La recita di Bolzano

che amore assoluto sia!

Creato da fugadaipiombi il 24/11/2013

 

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Tom Waits e il suo delirio

Post n°34 pubblicato il 05 Novembre 2015 da fugadaipiombi

E' l'una del mattino. Di solito a quest'ora sono sempre sveglia, non riesco mai ad andare a dormire in un orario decente. E' più forte di me. Amo la notte, sento di più la notte, chiamatelo capriccio, ma queste sono le ore in cui mi sento selvaggiamente più viva. Ma è intorno all'una, intorno a quegli istanti, che comincia il pericolo, in cui mi sento risucchiare dentro una voragine, lentamente, il momento più tremendo per me, poiché molto spesso ci cado dentro, completamente e devo riuscire a salvarmi, a sopravvivere alle rocambolesche cadute che compio. Ho imparato a combattere quest'ora cosi funesta, ho imparato un trucco, che metto sempre in atto quando arriva il momento: sciolgo le briglie  alla mia immaginazione, non voglio farmi risucchiare e cosi mi aggrappo ad essa e ricreo, come in un film, una sceneggiatura, accompagnata da una scenografia. E' diversa, ogni volta, l'immaginazione possiede il grande pregio di non conoscere limiti, ogni angolo del mondo è mio, dunque, ogni amore diventa reale, ogni paesaggio, ogni arredo o drappeggio, ogni vestito costoso che con la fantasia faccio mio, ogni scarpa dal prezzo vertiginoso, tutto il benessere e la felicità di questo mondo sono miei. Stanotte si tratta di un pianoforte nero attaccato alla parete, fumo da far piangere gli occhi, sedie in legno sparse dappertutto o vicino ai tavolini, esseri umani persi nella tristezza della melodia che si evoca dal pianoforte, chi ha bevuto più di quanto riesca a sopportare per uscire dalla porta con le proprie gambe, ammorbando il povero barista che non può cacciare via un cliente, che cosi finge di ascoltare i suoi guai, una donna cerca di svegliare l'uomo che le sta accanto perché, secondo il suo orologio, è arrivata l'ora di andare via. I camerieri raccolgono qua e là bicchieri sporchi, atmosfera trucida di un sabato sera per chi aveva voglia di languire e perdersi dentro questo locale aperto fino a tardi e che non caccia via mai nessuno, alla parete dietro la cassa è appeso in bella vista il permesso speciale che gli consente di rimanere aperto fino a quando le ore si sono fatte veramente piccole per accogliere chi vuole dimenticarsi di esistere, di soffrire, di dover vedere un nuovo giorno sorgere, uguale agli altri, uguale a ieri, a oggi e cosi sarà domani. Ogni essere umano che frequenta quel locale è lì per illudersi, anche se solo per qualche ora, spera che invece l'indomani possa essere diverso, che qualcosa porti un raggio di sole. Mi sono intrufolata tra queste vite, stanotte, per sentirmi meno sola, per illudermi anch'io, l'illusione è meglio che niente e, mentre ascolti quella voce rauca per le troppe sigarette fumate, senti la tua anima in pezzi in simbiosi con colui che canta questa canzone, che si trascina verso il cuore della notte e ti sembra di leggere dentro di lui, certo, con l'immaginazione si riescono a penetrare i pensieri di chiunque, leggi dentro le loro anime e spesso vi ritrovi le stesse cose, gli stessi desideri, gli stessi sogni, le stesse frustrazioni, gli stessi problemi quotidiani. E' facile leggere dentro l'anima del pianista, i suoi pensieri sono semplici, immediati, sta pensando quanto gli piace l'idea che appena sarà fuori da lì, entrerò in un letto caldo, caldo e profumato di lei, un profumo delicato di saponetta d'altri tempi e per un attimo, solo per un attimo, lei si sveglierà, gli chiederà l'ora allungando il braccio per toccarlo e gli si rannicchierà accanto dolcemente mentre gli farà notare che è tutto freddo, invitandolo a scaldarsi con il suo corpo. Le sue mani pestano lentamente i tasti del piano, ora, è stanco, vorrebbe già trovarsi sotto le coperte, la melodia langue, forse è arrivata l'ora anche per lui di smettere di ascoltare le illusioni altrui e di guardare la sua realtà che lo aspetta dentro quel letto caldo di cui sopra. Scuote leggermente la testa e chiude gli occhi come per assaporare meglio ciò che avverrà dopo aver chiuso il suo pianoforte, essersi coperto bene con sciarpa e giubbetto, inforcato il cappello e accesa l'ultima sigaretta mentre, nel freddo della notte, percorrerà i metri che lo separano da quell'ultimo pensiero che lo ha attraversato, mentre pestava quei tasti per l'ultimo brano prima di andare via. Nella mia immaginazione gli vedo compiere ogni gesto che prima aveva sognato, godere del contatto del suo corpo caldo, le sue mani la cercano, cercano le sue morbide forme, percepisce il calore e lei che mugola per il piacere provocato dalle sue carezze. Ma è un film, questo, quindi, a questo punto, la scena si chiude, per pudicizia, sapete, per ricominciare da dove l'avevo lasciata, dentro il bar, che ormai sta chiudendo i battenti, tentando di far andare via gli ultimi clienti. Anch'io devo andare, ma prima devo sapere una cosa e so a chi la posso chiedere. Cerco di bloccare il ragazzo con il vassoio pieno di bicchieri sporchi, di cui alcuni in posizione precaria, raccolti dai tavoli ormai vuoti per porgli la mia domanda, mi guarda seccato, teme per i bicchieri e poi è tardi, ha voglia di andare a casa, solo un attimo, ti prego, voglio sapere come si chiama il pianista, ah quello, Tom Waits, si chiama cosi, lo conosco appena, viene ogni tanto. Socchiudo gli occhi per un istante, bruciano per il fumo, vado via anch'io, credo che tornerò in questo locale, quel pianista mi ha toccato l'anima! E' l'una del mattino e anche questa notte l'immaginazione mi ha salvato dalla voragine.

 
 
 
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