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"Confermo i miei atti e rido dei miei castighi. E adesso condannatemi".

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Post n°524 pubblicato il 17 Agosto 2009 da 72rosalux72


Inutile negare, è meraviglioso rivedersi bambini attraverso i figli.
In vacanza io ero come ettore, una stracciacazzi. Parlavo di continuo di quello che avremmo fatto dopo questo, dopo quest’altro e dopo ancora; programmavo senza tener conto del mondo in generale e dei miei genitori in particolare – siamo in vacanza, mica mi direte che siete stanchi?! - “mamma siamo in vacanza, non mi dire che sei stanca eh!”; prendiamo il tandem, un’ora di faticaccia e… almeno un’altra volta, promesso?; giro in barca a vela, non si fa in tempo a scendere e…” quando ci torniamo?”. In albergo la proprietaria mi dice che è un bambino d’oro ma che forse lo vizio troppo e a parte che si dovrebbe fare i fatti suoi, lo penso ma non lo dico, rispondo che sì, lo vizio, perché in vacanza saltano le regole, si mangia il gelato due volte al giorno, e sì, due volte si comprano maschera e boccaglio perché l’ha persi in mare e non ho pensato per un istante di dirgli: ti avevo detto di starci attento, adesso stai senza così impari.
A me successe con un materassino gonfiabile, che come si fa a perdere un materassino gonfiabile, eppure a me successe, c’era tanta gente che faceva il bagno, lo lasciai per nuotare un po’ e non lo ritrovai più. Ero mortificata, dispiaciuta, e arrabbiata perché i miei non ne vollero sapere di comprarne un altro.
Così imparavo.
Siccome non ho imparato un bel niente da quell’esperienza, e visto che mi è tornata in testa vedendo la faccia afflitta di ettore per aver perso una cosa che gli piaceva molto, gli ho detto di sbrigarsi ad uscire dall’acqua che saremmo corsi a prenderne degli altri.
Il suo sorriso fino alle orecchie – e non è tanto per dire, era fino alle orecchie- l’ho raccontato a mia mamma giusto oggi, dopo il preambolo su quel materassino. Ma lei dice di non ricordarsi proprio di quel materassino…
Ah ecco, io dovevo imparare chissà che e tu nemmeno lo ricordi.

C’è stata una coincidenza, in questa vacanza. Parlo per me perché per sara incontrarmi al mare è stato soltanto un caso. Io stavo leggendo “né qui né altrove una notte a bari” di carofiglio e dato il tema – una sera e una notte a bari con due ex compagni di liceo persi di vista e notevoli considerazioni su cosa significhi sentirsi a casa e non altrove-  era inevitabile rimuginare sui miei vecchi compagni di scuola. Lo sapevo che sara abita a trieste – lei mi dice che “vive” a trieste- e sapevo anche che aveva una bambina. Adesso sono due e una terza in arrivo; non lavora, il marito è un fisico che guadagna più che abbastanza e lei può permettersi di fare la mamma. Io sono rimasta alla prospettiva di un tempo, alla sara che voleva fare la scrittrice, che avrebbe dovuto fare la scrittrice, perché aveva talento. In fondo ai suoi scritti c’era sempre un dieci, fosse il commento a una poesia o cosa avesse mangiato la sera prima a cena. Semplicemente, aveva la dote di saper raccontare.
Poi mi fa: “che si dice dalle tue parti?”
Ma dai, “le tue parti”, proprio come chiama bari un compagno di scuola di carofiglio che da anni vive e lavora a chicago. Dovrebbero essere anche le tue parti, sara, tu hai vissuto a perugia, ci sei cresciuta. Non ci vieni mai?
Così vengo a sapere che i suoi si sono trasferiti a trieste, hanno solo lei, sono in pensione, quindi sono quasi cinque anni che non vede perugia.
E non ti manca niente? ( a questo punto indago)… le colline, risposta pronta. E ci credo! abitava in una palazzina a ridosso del centro storico e sotto la sua terrazza si apriva un panorama a tutto tondo, nei giorni tersi riusciva a vedere anche l’appennino umbro-marchigiano.
In realtà carofiglio sostiene che per sentirsi a casa può bastare un odore, prima ancora del sapore o di un’immagine. L’odore di una cosa buona che risveglia la memoria, come quello della focaccia barese con pomodori ed olive che mette in pace col mondo il suo amico, e che a questo punto desidero assaggiare tanto è bella la descrizione che ne fa.
Il mio odore di casa è senz’altro quello dell’olio che si fonde con la bruschetta bollente, semplicissimo: pane caldo e olio d’oliva.

La notizia più bella dell’estate è stata la vittoria delle “tute gru”. Ma via, nel 2009 ancora parli di lotta operaia, sei rimasta indietro… mi diceva qualche mese fa il papà di margherita. Già sa che li aspetto per cena quando tornano dal mare perché deve farsi massacrare. Quel che è giusto è giusto. E’ la notizia più bella anche perché ichino ha fatto una figura di merda e da quel supponente che è non ha ritenuto di scrivere un altro articolone per dire: ebbene sì, ho sbagliato l’analisi su tutta la linea, chiedo scusa, vorrei fare i complimenti di persona a quegli operai, e sarebbe il caso che scendessi dal piedistallo e salissi su una gru.
Ed è la notizia più bella perché è stata una lotta pulita, pacifica e tutta dei lavoratori, senza berlusca e senza leghisti.

 
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