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"Confermo i miei atti e rido dei miei castighi. E adesso condannatemi".

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Post N° 326

Post n°326 pubblicato il 26 Novembre 2006 da 72rosalux72

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L’umbria ha un tristissimo primato, quello delle morti bianche. Una regione che ha un’altissima percentuale di lavoratori sindacalizzati e il più alto numero di morti sul lavoro. Non è un paradosso, solo che chi muore è quasi sempre un lavoratore in regola ma è il luogo di lavoro a non essere in regola. E’ di pochi anni fa lo scandalo delle impalcature “aperte” in pieno centro storico: i muratori lavoravano alla ristrutturazione di un antico palazzo senza la protezione della doppia impalcatura, quindi se uno scivolava si spiaccicava per terra. Ci volle un servizio del tg regionale per farla montare in tutta fretta, e ricordo che i sindacati chiesero la sospensione dei lavori e la loro assegnazione alla ditta giunta seconda alla gara d’appalto.. Si violano le più elementari norme di sicurezza ma basta mettersi subito in regola, come se niente fosse. Vogliamo dirlo che quei lavoratori rischiavano di cadere giù per quanto?…mille euro? Fossero stati anche tremila, beh, io ancora penso che la pelle di qualsiasi persona ne valga molti di più.

E’ difficile parlare di quel che è successo ieri qui, in un posto forse tra i più belli dell’umbria: la strada che da Foligno porta a Spoleto, chi la conosce sa che è ininterrottamente costellata di colline, che uno si accorge che la definizione di cuore verde d’italia è proprio azzeccata. Lungo la strada ci sono praticamente solo frantoi, e ulivi, tantissimi ulivi. Ci sono le fonti del clitunno, c’è tanto silenzio. Pare impossibile che un incidente di questo genere sia avvenuto in un posto così, la puzza si sentiva a trenta chilometri, come mi ha detto mio figlio ieri sera al telefono. Stava a Foligno col papà e mi ha raccontato della puzza di bruciato.
Mi hanno detto che il silo che è esploso è volato via in cielo e si è abbattuto in un campo, cento metri più in là. Avesse preso un’altra direzione avrebbe trovato la strada e le case.
Sono morti quattro lavoratori, tra i quali il titolare dell’impresa di manutenzione che aveva in appalto il lavoro, uno si è salvato ed è sotto choc. Tre italiani e due albanesi, il titolare e quattro operai: in qualsiasi modo lo si dica sono tutti vittime di una sciagurata inosservanza della sicurezza sul lavoro. Anche loro sono caduti nell’adempimento del loro dovere, anche loro hanno diritto alla memoria.

 
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