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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Tutto ciò che l'uomo ha imparato

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "Tutto ciò che l'uomo ha imparato dalla storia, é che l'uomo dalla storia non ha imparato niente. Hegel"

 

Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 16/06/2020

"A debita distanza" - Essere giovani a 500 anni

Post n°26438 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

"A debita distanza" - Essere giovani a 500 anni  

  
 

Per renderci più vecchi celebriamo eventi non vissuti, per essere giovani cerchiamo e inventiamo il nuovo sulla polvere delle cose. Delle due ripartizioni della vita, una e indivisibile, la seconda è quella più sospirata, per la maggior disponibilità di ricordi assolutori di un’età troppo breve. L’impossessarsi del futuro e la nostalgia del passato accentuano l’alitosi dei luoghi comuni. Timore e speranza sono le armi indispensabili per il dominio dell’opinione pubblica.

 

Il tempo incombe alle nostre spalle, oggi più che mai: nell’illusione di controllarlo, ce lo ritroviamo accelerato e più violento – la tecnologia dà una mano insostituibile - con le tappe dell’esistenza bruciate e confuse. Ecco che, alla fin fine, il vecchio è servito in tutta la sua novità. Eppure è nell’impermanenza, è nel fluire naturale del transitorio che si annida la freschezza, la purezza: cosa sarebbe l’acqua se non scorresse? una palude putrida e stagnante.

 

Il rovistio ossessivo per il nuovo è figlio di un mero prurito biologico, confuso con la vivacità del sentire, solitamente speziata di contestazione: nulla di strano se i giovani nascono già vecchi e plasmati, pronti a seguire la scia di padri ciclostilati, sguazzando nei medesimi impulsi tra frustrazioni e soddisfazioni. A questo si riduce lo spazio reclamato dal succedersi delle de- generazioni, una smania competitiva che si converte in ansia d’identità. Alquanto umano è lo sfogo psichico degli istinti, sia immediato che differito: dominati dal desiderio, lo spirito di rivalsa diviene un valore obbligato - dipende da quanta impotenza abbiamo accumulato per la lotta. Un ulteriore effetto della disputa è l’identificare la “libertà” con l’affermazione e la realizzazione degli interessi personali. La libertà del carcerato.

 

Questa è la concatenazione del circolo vizioso, tutti ne siamo coinvolti e partecipi, è solo una questione di tempo. Non si sa se siamo governati dalla legge del divenire o da quella del risentimento. Sarà l’inconsapevolezza, sarà la cattiva coscienza, tutto sembra propenso a renderci adoratori di idoli – la fede nell’evidenza dei fatti innalza surrogati del reale, il vitello d’oro rende più di un Dio. Non ci sarebbe nulla da meravigliarsi se ciò riguardasse solo la vita pratica, ma quando una simile condotta invade il campo dello spirito, l’esistenza assume il suo aspetto più tralignante, nauseabondo.

 

Prima di definire presuntuosamente cosa sia la giovinezza, c’intratteniamo con l’intasato argomento della cultura.

 

Nella condivisione e nella crescita della sensibilità interiore, l’arte tout court occupa una posizione privilegiata, per non dire ambiziosa. Poco più che alfabetizzati con lode, si elaborano ricette da gettare in pasto agli avventori di musei e pubblicazioni (oggi va tanto di moda svelare i segreti dei grandi artisti, con la lettura). Con questo metro si misurano le opere, con la disgraziata conseguenza di scambiare il piacevole con la bellezza e l’emozione con la certezza di valore artistico. Nell’ambito più pratico ciò avviene, per esempio, quando dal semplice interesse per la pittura si passa direttamente a maneggiare pennelli e colori, con la disinvolta richiesta di riconoscimento (ci  si riferisce ai livelli superiori della cultura, il bricolage ricreativo è dispensato da ogni giudizio, ci mancherebbe). Onde evitare equivoci, incontriamo di sfuggita un mito divinizzato dell’arte, cercando a nostro discapito di renderlo umano tra gli umani. L’unico inconveniente è che non si tratta di una risorsa del territorio.

 

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Raffaello ha 537 anni ed è giovane come pochi. Senza addentrarci nel merito della sua formazione culturale – chi vuole può colmare la curiosità con google – tracciamo brevemente i risvolti del suo percorso pittorico: dal ducato di Urbino all’Umbria mistica e serena del Perugino; dall’affollata bellezza neoplatonica di Firenze, tutta intrisa di dinamismo classicheggiante, fino al traguardo romano, dove sarà la fiamma di Michelangelo a incendiare il suo ultimo entusiasmo creativo.

 

Per gusto personale, vorrei dedicare alcune impressioni a un tema fortunato del giovane pittore (si escludono per ovvie ragioni riferimenti alla tecnica dell’esecuzione pittorica, troppo complessa e impraticabile). Era di maggio, da sempre il mese della madre divina, e di madonne Raffaello ne ha dipinte di magnifiche. Tra le tante rappresentazioni mariane, sono celebri quelle degli anni fiorentini, ancora rivolte ai suggerimenti aulici del ‘400. Al di là della risaputa armonia formale – esercizi compositivi da accademie di belle arti –, meritano di essere evidenziate le qualità che ne fanno realmente delle meraviglie, e mi riferisco alle necessità intime e interiori emerse dall’ispirazione e alla capacità di tradurle (gli altri sono liberi di vedere semplicemente madonne e santi, nei casi più elevati si può sostare nelle pastoie del linguaggio). A Firenze il sentimentalismo e la semplicità lineare della poetica umbra diventano meno monotoni e stereotipati, inseriti in una dinamica compositiva chiara e stabile.

 

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Il modello pittorico di queste maternità è da ricercare nelle prove leonardesche, ma, rispetto al Maestro fiorentino, le madonne di Raffaello si adagiano su una dimensione più distesa, racchiuse allo stesso tempo in una più severa architettura formale. La pittura del giovane “apprendista” si realizza in una profondità spirituale meno tormentata, il suo mondo espressivo tende ad essere calato in una perfezione più terrena, raggiungendo un equilibrio figurativo raramente perseguibile, dove la vastità dello spazio e l’agire umano si compenetrano e si armonizzano perfettamente nell’intuizione del sentimento sacro della vita. Raffaello ha reso concreta e meno ascetica l'ispirazione celeste di Leonardo, tramite una bellezza ferma e definita. Quelle figure, colte nel rito di passaggio dalla vergine fanciulla alla giovane donna, sono il frutto di intuizioni d’intelligenza raffinatissima e accorta – certo non folgorazione improvvisa - come lo è la singolarità e la compiutezza stilistica di Raffaello. Una rievocazione di quelle giovani ragazze la ritroviamo in uno dei tondi allegorici della Segnatura, a Roma: la personificazione della “Poesia”, commentata dalla citazione virgiliana “Numine Afflatur”. Con questa epigrafe coroniamo tutta l’arte di Raffaello.

 

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Io mi servo di certa idea che mi viene nella mente. Se questa ha in sé alcuna eccellenza d’arte, io non so”. Così parlava l’umiltà di un giovane di fronte al suo operato. A seppellire i dubbi di Raffaello ci penseranno i secoli successivi con fiumi di libri, di teoria e critica d’arte, e tante idee appese ai muri. Uno degli esiti del dialogo tra noi moderni e la sua opera è il restauro della “Madonna del cardellino”, accuratamente lavata e ripristinata. L’intervento di pulitura ha smorzato la coesione tra il sentimento degli elementi figurativi e la densità atmosferica dello spazio, consegnandoci una Madonna bella e ritagliata, come piace a noi. Una bomboniera fresca fresca, dipinta con coloracci acrilici, adatta al nostro mondo fumettistico dagli occhi digitalizzati.

 

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Giocando con la vanità erudita, è possibile tracciare un parallelo tra Raffaello e Mozart. Oltre alla giovane morte, li accomuna un identico destino spirituale, soprattutto il talento nell’assorbire in perfezione espressiva ciò che si vede e si ascolta. Anche se distanti nel tempo e differenti nella materia artistica, le due anime apollinee radunano le membra sparse e variopinte del mondo in un unico corpo splendente, con la rara capacità di trasformare la grazia in bellezza. Per questo omaggerei entrambi, anacronisticamente, con un verso scritto dal padre di Raffaello stesso – Giovanni Santi – scritto nel 1483 e dedicato in origine al Perugino e a Leonardo: “Due giovin par d’etade e par d’amori”.

 

Con Raffaello il rinascimento raggiunge la maturità del suo programma artistico. In un’epoca che  ha privilegiato la potenza delle forme, la magia della pittura sancisce la superiorità espressiva del visibile, un misticismo mediterraneo solcato da visioni caleidoscopiche. Quella del rinascimento è una rivelazione plastica del mondo e della vita, un’età di esagerata produzione di opere elaboratissime - ci sarebbero bastati alcuni disegni per farne una superiore civiltà culturale. Come officina sperimentale dell’uomo nuovo, la parabola miracolosa del rinascimento si spegne nel rogo di Campo de’ Fiori, gli eroici furori si estinguono per accendere i cuori dei cannocchialai: inizia l’era dei demolitori di antichi cimiteri, fossero anche altari di vecchi Dei ornamentali, amanti di pitture e di sculture.

 

Allora, questa giovinezza, questa età sospesa in cerca di una posizione stabile e sicura, ma negata, dove si annida, dove la rintracciamo? Cos’è? Vigore fisico, pelle tirata sulle carni ancora allettanti? Che umiliante bottino, basterebbe il trascorrere di alcune stagioni per ritrovarci avvizziti e patetici. Oppure è un prodigioso camminare sui gomiti, su una strada ingolfata dagli “adesso tocca a noi”, “questa è la nostra occasione”, dal pippone ipocrita del “bisogna dare spazio”? Tutto lascia pensare a una paura indotta da vecchi guardoni su anime candide, prima che vengano violate dal tempo biologico. Ma la parola che più di ogni altra serve ad adescare i giovani è “cultura”, imbuto semantico per trangugiare brodaglie d’erudizione, altrimenti imbevibili.

 

Una cultura degna di questo nome dovrebbe acquisire uno sguardo penetrante sulla vita intera, un occhio affilato sulla pena del mondo, capace di far emergere il cuore celato della gioia abissale della vita. L’oro è il colore del mondo. Giovane è chi infonde dolcezza nelle ore cadenti del giorno, durante la frescura salente delle ombre. È un tenero virgulto accerchiato da rami secchi, vigoroso nello slancio e vulnerabile nel pantano dell’effimero. Prima che le fibre vengano soffocate dalle carezze di matrone decrepite, pagate l’obolo a Cesare, finché è lecito; dopo girate a largo, perché di Cesare sono rimaste solamente le fauci spalancate sulle finanze. Sarà giovane colui che ha piantato le sue radici nel cielo per farne un giardino sulla terra. La giovinezza non è un dato anagrafico, un certificato scritto su una pagina bianca strappata dall’intera esistenza. È bella perché fa parte di un tutto, è un movimento che serba in sé ogni età della nostra vita: nel giovane c’è il padre di domani, nell’uomo autentico il bambino ritrovato. Giovani si diventa. Nel frattempo, mentre intrecciate fiori sulle teste nude al sole, cercate di scorgere la bellezza d’argento nascosta tra i capelli, a debita distanza dal commercio degli uomini.

 

Francesco Lorusso (ass. Camera Cromatica)

 
 
 

Guardia Costiera/ OPERAZIONE MARE SICURO 2020

Post n°26437 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

Guardia Costiera/ OPERAZIONE MARE SICURO 2020  

  
 

In coincidenza dell’avvio della stagione estiva, nel periodo compreso tra il 15 giugno e il 13 settembre, la Guardia Costiera sarà impegnata nell’operazione “Mare Sicuro 2020”, la campagna annualmente pianificata su tutto il territorio nazionale dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto e finalizzata a promuovere la cultura del mare e la tutela della sicurezza della navigazione, della salvaguardia della vita umana in mare e il rispetto dell’ecosistema marino, allo scopo di assicurare il sereno e sicuro svolgimento delle attività di balneazione e del turismo nautico.

 

L’attività di controllo lungo tutto il litorale pugliese vedrà impegnati oltre 400 militari, e sarà espletata attraverso una coordinata attività di pattugliamento, con l’impiego di mezzi terrestri, navali (di cui 27 gommoni veloci e 37 unità d’altura) e aerei; particolare attenzione sarà rivolta alla verifica dell’osservanza dei limiti di navigazione dei natanti in prossimità della costa e alla salvaguardia della fascia riservata alla balneazione, anche attraverso un maggior controllo rivolto ai presidi di sicurezza degli stabilimenti balneari e alla verifica della presenza di cartelli indicanti eventuali limiti alla balneazione sicura lungo il litorale, come da attività già avviata nei giorni scorsi.

 

Un’attenta azione di vigilanza sarà condotta, altresì, per garantire la corretta fruizione del pubblico demanio marittimo e degli specchi acquei antistanti.

 

Occorre evidenziare, in ultimo, come la nota emergenza epidemiologica ancora in atto, imponga il rispetto da parte di tutti gli utenti del mare delle disposizioni governative, degli enti locali e delle competenti autorità sanitarie emanate al riguardo; a tal proposito si segnala che sul sito web del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono state pubblicate le “linee Guida per la nautica da diporto e la sicurezza della balneazione” quale utile riferimento per le migliori pratiche di prevenzione da parte dell’utenza.

 

Si ricorda che le Sale Operative delle Capitaneria di Porto della Puglia sono attive giornalmente e ininterrottamente, e possono essere contattate telefonicamente attraverso il “Numero Blu” 1530.

 
 
 

CORONAVIRUS, CONTINUA IL TREND POSITIVO DI GUARIGIONI AL POLICLINICO DI FOGGIA

Post n°26436 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

CORONAVIRUS, CONTINUA IL TREND POSITIVO DI GUARIGIONI AL POLICLINICO DI FOGGIA  

  
 

Al Policlinico Riuniti di Foggia continua il trend positivo di guarigione che viene confermato anche nella fase acuta della malattia.

 

Chiusi due reparti di Pneumologia Covid per acuziedell’Ospedale D’Avanzo del Policlinico Riuniti di Foggia.Ad oggi dei tre reparti di Pneumologia riservati a pazienti Covid in condizioni cliniche più gravi è attivo1 solo reparto di Pneumologia Covid per acuzie e dei due reparti per i pazienti che hanno superato la fase acuta è attivo 1 solo reparto per post acuzie.

 

Attualmente 9 sono i pazienti ricoverati in acuzie e 5 pazienti in post acuzie, cioè guariti clinicamente, della Pneumologia del D’Avanzo.                           Mentre sono 7 i pazienti ricoverati nel reparto di Malattie Infettive universitaria e nessun paziente è ricoverato in Rianimazione.

 

Buone notizie, quindi, che sono un raggio di luce dopo giorni difficili.

 

“La chiusura didue dei tre reparti di Pneumologia Covid è il risultato di un grande lavoro di squadra di tutto il personale sanitario che ringrazio ed è un messaggio di speranza che ci ripaga di tutti gli sforzi fatti negli ultimi mesi – ha dichiarato il Direttore Generale del Policlinico Riuniti di Foggia Dott. Vitangelo Dattoli. E’stato un periodo molto impegnativo sotto tutti i punti di vista in cui c’è stato bisogno, oltre a tutte le competenze possibili rispetto a questa malattia dalle tante sfaccettature, anche dell’umanità, di incoraggiamento, di ascolto e della grande dedizione di tutto il personale”.

 

Unanime è stata la gioia e la commozione di tutti gli operatori sanitari del reparto.

 

“Questa emergenza è stata una esperienza professionale e umana veramente unica per la variabilità della presentazione clinica, per i livelli di gravità, per la diversa risposta ai farmaci che hanno richiesto sicuramente competenza e continui e quotidiani aggiornamenti. Abbiamo combattuto questa battaglia tutti insieme, condividendo con i pazienti le paure e le preoccupazioni, ma anche la grande volontà ad impegnarsi per vincere questa battaglia – haspiegato la Prof.ssa Maria Pia Foschino, Direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio universitaria e del Dipartimento di Medicina Specialistica.

 

“Questi giorni non sono stati facili per nessuno, ma sono stati l’occasione per fare squadra per poter affrontare e sconfiggere in piena sinergia un nemico comune con la scienza e l’umanità nel nostro lavoro quotidiano”- ha dichiarato il Prof. Donato Lacedonia, Prof. Associato della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio universitaria.

 

“Ricordo l’invito a fare attenzione e a rispettare le regole perché solo così potremo vincere tutti insieme questa importante partita” – ha concluso il Direttore Generale del Policlinico Riuniti di FoggiaDott. Vitangelo Dattoli.

 
 
 

ADOC FOGGIA: “RC AUTO, NONOSTANTE IL CORONAVIRUS IN PROVINCIA DI FOGGIA L'ASSICURAZIONE COSTA IL 64% IN PIU'. ASSURDO"

Post n°26435 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

ADOC FOGGIA: “RC AUTO, NONOSTANTE IL CORONAVIRUS IN PROVINCIA DI FOGGIA L'ASSICURAZIONE COSTA IL 64% IN PIU'. ASSURDO"  

  
 

“Rispetto al 2019, c’è stata un’evidente riduzione dei costi delle polizze RC auto in tutto il Paese. E, tuttavia, in Capitanata, nonostante il coronavirus, i costi rimangono ancora troppo elevati”. A dichiararlo ADOC Foggia.

 

“In base a un monitoraggio effettuato dagli uffici di segreteria e dal personale del Servizio civile, nel mese di maggio 2020 il premio medio RC auto calcolato in provincia di Foggia è stato di 826,09€. La variazione rispetto a 6 mesi fa (886,57€) è del -6,82%. Rispetto a Maggio 2019 (843,42€) la tariffa media fa segnare un -2,05%. Nello stesso mese in Italia è stato rilevato un premio medio di 502,96€. La variazione rispetto a 6 mesi fa (550,21€) è del -8,59%. Rispetto a Maggio 2019 (546,86€) la tariffa media fa segnare un -8,03%”, afferma ADOC Foggia che, però, posiziona la lente d’ingrandimento sulla provincia di Foggia: “Se questo è il dato nazionale, il dato della Capitanata continua ad essere allarmante: il 64,24% in più in un momento in cui, a causa del lockdown e del coronavirus, tutti dovremmo fare uno sforzo per contenere i costi per far ripartire il Paese.

 
 
 

Puglia/ Maturità, aule sanificate, commissari insediati. Notte prima degli esami per 37mila

Post n°26434 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

Puglia/ Maturità, aule sanificate, commissari insediati. Notte prima degli esami per 37mila  

  
 

Da domani, mercoledì 17 giugno, prova orale (e unica) per la Maturità 2020. Occhio alle fake news su guanti e mascherine: i primi non sono obbligatori e le seconde si potranno togliere durante il colloquio.

 

Questa volta non impazza il toto-traccia, né l’ansia sull’autore da evitare, specie per le versioni di latino o greco. Niente quizzone (già abolito lo scorso anno) e niente trucchetti per tentare di copiare. Spariscono infatti tutte le prove scritte e si passa direttamente all’unica prova orale. Sessanta minuti di colloquio in presenza su cinque diversi ambiti di programma, dall’elaborato e dall’analisi di un testo di letteratura italiana, sino all’alternanza scuola lavoro. Mantenendo le debite distanze di almeno due metri e dovendo (necessariamente) abbassare la mascherina. Quella di oggi sarà un’insolita notte prima degli esami per i 37 mila e 446 studenti pugliesi attesi alla fatidica Maturità. Ridisegnata e rivoluzionata a causa dell’emergenza covid-19 in ogni piccolo dettaglio: dalla sanificazione costante degli ambienti e delle mani, anche tra un colloquio e l’altro, sino ai percorsi dedicati a scuola per l’ingresso e l’uscita. Monitorati da personale della Protezione Civile e della Croce Rossa.

 Riunite le commissioni  

E dopo tre mesi di assenza ieri sono tornate a rianimarsi le scuole con la convocazione delle 970 commissioni d’esame sparse per la Puglia e che non registrano alcun problema su carenze d’organico per completare il team dei sette componenti (sei prof interni e un presidente esterno). Tra gli ultimi adempimenti l’estrazione della lettera per stabilire l’ordine alfabetico di convocazione dei maturandi, al via dalle 8 e 30 di domani. Nessuna misurazione della temperatura, ma solo autocertificazioni per commissari, studenti ed eventuali accompagnatori (ammesso uno per candidato); né tantomeno test sierologici sul corpo docente. «Non li abbiamo disposti perché le sedute in presenza si svolgeranno rispettando le rigorose norme sul distanziamento stabilite dal tavolo regionale» spiega il direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Vito Montanaro.

  Cinque studenti al giorno 

Ogni giorno potranno essere esaminati solo cinque studenti, con la possibilità per le singole scuole di rimodulare il calendario anche con sedute pomeridiane. Il candidato, qualora necessario, potrà richiedere alla scuola il rilascio di un documento che attesti la convocazione e che gli dia, in caso di assembramento, precedenza di accesso ai mezzi pubblici per il giorno dell’esame. Insomma, un’edizione della Maturità sicuramente insolita e da ricordare. «In quest’anno fuori dall’ordinario è successo qualcosa di straordinario: è successo che abbiamo capito che la scuola è soprattutto dentro di noi, che essa abita dove c’è il sogno di futuro, cioè dentro di voi, ragazzi», scrive nel suo messaggio d’augurio il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Anna Cammalleri.

 
 
 

VIESTE-PIAZZALE PAOLO VI- PINI E CITTA': COESISTENZA POSSIBILE?

Post n°26433 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

VIESTE-PIAZZALE PAOLO VI- PINI E CITTA': COESISTENZA POSSIBILE?  

  
 

In ambiente urbano è facile imbattersi nelle radici affioranti che spaccano il terreno e creano problemi alla viabilità delle automobili e al passeggio dei pedoni.Purtroppo i danni al patrimonio arboreo sono altrettanto ingenti perché in nome della sacrosanta sicurezza del cittadino si cancellano beni ambientali di grande bellezza. Il problema sta nella mancanza di sensibilità e di comunicazione per cercare soluzioni che esistono e che devono essere applicate con professionalità.
Nel caso della pineta del Piazzale Paolo VI in Vieste, che un progetto comunale intende eliminare in nome della succitata sicurezza dei pedoni che inciampano nelle radici affioranti, possiamo dire con altrettanta determinazione che una soluzione alternativa esiste, in nome della tutela del patrimonio che un piccolo polmone verde rappresenta, che ha impiegato venticinque anni per raggiungere la piena maturità e che, appena diventato " maggiorenne" si vedrà falciato dalle seghe elettriche!
Come sostiene il prof. Giovanni Morelli, agronomo naturalista e tra i maggiori esperti di pini in Europa: " Il pino è un albero affascinante, complesso, versatile e affidabile. Può vivere in suoli in cui altre specie non sopravviverebbero, non richiede potature ed è maestro nell'autodeterminazione.Posso tranquillamente consigliare di piantare i pini mediterranei nei parchi e nei giardini urbani."
Come i foggiani ricordano, ampie polemiche ha destato in Foggia nel maggio scorso la decisione dell'Amministrazione di sostituire cento alberi di pino in via Napoli con altre specie, a causa delle asperità provocate all'assetto stradale. Ma via Napoli è una strada ad altissimo traffico veicolare di automobili e ambulanze che dal centro cittadino vanno verso l'ospedale e la circonvallazione. Eppure l'Amministrazione ha dovuto dare molte spiegazioni. Nel caso di Vieste, il piazzale Paolo VI  è una piazza destinata a verde urbano senza traffico veicolare se non per parcheggiare, e senza transito pedonale se non per l'attività mercatale al mattino. Possiamo certamente affermare che la destinazione dell'area è a verde pubblico e non a parcheggio o ad area commerciale, e non ci consola la promessa del Sindaco che i pini saranno sostituiti da lecci e carrubi, che impiegheranno venti anni a raggiungere la maturità della chioma. Per non rinunciare, invece, SUBITO, agli enormi benefici apportati dai pini presenti e che possiamo riassumere nei servizi ecosistemi quali il  miglioramento della qualità dell'aria, la riduzione delle particelle inquinanti di particolato, l'abbassamento della temperatura, l'ombreggiatura, l'attenuazione dei rumori cittadini, la protezione idrogeologica, la tutela della biodiversità e tanti altri, l'associazione Co.N.Al.Pa. ( Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio) Onlus Delegazione Foggia, chiede al Comune di Vieste di sospendere il progetto che vuole eliminare gli alberi in favore della cementificazione dell'area per un ennesimo parcheggio. E' possibile invece che l'area possa essere utilizzata sia per il mercato sia per parcheggiare l'automobile SENZA abbattere i pini che regalano ombra e abbassano la temperatura in estate. Ciò sarà possibile se l'Amministrazione del Comune di Vieste vorrà essere virtuosa e seguire la strada del rispetto dell'ambiente e della bellezza. 

 

Gabriella Miccolis
Presidente Co.N.Al.Pa. Foggia
www.conalpa.it 

 
 
 

ANCHE LA PROVINCIA DI FOGGIA AGLI STATI GENERALI DELL'ECONOMIA

Post n°26432 pubblicato il 16 Giugno 2020 da forddisseche

ANCHE LA PROVINCIA DI FOGGIA AGLI STATI GENERALI DELL'ECONOMIA  

  
 

Appena conclusa a Villa Pamphili a Roma la seconda giornata degli Stati Generali dell’Economia a cui ha partecipato anche il presidente della Provincia di Foggia, Nicola Gatta, con la delegazione dell'Unione delle Province d'Italia, insieme ad Anci e Conferenza delle regioni, su invito del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per tracciare il programma della ripresa, dopo la terribile epidemia sanitaria. "Guardo con fiducia alla consapevolezza, da parte del Governo, che la ripresa deve passare necessariamente dal coinvolgimento degli Enti locali. Dobbiamo, con il contributo di tutti, cercare di trasformare un momento di crisi, come quello che stiamo attraversando, in una occasione per ripensare profondamente il modello di sviluppo del Paese.
Questa è un’occasione straordinaria per mettere in sicurezza il Paese e per garantire al contempo una spinta immediata alla ripresa economica dando ossigeno alle piccole e medie imprese. Dobbiamo utilizzare le risorse disponibili per realizzare investimenti per rendere sicure strade e ponti, per mettere al centro l’edilizia scolastica, un patrimonio che non assicura adeguatamente agli studenti il diritto allo studio. E’ impensabile progettare un rilancio che non veda protagonisti i territori, cioè gli Enti più vicini alle esigenze della gente. Si tratta di ricostruire l’economia insieme ai territori, lasciando spazio finalmente ad un programma di ampio respiro che sposi sviluppo sostenibile, ecologia e nuove tecnologie, per trasformare le strade provinciali e le scuole superiori in poli d’eccellenza. Nel mio intervento ho parlato del Contratto Istituzionale di Sviluppo, di continuare ad investire ulteriori risorse nei territori partendo da quelli più fragili e di riprendere la stagione della programmazione negoziata con un nuovo piano di industrializzazione, per dare risposte occupazionali",.

 
 
 
 
 

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