Creato da MoonChild_84 il 22/09/2008

LA TORRE D'AVORIO

"Va bene, sì, ti salverò, darò ascolto ai miei sogni!"

 

 

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IL CAMBIAMENTO

Post n°16 pubblicato il 17 Maggio 2009 da MoonChild_84
 

 

 

 

"A me tutti quei cambiamenti non piacevano....

"Per questo motivo per me cambiamento era una brutta parola. Significava stare male. Ed è stato molto difficile liberarsi da questa paura che mi ha paralizzato per molti anni.

Non cercavo cambiamenti, ma stabilità.

Le me decisioni erano totalmente condizionate da questa paura, e chi è spinto dalla paura non fa mai scelte che esprimono i propri sentimenti, ma che lo fanno sentire semplicemente meno spaventato e più tranquillo.

Volevo sempre tenere tutto sotto controllo. Volevo siuazioni governabili, nel lavoro, nel rapporto con gli altri, nella relazioni di coppia.

Non avri mai potuto.... mettere tutto a rischio, tutto in discussione...

Impossibile per me.

Quindi, a causa di questa paura, subivo una vita che non era la mia. Non stavo vivendo il mio destino. Forse solo poche persone vivono realmente il proprio destino, e io non ero sicuramente tra quelle. Ne vivevo uno che mi aveva praticamente investito. Io me l'ero cucito addosso come un abito e pian piano mi ero convinto che fosse mio. Anche se a volte mi accorgevo che in certi punti stringeva un po'. Ma ci si abitua a tutto. A un lavoro che non piace, a un amore finito, alla propria mediocrità.

Le uniche cose in cui mi sono sempre buttato credendoci tantissimo sono state le storie d'amore. Quando incontravo una donna che mi piaceva, partivo in quinta.....ma di innamorarsi sono capaci tutti, e a tutti può accadere. Amare una persona è un'altra cosa.

Quello l'ho dovuto imparare".

Da "Un posto nel mondo" di F. Volo.

 

Ben poco ho da aggiungere a quanto sopra...

Mi ha fatto riflettere molto questa parte del libro... riflettere sulla mia storia durata 6 anni... sulle sfide della vita, sulla necessità di mettersi in discussione, di essere pronti a modificare tutto.

Io ne ero consapevole. L'amore era finito e io lo sapevo. Lo sapeva anche lui, a dire il vero. Ma stavamo insieme da quando io avevo 18 anni e lui 21. Il che per noi equivaleva a dire "da sempre".

Ero cresciuta con lui, e mettere in discussione tutto era difficile. Per me è stato sempre un punto fermo della mia vita, un posto sicuro dove potermi riparare ogni qual volta ne avessi avuto bisogno.

Avevo paura, paura del cambiamento, paura di dover iniziare a camminare da sola per una strada che non conoscevo e che non potevo sapere dove mi avrebbe portata.

E allora.... allora era più comodo così, era più comodo rimanere "al sicuro"...

Ma alla fine... l'amore non può avere compromessi, non può nutrirsi di paure e non può basarsi su queste. Non può essere un "accontentarsi". Non può esserlo a 25 anni, ma non dovrebbe esserlo mai.

E allora ho deciso di iniziare a camminare da sola...

Non è stato facile... più volte mi sono girata indietro, più volte ho guardato con nostalgia il punto che stavo lasciando, più volte ho fatto qualche passo indietro e sono tornata dov'ero.

Ma alla fine ciò che è successo è stata sempre la stessa cosa... alla fine il desiderio di partire tornava... per un po' si placava, si nascondeva, mi faceva pensare di essersene andato. Ma in realtà era lì, e non poteva non tornare.

Non poteva non tornare perchè ciò che mi spingeva indietro non era amore... era gelosia... era timore di perdere un qualcosa che consideravo come "mio", era sfiducia nella gente e nei ragazzi che mi circondavano che mi spingevano ad "accontentarmi" di ciò che avevo. "Accontentarmi" non perchè lui avesse qualcosa che oggettivamente non andava, ma perchè non c'era più l'amore.

E per quanto una persona possa essere la più dolce, comprensiva, altruista, generosa, accondiscendente, protettiva, matura e responsabile del mondo....se tu non l'ami più, ti stai accontentando.

Così alla fine ho preso quella strada...

Senza rinnegare niente di ciò che è stato, senza cancellare nessun ricordo, che invece custodisco gelosamente, senza rancore verso quella persona cui tutt'ora voglio un immenso bene e con la quale sono in buoni rapporti...

Ma era giusto così...

E più lo rileggo, più sono convinta di ciò che gli scrissi in una lettera:

"Perché la solitudine spaventa, spesso non ci siamo abituati, i cambiamenti spaventano…mentre in ciò che conosciamo ci sentiamo al sicuro. Ma non è questa la strada giusta. Dobbiamo metterci in gioco…."

Glielo scrissi. E poi quella lettere non gliel'ho mai data.

Perchè? Perchè ho capito che io l'avevo scritta per me, non per lui... Perchè è a me che sarebbe servita.

 
 
 
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