La prima cosa bella di venerdì 1 luglio 2022 sono i medical drama di nuova generazione. Perché ci piacciono? Credo sia perché il vero dramma è il medico stesso. Provate a pensarci: il dottor House ha una menomazione alla gamba destra, the good doctor ha la sindrome dell’idiota sapiente, Doc ha perso la memoria di un pezzo della sua vita e il più amabile, il dottor Max Goodwin di New Amsterdam, ha il cancro (anche se l’esistenza di 4 stagioni conforta chi sta in pena mentre fa la chemio nella prima). Da bambino diffidavo dei barbieri calvi poi ho capito che il modo migliore per affrontare un problema è averlo sperimentato di persona. Non si offendano i dottori sani, sicuramente altrettanto bravi, ma ora si cerca nei medici un particolare che riveli la loro vulnerabilità, quasi si chiede loro la cartella clinica per essere certi che abbiano passato qualcosa di simile. E, soprattutto, che abbiano trovato il modo di uscirne. Quando, la sera, uno si guarda quattro puntate in fila di una di quelle serie l’effetto è che mentre spegne ha la certezza di avere da qualche parte dentro di sè una malattia rara, ma anche quella dell’esistenza di un medico capace di curarla perché conosce il dolore che provoca. Un taumaturgo, ma umano.