E’ sempre più difficile essere almeno tolleranti, sono d’accordo.
Perché tutte le mattine devo aspettare quelli che scendono i bambini proprio davanti al cancello della scuola, piazzandosi in mezzo alla strada, quando trenta metri sopra esiste un parcheggio fatto apposta, e io voglio parcheggiare?
Qualche giorno fa mi sono attaccata al clacson, eravamo giusto in orario e ho dovuto attendere che un papà scendesse dalla macchina, sollevasse il sedile per far scendere la figliola, un bacino, ciao papino, e la guardava pure mentre si avviava lungo il vialetto della scuola. Mi ha detto che devo farmi la camomilla la mattina, tra l’altro dandomi del tu, e naturalmente non è stato a sentire le mie ragioni sul “se tutti facessimo come lei, l’ultimo bambino della fila entra la seconda ora”. Niente, è risalito in macchina come un fulmine.
Oggi siamo andati all’ipercoop e c’era tutta una cosa su san valentino, tra parentesi una tristezza questi che si fanno fotografare per vedersi sul corriere dell’umbria, ma il pezzo forte, per ettore, era la torta gigante che si apprestavano a tagliare. Ok, io tengo d’occhio il carrello, tu fai la fila, perché dico c’era una fila da preoccuparsi, pareva che la gente non mangiasse da due giorni. Molti genitori hanno fatto come me, bambini in fila e loro a guardare la spesa. Pazzesco, i bambini puntualmente superati da adulti alla caccia del dolce, come se fossero invisibili. “scusate eh, ma i bimbi mica stanno facendo le belle statuine, signora… ehi signora…” fa finta di non sentire la stronza.
Un papà dichiara ad alta voce che è vergognoso, i bambini in fila e gli adulti passano avanti, eh no, prima i bambini, prima i bambini!… e si è fatto largo per dirlo alle ragazze che servivano il dolce. Solidarietà genitoriale, meno male.
Non tollero più i clienti delle 19 e trentuno, quelli che… oh! State chiudendo?!
Beh, se mi vedi mentre abbasso le serrande elettriche e le luci sono tutte spente tranne l’ultima, tu che dici?
”pensavo chiudeste alle otto”… eh no, l’orario c’è scritto grosso quanto un camion sulla porta che hai appena aperto.
”ci metto un secondo”… e un secondo non è mai, perché tanto ormai è entrato, si guarda un po’ intorno, giricchia, nel frattempo io e le mie colleghe ci mettiamo i cappotti, prendiamo zaini e borse e poi una di noi si presenta alla cassa vestita per uscire e chiede gelidamente: ha bisogno di aiuto?
Giuro che il novantapercento dei clienti ritardatari non compra niente, e di questi un buon settanta promette di tornare il giorno dopo con comodo e poi non si fa vedere.
E intanto io esco tardi dal lavoro perché tu vuoi farti un giro in libreria, mentre io voglio tornare a casa e farmi i cazzi miei esattamente come stai facendo tu.
Non tollero manco quelli che… scusate, scusate, lo so che è tardi… ti chiedono un libro, tu glielo prendi alla velocità della luce e loro… mi fa un pacchetto? Ma allora siete proprio stronzi.
Non sopporto più chi lascia l’immondizia accanto al cassonetto perché è stracolmo, il mondo è pieno di cassonetti ancora in grado di accogliere la tua spazzatura; quelli che sei in un negozio e hanno fretta, le dispiace se pago prima io?.. Dico no, non mi dispiace, però vorrei aggiungere che tutti purtroppo abbiamo degli orari e chiedere di passare avanti in nome di non si sa quale urgenza non mi pare il massimo del rispetto.
Lavorando in pubblico osservo, e ne ho viste di persone dichiarare chissà quale fretta dopo che sono state un’ora a girare, ma quello che gli cede il passo alla cassa non lo sa.
Non sopporto più questi mezzucci per svangare la giornata meglio e prima degli altri.
E a discapito degli altri. Non sopporto più.
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