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NO ALLA GUERRA

Post n°135 pubblicato il 12 Marzo 2022 da hommelibre10
 

NO ALLA GUERRA, perché gli uomini fanno le guerre?

Forse dirò qualcosa che nessuno ha mai detto con tanta chiarezza, ma che si deduce dal discorso junghiano sull'ombra e sul maschile e femminile e che ci aiuta a capire perché gli uomini fanno le guerre divenendo vittime e carnefici di se stessi.
Ogni uomo, poiché è X e Y, nasconde in se stesso un'immagine femminile, che non è la sua parte femminile autentica ma un'imago, un'effigie che di solito richiama la prima donna amata, la madre, una madre che dà il seno e lo toglie, che accudisce e punisce, che educa e ricatta, che seduce e inganna, che nutre e manipola, che rassicura e svilisce, che accoglie e rifiuta... Un'imago che diviene una specie di super-io femminile che fustiga e comanda... ma che sfugge al controllo dell'io e della volontà, sono comandi inconsci a cui obbediamo senza accorgerci ma che ci falsificano, ci costringono ad indossare maschere che conducono a una vita inautentica e talvolta chiedono l'estremo sacrificio della vita.
Crescere significa sempre superare la dipendenza dalla madre, abbondonare la famiglia d'origine e farsene un'altra che riproduca la sicurezza e il benessere perduto. Gesù ci dà un esempio formidabile di questa rottura: "31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. 32 Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». 33 Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34 Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! (Marco 3,31-34).
Non è un caso che la Chiesa normalizzatrice non enfatizza mai questo passo preferendo invece le nozze di Canaan dove la madre convince Gesù a fare un miracolo e uscire allo scoperto; la Chiesa, sposa di Cristo e identificata con la madre piuttosto che con Cristo, vuole dire a Dio cosa deve fare piuttosto che interpretare la sua volontà ed eseguirla.
Lasciare la casa, tuttavia, implica l'esperienza di un vuoto, sia emotivo che economico e di sicurezza, il singolo ricostruisce la famiglia perduta ma la collettività degli uomini ha costruito tribù, villaggi, città, stati, imperi e poi Chiese, partiti, sindacati oppure gang, cosche mafiose, eserciti... tutte immagini della grande madre interiore che può essere giusta e amorevole oppure manipolatrice e assassina.
Ognuna di queste organizzazioni doveva essere una nuova famiglia, Hegel dice che lo stato non è altro che una famiglia allargata, ma in seguito divengono un altro da sé, assumono una vita propria, un mito, un super-io arcaico che rispecchia la madre interiore, un'imago che piega l'uomo al suo volere, che usa il suo creatore per il suo potere e la sua avidità invece di rimanere al servizio dell'uomo.
Abbiamo deificato il frutto dell'opera dell'uomo e schiavizzato il suo creatore divenuto soltanto una formica operaia al servizio della dea che chiamiamo madre terra o madre patria, ma la madre non è fuori ma dentro di noi, è una nostra creatura.
Il mito, infine, ha in sé una droga, come gli eserciti che offrono brandy ai soldati prima dell'assalto, il mito offre l'esaltazione di sentirsi eroi per ingannare l'istinto di sopravvivenza e il gioco è fatto, il soldatino è pronto ad uccidere e farsi ammazzare per sentirsi un eroe. L'ometto, come il pesciolino allarmista, muore per salvare la collettività che spesso però è un mito assassino e non la famiglia in pericolo.
Dire no alla guerra significa dire sì alla vita e all'umano e animale istinto di sopravvivenza, significa indagare nel profondo di se stessi e ribellarsi all'imago assassina, significa affermare il diritto di vivere, prosperare e cercare la felicità.
Significa comprendere cosa c'è dietro la Statua della Libertà o la Marianna francese: un mito di pace e prosperità o guerre senza fine?
In questa guerra tra la Russia e l'Ucraina, chi vuole la pace pensa al dopo guerra, non rompe i ponti con la Russia, non isola Putin, non demonizza nessuno, combatte la guerra ma cerca di capire le ragioni di ognuno, non rompe i legami tanto faticosamente costruiti con l'Est Europa ma prepara la pace.

 
 
 
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