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Rivedendo in tv il Gladiatore

Post n°1497 pubblicato il 31 Maggio 2020 da exietto


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Il Gladiatore, film cult del 2000 diretto da Ridley Scott e con protagonista uno stupendo Russel Crowe, è una di quelle opere che hanno davvero segnato una generazione.


Non essendo un film storico (?) il film mostra diversi errori storici. Ne dimostra il fatto che più di uno storico assunto dal regista si licenziò per la trama troppo differente dalla realtà, e lo storico che sopravvisse sino alla fine della stesura della trama, pretese che il suo nome non venisse mai elencato nella lista finale della pellicola. 

Massimo non è mai esistito.  Qualora provenisse da una famiglia provinciale della Spagna, i suoi natali, per casato e per famiglia, riecheggiano sentimenti che Erodiano attribuisce a Claudio Pompeiano,  ufficiale delle province. L’uomo, che tenne il comando supremo nella grande battaglia del 179, su cui si basa la scena d’apertura, era Taruttieno Paterno, prefetto anziano della guardia pretoriana.

I romani conoscevano l’istituto dello ius postliminii, secondo cui un soldato romano fatto schiavo fuori dal territorio di Roma avrebbe potuto riacquistare la libertà non appena avesse rimesso piede nella città. Quindi la trama del film non avrebbe senso…

- L’imperatore Marco Aurelio, al quale Massimo rimane fedele tutta la vita, avrebbe dovuto essere molto più giovane nel film e non apparire come un anziano prossimo alla morte. In più nella storia non viene soffocato da Commodo come vediamo nel film, ma muore di malattia,  peste antonina il 17 marzo 180 d.C.

- il "vero" Commodo fu ucciso per strangolamento dal gladiatore Narcisso, ex gladiatore nonchè suo insegnante di lotta personale, il 31 dicembre 192 d.C., dopo una congiura ad opera della sua concubina

Commodo. Egli diventò imperatore soltanto dopo la morte di suo padre nel marzo del 180 e fu assassinato quasi 13 anni più tardi, il 31 dicembre del 192. Sebbene il periodo abbracciato da "Gladiatore" non venga indicato con precisione, risulterebbe che non più di 2 anni potrebbero essere trascorsi prima che Commodo fosse ucciso. 

Tranne l’amore per i giochi, non c’è molto di storico su Commodo, nella versione del "Gladiatore". Nel film egli appare come un ventenne di media corporatura, dai capelli neri e combatte con la mano destra. In realtà egli aveva 18 anni e ½ quando Marco Aurelio morì; aveva un fisico molto robusto, una folta capigliatura bionda e combatteva con la mano sinistra. Per di più egli non era scapolo, come lo presenta il film. Nel 178 aveva sposato Bruttia Crispina e divorziò da lei, subito dopo la cospirazione del 182, facendola condannare a morte per adulterio.

Lucilla, la sorella di Commodo e figlia di Marco Aurelio che nel film ha un figlio, Lucio, ma nella realtà non ebbe mai prole

L’idea esposta nel film, che Marco avesse deciso di ignorare Commodo per la successione e restaurare la vecchia libera repubblica, è ridicola. Nessuno, neppure i veri senatori che complottarono contro Commodo volevano restaurare quella che oggi la gente pensa sia una Repubblica.

Gli antichi commenti su Marco Aurelio timoroso che Commodo fosse un candidato inaffidabile quale imperatore e che Commodo ne provocasse la morte, sono pure invenzioni create al fine di screditare Commodo e giustificare la sua esclusione. Contrariamente all’immagine presentata nel film, Commodo in realtà fu al governo, insieme al padre, dagli inizi del 177, allorché egli divenne il più giovane dei consoli a Roma, fino a quel tempo. Dall’agosto del 178 essi diressero insieme le operazioni militari della guerra sul Danubio fino alla morte di Marco.

Tra le incongruenze storiche che possiamo trovare ne Il Gladiatore, ci sono anche quelle che riguardano monumenti o intere strutture presenti nel film ma non esistenti ancora all’epoca dei fatti. E il caso dell’arco di Costantino e della basilica di Massenzio , che si possono chiaramente distinguere in alcune riprese aeree ma che non sarebbero state costruite prima del IV secolo d.C.

- Molte sono le armi che compaiono ad uso dei gladiatori durante i combattimenti. Tra queste anche la balestra, ma sarebbe stata inventata solo nel Medioevo.

Anziché L'Ispanico, Massimo si sarebbe dovuto chiamare L'Iberico, perchè la Spagna era conosciuta con quel nome.

i gladiatori combattono nel film viene chiamato Colosseo, ma nell'epoca in cui la storia è ambientata si sarebbe dovuto chiamare Anfiteatro Flavio o Anfiteatro Massimo.
"Al mio segnale scatenate l’Inferno!". Ma nell'antica Roma si sarebbe parlato, più correttamente, di Inferi o Tartaro.

Commodo compare armato in Senato, ma era un comportamento vietato. 

In una scena si nota un serpente-corallo che viene liberato per usufruire della sua mortalità causa il veleno che ha in corpo. Ma l'animale in questione vive solo in America Centrale. E al tempo l'America non era stata ancora scoperta.

All’epoca per andare a cavallo non esistevano le staffe, quindi le scene di cavalleria non possono essere veritiere. Per di più c'è proprio un momento che vede Massimo prodigarsi ad aiutare Marco Aurelio a salire sul proprio cavallo, sistemandogli proprio le staffe.

Nell’arena Massimo combatte contro delle tigri. Tuttavia nell’antica Roma a lottare contro i gladiatori venivano mandati altri letali felini, i leoni.
nell’antica Roma quando un combattente sottometteva il suo avversario, si aspettava il gesto del pollice dell’Imperatore che decideva se graziare o giustiziare il perdente. Il dito all’insù simboleggiava un’azione di spada, quindi la morte, al contrario stava ad indicare una spada sguainata, quindi la grazia. Gli sceneggiatori del film di Ridley Scott erano a conoscenza di questo particolare ma decisero di invertirne i significati nel film poiché nell’immaginario collettivo il pollice all’insù è utilizzato per indicare che va tutto bene.

Per prima cosa non vi fu mai una grande battaglia finale con le tribù germaniche alla vigilia della morte di Marco Aurelio. Vi fu invece una grande battaglia durata una intera giornata durante la campagna militare del 179 d.C., ma Marco morì il 17 marzo del 180, proprio quando egli era sul punto di lanciare un’altra grandiosa campagna militare.

non ho scoperto alcun parallelo documentato con il cane da combattimento del comandante romano Massimo, l’eroe del film, e se ve ne fosse uno, non sarebbe stato un pastore tedesco, una razza che non esisteva nell'antichità.

L’uso delle catapulte lancia-fiamme ed i lanciatori meccanici di dardi contro i barbari che avanzavano, era certamente drammatico, ma antistorico. E’ risaputo che tali armi erano troppo ingombranti per l’uso su un campo di battaglia aperto, confinati invece ad un assedio di guerra più statico.

Infine Proximo afferma erroneamente che Marco Aurelio aveva meso al bando i combattimenti di gladiatori e di conseguenza l’aveva costretto a lasciare Roma, per guadagnarsi da vivere in posti miserabili come Zucchabar nel N. Africa, che, mirabile dictu, era una colonia romana della Mauritania. In realtà Marco Aurelio aveva emanato una legge per garantire la continuità dei giochi gladiatori in periodi di grande difficoltà economica.



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