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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi di Gennaio 2007

Evento Mondano

Post n°43 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

...dopo un racconto molto "duro" meglio ridere un po'. Buona lettura....

Arriviamo al luogo dell'appuntamento verso le 16,00: trattasi di zona industriale artigianale; la nostra meta è l'ultimo capannone a destra di una strada chiusa. Suoniamo, ci aprono, saliamo al primo piano dove ci aspetta gli organizzatori e il gestore del locale. Soliti convenevoli di rito. La nostra ospite indossa una gonnellina a piegoni e una maglia nera aderentissima. Purtroppo per lei (ma anche per me) se l'esiguità della gonna può essere tollerata in virtù di un paio di gambe adeguate, l'uso in un capo così attillato evidenzia impietosamente un fisico non esattamente adatto ad un simile azzardo, ma tant'è il buon gusto è totalmente bandito da quasi tutti i frequentatori di simili ambienti. B. è un rispettabile individuo che, come dichiara il suo nick, ha una specifica propensione e abilità nell'arte del legare e impacchettare. Peccato che sembri un ragioniere o un impiegato del catasto e, perdonatemi la spocchia, ma le fisique du role non è cosa che si possa impunemente ignorare. Rimaniamo nell'ingresso un po' turbati da quanto vediamo attorno a noi e decisamente delusi dal fatto che le due persone che speravamo ci fossero hanno dato forfait. Mentre aspettiamo gli ospiti M. mi confida con fare querulo che G. è andato in stazione a prendere una signorina e ammicca facendo allusioni alla sua speranza che il nostro non fugga con costei (credo per avallare solo la sua convinzione dell'irresistibilità del suo master).
Mentre parliamo arrivano 4 ragazzotti di belle speranze abbigliati con camice a quadri e jeans sdruciti. Fanno per entrare, ma il gestore con tono sussiegoso li informa della natura del party in questione e li invita ad uniformare il loro abbigliamento al tenore dell'avvenimento. (non so se fossero attrezzati o meno alla bisogna, ma di fatto, poi, li ho rivisti all'interno in abbigliamento consono - cioè vestiti di scuro) Arrivano alla spicciolata altri ospiti e il mio livello di depressione raggiunge picchi preoccupanti. Alla fine entriamo, non senza aver pagato l'ingresso, rappresentato da un obolo "simbolico???" di 25€ (la coppia con consumazione obbligatoria da pagare a parte). L'ambiente, nella più classica tradizione di questo genere di locali è composto da un'ampia sala in cui galleggiano improbabili divanetti a fiorir che circondano banali tavolini bassi, il tutto allietato da inquietanti festoni natalizio/carnevaleschi pendenti dal soffitto, da tende improbabili e da un'eclettica accozzaglia di oggetti di pseudo-arredamento probabile bottino qualche razzia da uno sgomberacantine.

DESCRIZIONE SOMMARIA DEI PARTECIPANTI.

Gli accoliti si raggruppano secondo una non ben intuibile logica (numeri di Fibonacci, flussi migratori delle aringhe del Baltico, moto Booleano) Descrivo solo i gruppi più pittoreschi:

Gruppo belli e dannati. Composizione: i 4 ragazzotti summenzionati con l'aggiunta di una coppia lei minuta e carina vestita con un abituccio credo di pelle nera e lui tono su tono e da una coppia speculare con lei Mistress e lui slave sempre ton sur ton (perdonate l'azzardo linguistico da un Orko pochissimo poliglotta)

Gruppo quando arriva carnevale? Composizione: un signore sui 50/55 fisicamente non malaccio con capello ondulato e grigio indossante un completo composto da pantaloni in pelle nera e gilet uguale (ovviamente essendo costui macho nulla sotto il gilè) il tutto impreziosito da un paio di anfibi neri e completato da un frustino corto agitato con nonchalance. Piccolo neo: alcune pieghe di pelle ricadenti sotto le ascelle.
Signora sui 45/50 size large con improbabile corpetto a sostegno di un apparato mammario importante ma non più autoportante, che ha poi modificato il suo look con una tutina di stoffa a trama larga di colore grigio scuro con fiori argentati stampati (effetto vaso funerario).
Signore ultracinquantenne size large senza ulteriori caratteri distintivi se non una marcata alopecia e un'espressione da pesce bollito.
Signora brunocrinita di circa 40 anni di non disprezzabile complessione fisica che però ahinoi indossava soltanto una tutina assolutamente aderente e semitrasparente (qualcosa che poteva assomigliare ad un collant di media pesantezza) che metteva in risalto un paio di fianchi assolutamente smodati e corredata da di stivali in latex (credo) tacco minimo 10 che la rendevano totalmente incapace di deambulare se non abbarbicata al braccio di un cavaliere che la sorreggesse.
Signora ultracinquantenne sixe XL viso che descriverei reduce dal un frontale con un TIR e dentatura "disordinata" abbigliata con un grazioso abito turchese che si sposava perfettamente col rosso menopausa del rado capello con riportino

Sottogruppo La maestra e il suo Master. Composizione: la nota professoressa acidina di approssimativamente 50 anni, più o meno 10 size small corto, capello acconciato a boccoli rigidi tutti in cima alla testa aria cattivella e polemica (assai poco da slave oserei dire). Marito/padrone size extralungo drop 10 (allampanato) corredato da immancabile espressione triste e rassegnata (assai poco da master oserei dire)

Sottogruppo M. e G. No comment

Sottogruppo Promessi Sposi: Composizione: Nikita (la sposa) size slim longuette abbigliata con micro tubino nero abbondantemente più corto dell'orlo delle autoreggenti, sandali tacco 10 (o giù di lì) maglia nera assolutamente trasparente con seno in bellavista. Futuro Marito (non ricordo il nick) aria da grand gros ciula & baloss nessun altro segno caratteristico. (N.B.: l'espressione di entrambi ricordava assai più quella di due condannati al patibolo che di due piccioncini in fase di convolamento n.d.a.)

Sottogruppo Giornalisti. Composto da una coppia di ragazzi sui 25 anni invitati dagli organizzatori per dare risalto sui mass media (una ignota televisione Bolognese) all'evento che si guardavano intorno tra lo stupefatto e il depresso.

Special guest: Il Drammaturgo di Verona. (relata refero nda) Ometto sui 60 anni 1,60 di altezza capello bianco occhiale pesante in giacca e farfallino che svolazzava (lui non il farfallino) tra i vari gruppi come falena impazzita.

CRONACA DELL'EVENTO

Passato il primo periodo di acclimatazione la nostra ospite conquista il centro della sala con un microfono e ha chiesto la parola. Dopo aver ringraziato l'organizzazione del locale ci comunica che la cerimonia di premiazione del primo concorso letterario di La rosa e la frusta non avrà luogo per l'assenza della totalità dei premiandi. Ci invita poi ad applaudire i promessi sposi, che nel frattempo l'hanno raggiunta al centro della sala, e, dopo l'applauso di rito, ha dichiarato conclusa la cerimonia invitando tutti a darsi da fare per dare un senso alla festa. A questo punto ho capito che tutte le ragioni per cui avevo (seppure con parecchie remore) accettato di partecipare all'avvenimento si erano rivelate assolutamente inesistenti.
Resta però, non lo nascondo, il fastidio di aver pagato 50 € assolutamente a vuoto, per cui decido di trattenermi un poco per vedere l’evolversi degli avvenimenti.
I primi seguire l’invito dell’organizzatrice sono stati i componenti del gruppo belli e dannati. Di punto in bianco, seguendo una logica a me del tutto incomprensibile, la signorina magretta e carina si è sfilata l'abito rimanendo completamente nuda e, messasi a quattro zampe, ha seguito in siffatta posizione il proprio padrone che nel frattempo le aveva allacciato un guinzaglio al collare che indossava. I due si sono diretti verso la zona dei priveè seguiti da un codazzo di allegri guardoni felici dell'occasione che veniva loro offerta. A questo punto la rossocrinita signora con abito turchese ha estroflesso le sue ghiandole mammarie ( di dimensioni invero ragguardevoli) lasciando che le venissero fissate due klamps ai capezzoli e ricevendo nel contempo sonore sculacciate da un componente il suo gruppo folkloristico. La scena aveva del surreale in quanto detta signora inginocchiata su di un divanetto con le braccia appoggiate allo schienale il sedere a disposizione dei passanti e le tette in bella vista continuava a dialogare amabilmente con un paio di persone quasi del tutto incurante di ciò che le veniva fatto. Nel frattempo riemergeva dal priveè il gruppo dei belli e dannati con la signorina sempre totalmente ignuda che si recava col suo master al bar a bere qualcosa ostentando due chiappe vistosamente segnate da colpi, credo, di frusta.
In un altro angolo della sala anche i nostri ospiti hanno deciso che fosse arrivato il momento di partecipare al festino e così il buon G., sollevato la minigonna di M, ha iniziato a colpirla sulle natiche con schiaffi e colpi di frustino, coadiuvato e sostituito dalla rossocrinita mollettata.
Nel generale bailamme, il drammaturgo di Verona sfrecciava su e giù per la sala con l'evidente intento di non perdersi nulla di una così ricca offerta di pratiche SM. La sua convinta partecipazione è giunta al punto di venirmi a chiedere come mai non andassi a vedere anch'io le performances e me ne restassi seduto in disparte.
E quando ho tentato di spiegargli il senso assolutamente privato che ha per me questo genere di cose, ha sgranato gli occhi, ha fatto spallucce e si è allontanato bofonchiando qualcosa del tipo ma come si fa a perdersi esperienze così interessanti?
A questo punto completamente esaurite pazienza tolleranza ho addotto una pietosa scusa, ed essendo M. ancora allegramente impegnata a porgere le terga, ho pregato G. di estendere anche a lei i mie ossequi e me la sono data a gambe, insalutato ospite.

 
 
 

Post n°42 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Considerazione 

Sono un po' perplesso.
Sapevo che "Corsia" era un racconto "difficile", mi aspettavo anche delle critiche feroci, ma, a parte un paio di post, invero molto pertinenti, di NI_NA, il mio invito a commentare questo mio scritto è stato del tutto ignorato.
Poco male direte voi: evidentemente nessuno ha letto il racconto o ha ritenuto valesse la pena di commentarlo, ma il punto è proprio questo.
In realtà, in privato, ho ricevuto diversi commenti di apprezzamento e anche alcune critiche, del tutto comprensibili e motivate. Mi chiedo allora se il tema trattato abbia in qualche modo inibito le persone ad uscire allo scoperto, quasi a non voler ammettere di aver letto un testo così poco condivisibile?
Sarei curioso si capire il motivo di tale dicotomia

A margine al racconto vi informo che ho visto passare per il mio blog un paio di noti salvatori della patria iscritti alla confraternita delle "Figlie di Maria per la conservazione della purezza dei Santi Blog" il che mi fa temere che a breve potrei ricevere la gradita visita della mannaia della censura...
Se ciò dovesse avvenire e se, pertanto, non doveste più trovare online questo mio Blog, ritenetevi salutati fin d'ora...

Un abbraccio Oscuro

 
 
 

Corsia

Post n°41 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Doverosa premessa: questo racconto mi è stato in qualche modo "commissionato" da una cara amica le cui fantasie si indirizzano nella direzione delle situazioni descritte. Ne è venuta fuori una storia piuttosto "forte" che non è indicativa, se non in senso molto lato, del mio immaginatrio.
In realtà è stata quasi una sfida che ho voluto accettare quella di descrivere il percorso di una donna che scopre il BDSM in un modo quantomeno inconsueto e pertanto lontanissimo dal mio modo di sentire.

Spero di aver fatto un lavoro decoroso...Attendo vostri giudizi...

Lia è sdraiata ai bordi della piscina, l’aria è calda, il riflesso dell’acqua piacevole.
Lia tiene in mano un libro aperto, ma le parole scorrono davanti ai suoi occhi senza che lei riesca a concentrarsi su quello che legge.
Il suo pensiero torna a dieci anni prima, al giorno in cui quel giovane male in arnese ha attraversato la strada e si è inginocchiato ai suoi piedi dicendole: signorina dal primo momento che l’ho vista....
Lia aveva riso di quell’approccio così improbabile, ma il ragazzo non stava scherzando e aveva continuato a parlare, parlare, parlare, fino a che lei, vinta, non aveva accettato il suo invito a cena.
Così aveva conosciuto Paolo e così se ne era innamorata.
Si domandava spesso cosa avesse trovato in lui.
Forse quell’aria da cane bastonato, forse il sacro fuco dell’arte, forse quegli improvvisi slanci, come la volta che aveva malmenato quel tipo, reo di aver solo tentato di dare un calcio ad un gatto randagio.
Forse era il ricordo di quei mesi passati a fare l’amore per giorni e notti nella sua soffitta, incurante del fatto che metà del corpo di polizia della città la stesse cercando per ordine di suo padre.
Si perché Lia era l’unica erede di una famiglia incredibilmente ricca e  potente, e talmente abituata a farsi obbedire da tutti che nemmeno i suoi genitori avevano potuto dissuaderla dallo sposare quell’idealista spiantato.
Purtroppo Paolo non aveva talento e così il fuoco dell’arte si era spento rapidamente, la passione tra di loro non era durata molto più a lungo e a poco a poco colui che a lei era sembrato l’uomo della sua vita, il pittore maledetto, il contestatore, quello che coi soldi ci si puliva il culo aveva cambiato radicalmente vita prosciugando in pochi anni tutti i conti correnti bancari a cui aveva potuto accedere.
Per fortuna l’immensa ricchezza della famiglia era rappresentata per 
Lia sale in macchina, il cancello della villa scivola silenziosamente , l’auto accelera e Lia riprende il filo dei suoi pensieri.
E’ inutile nasconderselo, la ragione che le ha impedito di divorziare non va ricercata nel ricordo dell’amore che un giorno ha nutrito per lui, ma nel senso di colpa che continua ad angosciarla.
Poco importa che tutti le dicano che Paolo non sarebbe mai stato un artista, Lia non riesce a non pensare che sia stata la sua ricchezza ad inaridirlo, le cene le feste, i viaggi a renderlo cinico e avido e cinico e che, in ultima analisi, sia lei la causa del fallimento del suo matrimonio.
Così, nonostante tutto, Paolo rimane suo marito, il principe consorte come lui stesso sprezzantemente si definisce che vive dilapidando il più velocemente possibile l’appannaggio mensile che lei gli versa e che non perde occasione per farsi scoprire abbracciato a qualche troietta al punto che oramai nemmeno i giornali scandalistici pubblicano le foto delle sue intemperanze.
Improvvisamente Lia si riscuote, una macchina di traverso sulla strada la obbliga a frenare, il corpo di una donna svenuta sporge riverso dalla portiera spalancata.
Lia scende dall’auto e si precipita verso la malcapitata, quando improvvisamente una mano le tappa la bocca e contemporaneamente avverte una dolorosa puntura alla base del collo, poi più nulla.

La corsia è buia...solo la luce di emergenza rischiara fiocamente gli altri letti deserti.
Lia si sente intontita.. non capisce bene dove sia e perché.
Cerca di sollevarsi a sedere, ma una strana spossatezza la ricaccia giù.
Le mani sono pesantissime come pure le gambe...si sente incapace di muovere un solo muscolo non prova dolore, ma uno sgradevole senso di oppressione e una vaga inquietudine la pervade.
Ah finalmente ci siamo svegliati!
La voce le arriva all’improvviso facendola sobbalzare. Dopo la voce il suo campo visivo viene invaso da un orribile individuo che indossa un camice bianco: il fisico robusto quasi grasso, due braccia muscolose ed incredibilmente pelose che terminano  in due enormi mani dalle dita tozze.
L'infermiere si china su di lei con un ghigno inquietante e con un gesto brusco solleva le coperte.
Lia si accorge di essere coperta solo da un camicione di tela annodato sul didietro...
L’uomo le pone una mano sulla bocca ed infila l'altra tra le sue gambe.
Lia sente la mano brancicarle il sesso: dita fameliche che la violavano con gelida indifferenza.
Tenta di sollevare il busto di gridare, ma lui senza spostare la mano dalla sua bocca le tappa il naso. Un improvviso e gelido panico le attanaglia il ventre.
Annaspa cercando l'aria che non riesce più ad inspirare, gli occhi si dilatano, il petto si solleva spasmodicamente per poi ricadere vinto.
L'infermiere, totalmente incurante delle sue reazioni, continuava a profanare la sua intimità: già 2 dita le frugano la vagina mentre il pollice, vinta la resistenza dell'ano è penetrato  profondamente dentro di lei.
La mano dell'uomo, chiudendosi attorno a quelle dita, la stringe con una morsa ferrea che la domina completamente.
la prossima volta che ti ribelli hai finito di respirare.
Lia, terrorizzata, tenta di divincolarsi.
Il bruto, sghignazzando, la solleva di peso la rigira,  e le fissa i polsi con dei nastri di tela alle sponde del letto, poi con la sinistra, premendole la nuca, le immobilizza la testa contro il cuscino.
Mentre l’uomo la rigirava, Lia intravede una figura semi nascosta nell’ombra del corridoio buio. E’ una persona di circa 40/45 anni, indossa un camice immacolato e la fissa con occhi freddi, ma attenti.
Per un attimo Lia spera che quello sia il suo salvatore, ma  la disperazione le stringe la gola quando  vede un sorriso divertito attraversare il volto dell’uomo.
E’ solo un attimo, poi si ritrova soffocata e schiacciata dal peso del suo aguzzino che con calma studiata, inizia  slacciare i legacci del camicione mettendole  a nudo la schiena.
Lia si inarca tentando di sgropparlo, ma  ottiene come unico risultato un immediato aumento della pressione sulla sua testa e con essa la sensazione di soffocamento.
L'uomo slacciata la tunica e comincia  morderle le spalle, la schiena, le natiche.
Una mano, insinuatasi sotto di lei le raggiungerle il seno: la stretta è brutale e la fa trasalire, poi la sente risalire fino a trovare il capezzolo inspiegabilmente durissimo ed eretto.
Ma allora ti piace troia!!!
sghignazza l'animale.
Le sue dita si chiudono attorno a quel grumo turgido e cominciarono stringere senza pietà.
Una fitta di dolore lancinante l'attraversa conficcandosi da una parte nel suo cervello e dall'altra esplodendo torrida nel suo ventre.
Lia è sconvolta: non può ammettere quello che stava provando o, perlomeno, quello che una parte di lei comincia a provare.
Percepisce il turgore delle sue labbra e il liquido calore che le pervadeva l'inguine.
Non posso essere eccitata!!!
pensa
non è possibile!!!
 Eppure....
Il dolore al capezzolo si è fatto insopportabile, un rantolo incontrollabile le sfugge e per risposta la pressione che la soffocava sempre più.
Poi, come una liberazione, l’uomo si solleva, scostandosi da lei
L’attimo di sollievo che prova è subito sostituito da una nuova e più terribile angoscia: si sente spingere in avanti, è costretta ad inginocchiarsi, le gambe divaricate le spalle appoggiate al cuscino il sedere sollevato ed esposto, un lingua calda e larga comincia a lambirla, si muove lasciva e proterva lungo tutto il solco del suo inguine, le dischiude le labbra della vulva, gioca con la sua clitoride, le penetra la vagina, si sofferma indecente sull’ano.
Lia tenta di resistere alla sensazione che la pervade, lotta con quella strana eccitazione che poco a poco si impadronisce di lei, ma inutilmente.
Sente, con vergogna i suoi umori scorrere copiosi e avverte con stupefatto piacere il suo aguzzino berli rumorosamente.
Il suo corpo è scosso da tremiti incontrollati, il suo bacino si abbassava come comandato da una volontà esterna a lei che lo fa protendere in fuori per offrirsi ancora più impudicamente al suo stupratore.
L’uomo sghignazza soddisfatto.
Lo sapevo che eri una cagna - ti piace quello che ti faccio, brutta troia
Così dicendo le stringe i capelli sulla nuca e con un violento strattone le solleva il capo..
Lia boccheggia, tentando di riaversi da quello stato di semi asfissia in cui si trova, spalanca la bocca per urlare il suo disgusto e la sua rabbia, ma dal recondito recesso della sua mente dove si è rifugiata, sente la sua voce  rantolare un no quasi inudibile.
L’uomo ormai eccitatissimo, la costringe ad assumere una posizione a quattro zampe e riprende a leccarle l’ano.
Fitte di piacere le attraversarono il cervello e si mischiano con la nausea che la attanaglia, la sua coscienza oltraggiata tenta un’inutile resistenza, che il suo corpo si rifiuta di ascoltare.
Non riesce a reagire, è come stretta in una morsa invisibile che la tiene soggiogata e le impedisce di ribellarsi come se qualcosa bloccasse gli ordini che il suo cervello invia alle membra.
Le dita dell'uomo le forzano l'ano, Lia sente il grosso glande premuto conto di esso mentre le dita scivolano a bagnarsi dei liquidi della sua vulva.
Inculati troia!
le sibila l’infermiere.
Lia, priva di qualsiasi volontà, resta immobile tremante e catatonica ....
MARIO! CHE STA FACENDO?.
la quasi totalità da immobili, terreni ed attività industriali, sulle quali Paolo non era riuscito a mettere le mani.

...continua

 
 
 

Corsia

Post n°40 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

...seconda parte....

Una voce gelida e autoritaria frantuma l’angoscia di quel momento.
L’infermiere si stacca da lei ed assume un atteggiamento contrito e spaventato.
Mi scusi dottore, la paziente era agitata, stavo cercando di calmarla.
Se la paziente è agitata le metta la camicia di forza, ma non la tocchi!
La voce del dottore è altera e sprezzante, si percepisce chiaramente il suo totale disinteresse per la sorte della vittima, sembra quasi che la sua unica preoccupazione sia quella di far rispettare i regolamenti.
L’infermiere si allontana di corsa, ma Lia non riesce a provare sollievo.
E’ ancora a quattro zampe, le gambe divaricate, totalmente esposta a quell’uomo si sente il suo sguardo stuprarla né più né meno di quanto non abbia fatto il suo precedente aguzzino.
Mario torna dopo pochi minuti con la camicia di forza; rigira la malcapitata esponendola ulteriormente alle occhiate sprezzanti ma penetranti del medico, le fa indossare una corta camicia di tela ruvida le cui maniche, lunghissime, vengono incrociate dietro la sua schiena e fissate con dei lacci, poi le applica 2 cavigliere imbottite di cotone da cui si dipartivano altri lacci che fissa alle gambe del letto. Ad operazione ultimata Lia si trova completamente immobilizzata con le gambe dolorosamente divaricate.
Per ultimo le caccia in bocca un rotolo di garza tenuto fermo da un’altra benda.
Può andare Mario! dice il medico senza staccare lo sguardo dalla donna.
L’infermiere biascica qualche parola e si allontana.
Quando il rumore dei suoi passi scompare in lontananza l’uomo si avvicina a Lia, si siede sul bordo del letto, la guarda con occhi freddi e beffardi, soppesandola come si potrebbe fare per un animale da comprare.
La sua bocca si avvicina al suo orecchio e con voce bassa e tagliente le dice:
Tu non esisti! Sei stata internata in questo istituto per gravissime turbe psichiche, sei una sepolta viva. Solo io so che non sei pazza, ma questo particolare sarà del tutto irrilevante tra pochi mesi. La tua mente non reggerà a lungo qui dentro.
A meno che...  meno che tu non firmi una dichiarazione nella quale doni tutti i tuoi averi ad una fondazione benefica di cui io sono l’amministratore unico.
Pensaci su stanotte e domani ne riparliamo!
Lia rimane sola nella stanza buia, completamente immobilizzata, gli occhi dilatati la mente alla disperata ricerca dei perché a cui non riesce a dare una risposta.
Poi, piano piano, comincia a ricordare.
Paolo, la macchina, l’aggressione...
Adesso le è tutto chiaro, il medico, sicuramente un amico di suo marito, è stato assoldato per minare la sua volontà e per costringerla a cedere le sue immense ricchezze. Esiste infatti una clausola, creata appunto per tutelarla, che impedisce a Paolo di entrare in possesso dell’eredità qualsiasi cosa le potesse accadere.
L’unico modo per aggirare l’ostacolo è quello di non far figurare come beneficiario il “principe consorte”. Ci vuole dunque un giro più sottile per potersi impadronire delle sue ricchezze e il bastardo si è illuso di averlo trovato.
Ma non ha fatto i conti con me! Pensa Lia furente, e la rabbia che prova le ridà un filo di speranza.
Cerca di rilassarsi, ma il sonno non viene, sia per la tensione accumulata che per il continuo sgocciolio che rimbomba in quelle stanze deserte.
Poi, a notte fonda,....i topi.
La mattina dopo, Mario ricompare, e Lia quasi ne è felice dopo quella orribile notte insonne.
L’infermiere le libera i piedi e trascinandola per un lembo delle camicia di forza ancora chiusa la conduce al bagno.
Con un calcio apre la porta della turca, la fa accucciare e si siede sui talloni guardandola sogghignante.
Lia muore dalla vergogna, ma sa che era inutile resistere si libera di quello di cui si deve liberare e subisce in silenzio l’oltraggio della mano di lui che la pulisce soffermandosi molto più a lungo di quello che l’operazione in se richiederebbe.
Dopodiché la conduce lungo i corridoi deserti e risuonanti fino ad una stanza che sembra una macelleria.
Il pavimento e le pareti sono completamente rivestite di mattonelle che un tempo dovevano essere immacolate, ma che ora appaiono screpolate e in più punti chiazzate di ruggine e di chissà che altro.
Tutto attorno alla camera corrono, ad altezze diverse, delle sbarre di acciaio stranamente lucido dalle quali pendono catene imbracature e ganci metallici.
Il pavimento della stanza è completamente sgombro e lievemente concavo con una griglia circolare al centro.
Bene bene! Ecco la nostra paziente, ha passato una buona notte mia cara?
 Le parole gentili stridono dolorosamente col gelido tono di voce del dottore.
Dunque, vediamo, con che terapia cominciamo a curarla? Ma certo, un bello choc termico è sempre salutare. - Mario prepari la paziente!
Mario denuda la donna, le applica due polsiere di cuoio robusto unite da una catenella quindi, senza tanti complimenti, la fissa ad uno dei ganci che pendono dalle pareti lasciandola penzolare come una bestia macellata.
I piedi di Lia non toccano il pavimento e ben presto il suo peso inizia a farle dolere le braccia e i polsi .
Dopo qualche minuto, che sembrano ore, viene investita da un getto d’acqua potentissimo e gelato che la schiaffeggiava su tutto il corpo.
La posizione in cui è stata appesa fa si che il getto la colpisca direttamente togliendole il fiato quando le sbatte come un pugno sullo stomaco, la soffoca quando viene alzato sadicamente sulla faccia e si riversa copioso nella sua bocca spalancata nell’inutile ricerca di un po’ d’aria da respirare, poi scende a schiaffeggiarle i seni o le stupra il sesso.
La cosa va avanti per più di un’ora, Lia è oramai un  concentrato di dolore, ogni parte del corpo è coperta di lividi.
Poi il getto si placa.
Il medico le si avvicina, le prende i capelli che le coprirono il volto e, tirando con forza, le solleva il viso.
Allora che ne dice? Firmiamo questa donazione?
Gli occhi di Lia sfavillano di una luce d’odio così intensa da fargli morire il ghigno sulle labbra.
Non ti  è bastato allora! Bene domani seconda puntata!
Mario, riaccompagni in camera la paziente e si assicuri che non le manchi nulla.
Ciò detto  il medico si gira su se stesso e si allontana con lunghi passi nervosi. 
Mario sghignazzando stacca Lia dal gancio a cui è appesa, e così, nuda com’è la trascina via.
Arrivati in camera Mario fissa alla testiera del letto la catenella che ancora le tiene legati i polsi e se ne va.
Sono oramai 2 giorni che Lia non tocca cibo, e nonostante il disgusto ed il terrore per la sua situazione, il suo stomaco brontola cupamente.
Dopo un tempo che le pare infinito, sente dei passi che si avvicinavano, resta in attesa, ben sapendo che non si può certo aspettare nulla di buono.
L’infermiera che entrò nella stanza, sembra gentile, ma oramai Lia non si illude più e difatti la nuova arrivata non tarda a confermare i suoi timori.
Su, cagna alzati, è ora del rancio.
La donna le fa mettere le braccia dietro la schiena e gliele immobilizza con le consuete polsiere, poi lega le medesime ad una gamba del letto costringendo Lia ad inginocchiarsi sul gelido pavimento.
Dopodiché posa a terra due ciotole, una piena d’acqua ed una contenente un impasto dal colore e dall’odore nauseante.
Hai 10 minuti per mangiare e per bere tutto, e ti consiglio di pulire bene il piatto perché non lo porterò via fino a domani e ai topi piace molto questa sbobba.
Lia, inorridita, tuffa il viso nella ciotola cercando di mangiare.
La cosa non è affatto semplice la ciotola scivola e, come se non bastasse, il contenuto ha un sapore ributtante, ma Lia capisce che la donna non scherza.
Spingendo col mento la ciotola, riesce a bloccarla contro la gamba del letto e prende a consumarne il contenuto.
Alla fine lecca diligentemente l’intera superficie del contenitore ripulendolo da ogni traccia di cibo con lente e larghe lappate a lingua aperta.
Poi, usando la medesima tecnica, comincia a bere.
L’acqua è ancor più difficile da assumere del cibo, alla fine impara che si deve fare proprio come i cani, leccare continuamente e velocemente sollevando piccole quantità di liquido. Pulisce perfettamente anche la ciotola dell’acqua e rimane in attesa.
Dopo qualche minuto, torna l’inserviente:
Ma che brava! Si vede che sei proprio una cagna sibila e anche una gran bella cagna a dire il vero.
Peccato che tra poco ti ridurranno in un modo tale che nessuno ti guarderà più .Peccato davvero tutto questo ben di Dio sprecato.
Mentre parla la donna fa sollevare Lia e la obbliga a  sdraiarsi nuovamente sul letto.
Se tu fossi carina con me, le sussurra, magari potrei aiutarti.
Così dicendo, le passa le mani sui seni le accarezza il ventre, scivola tra le sue cosce.
Per l’ennesima volta, Lia sente i suoi capezzoli inturgidirsi  e la sua vulva socchiudersi e inumidirsi e per l’ennesima volta, la vergogna e l’imbarazzo l’assalgono.
L’infermiera appoggia le labbra alle sue e spinge la lingua nella sua bocca.
Lia non ha mai baciato un’altra donna e, a dire il vero, non ha nemmeno mai capito tutti quei discorsi sulla maggior propensione del mondo femminile all’omosessualità anche se mascherata da coccole più spinte e carezze più intime, ma quel gesto di per sé violento, ma al contempo dolce se messo paragonato a ciò che ha subito, la riempie di uno strano languore; non ricambia il bacio, ma nemmeno si ribella.
La donna si scosta da lei e con un sorriso le dice: pensaci non hai molto tempo per decidere. Io sono la tua unica speranza di salvezza.
La notte, passa come la precedente tra gelo umidità angoscia e topi.
La mattina dopo Mario viene a riprenderla e la conduce in un’altra stanza più piccola, con le pareti ricoperte di un materiale che Lia riconosce come fonoassorbente.
Al centro della stanza troneggia una poltrona ginecologica illuminata da una fredda e violenta lampada scialitica; poco discosto un carrello carico di apparecchiature da cui pende un groviglio di fili.
Oggi sperimenteremo una versione evoluta dell’elettrochoc mia cara.
La voce del medico le raggela il sangue.
Con uno strattone Mario la trascina al centro della sala e la fissa saldamente alla poltrona.
Lia si prova un indicibile senso di imbarazzo disgusto angoscia quando realizza in che posizione l’hanno messa.
Le braccia sono fissate ai braccioli della poltrona, il cui schienale, reclinato all’indietro fa  si che le  spalle si trovino più in basso del bacino, le gambe, a loro volta immobilizzate alle caviglie, sono state ripiegate e divaricate  in un’oscena posizione che la rende completamente esposta allo sguardo e alla volontà di chi è nella stanza.
Inizieremo con un piccolo assaggio, mia cara.
Mario, le applica due morsetti ai capezzoli e si allontana sghignazzando.
Vede mia cara, prosegue il medico, l’elettricità è un curioso strumento, a volte è benefica a volte fatale. Ora le dimostrerò  che può essere benefica.
Lia sente lo scatto di un interruttore e improvvisamente un gradevole formicolio le attraversa i capezzoli. E’ una sensazione strana una via di mezzo tra il solletico e la puntura leggera di migliaia di aghi: un brivido le attraversa la schiena, socchiude gli occhi, si abbandona a quella sensazione, mordendosi leggermente il labbro inferiore.
....ma come dicevo dal piacere al dolore il passo è breve e così
...un altro scatto dell’interruttore e un fitta lancinante trafigge i suoi capezzoli: Lia inarca la schiena in uno spasimo di dolore, conficcandosi i denti nel labbro.
Il dolore le pare insopportabile tanto da farla urlare e contorcere cercando inutilmente di divincolarsi.
...uno scatto e nuovamente del dolore non rimane altro che un angoscioso ricordo.
...uno scatto e nuovamente il dolore la travolge.
Infiniti scatti .....
...esiste poi una cosa che potremmo definire il dolore del piacere o forse il piacere del dolore....e sarò felice di fargliene avere esperienza.
Il suo aguzzino prende dal tavolo 2 attrezzi metallici dalla forma allungata e sogghignando si avvicina alla poltrona. Ne infila uno nella vagina e conficca brutalmente l’altro nell’ano strappando a Lia un urlo di dolore.
Non si lamenti mia cara sta per avere il privilegio di vivere l’orgasmo più intenso della sua vita....vedrà che mi ringrazierà.
...uno scatto:  nuovamente la precedente sensazione di piacere pervade Lia, ma questa volta oltre ai capezzoli l’intero corpo ne beneficia; ano, vagina, ventre, cosce, seni  sono scossi da quel fremito....
...un altro scatto: Lia si inarca la sensazione si accentua, fiotti di piacere l’attraversano togliendole il respiro.
.....ancora uno scatto...dolore o piacere? Lia sobbalza oramai priva di controllo, sente la sua voce lontana che geme e mugola, percepisce la sua lingua che si muove frenetica sulle sue labbra.
....il quarto scatto: un urlo inumano la riscuote, ma è lei ad urlare il corpo è in preda a tremito violento il piacere non è più tale è solo un’onda incandescente che la squassa e la percorre è peggio di mille stupri perché è il suo corpo che si auto stupra  con quelle sensazioni. Lia sente la bestialità che la pervade la violenza di quelle sensazioni che dovrebbero essere piacevoli ma che oramai sono diventate ossessive e devastanti.
...il quinto scatto: il suo corpo sobbalza come preda di una crisi epilettica, la carne di Lia è un unico e smisurato campo sul quale si scontrano  emozioni e sensazioni troppo intense per essere descritte e soprattutto per essere sopportate il più terrificante e devastante orgasmo che abbia mai provato la attraversa senza più donarle alcun piacere nulla di se è ancora sotto il suo controllo, le braccia, le gambe, il corpo si muovono in modo spasmodico ano e vescica non hanno più la capacità di mantenere il tono muscolare e l’ultimo pensiero cosciente di Lia è il disgusto per i liquidi organici che colano da lei .
...Sesto scatto: una fitta di fuoco incandescente la squassa....poi il buio...

segue...

 
 
 

Corsia

Post n°39 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

epilogo...

...molte ore dopo riprende coscienza, è nuda ma non legata al letto, ha una pezzuola bagnata sulla fronte e percepisce la presenza di qualcuno accanto a sé.
Ti hanno quasi ucciso oggi, il porco si è fatto prendere la mano, dovevi vedere come ti guardava, è veramente una bestia.
Lia riconosce la voce della donna, allora in fondo è un po’ più umana degli altri....
Forse dovrebbe cedere alle sue proposte, sa di non poter resistere ancora a lungo, eppure....il suo orgoglio le impedisce di cedere.
Però può almeno tentare di rabbonirla, di scoprire cosa può ricavare se accetta di sottostare alle sue richieste.
E’ troppo spossata per muoversi, l’altra pare saperlo e infatti non approfitta di lei si limita a carezzarle i capelli e a guardarla con un misto di tenerezza e di lascivia.
Lia apre gli occhi, incrocia quelli di lei, e le esprime un muto senso di gratitudine.
L’infermiera sorride, continua a carezzarla, poi dopo un certo tempo, quando le sembra che Lia si sia ripresa un poco, le si avvicina  e la bacia.
Questa volta Lia ricambia il bacio, è una sensazione strana, c’è qualcosa di noto in quello intrecciarsi di lingue, una sorta di complicità una complementarietà di gesti, che la riempie di tenerezza. La mano della donna le sfiora i capezzoli martoriati, ma il dolore non è poi così violento, anzi Lia prova un curioso piacere  che aumenta quando le mani scendono a frugare il suo sesso.
...passi nel corridoio, la donna si solleva di scatto e scompare, lasciandola sola e sempre più confusa.
Il giorno dopo nessuno la viene a prendere, evidentemente il trattamento del giorno precedente è stato troppo violento ed il medico vuole che si riprenda.
Lia rimane sola tutto il giorno con i suoi pensieri che vagano senza meta.
Ad un certo punto si rende conto che le sue mani e le sue gambe hanno assunto autonomamente la postura che le impongono i lacci, sebbene sia assolutamente libera.
Con un gesto di stizza si rannicchia in posizione fetale come a proteggere il suo intimo dalle oscene posizioni a cui è stata costretta negli ultimi giorni.
Eppure qualcosa in lei è cambiata, sente che quelle violenze quelle imposizioni hanno aperto una porta  sinora gelosamente chiusa, prova dei brividi di piacere nel riandare col pensiero alle sensazioni degli ultimi giorni.
Non è certo la situazione in cui le ha subite che la eccita, ma non può negare che se liberamente vissute le costrizioni che ha provato hanno scombussolato il suo intimo.
Ritorna col pensiero al mancato stupro di Mario e deve ammettere che senza l’intervento del medico, probabilmente l’avrebbe subito con non poco piacere.
Riesamina i segnali del suo corpo, così difficili da mascherare, il piacere che le colava dalle cosce, i capezzoli turgidi, il senso di vuoto che provava al ventre e il desiderio che qualcosa la prendesse e lo riempisse.
Lentamente mani e gambe ritornano nella precedente posizione e Lia si ritrova a gambe divaricate le mani stette spasmodicamente alle stanghe del letto il ventre che si muove mentre il bacino si inarca e il piacere la invade nuovamente.
La mattina dopo torna Mario. Questa volta il tragitto è assai più lungo: Mario le fa percorrere corridoi, scendere scale, attraversare androni, fino a che al di là di una porta, Lia scorge un ampio salone freddo ed umido dalle pareti di pietra e dal soffitto basso e  volta.
Il medico la sta aspettando seduto comodamente su una specie di scranno.
Sono contento che lei sia così cocciuta mia cara, mi sarebbe dispiaciuto non sperimentare su di lei questo interessantissima collezione di strumenti  che ho riprodotto traendo ispirazione dalla Santa Inquisizione.
Lia si guarda attorno e un’angoscia senza nome le attanaglia il ventre.
L’ampia sala è occupata da una serie impressionante di macchine di tortura che sembrano uscite da qualche film dell’orrore.
Ci sono ruote, tavoli, cavalletti, pinze ferri roventi corde fruste, e persino una vergine di Norimberga.
La voce del medico si fa gelida.
Oggi le darò una breve dimostrazione degli effetti di questi deliziosi giocattoli, poi le lascerò la notte per pensare.
Domani tornerà qui e o firmerà o resterà in questa stanza fintantoché non cambierà idea.
Sono stato chiaro?....bene procediamo!
Per prima cosa le farò assaggiare la frusta.
Mario!
Mario prende Lia, che è pervasa da una specie di apatia, e la lega ad una ruota verticale col viso contro il legno, quindi imprime una rotazione lenta alla stessa  e si allontana.
Lia è stranamente calma e esamina le sue sensazioni.
E’ terrorizzata eppure quel lento girare e l’attesa del dolore la eccita, non capisce bene cosa stia succedendo ma non riesce a non provare un sottile piacere in quel tempo sospeso che la separa  dall’inizio della sofferenza.
La prima frustata la coglie impreparata e la strappa ai suoi pensieri, le fa male, ma meno male di quello che si era aspettata, o forse meno del piacere che prova.
Anche la seconda le risulta tollerabile, e nella sua mente già aspetta la terza, che non tarda ad arrivare.
Basta! Il medico ha intuito qualcosa, Lia non reagisce come lui si sarebbe aspettato.
Dov’è la tremante vittima in cui il suo trattamento avrebbe dovuto rivolgere la sua vittima?
E del resto lui sa benissimo che non può eccedere, la donna deve ricomparire magari pazza ma in condizioni da non destare troppe domande.
La tavola. Si la tavola funzionerà certamente.
Lia viene sdraiata su un tavolaccio liscio mani e piedi le sono fissati agli angoli della stessa, Lia sente una lenta e progressiva trazione divaricarle braccia e gambe, e anche questa volta l’idea della sua esposizione e della sua assoluta impossibilità a ribellarsi assume sfumature di piacere che ne mitigano l’angoscia.
Il medico sente la situazione sfuggirgli di mano.
Aiutala a convincersi Mario: i seni.
Mario afferra i grossi e turgidi seni di lei e li avvolge con alcuni giri di una ruvida corda che stringe progressivamente.
Una rivelazione Lia fatica a controllare il piacere che la pervade....non avrebbe mai sospettato che si potesse godere così.
BASTA! Urla il medico.
Questo è stato l’aperitivo domani sarà molto diverso!
Lia è sola nella sua stanza legata e nuda.
Sta valutando la situazione. E’ sconvolta e stupefatta da quello che ha provato, ma sa che domani non sarà così.
Il medico, sconcertato dal suo comportamento, troverà le contromisure, e quando farà sul serio non ci sarà più piacere ma solo dolore per lei, infinito dolore.
Allora cosa hai deciso?
Questa è la tua ultima occasione, domani sera non avrai più la forza di prendere alcuna decisione.
La donna è sulla porta, sorride soddisfatta, sa che Lia non ha scelta.
Cosa mi darai in cambio?
Tu fai la brava con me stanotte e domani quando Mario verrà a prenderti non ti troverà.
Ma come faccio a fidarmi di te?
Non hai scelta, o ti fidi o non ne uscirai più.
Mettila così se sarai carina e brava con me io avrò molte ragioni per volermi ancora divertire con te, ma fuori di qui.
Se non lo sarai, beh in quel caso pazienza per la splendida carrozzeria, ma evidentemente il motore non ne era all’altezza.
Non voglio fuggire, voglio vendicarmi di quel porco!
Lo sapevo, sei troppo in gamba per loro.
Va bene ti aiuterò, ma tu dovrai essere molto brava con me.
Va bene cosa vuoi che faccia?
La donna si avvicina a Lia, la slega, poi si alza in piedi e guardandola con una strana luce negli occhi le sussurra:
Inginocchiati cagna giù ai miei piedi!
Lia cade in ginocchio, il cuore le batte forte nel petto si mette a 4 zampe e aspetta...
improvvisamente la mano della donna si abbatte su una sua natica con un sonoro ceffone.
Il dolore non è forte, e la sua reazione è immediata, i capezzoli si inturgidiscono, la vulva inizia a bagnarsi.
Un altro schiaffo, il piacere aumenta, Lia mugola la donna sorride:
sfilami le scarpe cagna.
Lia ubbidisce...
Leccami i piedi.
Lia ricorda la ciotola, inizia a leccarle i piedi con il medesimo impegno e la medesima cura che aveva usato per ripulire le scodelle, il piacere di obbedire, il desiderio di essere costretta a fare ciò che le viene ordinato, il desideri di essere umiliata e posseduta si impossessa di lei.
Lia striscia ai piedi della donna non attende nemmeno più gli ordini, è la sua schiava il suo strumento di piacere.
Le sue mani salgono lungo le gambe di lei le sfilano gli slip si intrufolano tra i peli della vulva, la bocca risale continuando a leccare fino a tuffarsi nel grembo spalancato della donna abbandonata a gambe larghe sul letto.
Lia che si era sempre rifiutata di assaggiare i suoi umori, succhia voracemente il piacere che sgorga dal sesso dell’altra che le tiene il capo tra le mani e lo preme con forza al suo inguine.
Poi la donna si riscuote.
Vieni qui troia ti voglio prendere.
Lia si alza
il capo chino gli occhi bassi attende gli ordini che la donna le vorrà impartire.
Un sottile brivido di piacere accompagna la sua attesa.
In ginocchio sul letto cagna!
Lia sale sul letto, porge  docilmente i polsi ai lacci che la legano al letto. È in ginocchio, le gambe divaricate il sedere spinto all’indietro. Brividi di eccitazione la scuotono, la mano della donna si tuffa nella sua vulva, prima un dito, poi due, tre quattro...infine aiutata da Lia che spinge senza più alcun ritegno l’intera mano penetra all’interno del suo corpo.
Lia la sente frugare avverte le dita che la dilatano, che le artigliano l’utero percepisce il fiotto di liquido piacere che le scorre lungo le cosce.
Un dito, due, tre...anche l’ano viene forzato e dilatato, Lia non ha più nessun controllo su quello che le sta accadendo, trema si dimena scongiura la donna di non fermarsi ed infine si accascia sfinita e sconvolta.
La donna le porge la mano grondante dei suoi umori e lei, languida e grata, comincia a leccarla come un cane che lecchi la mano del suo padrone.
Padrone si questa parola le riecheggia nella mente, voglio un padrone, un uomo a cui essere devota, a cui donare questo immenso mondo di emozioni che mi si è dischiuso davanti.
Sei stata brava cagna.
La voce dell’infermiera la riscuote dal suo torpore.
Domattina, prima che arrivi Mario ti farò un’iniezione. E’ un prodotto che ti renderà quasi totalmente insensibile al dolore, calmissima e lucida.
Il dottore è un maniaco se tu gli farai credere di essere stata soggiogata dal piacere di quello che ti sta facendo lo avrai in pugno.
Lui non immaginerà nemmeno per un attimo che tu possa fingere e se giocherai bene le tue carte riuscirai facilmente a dominare il tuo aguzzino e a quel punto potrai orchestrare la tua vendetta.
Io ti starò sempre vicina, non ti voglio perdere.
Lia è sdraiata ai bordi della piscina, l’aria è calda, il riflesso dell’acqua piacevole.
Lia sta leggendo: tutti i giornali riportano a titoli cubitali la sconvolgente notizia della tragica scomparsa di un famoso psichiatra e del marito  della ricchissima ereditiera trovati morti assieme ad alcune altre persone a seguito di quello che tutti definivano un perverso festino sadomaso....
Lia chiude il giornale, scende dal lettino e si va ad accoccolare ai piedi della sua padrona, che le carezza distrattamente i capelli.
Lia sorride e lecca devotamente il dorso della mano che la donna ha lasciato quasi distrattamente reclinata sul bracciolo della poltroncina.
Si è proprio una splendida giornata.
....vero cagna?

 
 
 
 

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