la migliore amica dell'uomo, è un faro di civiltà in questo mondo di tenebra.
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Giuseppe non si è meravigliato che la donna avesse un bambino, ma che "quel" bambino fosse di "quella" donna, Maria. Era "suo", in quanto aveva desiderato che fosse di Maria.
Si compie così qualcosa di ben grande: senza Cristo non è concepibile nulla.
E' così: senza la creazione non esisterebbe nulla, esisterebbe l'Essere e basta. Ma con Cristo l'Essere è conclamato - comunicarsi è della natura dell'Essere -; con Lui tutto esiste, anche la più piccola foglia di pioppo, effimera eppure esistente. Senza la ri-creazione operata da "quella" nascita non esisterebbe la creazione.
Senza Cristo è impossibile la gioia, perché sarebbe irrazionale. Il desiderio della gioia, infatti, è della natura dell'uomo quando guarda la realtà che è fatta. Per questo dice il vero, Dante - e io non smetterò mai di citarlo -: «Ciascun confusamente un bene apprende/ nel qual si quieti l'animo, e disira:/ per che di giugner lui ciascun contende» (Purgatorio, XVII, 127-129). Così il desiderio descrive proprio la natura dell'uomo.
Per il tipo di festa che è e per la diffusione che ha, il Natale rappresenta l'ultima thule, l'ultimo passo che la natura dell'uomo può compiere: riconoscere che la manifestazione dell'Essere c'è, oppure avanzare verso la disperazione totale, negando che il Verbo di Dio sia diventato uomo - e così finire come l'ultimo uomo e l'ultima donna, descritti da Carducci, che vedono il sole calare per l'ultima volta in un mondo di ghiaccio.
La ri-creazione operata da Cristo è la verità della creazione. Annunciando Gesù, il Natale rivela il dominio incontrastabile dell'Essere, che si qualifica come "vittoria". La vittoria è l'esistenza del fatto che vince su tutte le miscredenze e su tutti i dubbi degli uomini, vince! E il fatto è l'annuncio che Dio è diventato uomo!
Il nostro Grande Papa ha detto: "Ciascuno si impegni ad affrettare questa vittoria". E' ad essa che, in fondo, anela il cuore di tutti. Ciò che si sperava potesse durare non dura se non un suono veloce, una pagina di libro, uno sfogliare di giornale. Le parole si dissolvono nell'aria in brevi istanti di emozione - quando questa non si sia già consumata nella delusione dello stesso primo istante - diventano come le parole di un video, il nulla essendo l'esito continuo dall'effimera insorgenza. Dal nulla, infatti, non può venire che il nulla.
Per questo c'è voluto Cristo, per rimediare a questa fine di tutto. Lui, l'indistruttibile, non può essere in alcun modo segnato dalla distruzione. Per cui ancora Dante ci sospinge in avanti, mettendoci sulle labbra le parole del suo Inno alla Vergine che non temono, queste sì, il nulla perché sono dettate dall'Essere: «Qui se' a noi meridiana face/ di caritate; e giuso, intra i mortali,/ se' di speranza fontana vivace» (Paradiso, XXXIII, 10-12).
Freud diceva che dall'uomo non può venire salvezza, essa può giungere solo dal di fuori dell'uomo, da altro (o questo altro è l'Essere, e allora è fonte ineasauribile, o è il non essere assoluto, e questa è una cosa senza senso; dire: "Non c'è l'essere", infatti, è pazzia pura perché è negare l'evidente). Un canto natalizio di Adriana Mascagni, ascoltato in tante parrocchie d'Italia e del mondo, descrive il compiersi di quella inconsapevole profezia: «Aria di neve, stasera e nessuno ha tempo di aprire la porta e il cuore. Aria di neve, stasera e qualcuno ancora va in giro, ancora non sa dove andrà questa notte a riposare. Un uomo che batte a tutte le porte, un uomo che chiede a tutte le case se non c'è un posto per lei, per lei, che è con me. La donna si piega sul suo dolore, al figlio che nasce darà il suo calore, ci sarà un muro, vedrai, vedrai basterà. Il bimbo che piange in mezzo alla paglia, la donna che prega e l'uomo che guarda. Regnerà. Il mondo chi sei, chi sei non lo sa. Aria di neve stasera e nessuno ha tempo di aprire la porta e il cuore. Aria di neve stasera e nel cielo si muove una stella che si fermerà solo là, sulla casa più lontana». Dio ha sfondato questa lontananza.
Viene il Natale per assicurare la gioia all'uomo: l'uomo raggiungerà la felicità, che è lo scopo della vita. La sicurezza della gioia! La certezza di questo è necessaria per vivere, e la certezza c'è quando si è in compagnia (se uno non ha la compagnia, è perché non la chiede. Se la chiede, viene data). Cristo è la suprema compagnia che Dio fa all'uomo. Per questo, auguri.
Tratto da:
Natale: «Gioia razionale e possibile. LA NOSTRA INDISTRUTTIBILE COMPAGNIA», don Luigi Giussani, Avvenire, 24 dicembre 2003
amici ed ospiti, che lasciate traccia sul mio blog.
Che possiate aprire il cuore a Cristo, nostro compagno,
per accogliere la gioia che non muore mai.
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Aveva ragione Oriana Fallaci...
E hanno ragione i cosiddetti 'atei devoti' quando dicono che l'Occidente di fronte all'Islam e al laicismo è in preda a una paura paralizzante, irragionevole e suicida.
Paura di difendere la Verità...
"Prenderò io l'Anello, ma non conosco la strada". Con queste parole semplici ma non ingenue, Frodo assume la sua missione salvifica davanti ai rappresentanti di tuttele razze del mondo non ancora libero dal dominio del malvagio Sauron.
Siamo nel primo libro della trilogia di John Ronald Reuel Tolkien, Il Signore degli Anelli; nella Casa di Elrond a Gran Burrone, Frodo sente in cuor suo una chiamata forte ad assumere su di sé questo difficile compito. Sa' bene che nulla può fare solo con le proprie forze, è assalito dalla pesantezza e dalla tristezza per aver lasciato la sua terra; ma il timore del male futuro, che ricadrebbe su tutti gli abitanti del mondo, lo determina a reagire al male, a tenere sotto controllo il timore e ad affrontare il pericolo.
In altre parole Frodo è coraggioso, non cade nella trappola della viltà, e sceglie, per amore all'umanità, la strada più difficile ma anche quella più giusta.
Magari noi cattolici avessimo la stessa forza e lo stesso desiderio. Il coraggio di testimoniare al mondo che esiste un'unica Verità: Cristo morto e risorto.
E invece ciò che si presenta ogni giorno sotto i nostri occhi è una mentalità servile, una fiacchezza morale che contamina tutto e tutti, pastori e fedeli, cittadini e governanti.
Emblematico è il caso del cardinale Tettamanzi che scrive discorsi alla Città in cui Cristo non viene mai nominato. Oppure dei cattolici del centrosinistra che, alleandosi con comunisti e radicali, diventano complici dell'assalto al cattolicesimo.
A Londra non si celebra più il Natale per 'rispetto' delle minoranze religiose. In Olanda Cristo non si può più scrivere con la 'C' maiuscola ma, dall'agosto 2006, si deve scrivere con la 'c' minuscola. L'hostess della British Airways deve nascondere il crocifisso che porta al collo per non essere licenziata...
Non c'è dialogo con l'Islam e la cultura laicista senza la consapevolezza delle proprie radici e il coraggio di difendere il proprio patrimonio religioso e culturale. Perchè in questo modo non ci si chiude nelle proprie ragioni ma si serve l'intera umanità, custodendo valori ed ideali che sono propri di ogni uomo.
Ci toglieranno i simboli religiosi dai locali pubblici, come hanno già fatto col presepe nei supermercati. Costruiranno una moschea di 500 metri quadri, totalmente inutile, solo per il gusto di andare contro la Cristianità nella terra di Dante, di Giotto e di Santa Caterina. Ci sarà spazio per la poligamia, i matrimoni omosessuali e per l'adozione alle coppie gay. Presto sarà introdotta nel nostro ordinamento anche l'eutanasia e sarà tolta ogni tipo di regolamentazione alla fecondazione assistita...
...E finalmente saremo più liberi e felici...
...O forse sempre di più schiavi di noi stessi, dei nostri bisogni, delle nostre ideologie. Della nostra volontà.
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Oggi il Santo Padre durante l'Angelus, all'interno di un sentito appello per alleviare il "dramma della fame" nel mondo, ha parlato anche di "salvaguardia del creato".
Ed è proprio su questo punto che vorrei concentrare l'attenzione.
La Chiesa ha istituito per il 1° Settembre la Giornata della Salvaguardia del Creato ed ha dedicato l'intero mese alla riflessione su questo tema.
Si tratta di un'iniziativa importante perchè offre l'occasione di approfondire una prospettiva cattolica su un tema che è ormai dominante nell'opinione pubblica, ma che tanta confusione genera anche tra i cattolici stessi.
Ne è una dimostrazione il fatto che il messaggio cristiano su questo importante argomento è passato totalmente inosservato ai media, i quali hanno superficialmente arruolato Benedetto XVI nell'esercito ambientalista insieme a Pecoraro Scanio e al WWF.
E' passata l'immagine di una Chiesa accodata ai movimenti ecologisti e di un Papa vicino alle idee più estreme dell'ambientalismo moderno...
Quanto di più sbagliato si possa pensare...
La visione cattolica è infatti diametralmente opposta all'ambientalismo dominante.
Quest'ultimo discende da una visione negativa dell'uomo, elemento di disturbo di una natura che sarebbe in condizioni molto migliori se l'uomo non ci fosse.
L'ambiente così inteso è perciò sostanzialmente "altro" rispetto all'uomo e quest'ultimo ci può vivere a patto che faccia meno attività possibile, che lasci tutto al 'suo posto', che metta al mondo meno figli possibile perchè ogni persona che si aggiunge è un altro carico che pesa sulla natura.
Il problema dunque è l'uomo in sè, per il solo fatto di esistere su questa Terra. Si parla allora di "difesa" dell'ambiente da un aggressore (l'uomo), da un parassita che va messo in condizione di non cambiare lo stato delle cose. La Natura è vista come un organismo vivente (Gaia) che si ribella con terremoti, uragani e altri disastri davanti ai cambiamenti effettuati dagli esseri umani.
Ben diversa è la concezione cattolica: l'osservazione della realtà e la Rivelazione ci parlano di un creato e dell'esistenza di un Creatore da cui tutto dipende.
La terra dunque non è un organismo autonomo che reagisce alle aggressioni esterne ma è un dono di Dio all'uomo.
L'uomo dunque non è solo parte del creato ma è la prima tra le creature. Ne discende, tra l'altro, che esiste una gerarchia ontologica tra l'uomo e gli altri esseri viventi (ciò che molti animalisti non vedono o fanno finta di non vedere) e la superiorità dell'uomo non discende da un più avanzato livello di evoluzione prodotto dal caso, ma da una diversità originaria dell'essere.
Questa superiorità in ogni caso non è assoluta in quanto l'uomo deve rendere conto al Creatore; in altre parole la diversità ontologica non legittima lo sfruttamento selvaggio; al contrario, l'uso che viene fatto della natura deve essere in accordo con il piano di Dio.
Qui c'è un'altra importante differenza con la mentalità odierna; mentre l'ambientalismo parla di "difesa" dell'ambiente, il linguaggio cristiano usa il termine "salvaguardia". Sono due concetti radicalmente diversi.
La parola "difesa" non solo afferma implicitamente l'esistenza di un aggressore ma sostiene il fatto che l'obiettivo è la conservazione, mantenere le cose così come sono, intatte. Per carità, non c'è nulla di male in quest'ultimo aspetto ma nella visione cattolica c'è molto di più.
L'uomo partecipa alla creazione e, nella sua libertà, è chiamato alla collaborazione con Dio; se segue il Suo progetto renderà la creazione più bella e più umana; se invece persegue solamente i propri interessi sfigurerà il dono che ha ricevuto. E la storia da ragione a questo approccio: non c'è dubbio che tanta bellezza nel mondo sia dovuta proprio alle mani dell'uomo.
Dunque il termine "salvaguardia" rimanda al concetto di "custodia", dove il custode è chiamato a lavorare nella "vigna del Signore", a far crescere ed abbellire il terreno che il padrone gli ha affidato. In questo modo la preoccupazione non è tanto quella di mantenere qualcosa per delle ipotetiche generazioni future, ma vivere in modo corretto e responsabile il presente per rispondere ai bisogni delle concrete persone di oggi.
Perchè come nella parabola dei talenti, chi cerca di conservare finisce di perdere anche quel poco che ha.
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Nel 1938 Pio XI con la Divini Redemptoris aveva definito il comunismo “un flagello satanico”.
Scriveva: “Il comunismo è intrinsecamente malvagio e nessuno che voglia salvare la civiltà cristiana deve collaborare con esso in qualsiasi impresa”.
A 50 anni dalla rivoluzione bolscevica, dopo il più immane macello di cristiani della storia della Chiesa, mentre il comunismo aveva appena divorato mezza Europa, aveva appena soffocato nel sangue la rivolta d’Ungheria; mentre aveva conquistato la Cina facendo carneficine orrende, mentre era arrivato in Corea, a Cuba e divampava in Vietnam...; e in Italia centinaia di sacerdoti e seminaristi cattolici venivano massacrati (come dimostrano i libri di Pansa...) dalle brigate partigiane comuniste...In questa situazione, nel gennaio del 1959, Giovanni XXIII annuncia il Concilio Vaticano II.
Tre anni di lavori, la promulgazione di quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti...
...Mai viene pronuciata la parola comunismo...! In tutti i documenti conciliari non si trova più il vocabolo che era presente regolarmente nei documenti papali sino a quel momento. La grande Assemblea si pronunciò specificatamente sul totalitarismo, sul capitalismo, sul colonialismo, ma celò il suo giudizio sul comunismo dentro il giudizio generico sulle ideologie totalitarie... Com'è possibile?
Il regime sovietico riuscì con il controllo diretto sulla Chiesa Ortodossa ad imporre una tragica condizione: che il Concilio si astenesse dal condannare l’ideologia marxista e i sistemi comunisti. Grave fu la decisione di rimanere in silenzio e di compromettere la libertà morale della Chiesa. Quando fu depositata una petizione, firmata da 450 padri conciliari, nella quale si chiedeva la condanna esplicita e rinnovata del comunismo, anziché essere messa ai voti fu 'insabbiata'. La Segreteria del Concilio si nascose dietro incredibili scuse. Fu un’autentica e clamorosa violazione della legalità conciliare.
E questa sciagurata abdicazione, questa decisione di non illuminare i cristiani ebbe effetti disastrosi, che continuano tutt'oggi...
Quanti sacerdoti conquistati dall'utopia marxista si allontanarono a poco a poco dalla Chiesa quasi senza volerlo... (ce n'è un esempio evidente nei blog di Libero QUI...)
Quanti credenti con complessi di inferiorità nella capacità di leggere la storia e la società...! Come se i comunisti avessero i criteri di giudizio più corretti in ambito sociale e politico...
Quanti cattolici videro nel socialismo l'unica speranza per i poveri dimenticandosi di Cristo e della sua Buona Notizia...
Il primato era da dare alla dimensione orizzontale della vita, ai problemi sociali...
E' una linea di pensiero che si è propagata fino ai giorni nostri con le verità fai-da-te, con il dialogo a tutti i costi, con il relativismo morale e il disprezzo delle nostre radici.
La prospettiva religiosa che illumina le coscienze, la Rivelazione, l'Annuncio di salvezza vengono ingabbiati all'interno di un'utopica prospettiva politica fondata su una lettura economicista e ideologica della povertà e del terzo mondo...
Ecco così che si trasforma la Chiesa in un'agenzia umanitaria ideologizzata dimenticandosi della sua missione fondamentale che è quella di annunciare all'uomo la salvezza, l'Amore di Dio e la vita eterna... Molti sacerdoti non hanno più nulla da dire all'uomo, non hanno più nessuna novità da testimoniare...A volte è meglio ascoltare un comizio politico piuttosto che l'omelia della domenica..!
Il fatto è che vogliamo tutti un mondo nuovo, migliore, più giusto... Ma a partire da Cristo! Non dall'analisi scientifica e marxista della società.
Come ha recentemente affermato il pontefice:
"L'evangelizzazione deve avere la precedenza perchè il Dio di Gesù Cristo deve essere conosciuto, creduto e amato, deve convertire i cuori affinchè anche le cose sociali possano progredire".
E ancora:
"Occorre testimoniare la carità mantenendosi liberi da suggestioni ideologiche e simpatie partitiche” e “soprattutto misurando il proprio sguardo sullo sguardo di Cristo".
Maria Teresa di Calcutta diceva :"La più grande disgrazia del terzo mondo è di non conoscere Gesù Cristo".
I cattolici hanno bisogno di recuperare questa verità per dare a tutti l'unico orizzonte autentico di speranza per un futuro migliore.
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Karol Wojtyla fu eletto al soglio di Pietro il 16 ottobre 1978, 28 anni fa'.
"La sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà umana nella «civiltà dell'amore»." (Giovanni Paolo II - 1984 - Lettera apostolica Salvifici doloris)
"La sua malattia affrontata con coraggio ha reso tutti più attenti al dolore umano, ad ogni dolore fisico e spirituale; ha dato alla sofferenza dignità e valore, testimoniando che l'uomo non vale per la sua efficienza, per il suo apparire, ma per se stesso, perché creato e amato da Dio. Con le parole e i gesti il caro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che se l'uomo si lascia abbracciare da Cristo, non mortifica la ricchezza della sua umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare qualcosa. Al contrario, l'incontro con Cristo rende la nostra vita più appassionante. Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella contemplazione, nell'amore per la Verità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevolezza anche a quanti sono lontani dalla fede cristiana."
(Benedetto XVI - 2 aprile 2006)
Le sue parole hanno accompagnato la mia gioventù... Ho inciso nel cuore la sua voce, i suoi gesti, il suo volto...
...E sento il dovere di dimostrare a lui la mia gratitudine, più che con parole e immagini, con la mia vita.
Grazie Karol.
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Ripeteva sul letto di morte il cardinale Jean Villot, Segretario di Stato Vaticano dal 1969 al 1979: «La gente di Chiesa, i credenti parlino meno di sofferenza. Spesso non sanno che cos'è davvero».
Scrivo dunque con un po' di disagio, angustiato dalla paura di cadere nel moralismo, sul tema importante dell'eutanasia, tornato in evidenza dopo l'appello di Welby, malato di distrofia muscolare, al Capo dello Stato Napolitano.
Non ho intenti pedagogici e non ho l'intenzione di discutere su ogni singola questione. Il mio sarà un invito a riflettere per andare al cuore del problema.
Leggo moleplici appelli sulla libertà di morire...
In molti gridano: Eutanasia! Eutanasia! Eutanasia! Tutti la vogliono.
La vita è mia e ne faccio ciò che mi pare, morire è un mio diritto! Posso porre fine alla mia esistenza quando e come voglio perchè il corpo è di mia proprietà!
La maggioranza degli italiani trascinati dalle fantomatiche dichiarazioni radicali sulla necessità di una legge 'avanzata' si sono schierati in appoggio ad una linea di pensiero estremista che svuota il miracolo dell'esistenza umana e lo priva del suo significato più profondo...
Qualcuno di noi si è forse dato la vita? Ed è giusto dare la morte?
Si dice: facciamo una legge ma poniamo dei limiti...Non si può richiedere sotto ai 50 anni...No dai...Sotto ai 40...E perchè no? Si può soffrire gravemente anche da bambini...E allora perchè non includere anche loro...?
Non è difficile capire che metter mano in questo campo è come aprire il vaso di Pandora (...Invano, cercava affannosamente di chiudere il vaso, di trattenere i Mali e di rimediare al disastro...)
L'accusa che si rivolge ai cosiddetti "cattolici fondamentalisti" (non "adulti") è quella di non tener conto del fatto che non tutti hanno delle convinzioni religiose e lo Stato, in ogni caso, è laico... In nome della laicità, dunque, è giusto che ognuno possa scegliere liberamente quando e come morire.
(Ecco dunque quale sarebbe il compito dello Stato... Non più aiutare a vivere, incoraggiare e sostenere la vita ma aiutare a morire...)
Anche questa, comunque, è un'accusa infondata...
Il cattolicesimo, nella sua essenzialità, difende la legge naturale e per questo le sue battaglie sui temi della vita e della famiglia non hanno nessun nemico e nessun perdente... Chi ne uscirà veramente vincitore sarà l'uomo...
La Chiesa aiuta l'uomo a riscoprire il senso profondo della sua esistenza; dunque i cattolici ("crociati" e "fondamentalisti"...) osteggiando con forza il cosiddetto diritto a morire, sono una luce per l'umanità, indicano a tutti, credenti e non credenti, che la vita è un dono meraviglioso ed è giusto viverla sempre e comunque...
"Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita."
(Corinzi 2, Capitolo 4, 8-12)
La realtà è che quando il sano pensiero laico sfocia nell'ideologia laicista che chiude il cielo e cancella la prospettiva religiosa, nascono sempre dei mostri che appaiono angeli perchè coperti da un'aura di finta compassione e benevolenza...
Ciò che ci sfugge è proprio l'ipocrisia con la quale molti slogan vengono diffusi...
In fondo poi...Non se ne può più del malato e del sofferente che stanno lì a far niente e a rompere le scatole con i dolori e le richieste di assistenza. Sono un costo inutile. Aiutiamoli a morire e a togliere il disturbo con buona pace della nostra coscienza (e del nostro portafoglio...).
Risulta evidente che la maggiore difficoltà dell'assistenza ai morenti consiste nel fatto che la morte di un uomo esige che colui che assiste si confronti con la propria morte. Parliamoci chiaro... Chi ha la forza d'animo (la Fede direi...) per confrontarsi con animo sereno e libero con la propria morte?
Ecco che l'eutanasia è una scelta obbligata: dare al più presto la morte è indispensabile per proteggere i vivi, affannosamente immersi nei "ludus", nell'organizzazione di feste, spettacoli, concerti, vacanze, ecc...
L'agonia nostra e degli altri è il momento della nudità e della verità che risulta insopportabile per chi in tutta la propria vita è fuggito da domande 'scomode' e 'inopportune' sulla propria fine.
Si obietta allora, con l'aria aggressiva di chi pensa di detenere il monopolio della difesa dei diritti umani: "Se è lo stesso malato a chiedere che gli venga risparmiata la sofferenza, non sarebbe disumano rifiutargli quest'atto di pietà?"
Ma è veramente un atto di pietà...? E' Amore questo?
Ma nessuno si chiede il perchè di quest'ultima tragica richiesta...?
Nessuno pensa che in realtà il volere del malato è stato seriamente determinato da nostre gravi mancanze... da qualcosa o qualcuno che gli è venuto a mancare...?
Forse...
...Gli è venuto a mancare quella capacità di vivere affrontando la realtà con le sue gioie e i suoi drammi.
...Gli è venuto a mancare una visione coerente, organica, che aveva un posto per il riso e per le lacrime, per la gioia e per il dolore, per la nascita e per la morte; una visione secondo la quale nessuna sofferenza era da giudicare inutile.
...Gli è venuto a mancare la solidarietà umana che sempre ha alleviato il dramma solitario della morte. Una solidarietà, una compassione, che non può venire né dal medico più efficiente né dal congiunto più affettuoso se, come oggi quasi sempre accade, non hanno fatto i conti con la propria morte.
Tutto e tutti sono venuti a mancare a chi lancia questo appello per "essere suicidato" che le culture progressiste e radicali sono così pronte a raccogliere...
Nella prospettiva cristiana c'è posto anche per l' "assurdità" della morte, per il dolore, per la sofferenza, per il peccato...
Tutte realtà che le ideologie di questo mondo (marxismo, capitalismo, laicismo e tutte le loro varianti...) devono nascondere...o devono promettere di eliminare a suon di 'riforme sociali' o di 'aumento del reddito'.
...Per approfondire l'argomento CLICCA QUI e QUI
|......Ho grande rispetto e comprensione per chi ha maturato nel corso della sua vita un pensiero completamente diverso dal mio. Sono consapevole della delicatezza del tema e non è mia intenzione giudicare nessuno. Tantomento chi è approdato a convinzioni opposte tramite percorsi intimi di sofferenza e dolore vissuti in prima persona.
Comprendo il combattimento straziante di chi sostiene e accudisce una persona in fin di vita...Io ho una nonna in stato semi-vegetativo che vive in casa. Non parla, non cammina... Soffre... E' assolutamente normale e profondamente umano domandarsi che senso abbia tutto ciò...
Non ho risposte certe e univoche...In ogni caso sono profondamente convinto che lei voglia vivere ancora, anche solo per ricevere una mia carezza mentre guarda, nei pochi momenti di serenità, il cielo azzurro dalla finestra della sua camera......|
vivirencamino
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Viviamo nella società dei diritti e delle libertà individuali.
E' sicuramente un gran privilegio farne parte vista la situazione mondiale: teocrazie, pseudo-democrazie, corti islamiche, dittature,...
...“Non condivido la tua idea ma lotterò fino alla morte affinchè tu possa esprimerla”... Che meraviglia!
Ma... mi chiedo...
Tutti i maestri laici, liberali, radicali, voltairiani e affini adesso dove sono?
- Ratzinger, da quando in qua hai libertà di parola? Per l'amor di Dio, non ti hanno mai spiegato che il principio sacrosanto della libertà di espressione vale per tutti ma non per te...? E che diamine! Bisogna dialogare, dialogare, dialogare ma, per piacere, tu non aprir bocca! Sta' solo ad ascoltare, magari fai qualche piccolo gesto ogni tanto, ma non nominare il tuo interlocutore altrimenti sono guai...! Preoccupati solo di dire due preghierine ogni tanto. -
Si è suicidata la libertà di pensiero e di parola e il silenzio-assenso dell'ideologia laicista gli ha scavato la fossa...
In questi giorni si parla tanto di dialogo senza domandarsi: Come si fa a dialogare se non è possibile parlare?
Un Islam moderato, tollerante, aperto al confronto, avrebbe dovuto accogliere il discorso di Ratisbona come un'invito alla riflessione, non come un'invettiva contro Allah! Fortunatamente c'è chi, anche nel mondo musulmano, non ha frainteso le parole del Pontefice e non si è allineato con l'estremismo manipolatore. Il rettore della moschea di Marsiglia afferma testualmente:
"Non sono né stupito né offeso dal discorso papale poiché è stato un invito a meditare la parola del profeta Maometto».
Si, è proprio questo, un invito a meditare razionalmente per isolare una volta per tutte le frange estremiste che seminano violenza; per dare forza all'islam moderato che non merita una strumentalizzazione di questo tipo da parte di una minoranza di fanatici.
E invece no... Qui da noi, i laicisti di professione, tradendo le loro convinzioni secolari, sparano a zero: "Chieda scusa!", "La faccia finita di provocare", "Il Papa è peggio di Bush!" "Non può nominare l'Islam" e cretinate di questo tipo... Che tristezza!
E' amaro constatare che dal nostro Occidente si levano voci così vicine al terrorismo di matrice islamica... E non è la prima volta, è un copione che si ripete ormai da molto tempo.. Come se non bastasse, i grandi media allineati al pensiero "politically correct", rincarano la dose.
Alla base di tutto ciò c'è la strana convinzione che il dialogo con i musulmani è possibile solo se preceduto da una sottomissione, da un assoggettamento alla loro volontà. Non è possibile un dialogo franco e razionale che si basa sull'espressione delle proprie ragioni. Prevale l'ideologia, l'odio, la violenza, l'irragionevolezza.
Pur di criticare la Chiesa, pur di metterla in cattiva luce agli occhi del mondo tutti questi maestri laici, liberali e radicali smettono di pensare con la propria testa e, sapendo di mentire, si alleano con il 'nemico'. Poco gli importa se nel modello di società islamica la parola laicità è un miraggio, se la libertà di espressione è pura fantasia, se i diritti fondamentali dell'uomo e della donna sono calpestati quotidianamente.
Basta che si parli male della Chiesa e della cristianità.
E allora succede che i progressisti cattolici "adulti", che hanno linciato per anni Pio XII perchè avrebbe parlato troppo poco contro la violenza nazista, ora, prostrati innanzi all'ideologia laicista, stanno in silenzio; che il nostro governo, guidato da un cattolico, si dimostra indifferente alle minacce al Papa quando addirittura Zapatero gli ha assicurato "piena comprensione e sostegno"; che nessuno sente il bisogno di promuovere veglie di preghiera per il Papa condannato a morte e per i cristiani perseguitati e in pericolo di vita...
Viviamo in un mondo dove le vittime sono costrette a chiedere scusa ai carnefici.
Dove solo i cattolici - vittime di tutti i totalitarismi e le ideologie - devono chiedere scusa a tutti, specie a coloro che li hanno perseguitati e che continuano a farlo.
Ma questo sono i cristiani...Un miracolo nel mondo della violenza.
Come suor Leonella che poco prima di morire ha perdonato, tra le lacrime, i suoi assassini: "Perdono, perdono, perdono" ha sussurrato alla suora che l'accudiva sul letto di morte.
Come i tre contadini cattolici dell'Indonesia giustiziati dai fondamentalisti islamici, dopo un processo vergognoso, a causa della loro fede.
Noi abbiamo il dovere di gridare contro l'orrore, l'arbitrio e l'ingiustizia finchè si ha voce.
Si potrà parlare un giorno senza subire ritorsioni irragionevoli? Si potranno esprimere le proprie riflessioni liberamente, ottenendo risposte sul merito e non attacchi sconsiderati?
Non ho mai pensato che l'Islam fosse rappresentato da pochi estremisti fanatici.
Pur prestandosi facilmente a interpretazioni violente, l'Islam è anche altro, è qualcosa di più profondo, come testimoniano gli incipit delle sure del Corano:
"Con il nome del Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia".
Come risplende nei palazzi del complesso islamico dell'Alhambra a Granada:
"Dio è misericordioso, è l'unico Signore vincitore".
Penso che la lezione universitaria del Pontefice sia stata una stupenda riflessione sulla nostra società, un discorso 'eroico' che risveglia le coscienze.
Penso che limitare la ragione alla materia sia violentarla.
Penso che l'ideologia laicista e il razionalismo debbano fare i conti con il tesoro della dimensione religiosa perchè questa è parte integrante e ineliminabile della struttura e dell'esperienza umana.
...Vorrebbero farmi cambiare idea...
...e lottano affinchè non possa esprimerla...
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Apprendo con dolore la notizia della morte in Somalia di Suor Leonella, al secolo Rosa Sgorbati, 70 anni, originaria di Piacenza.
Suor Leonella era missionaria della Consolata, infermiera e insegnava al corso per infermieri attivo nell'ospedale Sos della capitale somala.
E' stata colpita con tre proiettili alla schiena.
Un terribile episodio figlio del clima di odio che pervade buona parte del mondo islamico in questi giorni.
Sobillata a dovere dai media suoi (Al Jazeera su tutti...) e da quelli occidentali, sostenuta dalla maggior parte degli imam, dei politici e degli intellettuali musulmani, la piazza islamica si è scatenata per il discorso del Papa a Ratisbona, così come avvenne per le "vignette danesi".
Anche l'assassinio di don Andrea Santoro in Turchia aveva questo movente: vendicarsi su chi è testimone vivo di Cristo risorto. Poco importava che la Chiesa avesse condannato il disprezzo del sacro e che don Andrea fosse un uomo di pace. Lo massacrarono come un indifeso agnello sacrificale.
Ed è successo di nuovo... Ancora una volta, i cristiani di tutti quei paesi dove non è garantita la libertà religiosa e di espressione, dove la democrazia e il diritto sono parole senza significato, sono vittime inermi di un odio senza senso.
Quanto sta accadendo è una vergogna. Il trasformare a freddo un discorso saggio ed equilibrato, contro la violenza e la guerra santa, in un'invettiva contro la religione musulmana è una colossale montatura figlia soprattutto dell'ignoranza.
Se avessero letto per intero la dotta lezione universitaria si sarebbero accorti che la parte sull'Islam occupa solamente il 10%, 373 parole su 3565 totali e consiste in una citazione del Corano e in un brano di Manuele Paleologo che il Papa non fa suo ma che, anzi, definisce "sorprentendemente brusco".
Un bellissimo discorso, tutto teso al dialogo, a proporre "la ragione" come via d'incontro per occidentali e musulmani, per credenti e agnostici, ha finito per essere utilizzato come benzina per alimentare l'incendio.
Bene ha fatto il Papa a non chiedere scusa. Benedetto XVI si dice dispiaciuto, spiega che non c'era la minima volontà di offesa ma non rinnega una parola. Naturalmente ai manipolatori islamici, a chi tiene le redini della protesta, non basta il dispiacere, vogliono di più.
E in tutto ciò, la cosa ancor più grave è la nostra reazione, o meglio la nostra "non reazione".
In nome del quieto vivere, ogni giorno lasciamo erodere lo spazio vitale della libertà di essere noi stessi, compreso quello di predicare la verità del cristianesimo, perchè è offensivo ragionare.
Meglio è 'calarsi le braghe' e inchinarsi a chi parla di "Maiali servi della croce", "Vampiri succhia sangue", "Scimmie del Vaticano"...
Corriamo dialogando in soccorso del violento...
Oriana, perchè non ci sei più?
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...Gli occhi di Oriana, rimasti sempre gli stessi nonostante la malattia. Occhi pieni di energia e di passione, specchio della sua anima.
Innamorata della vita...
Guardandola, era evidente il contrasto fra il suo spirito da bambina ribelle, sempre piena di entusiasmo e il suo corpo che mostrava i primi segni dell'alieno...
Ha affrontato ogni battaglia con onestà, dignità, passione e onore...
«Ho sempre amato la vita. Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare. Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita… Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano»
Sono gli occhi di chi cerca senza mai fermarsi, di chi combatte, di chi spera contro ogni evidenza, di chi ama, di chi guarda lontano oltre l'orizzonte...
Di chi fugge la rassegnazione, l'apatia, la noia e si lancia verso l'Infinito...
Si, Oriana aveva un grande bisogno d'Infinito...
Perchè chiunque vive la propria esistenza con passione, chiunque cerca di gustarne ogni attimo, non può credere che tutto finisca con la morte...
Per il mondo il cielo è chiuso. Per esso cio' che conta è sfruttare al massimo il tempo che abbiamo...Alienandosi...E fuggendo da domande 'scomode' e 'inopportune', in verità, profondamente umane...
Più cerchiamo di essere felici, più siamo felici, e più facciamo fatica a dare un senso alla Fine...
Perchè proprio ora? Se il cielo rimane chiuso...
«L'idea di morire non mi fa paura. Sul serio. Non dico bugie. Sono troppo orgogliosa per dire bugie. E poi che ci sarebbe di indegno, di degradante, ad ammettere che la Morte mi spaventa? Glielo confesso con serenità: al posto della paura io sento una specie di malinconia, una specie di dispiacere che offusca perfino il mio senso dell'umorismo. Mi dispiace morire, sì. E non dimentico mai ciò che Anna Magnani mi disse tanti anni fa. «Oriana mia! Non è giusto morire, visto che siamo nati!». Non dimentico nemmeno che quella ingiustizia è toccata a miliardi e miliardi di esseri umani prima che a me, che toccherà a miliardi e miliardi di esseri umani dopo di me. Però mi dispiace lo stesso. Amo troppo la Vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la Vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere il regalo dei regali. Anche se si tratta d'un regalo molto difficile, molto faticoso. A volte, doloroso. E con la stessa passione odio la Morte. La odio più d'una persona da odiare, e verso chi ne ha il culto provo un profondo disprezzo. Il fatto è che pur conoscendola bene, la Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della Vita e che senza lo spreco che chiamo Morte non ci sarebbe la Vita».
Quello che vive e racconta Oriana è l’agonia, che poco ha a che vedere con l'ateismo 'forte' di chi ha trovato una risposta univoca alla propria esistenza.
Chi è in stato agonico non è ancora 'morto', non ha chiuso tutti i conti con l'Assoluto, anche se è tutt’altro che sereno e contento.
Lo stato di agonia è una condizione di lotta e incertezza, di terrori e di speranze, di odio e Amore.
Oriana era reattiva, corrosiva; fuggiva i miti e le illusioni di chi vorrebbe fare a meno del Mistero: «La morte io non la capisco»...
Chi ama la vita non può dare un senso alla morte... se il cielo rimane chiuso...
Ma il cielo è aperto...
Alla sua richiesta inespressa ma molto profonda di vita eterna il Signore ha risposto sicuramente, Lui che ha garantito che chi cerca trova e a chi bussa verrà aperto.
Gli occhi di Oriana...
...Inespresso desiderio d'Infinito...
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La scrittice e giornalista Oriana Fallaci è morta nella notte presso la casa di cura Santa Chiara a Firenze, dove era ricoverata da una settimana sotto il piu' stretto riserbo. Aveva 77 anni. Soffriva di un male incurabile.
«Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre».
Una vita di coraggio, di lotta, di esempio...
Ricordo il suo recente incontro con il Papa...
“Mi sento meno sola quando leggo i libri di Ratzinger” diceva... “Io sono atea, e se un’atea e un Papa pensano la stessa cosa ci deve essere qualcosa di vero. E’ semplicissimo! Qui ci deve essere qualche verità umana che va al di là della religione”.
In Oriana Fallaci il Papa ha visto una donna che ama la libertà e l'Occidente.
Oriana era un'appassionata dell'Occidente, e ha colto bene che la sua radice è il Cristianesimo.
Oriana si definiva «atea credente», riconosceva cioè che la Cristianità non è solo una dimensione spirituale, ma anche una realtà storica e temporale e che l'Occidente non è altro che una sua continuazione.
Oriana Fallaci era proprio l'esempio di come si possa seguire il consiglio del Papa attuale ai non credenti in Dio: di comportarsi come se Dio esistesse.
E Dio l'accoglierà misericordioso fra le sue braccia...
Ciao Oriana.
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In questi giorni moltissimi intellettuali, giornalisti e pensatori di ogni parte politica hanno commentato i discorsi del Papa in Baviera...
Dando uno sguardo ai loro articoli si fa' fatica a credere che abbiano come oggetto la stessa persona e le stesse parole...
Eppure il Papa è UNO, ha fatto UN solo viaggio in Baviera e ha annunziato UN solo messaggio suddiviso in più discorsi... Com'è possibile?
Dall' "Unità" apprendo che: "Benedetto XVI invita i fedeli a guardare all´Islam in modo più benevolo", "Prende le distanze dalla tensione ecumenica del suo predecessore Giovanni Paolo II e dal libro a doppia firma con uno dei "crociati" della guerra di civiltà contro l'Islam: l'ex presidente del Senato Marcello Pera."...
Senonchè "Il Giornale" riporta che "il pontefice ha pronunciato parole che neanche il politico più filo-occidentale direbbe, neanche il presidente Bush"...
E, se non bastasse, su Al Jazeera si sostiene che: "Le parole del Papa riflettono ignoranza della fede islamica e della storia"..."Sono parole pericolose che fomentano il terrorismo".
C'è chi vorrebbe il Papa 'succube' dell'influenza islamica; c'è chi invece lo innalza a bandiera dell'Occidente contro la minaccia dei musulmani... Insomma, il Papa è islamofilo o neocon?
In realtà il Papa è cattolico, ossia 'senza patria', incompreso sia a destra che a sinistra. Da una parte lo accusano di non aver capito l’Islam e la radice della sua ‘ostilità anticristiana’, dall'altra di non aver capito l’illuminismo e di negarne il valore per la cultura occidentale.
Il Papa scontenta tutti. E' fuori da ogni schema. Spiazza sempre... Perchè è l'amore per il Salvatore che lo spinge ad annunziare al mondo la Verità, non piccoli interessi di bottega... Non giudica in base a categorie e valori di questo mondo: moderno/arretrato, progressista/conservatore; ma secondo le leggi di Dio: Vero/falso, Santo/empio... Non cerca gli applausi e non parla per piacere agli altri...
Ciò che appare evidente è che se questi intellettuali e giornalisti vogliono fare i conti sinceramente con la vera essenza del cristianesimo, non possono più eludere il cuore della questione: Cristo. La sua incarnazione, la sua Croce e la notizia della sua resurrezione. Il Cristianesimo non è una religione come tutte le altre, non è l'uomo che ricerca Dio, ma è Dio che si fà uomo per far conoscere al mondo la Sua Misericordia... E' un'esperienza concreta... Un incontro intimo con una Persona che ti mette in cammino...
C'è una domanda a cui ognuno è chiamato a rispondere:
Cristo è il nome di un sognatore sconfitto o dell’unico Signore vincitore?
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Ieri il Papa dalla spianata della Neu Messe, il quartiere fieristico di Monaco, davanti a 300 mila persone, ha celebrato la sua prima messa in terra bavarese e ha pronunciato un discorso ampio, denso di spunti sui quali riflettere.
Rinvigorito dall'entusiasmo e dal calore dei suoi concittadini ha lanciato, ancora una volta, un'invito forte a riscoprire, attraverso la Fede, le radici profondamente cristiane dell'Occidente. Una Fede non imposta, ma frutto di una scelta libera di adesione al Progetto d'Amore di Dio per l'umanità.
Il nostro «cinismo», e il nostro «disprezzo di Dio» spaventano le altre culture... Benedetto XVI non invoca l'innalzamento dei muri per preservare la nostra civiltà... ma ha a cuore lo «spavento» che le popolazioni dell'Africa e dell'Asia provano di fronte ad un concetto di ragione che «esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo».
Rilancia la via del dialogo, dell'apertura all'altro, dell'ascolto... fermi, in ogni caso, nel «confessare ad alta voce e senza mezzi termini quel Dio che alla violenza oppone la sua sofferenza e al suo potere innalza, come limite e superamento, la sua Misericordia».
«Il fatto sociale e il Vangelo sono inscindibili fra loro».
«L'evangelizzazione deve avere la precedenza perchè il Dio di Gesù Cristo deve essere conosciuto, creduto e amato, deve convertire i cuori affinchè anche le cose sociali possano progredire».
E ancora...Quando i politici cattolici preferiscono il potere ai principi nasce «un potere che non sarà mai capace di raggiungere il diritto» e anzi «allontana dall'impegno comune per la giustizia».
«Il Regno di Dio» non può affermarsi dove «Dio è escluso dalla sfera pubblica». Tolleranza e libertà sono valori all'origine cristiani, ma «separati dalle loro radici morali si sono deformati in un modo molto preoccupante».
«Nel nome della "tolleranza" si deve sopportare la follia della ridefinizione della parola coniuge» includendo il partner omosessuale, e «nel nome della "libertà di scelta" si assiste alla distruzione quotiodiana dei bambini non nati» attraverso l'aborto e la sperimentazione sugli embrioni.
Rispondendo all'obiezione ricorrente tra i cattolici "adulti", secondo cui sarebbe necessario far diventare il cattolicesimo "sostenibile", anteponendo il dialogo all'identità cristiana in quanto la Verità non sarebbe più unica, Benedetto XVI afferma che «i principi della natura umana valgono per tutti», credenti e non credenti. Richiamando alla verità sull'uomo la Chiesa non nega la democrazia ma la salva: infatti, «la democrazia ha successo solo quando è basata sulla Verità e su una corretta comprensione della persona umana». Il Papa non chiede teocrazie. E' giusto che le scelte parlamentari non siano dedotte direttamente dalla Fede, ma è necessario che non siano «autonome dalla morale».
Diversamente, si assiste alla distruzione della nostra civiltà e dei suoi valori, sostituiti da «quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultimo criterio solo l'io con i suoi desideri».
Appaiono evidenti gli errori di quel pensiero "politically correct" che ha impregnato la società di oggi fino al midollo...
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Sono molti gli ostacoli che non permettono ai più di avere un'idea chiara su ciò che è veramente il cattolicesimo, sulla vera missione della Chiesa in questo mondo.
Almeno per me, si sono rivelati molto difficili da combattere e oltrepassare perchè insiti nella cultura contemporanea ancora impregnata delle ideologie imperanti nel secolo passato...
Uno di questi (forse il più evidente nella realtà che viviamo), che destruttura il "mistero della Chiesa", è il cosiddetto pensiero "politicamente corretto" di chi si autodefinisce un cattolico "adulto".
Lungi da me ogni giudizio politico su una parte piuttosto che l'altra...
La mia attenzione è volta a riscoprire l'essenza del messaggio cristiano nascosto da una serie di "strati" accumulati nel tempo da fenomeni di anticlericalismo e avversione alla Chiesa sempre più evidenti nel nostro tempo...
- La Verità non è più unica ma è diventata un prodotto del dialogo. Non è una realtà che l'uomo ha il compito di scoprire con l'aiuto della Chiesa ma è l'espressione della maggioranza.
- L'importante è dialogare. Meglio evitare divisioni che dire la Verità. Il cattolico "adulto" ritiene che affermare delle verità oggettive, insegnate dalla Chiesa e confermate dalla ragione umana, sia un atto di prevaricazione perchè, in fondo, ognuno ha le sue verità fai-da-te. Il Papa dovrebbe solamente benedire e salutare...
- E' necessario far diventare il cattolicesimo "sostenibile" perchè è impresentabile di fronte alla modernità. La sociologia sostituisca la riflessione morale e soppianti la legge naturale.
Si ha la tentazione di sposare il mondo invece di battezzarlo come ci ha comandato Cristo.
Non si contesta il mondo, come vuole il Vangelo, ma davanti adesso ci si "inginocchia".
Si fa nostra la cultura del mondo nel momento della sua crisi e del suo suicidio.
Il volontariato, l'opzione per i poveri, l'accoglienza (tutte cose buonissime e doverose in sè) spesso sostituiscono la prospettiva religiosa con una prospettiva politica. Giudichiamo in base a categorie e valori di questo mondo: moderno/arretrato, progressista/reazionario, e non secondo le leggi di Dio: Vero/falso, Santo/empio.
Essere cattolici e voler salvare l'identità della Fede vuol dire cambiare prospettiva: uscire da quella politica per recuperare quella religiosa.
E questo innanzitutto è rivolto a chi vi scrive...
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Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 07:42
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 06:43
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 06:43
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 06:29
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 05:15