Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

LA SESTA GENERAZIONE (PARTE B): I MILLENIAL IPERCONNESSI

 

LA GENERAZIONE DEL NUOVO MILENNIO

– PARTE SECONDA –

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, dopo i Millenials degli anni 2000, arriviamo alla seconda parte della sesta.

 

 

La sesta generazione è quella dei nati negli anni ’80 e ’90, vale a dire da coloro che sono stati teenagers ed hanno vissuto la prima giovinezza nel nuovo millennio, tra il 2000 e il 2010. E l’ultima generazione che ha potuto vivere tra le due ere. Sono stati ragazzi esigenti, diretti e lineari. Molto più ridenti e ludici – ma, al contempo, anche meno introspettivi – dei ragazzi degli anni ’90, sono stati i teenagers della nascita dell’iPad, quelli che hanno salutato in fretta la lira per prendere altrettanto in fretta confidenza con l’euro e che vissero il terrorismo internazionale e la crisi economica iniziata nel 2008, quando il Prodotto Interno Lordo diminuì dell’1,2%.

Sono stati, quindi, ragazzi che hanno dovuto imparare a spendere con oculatezza e a diventare in qualche misura anche più egoisti. Più pigri e svogliati delle generazioni precedenti perché, di fatto, abituati ad avere subito e a portata di un semplice click molte più informazioni e prodotti dal mondo – e per questo, fondamentalmente, anche più distratti – sono stati i giovani più rapidi e multitasking di sempre, oltre che i più aperti e rilassati. La generazione del Millennio è stata quella che fece, in assoluto, un maggiore utilizzo dei media e della tecnologia, dimostrando una totale dimestichezza e familiarità con ogni tipo di espressione digitale.

La velocità e la comunicazione istantanea offerta da internet, nonché l’utilizzo precoce dei social, hanno reso quella degli “Y” una generazione aperta alla socialità, allo scambio ed al commercio facile, facendoli diventare individui sicuramente anche molto meno ricattabili dall’etica del dovere a discapito del piacere. Non a caso, difatti, fra tutte, fu la loro generazione quella più attenta a ritagliarsi tempo libero e spazi personali. E, molto più predisposti verso una coscienza sanitaria, si dimostrarono proiettati a perseguire la qualità della vita e molto più accorti nel pianificare il loro benessere fisico e mentale.

 

I RAGAZZI DEL 2010:

I MILLENNIALS, “LA GENERAZIONE SOCIAL”

 

Questa coorte dei Millenials è quella composta dai ragazzi della decade del 2010, vale a dire coloro che sono nati negli anni ’90. Sono i ragazzi più giovani della “Generazione Y” ed hanno conosciuto la fine del Novecento giusto in quell’arco di tempo che gli è stato necessario per imparare a camminare, avendo salutato il 2000 ancora infanti. Dell’era analogica, ovviamente, questi ragazzi non possono avere che sfocati ricordi ma sono proprio loro ad essere stati gli ultimi rappresentanti del passaggio tra le due ere.

Sono stati adolescenti negli anni in cui Papa Benedetto XVI stupiva il mondo dimettendosi dal suo incarico, nel periodo in cui si diffondeva l’epidemia di Ebola in Africa, l’estremismo islamico attaccava Charlie Hebdo a Parigi - in risposta alla satira pubblicata su Twitter dal settimanale francese - e mentre scoppiava la rivoluzione ucraina.

Furono ragazzi in un mondo sempre più traumatizzato da tragici rondò terroristici; ma anche negli anni in cui venne sdoganato in Italia il fenomeno Masterchef e, per le primissime volte, si sentiva parlare degli Hikikomori.

E se, da una parte, il primo fenomeno cambiò in modo dirompente la visione (ed il palato) degli spettatori, spingendo gli adolescenti a cimentarsi tra impiattamenti creativi e tecniche gastronomiche mai sperimentate - indirizzandoli verso una cultura culinaria inesistente fino a pochi anni prima e contestualizzandoli in un panorama sociale dove gli chef diventano le nuove rockstar da emulare - il secondo sembrò l’inquietante presagio di un isolamento forzato che si sarebbe verificato per tutti con la fine della decade e l’avvento del Covid.

Così, divisisi tra un edonismo a portata di mano che li ha consacrati esperti del gusto e dell’eleganza senza averne il titolo – in questo decennio, infatti, si afferma anche Tripadvisor a sancire dove andare, dove mangiare e dove alloggiare attraverso le qualsivoglia recensioni di chicchessia – ed un sempre più crescente isolamento che si è improvvisamente trasformato in quarantena e segregazione, i ragazzi di questa seconda coorte Millenial hanno anche conosciuto la possibilità di avere tutto – o quasi – on demand e con un tasto, dalla cena agli acquisti online, fino ai servizi streaming.

Gli adolescenti e i giovani della decade del 2010 sono stati trasformati in spettatori interattivi di un mondo un po’ virtuale, un po’ tangibile, in cui poter scegliere tra una vastità di offerte imbarazzante e, mentre divoravano sequel, prequel, spin-off e remake – lasciandosi corteggiare da Sky, Netflix ed Amazon Prime Video – imparavano a diventare famosi proponendosi su YouTube e TikTok, continuando ad innamorarsi e a lasciarsi online, coltivando le proprie relazioni affettive e sociali su Whatsapp e documentando la propria intera esistenza su Instagram.

Ipnotizzati dai video musicali e da balletti surreali e virali alla Gangnam Style e dalla rapida diffusione dei meme, videro la Disney decretare l’onnipresente tendenza Frozen e Beyoncé ed Ellie Goulding invadere le classifiche con la colonna sonora delle “Cinquanta sfumature di grigio” più famose in quegli anni.

Ma questi sono stati anche i ragazzi che, mentre si accendeva ed alimentava il movimento Me Too che sconvolse Hollywood, conobbero gli episodi di cyberbullismo ed i giovani che videro mobilitarsi gli attivisti – una fra tutti, l’ancora sconosciuta e giovanissima Greta Thunberg, già appartenente ad una generazione successiva alla loro – per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi del cambiamento climatico.

Ma anch’essi, abbigliati in un mix di stili vintage bohemien, global ed etnici, con i capelli colorati di rosa, grigio, azzurro e verde menta, danzando sui loro anni più giovani a passo di hip-hop, hanno compiuto le loro rivoluzioni. E con il loro variopinto pop street style hanno saputo, per primi, unire l’etica alla moda in nome dell’amore per gli animali e, con uno sguardo vigile sull’ecologia, hanno promosso l’arte del riciclo e spinto a rimestare negli armadi gli indumenti dei decenni passati, prima rivisitando gli anni ’60, ’70 e ’80 a prezzi accessibili e poi ponendo le basi per una cultura finalmente cruelty free.

 

 

 
 
 

LA SESTA GENERAZIONE: I RAGAZZI DEL 2000

 

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, arriviamo ora alla sesta.

 

 

La sesta generazione è quella dei nati negli anni '80 e '90, vale a dire da coloro che sono stati teenagers ed hanno vissuto la prima giovinezza nel nuovo millennio, tra il 2000 e il 2010. Sono, quindi, l'ultima generazione che ha potuto vivere tra le due ere.

Quelli del Millennio, sono stati giovani esigenti, diretti e lineari. Molto più ridenti e ludici - e al contempo meno introspettivi -  dei ragazzi degli anni '90, sono i ragazzi della nascita dell'iPad, che hanno salutato in fretta la lira per prendere altrettanto in fretta confidenza con l'euro e che vissero il terrorismo internazionale e la crisi economica iniziata nel 2008, quando il Prodotto Interno Lordo diminuì dell'1,2%.

Sono stati, quindi, una generazione che ha dovuto imparare a spendere con oculatezza e a diventare in qualche misura anche più egoista. Più pigri e svogliati delle generazioni precedenti perché, di fatto, abituati ad avere nell'immediato, e a portata di un facile e comodo click, molte più informazioni e prodotti dal mondo - e per questo motivo, fondamentalmente, anche più distratti - sono stati i giovani senza dubbio più rapidi e multitasking, i più aperti e i più rilassati. 

I ragazzi del Millennio sono stati quelli ad essere caratterizzati in assoluto dal maggiore utilizzo dei media e della tecnologia e che dimostrarono da subito una totale dimestichezza e familiarità con ogni tipo di comunicazione digitale. Proprio la velocità e la comunicazione istantanea offerta da internet, nonché l'utilizzo precoce dei social, resero gli "Y" una generazione decisamente propensa alla socialità, allo scambio rapido delle informazioni ed al commercio veloce. E fece di loro degli individui molto meno ricattabili dall'etica dell'eccessivo dovere a discapito del piacere. Non a caso, fra tutte, la loro è la generazione più attenta di sempre nel ritagliarsi non solo scampoli ma sacrosante porzioni di tempo libero e spazi personali. Molto predisposti verso una coscienza sanitaria e decisamente accorti nel mettere al primo posto la qualità della vita rispetto alla filosofia dell'accontentarsi, si sono mostrati totalmente focalizzati nella ricerca consapevole del loro benessere, tanto fisico quanto mentale.  

 

I GIOVANI DEL 2000:

I MILLENNIALS, "LA GENERAZIONE AL BIVIO"

 

 

Come abbiamo visto nel post precedente, i Millenials nati negli anni'80, sono stati esponenti di una generazione immediatamente contigua a quella degli Xennials ed insieme a loro hanno vissuto la medesima epoca di transizione, passando in disinvolta leggerezza da un mondo analogico ad uno digitale e condividendone sostanzialmente i medesimi profumi, colori e ricordi della giovinezza, con l'unica differenza che gli Xennials sperimentarono da adolescenti ciò che i Millenials degli anni '80 conobbero da bambini ed hanno vissuto i loro vent'anni negli anni 2000, quando i più grandi della Generazione Y erano ancora teenagers.

Questa coorte generazionale, quindi, esattamente come la più giovane degli "X", ha conosciuto la fine del Novecento; ma nonostante i barlumi di un'infanzia ancora analogica, a tutti gli effetti è stata una parte integrante del Ventunesimo secolo.

Sono i ragazzi che hanno visto sfumare davanti ai loro occhi bambini tutta la leggerezza degli Anni '80 - respirata con i vagiti della loro infanzia e spesa durante l'ultima decade del Novecento - e che sono stati teenagers nella prima del 2000, mentre nascevano Facebook e YouTube.

E se, da un lato, il 2000 si apriva dimostrando a tutti che le preoccupazioni per il Millenium bug erano state infondate ed il mondo si lasciava trasportare nella Nuova Era dalla musica composta da Hans Zimmer per il film "Il Gladiatore", il nuovo millennio si mostrò in tutta la sua crudeltà con il primo sconvolgente attacco in diretta tv a New York e a Washington, l'11 settembre del 2001.

Così, quella nata negli anni'80, è stata la generazione che crebbe conoscendo le peggiori minacce di al-Qaida ma anche l'ideologia del “Yes,we can” con l'elezione del primo presidente afroamericano negli Stati Uniti.

Sono stati i primi adolescenti ad accogliere la nascita del movimento "No global", nato appena l'anno prima del 2000 con una filosofia che si muoveva contro i processi di globalizzazione dell'economia, quelli che sperimentarono il cambiamento climatico e le temperature estreme, che conobbero rivoluzioni scientifiche come la mappatura del genoma umano e la scoperta del bosone di Higgs e che sentirono presto parlare di Tsunami; ma i rappresentanti della "Gen Y", nati negli anni '80, sono stati anche i primi ad innamorarsi con "Twilight" e ad appassionarsi di Dan Brown leggendo "Il codice da Vinci".

Mentre loro erano teenagers, Torino ospitava i XX Giochi olimpici invernali, la magia imperava con "Harry Potter" e "Il Signore degli anelli" ed i ragazzi del Nuovo Millennio sognavano un'immersione completa ed ante litteram nel metaverso grazie ad "Avatar". E tutto questo mentre imparavano ad essere social a tempo pieno con il primo Nokia 3310 tra le mani, abituandosi agli immancabili navigatori satellitari ed utilizzando i social network.

Sono gli adolescenti che hanno accolto Amy Winehouse, esordiente nel mondo della musica in quei primi anni del 2000 e che vestivano jeans a zampa e a vita bassa, indossavano canotte leggere e lunghissime, i pantaloni cargo militari e vestiti a babydoll o in stile boho-chic, mentre ai piedi alternavano stivali da cavaliere e sandali vintage, flip infradito e le Crocs in ogni possibile declinazione.

Ma se, da un lato, le vicende di Carrie Bradshaw e delle sue amiche ispiravano la fine degli anni'90 entrando prepotentemente nel 2000 per dettare le tendenze - e facendo diventare sempre più familiari firme stilose e proibitive, una fra tutte quella di Manolo Blahnik - l'atmosfera del nuovo millennio non poteva non imporsi in uno stile futuristico e spaziale anche nell'ambito della moda.

E così, mentre Lady Gaga si faceva spazio ambendo al trono che era stato di Madonna, gli sguardi delle ragazze si truccavano di Smoky Eye e la carnagione si faceva via via sempre più pallida, ispirandosi ai già sopracitati vampiri, politicamente integerrimi e rigorosamente vegani.

Ed anche i colori, in quegli anni, diventarono sempre più dark, eleggendo l'impero del viola e del nero ma, al contempo, anche metallizzati, riflettenti e tecnologici ed i piercing e i tatuaggi raggiungevano l'apice della loro popolarità, restandoci fino alla fine del primo decennio.

 

 

 
 
 

LA QUINTA GENERAZIONE: LE INGOGNITE - SECONDA PARTE

 

LA GENERAZIONE SFUGGENTE DELLE INCOGNITE

- PARTE SECONDA -

 

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, arriviamo alla seconda parte della quinta.

 

 

RIASSUNTO INTRODUTTIVO DAL POST PRECEDENTE

La quinta generazione è quella che nasce tra la metà degli anni '60 e il decennio degli anni '70. È definita con un'incognita ed è, per l'appunto, chiamata "Generazione X".

Vi appartengono sostanzialmente tutti i giovani degli anni '80 e degli anni '90; ma se il primo gruppo di questa generazione è stato adolescente ed ha vissuto la sua giovinezza nel rampante e consumistico primo decennio, il secondo gruppo, invece, composto dai ragazzi degli anni '90 e dei giovani del 2000 - vale a dire i nati intorno alla metà dei Seventies - viene già considerato al confine con la "Generazione Y" dei Millenials, ed è per questo che i suoi appartenenti vengono ribattezzati Xennials.

In generale, però, tutti i nati durante questo periodo vengono comunque descritti come la "Generazione invisibile" perché i ragazzi che ne hanno fatto parte sentivano di non appartenere a nulla e a nessuno in particolare e di non avere un'identità o un disegno di vita significativi. Insofferenti, schivi ed irrequieti, hanno preferito adottare sempre una ribellione fondamentalmente silenziosa contro i precedenti modelli culturali.

Gli "Invisibili" sono stati ragazzi che non dimostrarono particolare rispetto per le gerarchie, che vissero male il rapporto con le autorità e che non si identificarono in un credo religioso. Durante la loro adolescenza c'è stato un aumento della tecnologia pratica e ludica e difatti, se da un lato gli individui appartenenti alla prima decade della Generazione X sono cresciuti giocando con i primissimi videogiochi ed approcciandosi ai primi computer, i rappresentanti più giovani tra gli "X" sono stati quella MTV Generation che sin da bambina utilizzava cassette e videoregistratori. 

 

GLI XENNIALS: I RAGAZZI AL CONFINE

 


I nati nei Seventies, che siano Xennials o giù di lì, sono gli appartenenti più giovani della "Generazione delle incognite", vale a dire tutti quelli che vissero la loro adolescenza negli anni '90 e che conobbero tutte le tappe evolutive di internet e dell'era digitale. Questa generazione è una sorta di ibrido tra la X degli anni '80 e la Y del 2000.

Difatti sono i ragazzi che hanno conosciuto la fine del Novecento ma che - a tutti gli effetti - sono anche parte integrante del Ventunesimo secolo, nonostante i vissuti di un'infanzia e un'adolescenza analogica. Sono i ragazzi che si sono visti schiacciati tra quella (a volte insostenibile) leggerezza degli Anni '80 - comunque respirata nella loro infanzia - e le illusioni di un 2000 che già stava arrivando ed in assoluto sono stati i primi che riuscirono ad avere l’opportunità di studiare all’estero e a viaggiare in una Europa finalmente non più divisa da un muro.

La Generazione pseudo Xennials è quella che passò senza soluzione di continuità - ed in modo naturale e spontaneo - dalle enciclopedie cartacee ai motori di ricerca; quella che frequentava discoteche e pub ma giocava con la Play, chattava e già s'innamorava online.

Sicuramente la generazione più flessibile e fluida fino ad oggi, quella composta dai più giovani delle X si è saputa adattare con facilità ad ogni veloce cambiamento. E così, senza scomporsi, si è trovata ad utilizzare tanto i gettoni delle cabine in strada quanto le app, tranquillamente immersa in un contesto sociale iper-connesso e se da bambina scriveva i titoli delle canzoni sulle audiocassette ed ascoltava la musica dai walkman, è saltata nel giro di poche stagioni dai lettori CD ai lettori mp3.

Le teenagers riempivano l'imprescindibile Smemoranda di scritte e ritagli ben prima che la loro attività venisse chiamata scrapbooking e venisse commercializzata su Amazon e tutti si vestivano come a Beverly Hills 90210 (le ragazze uscivano con le t - shirt sotto i vestitini a sottoveste e gli immancabili anfibi, mentre i ragazzi non potevano rinunciare alle camicie a quadri di flanella).

Rivisitando gli anni '70, facevano interminabili Apericena e mentre ascoltavano i R.E.M. e i Nirvana mantenevano un occhio attento su Tangentopoli. Non a caso, quella fu la generazione che più incrementò le iscrizioni a Giurisprudenza, spinti dalla passione incontaminata e irrefrenabile dei diciotto anni e dalla volontà di onorare Falcone e Borsellino.

I giovani di quegli anni sono stati anche quelli che accolsero i primi reality in televisione con il significato di esperimento sociale e che pur mantenendo un atteggiamento grunge e disincantato - nonché quella medesima aura di disaffezione condita da sprezzante cinismo, tipica di tutta la Generazione X - continuarono, molto più che i loro fratelli e sorelle maggiori, a voler credere nelle favole e a voler dare il primato ai sentimenti rispetto ad una vita consumistica di un plastic world, anche se la "Pretty Woman" a cui s'ispirarono non era una ribelle principessa Disney, ma una prostituta dai capelli rosso fuoco.

Difatti questa generazione, molto diversa sotto certi aspetti da quella del decennio precedente, rispetto ai ragazzi degli anni '80 non ricercò mai in modo spasmodico l'ascesa sociale, preferendo optare per lavori poco retribuiti - magari paralleli ad impegni lavorativi ufficiali poco gratificanti ma grazie ai quali poter ricevere uno stipendio per vivere - al solo fine di coltivare i propri talenti, indipendentemente dal profitto economico.

Per questo i ragazzi degli anni Novanta sono stati la generazione del simbolismo culturale, che non ha mai ricercato la stabilità a tutti i costi e che non ha avuto paura di sperimentare. Non a caso, i rappresentanti di questa generazione sono stati indiscutibilmente i pionieri delle scoperte scientifiche di oggi e gli innovatori tecnologici per eccellenza, con la mente già proiettata verso il futuro ma le radici ancora salde in un recente passato.

Furono ragazzi sicuramente più cupi, introspettivi ed eclettici dei giovani degli anni '80 ed anche la loro musica venne caratterizzata da messaggi diversi, e proprio mentre i blocchi politici si scioglievano e la guerra del Golfo lasciava lo spazio mediatico alle bombe sulla ex Jugoslavia, i ragazzi degli anni '90 riascoltavano nei loro CD la sanguinaria violenza del conflitto dell'Irlanda del Nord - già cantata dagli U2 nel decennio precedente - in un'altra e nuova canzone che, grazie all'iconica voce di Dolores O'Riordan, fece diventare i Cranberries un'importante colonna sonora di quegli anni, catapultandoli direttamente nell'Olimpo immortale della musica per gli anni a venire.

Ma se i ragazzi degli anni '90 furono quelli che videro nascere i primi stati indipendenti dalla Federazione Jugoslava e la frammentazione dell'Unione Sovietica e che dovettero assistere all'assedio di Sarajevo, riaccostandosi ai temi di politica internazionale, furono anche quelli che vissero in tempo reale il Sexgate che fece scandalizzare e sorridere il mondo.

E se da un lato divisero le loro preferenze tra le band più importanti dell'indie rock, dall'altro sbirciavano quelle medesime ragazze di "Non è la rai" che lo stesso Vasco citò in una sua canzone totalmente dedicata alle adolescenti del programma di Boncompagni. Perché la generazione di "Friends", del grunge, del rap, delle mollettine nei capelli corti alla Gwyneth Paltrow o dalla chioma spettinata alla Kurt Cobain e delle super modelle idolatrate come rockstar, fu anche quella che canticchiava i ritornelli delle Spice girls mentre la band s'imponeva come fenomeno sociale nella musica pop mondiale, facendosi strada in nome del Girl power.

Ma la coorte più giovane della generazione degli X é stata davvero - insieme alla contigua Y - una generazione già proiettata nel nuovo millennio in ogni suo aspetto; non a caso la nascita di Google si decreta in quegli anni, quando due studenti dell'Università di Standford fondano la Google Inc. ed è in quel decennio che avviene la prima clonazione di un mammifero, l'ormai storica pecora Dolly, senza contare la rivoluzione Matrix che ha cambiato l'approccio al cinema e la prospettiva con cui guardare il mondo, preparandoci, soltanto con un film, ad una realtà virtuale futura.

Per tutto questo, quindi, e per essersi anche dimostrati più salutisti e attenti alla sostenibilità di quanto non lo siano stati le generazioni precedenti, scegliendo, per primi, di rifiutare il consumismo a favore dei principi etici, i teenagers degli anni '90 sono realmente "ragazzi al confine" e si avvicinano molto ai primi Millenials. Difatti, il loro vissuto è in gran parte il medesimo ed entrambe le generazioni hanno sostanzialmente condiviso la stessa epoca digitale durante la loro giovinezza, anche se gli Xennials e pseudo Xennials lo hanno sperimentato da adolescenti e da giovani, mentre i Millenials ancora da bambini.

 

 

 

P.S.

E, dal momento che a questo gruppo appartengo anche io

- che, giusto in questi giorni, anni fa, ero un'adolescente...-

Ho solo un'altra cosa da aggiungere:

TANTI AUGURI A ME!

 

 
 
 

LA QUINTA GENERAZIONE: LE INGOGNITE - PRIMA PARTE

 

LA GENERAZIONE SFUGGENTE DELLE INCOGNITE

– PARTE PRIMA –

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, arriviamo alla quinta.

 

 

La quinta generazione è quella che nasce tra la metà degli anni ’60 e il decennio degli anni ’70. È definita con un’incognita ed è, per l’appunto, chiamata “Generazione X”.

Vi appartengono sostanzialmente tutti i giovani degli anni ’80 e degli anni ’90; ma se il primo gruppo di questa generazione è stato adolescente ed ha vissuto la sua giovinezza nel rampante e consumistico primo decennio, il secondo gruppo, invece, composto dai ragazzi degli anni ’90 e dei giovani del 2000 – vale a dire i nati intorno alla metà dei Seventies – viene già considerato al confine con la “Generazione Y” dei Millenials, ed è per questo che i suoi appartenenti vengono ribattezzati Xennials.

In generale, però, tutti i nati durante questo periodo vengono comunque descritti come la “Generazione invisibile” perché i ragazzi che ne hanno fatto parte sentivano di non appartenere a nulla e a nessuno in particolare e di non avere un’identità o un disegno di vita significativi. Insofferenti, schivi ed irrequieti, hanno preferito adottare sempre una ribellione fondamentalmente silenziosa contro i precedenti modelli culturali.

Gli “Invisibili” sono stati ragazzi che non dimostrarono particolare rispetto per le gerarchie, che vissero male il rapporto con le autorità e che non si identificarono in un credo religioso. Durante la loro adolescenza c’è stato un aumento della tecnologia pratica e ludica e difatti, se da un lato gli individui appartenenti alla prima decade della Generazione X sono cresciuti giocando con i primissimi videogiochi ed approcciandosi ai primi computer, i rappresentanti più giovani tra gli “X” sono stati quella MTV Generation che sin da bambina utilizzava cassette e videoregistratori.

 

LA GENERAZIONE DEGLI ANNI ’80: “I RAGAZZI MATERIALI”

 

La Generazione degli Anni Ottanta è quella che, più di ogni altra, fino a quel momento, fece dell’esteriorità, dell’edonismo e dell’ambizione sociale il suo personale target.

Composta dai teenagers e dai ventenni degli anni dei primi personal computer e degli effetti speciali al cinema, respirò un’aria che, per quanto ancora profondamente impressa da tutti i profumi del ventesimo secolo, stava già comunque lasciando presagire un vento nuovo, proiettato verso un’era digitale e di innovazioni tecnologiche totalmente impensabili fino a pochi anni prima.

Ciononostante, si parla di un’epoca ancora analogica e, sotto molti aspetti, ingenua. I giovani della Gen X crescono tra il mito di “Top Gun” e di un’Italia ininterrottamente osannata per la vittoria ai mondiali e, forse per recidere ogni continuità con il passato, prendono le distanze dalle lotte di classe e dall’impegno politico dei loro predecessori, scegliendo deliberatamente una leggerezza ricercata tra romantiche Lagune blu ed il sogno di un ruolo sociale da raggiungere ad ogni costo, come la Melanie Griffith della celeberrima “Una donna in carriera” durante il loro personale "Tempo delle mele"; ma fondamentalmente restando una generazione nonostante tutto schiva, ombrosa e ruvida.

In quegli anni di soap, così materialisti e disimpegnati, i ragazzi della “prima Generazione X” che hanno visto Regan vincere le elezioni e Gorbaciov diventare segretario generale dell’Unione Sovietica, l’esplosione di Chernobyl e l’avvento di una ancora sconosciuta AIDS, per tutta la loro giovinezza – mentre intorno a loro si consumò il disastro dello Shuttle Columbia, l’uccisione di Indira Gandhi, il ferimento di Papa Giovanni Paolo II e la scomparsa di Pertini – vissero costantemente schiacciati dall’ingombrante eredità della generazione precedente e, sentendosi deprivati di un’identità autentica, si rifugiarono in ideali facili e tangibili.

Insofferenti e scontenti, si sentirono derubati tanto di una visione dorata ed ottimistica della vita quanto di ideali e valori chiari per i quali combattere e per questo sono stati, probabilmente, i più sfuggenti e spesso anche aggressivi, cinici e duri.

Concepita e nata tra le contestazioni sessantottine, il terrorismo rosso e nero e la precarietà del mercato lavorativo, da un lato ha cercato di individuare le proprie battaglie e ribellioni in ideali personali e “politicamente scorretti” di fratellanza e alleanza, emuli di quei “Guerrieri della notte” diretti da Walter Hill che divennero un’icona della sottocultura underground; ma d’altro canto ha perseguito in modo spasmodico la frivolezza ed il falò delle vanità divenne il loro personalissimo totem, qualcosa in cui credere, all’inseguimento di un’illusoria stabilità e punti di riferimento per restare a galla.

Così, i bad boys (e le bad girls) dal cuore puro ma dall’aspetto sprezzante, essenzialmente ruvidi, poco inclini a sentimentalismi o a mostrare fragilità, con quell’espressione un po’ hard rock alla Billy Idol impressa nel DNA (e che hanno, poi, imparato a nascondere sotto un completo in stile yuppies di Manhattan da adulti) sono stati volutamente incognite per ribellione, ma anche perché davvero inconsapevoli di loro stessi, in una famelica ricerca d’identità e di definizione in un’epoca che, ai loro occhi, non si mostrava mai pienamente caratterizzata.

Quella degli anni Ottanta, quindi, è stata una generazione che, fondamentalmente, ha scelto di tacitare i sentimentalismi, mettendo al primo posto la sfera sociale rispetto a quella privata per perseguire l’ideale di un mondo dorato dove tentare di essere felici. Così, proprio come cantavano gli A-Ha, se guardandosi dentro non hanno trovato niente, hanno pensato di dover cercare il sole dove splendeva, fosse pure quello artificiale di un televisore perché, dopotutto, The sun slways shines on t.v…

Quindi, se, da un lato i più ambiziosi ed i più cresciuti fra i rappresentanti della gioventù anni ’80 puntavano a costruirsi un’elevata posizione sociale tra colorati happy hour e feste a base di Michael Jackson e Duran Duran, sfoggiando i primissimi e rudimentali telefonini con meticolosa ostentazione (estetica e degli status symbol) dall’altro, tutti – persino i più giovani di loro ed appena adolescenti – in qualche modo tendevano comunque a omologarsi, confondendosi in un branco di etichette precise. Tanto quelle consumistiche e totalmente disimpegnate da un punto di vista politico-culturale dei paninari, quanto quelle ribelli e totalmente opposte per ideologie, contenuti ed espressioni artistiche di punk, metallari e dark.

Così, mentre Israele invadeva il Libano e scoppiava lo scandalo della loggia massonica P2, i giovani degli anni ’80 cercarono di surfare in agilità, sempre e comunque fedeli a quei valori effimeri – “viviamo in un mondo materiale ed io sono una ragazza materiale", cantava Madonna in quegli anni – almeno fino a quando la fine del decennio non gli presentò il conto con uno scenario che non poterono più ignorare con la strage di piazza Tienanmen in Cina ed il crollo del Muro di Berlino.

 

 

 

 
 
 

QUARTA GENERAZIONE: I SOGNATORI RIBELLI

 

 

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, dopo la seconda e la terza, arriviamo alla quarta.

 

 

La quarta generazione, nata nel dopoguerra dall'euforia di un ritorno alla vita, fu un'esplosione di colore e di gioia e, letteralmente, una celebrazione della rinascita in tutti i sensi possibili.

Questi bambini - che, per intenderci, furono adolescenti e ventenni negli anni '60 e '70 - respirarono fin dalla nascita un clima effervescente e dinamico.

In questa generazione, i ragazzi sperimentarono il benessere economico già da bambini e trascorsero la loro infanzia con una visione accogliente della quotidianità e del mondo; ma da ragazzi vissero gli anni della contestazione e furono senza dubbio alcuno coloro che fecero il salto generazionale probabilmente più eclatante fino ad allora.

Quelli, infatti, che proprio adesso vengono impropriamente (e con inconsapevole leggerezza) tacciati come "Boomers" e identificati come sinonimi di "anzianità", altro non sono se non quei ragazzi nati durante la ripresa economica  e, chiaramente, per questo convenzionalmente ribattezzati "Baby boom". Quegli stessi che parteciparono ai movimenti per i diritti civili delle donne, che protestarono contro la guerra in Vietnam e che videro la nascita della minigonna mentre si dividevano tra Beatles e Rolling Stones; coloro che assistettero allo sbarco sulla luna, vissero l'assassinio di Kennedy, la morte di Martin Luther King, lo scandalo del Watergate e che vennero definiti in modo irrisorio come "figli dei fiori".

In particolare, gli appartenenti più giovani di questa generazione trascorsero l'adolescenza e la loro giovinezza nel corso degli anni '70 e sperimentarono un approccio estremamente libero verso la spiritualità e le culture differenti dalla loro.

 

 

Fu questa la generazione che intraprese per prima i viaggi per il mondo on the road, la prima ad interessarsi alle filosofie orientali e a forme di creatività del tutto nuove, nonché la prima ad accostarsi con assoluta disinvoltura agli stupefacenti.

Divenuta iconica nella sua immagine di giovani con i lunghi capelli sciolti, abiti colorati e jeans a zampa d'elefante, venne anche immortalata in una completa fusione con la musica e con la ricerca di un amore universale perlopiù pacificata da sostanze psichedeliche e fa, quindi, un po' sorridere che oggi venga paradossalmente identificata come l'emblema stesso dell'anzianità bacchettona e petulante...

È la generazione di Woodstock, del sesso-droga e rock'n roll e del peace and love. E la triade composta da musica, assenza di pregiudizi e libertà fu il tema cardine di quel periodo storico.

I più giovani tra i figli del boom economico da cui ereditarono il nome, infatti, presero ben presto le distanze dal consumismo e dal perbenismo statico in cui erano nati.

Ecologisti e seguaci dell'arte del sapersi arrangiare, i giovani - più o meno hippie - furono comunque i nuovi sognatori ed inevitabilmente visionari e creativi. Coloro che hanno creduto visceralmente nella possibilità di poter trasformare il mondo.

Quelli furono The Dreamers, "i sognatori per eccellenza" e, probabilmente a discapito di tutti i meme dei nuovi nati, anche gli eternamente giovani.

 

 
 
 

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JE SUIS CENACOLO'

 

Per chi ama scrivere,

per chi ama leggere.

Per chi è innamorato delle parole:

 

JE SUIS CENACOLO' 2015

Il Contest Letterario a colpi di BIC

blog.libero.it/WORDU/

Un Blog di PAROLE…

C H E    A R R I V A N O,

C H E    P A R T O N O,

C H E    R E S T A N O.  

Come un grifo, tra terra e cielo.

 

 

IL CENACOLO SI E' CONCLUSO ED ORA...

ABBIAMO IL LIBRO!

  

 

http://issuu.com/wu53/docs


 

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