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Crisi del maschio? C'è sempre stata

Post n°136 pubblicato il 24 Marzo 2022 da hommelibre10

Il maschio è crisi? Lo è sempre stato

Il maschio è in crisi? La letteratura di stampo più o meno marxista, pecca sempre del solito errore: cercare un'unica causa da cui dedurre ogni realtà, operazione non facile in fisica è biologia, quasi impossibile in sociologia o psicologia.

Si fa così riferimento ai cambiamenti strutturali dell'economia, lo sviluppo del terziario che favorisce il lavoro femminile, la fine della trasmissione del mestiere dal padre al figlio e col mestiere di un modello di uomo da diventare, il prolungarsi dell'infanzia attraverso il prolungarsi del tempo dello studio e della dipendenza economica dalla famiglia e quindi dell'importanza del ruolo della madre incentrata sui bisogni e desideri piuttosto che sugli ideali e sulle sfide. I cambiamenti tuttavia ci sono sempre stati, la storia non è mai ferma, a periodi di movimento seguono periodi di stabilità a cui gli uomini devono adattarsi perdendo qualcosa a favore delle donne, è il normale ciclo della storia. Quello che preoccupa tuttavia è la rottura di un equilibrio, preoccupano gli eccessi, la violazione dei diritti di parità, le leggi ingiuste, l'incoerenza e la menzogna che accompagna l'attuale politica di genere contro gli uomini.

La mortificazione del principio maschile porta con sé la crisi delle idee e dei valori lasciando libero spazio a bisogni e desideri incontrollati, fantasie onnipotenti, narcisismi ideologici, visione unilaterale dei problemi e quindi conflitti nascosti dalla propaganda e dalla mistificazione, situazioni di decadenza nascosta che prima o poi esplode con la fine di una civiltà.

Uno strapotere femminile con tutti i segni della corruzione, le congiure di corte, il lusso dei ricchi e delle corti, la maestosità del potere, l'esaltazione dell'immagine, la negazione della verità, l'ipertrofia delle diplomazie e il totale distacco delle classi ricche o dirigenti dal popolo... li troviamo nell'Egitto di Cleopatra prima della conquista romana, verso la fine dell'impero persiano o romano, nel Trecento dello stilnovismo, dell'amor cortese e di commentatori che si lamentano di uomini che assumono atteggiamenti femminei... prima della peste.

Lo ritroviamo ancora nelle corti del Settecento prima della Rivoluzione Francese come nelle corti europee dell'Ottocento prima che la Grande Guerra le spazzasse via.

La crisi attuale del maschio tuttavia segna il faticoso adattamento ai grandi cambiamenti in atto, crisi necessaria la mutare dei  tempi,  ma c'è qualcosa di nuovo che impensierisce e appare inaccettabile all'attento osservatore, e riguarda la grande menzogna delle politiche di parità, il disconoscimento dei diritti e delle problematiche maschili, la propaganda al posto della discussione, l'informazione a senso unico, le leggi discriminatorie, la svalutazione di tutto ciò che fanno gli uomini ed l'esaltazione di ogni banalità femminile con cui si cerca di dar il colpo di grazia all'intero genere maschile ma con gravi risvolti sulla stabilità del sistema.

La mente ha una sua regola, una sua coerenza che rifiuta l'incoerenza e la contraddizione, adattarsi al mondo che cambia, realizzare i principi di parità di genere affermati in tutte le leggi e costituzioni, è doveroso, ma c'è qualcosa però che non si può accettare.

Ciò che non si sopporta è il femminismo divenuto stato, divenuto legge, divenuto cultura da cui le azioni unilaterali dello stato a favore delle donne e a svantaggio degli uomini. Azioni che corrodono il dettato costituzionale, inquinano l'informazione, favoriscono il clientelismo, devastano l'unità della nazione.

Viviamo in una società dove in nome della parità e della funzione perequativa dello stato,

gli uomini vivono 6 anni meno delle donne e pagano molti più contributi ma vanno in pensione da 1 a 5 anno dopo, perché? Bisogna ripagarle dei lavori di cura? Ma non tutte hanno figli o genitori anziani da accudire per non parlare di uomini che fanno lavori massacranti, turni insostenibili, responsabilità aziendali da cui dipende la vita di decine o centinaia o migliaia di persone... ma il loro lavoro e il loro merito non deve essere riconosciuto.

Lo svantaggio scolastico è maschile, abbiamo oltre 200.000 studenti universitari in meno delle studentesse, ma abbiamo la giornata per le studentesse nelle materie scientifiche, finanziamenti e sgravi fiscali per le studentesse che si iscrivono alla facoltà Stem ma niente per i pochi studenti che ancora si ostinano a frequentare materie umanistiche. È corretto? È costituzionale? Obbedisce ai principi di parità di fronte alla legge? Francamente NO.

La necessità di lavoro è molto importante per gli uomini da sempre impegnati a mantenere la famiglia anche da soli, da sempre condannati a legare la loro autostima e dignità al lavoro e al reddito, ma si fanno leggi per finanziare aziende che assumo donne quindi scoraggiarle ad assumere uomini. È giusto?

Nessuna legge favorisce gli uomini, eppure si parla di patriarcato e lotta al patriarcato ma il patriarcato non ha sottomesso le donne, ha portato a compimento ciò che già il matriarcato aveva introdotto nel costume come il matrimonio, la monogamia, la famiglia, il valore della sicurezza e del benessere... che sarebbe stata la vita delle donne senza le strade, gli acquedotti, i palazzi, le scuole, la medicina, la poesia, la letteratura e le religioni degli uomini? La rivoluzione maschile, come la nascita del patriarcato, è significato la nascita degli stati, del diritto, delle scienze, della scrittura, delle arti... come sarebbe il mondo senza quel salto dal matriarcato ancora avvolto nella superstizione e nell'ignoranza al patriarcato generatore delle scienze e del diritto?

Viviamo nel regno della libertà di parola ma se io non fossi in pensione, se fossi ancora un professore di filosofia e storia, come minimo mi arriverebbe l'ispettore a scuola per quello che sto scrivendo, come già mi è successo nel 1993, come succede ai professori che si distaccano dalla grande menzogna del femminismo, come è accaduto al prof. Will Knowland del liceo di Eton licenziato per aver detto qualcosa di simile sui vantaggi del patriarcato anche per le donne che hanno potuto godere della protezione degli uomini e delle leggi.

Si parla di parità di genere ma le donne hanno il monopolio dell'intera questione della parità, dall'ONU dove opera alacremente una Commission on the Status of Women, ma non una commissione sullo status degli uomini, altrettanto abbiamo nel Parlamento italiano una Commissione parlamentare per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, ma non per i diritti degli uomini, abbiamo le consigliere di parità, ma quanti sono i consiglieri maschi? Ovunque la questione della parità di genere è gestita da sole donne, è giustificato?

La conseguenza dell'avidità femminile e della rinuncia maschile a lottare per se stessi è il totale disconoscimento dello specifico maschile sia nel merito che nelle necessità, nelle sconfitte, nei diritti e nei bisogni. Sono violati i diritti maschili di parità nelle separazioni e divorzi, nell'anzianità di pensionamento, nelle azioni positive, nell'informazione e financo nella libertà di pensiero e di parola su questioni di genere. La dittatura mediatica riguardo le donne oggi lo diventa anche riguardo la guerra in Ucraina dove non sono ammesse le ragioni di Putin e vengono banditi i professori che puntano il dito sulle responsabilità della NATO. D questo passo presto avremo i tribunali speciali per la difesa delle donne e infine quelli per la difesa della democrazia, il Nuovo fascismo è servito.

 

 

 
 
 
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