Creato da foglienere il 22/10/2006

Mens Insana

ciarlatano, venditore di sogni, mercante di nuvole

 

 

Ma davvero?

Post n°50 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da foglienere
 
Tag: Sfoghi

dal sito dell'ansa

COMMISSIONE UE, SULLE FONTI RINNOVABILI ITALIA IN RITARDO



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BRUXELLES - ''Nonostante un forte sviluppo nei settori dell'eolico, del
biogas e del biodiesel l'Italia e' ancora molto lontana dal raggiungere
gli obbiettivi fissati sia a livello nazionale sia a livello europeo''.
E' quanto si legge nel rapporto sull'energia presentato dalla
Commissione Ue nella scheda in cui si analizza la situazione italiana.


Ma davvero?!? E io che pensavo fossimo un Paese all'avanguardia nell'utilizzo delle Energie Alternative. Ultimamente abbiamo anche rispolverato i progetti per le centrali a carbone. Più alternative di così! Alternative all'intelligenza evidentemente!

''Parecchi
fattori contribuiscono a questa situazione '', rileva ancora il
rapporto. ''Innanzi tutto ci sono grandi elementi di incertezza dovuti
ai recenti cambi politici ed alle ambiguita' dell'attuale disegno
politico'', e' detto ancora nel documento.


Noooo, ci sono ambiguità nel disegno politico italiano? Ma come si permette questo di giudicare la nostra politica, sempre coerente e tesa al benessere del cittadino? Forza dobbiamo querelarlo immediatamente!!

"In secondo luogo
- si legge ancora nel rapporto della Commissione - ci sono restrizioni
amministrative come un sistema complesso per le procedure di
autorizzazione a livello locale.


Mmmm questa non l'ho capita bene... dice forse che la nostra burocrazia è troppo complessa?

Terzo, esistono barriere finanziarie
che rendono molto elevati i costi di connessione alle reti".


No, dai! Non può affermare che ci sono troppe tasse, imposte, balzelli, dazi e simili nel nostro Paese! è inaccettabile!

Per tutti
questi motivi - sottolinea Bruxelles - l' Italia fa registrare ancora
dei ritardi molto forti.


Dobbiamo fare un bel pieno di carbone a andare a tutto vapore! Ce la possiamo fare! Superemo tutti gli altri, in fondo noi abbiamo la Ferrari, riuscirà a costruitre un motore a vapore decente no?

Ma davvero hanno pagato qualcuno per fare questo rapporto?


ogni tanto uno sfogo mi capita... non prendetelo seriamente, torno subito a scrivere dei miei sogni, Scalda.

 
 
 

Post N° 49

Post n°49 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da foglienere

L'arte è il bacio del Genio all'anima.

 
 
 

Perchè Scalda...

Post n°48 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da foglienere

Scalda è il soprannome che ormai mi porto addosso, nasce tutto dal personaggio che ho interpretato per anni in spettacoli in piazza di rievocazioni medievali, vi lascio un inizio di storia (come mio solito mai conclusa) che avevo usato per definire bene il mio personaggio. (oggi sono pigro, quindi mi accontento di un copia/incolla...)

Un'altra tranquilla giornata è finita, come sempre sono seduto all'osteria del
Barone Fosco... si Barone di zotici! Anke se devo ammetter ke per il
cibo e per il vino è un vero signor, poke osterie hanno del vino si
buono. V'è poi da dir in veritade ch'a dar nomea "Al Cinghiale
Infoiato" allo locale suo, non dà ke assai poco lustro alla nobilitade
sua.

Son qui assai presto e lo local non risuona del cianciar dei molti
ospiti, delli gridi per ancora vino o ancora una porzione di bon verro
salvego, odesi solamente lo passar di straccio della sorella del Fosco,
alla qual deo ammetter già ve feci qualke pensiero dallo dì ke pria la
vidi. Ma poi assai fui distratto e de altre madonne godetti la
presenza.

Lo nome mio è Gio Batta della Quercia... No quello era il nome
dello amico mio, ero assai giovine al tempo e lo nobile padre mio me
facea studiar di lettere e di latino, de diritto e di scrimia. Ma con
Gio Batta, me ne fuggivo dalle lezioni de lo maestro Iacopo per correr
sullo fiume ghiacciato nello 'nverno e scivolar assai, fino a ke le
mani non venian rosse dentro li guanti e le gambe parean delle pietre,
e nell'estate si correva per li campi a cercar li persichi più dolci e
se giocava a colpir le vacke co' la frombola. Lo ritorno era sempre lo
medesimo con lo padre mio ke de bastonate facea gran dono e me ripetea
de metter su senno ke un uno giorno avaria governato le terre di Bon
Colle. Ecco adunque lo nome mio, Romualdo de Bon Colle, ma niuno ne ha
ormai notizia, Romualdo non è più de questo mondo, quel ke ne rimane
altri non è cha Scaldaletti, un ribaldo ke di molti letti femminini
fecit suo giaciglio e de morale ne sa abbastanza da contraddir li frati
quando ve l'accusano de no averla.

Lo vino speziato scivola allegro nella gola più volte, ma nello
bicchiere appar rosso come il sangue, quanto sangue scorse dinnanzi li
occhi miei... Con Gio Batta si partì alla crociata, per liberar lo
Santo Sepolcro dalli infedeli, assaie fu lo nostro onor e lo gaudio nel
partir scudieri allo servizio de due nobili cavalieri ke l'impresa
avean già dipinto como gloriosa. Ma li barbari mori, assai più
agguerriti furon ke quanto se pensaa e perlunghi dì ve furon pugne et
scontri, finchè uno de li più grandi mori, ke io penso neppur Golia sia
si grande, e ke solo in otto cavalieri ne vennero a capo sicchè di
tante ferite era coperto ch'io credea non potesse esservi tanto sangue
ne manco in un bue, eppur cinque di quelli mandò al paradiso e con uno
colpo della grande scimitarra sua, ke occorrea due omeni solo per
sollevarla, una grande striscia rossa disegnò sullo giaco dello amico
mio Giobatta. Più non vidi e non udii, al tocco ero insensibile e assai
vagai e assai dormii ch'io non sapea si eran passate giorni oppur anni.
Per lande desolate trascinai lo passo mio, sicchè uno mattino li occhi
miei se aprirono su uno giardino, ke mai più vidi uguale. Me ritrovai
desteso alli piedi de uno omo ke parea deambular decapitato, vestito
solo de uno par di brake, ma quando voltossi me dimandò s'io volessi
desinare e la bocca sua era dove li omeni hanno l'ombelico e li occhi
soi eran ove le donne hanno le poppe, et stavasi in mezzo uno grosso
naso e me parlava lo latino delli preti. Alla risposta mea ke de fame
soffrivo assai con un grosso riso ke parea dividerlo in due parti se
diresse verso uno grosso albero di cui molti e grossi frutti pendeano,
staccossene uno e accese uno fokerello. Aprisse dunque lo frutto e
maraviglia mia estrasse di esso uno agnello ke parea aver cinque mesi o
poco meno, eppur esso mi disse ke le bestiole ke v'eran sulla pianta
eran destinati allo desinar, mentre mostrommi assai gusci aperti e
dissemi ke solo li agnelli ke eran dall'albero caduti poke settimane
orsono se sarebbero alzati in piedi da soli, e continuò a parlarmi
delli alberi delli capretti e dei caprioli, delli liofanti ke nascono
da uno semino piccolo come la senapa, ma ke guardarlo di vicino se
vedono già in picciolo le grosse orecchie e lo lungo naso e li denti
ricurvi ke kiaman zanne e la piccola coda. E siffatto seme va piantato
in primavera e annaffiato con assai acqua et uno poco de vino ogni
giorno. Stetti poco tempo in quel giardino eppure fui lontano per molto
tempo, ma assai meraviglie vidi, v'eran li sciapodi, omeni con un solo
piede ma grande come i due ke hanno quelli con due gambe e assai
saltava e correva ke uno cavallo allo galoppo non lo avrebbe raggiunto,
e v'eran piccoli satiri con le gambe caprine e li zoccoli fessi, v'eran
angioletti con le ali de li tutti i colri ke giocavan alla guerra con
delli piccoli demonietti neri come la notte e con alette come di
pipistrello e assai eran dispettosi e molesti quanto li angioli era
buoni e generosi. V'eran animali de ogni sorta et forma v'eran alberi
ke assai se sognano: Ve crescean peschi con lo nocciolo di rubino, mele
con li semini di onice e pere con le buccie de oro puro, liane de
argento...

Et, ohilmè qual sventura, uno giorno de lontano vidi qulla bestia
ke ognuno sogna de acchiappar, lo unicorno. De maestade sembravasi
ammantato, era si bianco ke la neve parea carbone si vi fosse posta
vicino, lo corno brillava de mille colori e parea si puntuto a affilato
ke spada non saria mai e si bello e lucente ke una stella parea discesa
sulla fronte sua. Non fu altro pensiero ke de por mano su si fatato
animale ke ne manco uno momento passò ke mi trovai sanza fiato a correr
sull'orme di tal prodigio. Tanto corsi e tanto arrancai dietro esso ke
non pochi soli tramontarono e levarono e tal fiackezza mi colse ke
caddi stravolto in un sonno di moltissimi e confusi sogni.

Ecco ke l'ostaria s'affolla e più e più omeni vi s'assettano,
qualcuno me saluda, per lo più ki m'ha vinto ai dadi le sere or sono,
altri me inviano uno cenno per far saper ke son giunti e altri me
guardan de traverso ke le mogli sue credon state siano in mea
compagnia, cosa di cui io ho certezza e loro non ancora, ma tengo li
ferro ben affilati. Non v'è alcuno ke non me noma Scaldaletti, alcuni
omeni tuttora illusi credon sia solo uno nome, le femmine sanno ke l'è
vero. Un altro sorso de vino e la zenzero e cannello si mesciano in
bocca al ricordo dello sapore della sabbia ke molta ne ingoiai pria de
giunger alla Città Santa. Quivi la trovai divisa e in guerra tra li
cristiani e li mori. Io riparai in uno de li grandi monasteri ke ve
l'attorniano e fui ospite dello abate Nonmiblasmate Sivoipiace. Ello di
grandi onori me fece onor e mostrommi assai de le reliquie ce in barba
alli 'nfedeli avea salvato dalla cittade, e gran mostra me fece delle
due teste di San Giovanni Battista una de quando ancora giovinetto de
poco avea passato le dodici estati, dodici como gli apostoli, mentre
l'altra era quella ke lo Antipa Erode fece divsa dallo collo suo,
dippoi mostrommi più ampolle con lo suono delle campane del Tempio Re
Salomone, una con alquanti delli Rai della Cometa, mostrommi un dente
della croce, la mascella della morte di San Lazzaro, una delle chiavi
di San Pietro, ben tre piume dello arcangelo Gabriello et infine tre
dita dello Santo Spirito ke como se dice tre è lo numero perfettissimo.
Non erano molti giorni ch'io era ospite dell'abate ke uno gruppo de
mori entro nello monastero e gran carneficina ne fece,io cercaa de
salvar quanti più omeni potes e credo ke alcuno gratia me deva ancora
per aver salva la vita. Eppur fuine preso e fatto prigioniero ma assai
mane tagliai ke non v'era uomo ke me potesse legar per trascinarme via,
così vel segui per le molte punte de spada ke me stavano appresso.

"Ehi Scalda tutto solo stasera?" Madonna Isabella una mia,...
amica. Lei se occupa del bene delli uomini e de renderli felici, certo
non tutti, solo quelli ke hanno uno po' di denaro nella saccoccia, o
quelli come me ke danaro non habendo, compensano. Eppur niuno ha di ke
dire, financo le altre donne tacciono e la trattano come donna
importante, in fondo lo fratel suo è mercante de li più danarosi.

"è ancora presto per abbandonar lo desco, gradisce uno goccio de
buon vino speziato? Sa ke'l Fosco nostro è lo migliore quan se tratta
dello desinare! Signori leviamo il bicchier in onor al nostro Fosco!"
Tutta la stanza se riempie de uno boato ke par uno delli nuovi
archibugi abbia appena esploso, si ben io non goda de bona riputaçion,
ad onorar lo vino dell'oste son tutti assai presti.

Isabella me guarda mentre sorseggia lo vino e assai de li clienti
guardano lei, me son presti como lepri a volgerlo oltre quando
incrosano il mio.

"Ordunque mio Scaldaletti finchè non vien si tardi ke sia ora de
trovar giaciglio e compagnia, me lasciaste a quando foste catturato e
non proseguiste dicendo de vostra liberaçion nè di come giungeste
insino qui"

Scalda

P.S. Troverete alcuni passi simili al Baudolino di Umberto Eco... mmmm... in realtà abbiamo attinto alle medesime fonti...
P.P.S. Gli altri personaggi della storia sono tutti dei cari amici e compagni di avventure, l'intenzione era di creare un racconto in cui inserirli tutti, purtroppo anche qui è rimasto incompleto...

 
 
 

Mi manca il Leprotto Bisesistile...

Post n°47 pubblicato il 09 Gennaio 2007 da foglienere

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Sono nel mio negozio, ma non entra nemmeno un cliente. Il silenzio mi saluta da caro vecchio amico, mentre la solitudine mi avvolge di pensieri come una calda coperta. Sono un cappellaio, vendo cappelli per tenere al caldo la testa della gente, perchè tenga caldi i loro pensieri, perchè non escano di soppiatto mentre sono ancora incompleti. Forse sono un Cappellaio Matto che non riesce a seguire un filo nei suoi pensieri. Intorno a me non c'è nemmeno un cappello, un basco, un berretto, una coppola, non c'è nemmeno un negozio, forse non sono un cappellaio, forse sono solo matto...

 
 
 

Sogno un mondo così...

Post n°46 pubblicato il 09 Gennaio 2007 da foglienere

Mi capita di sognare un mondo migliore e mi accorgo sempre più spesso di non essere solo. Chi ha scritto questo doveva avere in mente un mondo stupendo.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Art. 11.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 13.

La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

Art. 14.

Il domicilio è inviolabile.
Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.

Art. 15.

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

Art. 21.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Art. 28.

I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.

Costituzione Italiana

PS tranquilli tornerò subito a scrivere i miei soliti post deliranti, un abbraccio a voi, Scalda

 
 
 

Guardando avanti

Post n°45 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da foglienere

Ci siamo incontrati dopo quasi 5 anni che non ci vedevamo. Il mio migliore amico aveva compiuto da poco 85 anni.
Con che gioia mi guardava mentre mi salutava con calore
Poi mi disse, con le lacrime agli occhi dalla felicità: " Ho scoperto cosa voglio fare da grande"

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Raccogliere i pensieri

Post n°44 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da foglienere

Raccogliere i pensieri era la sua vita. li vedeva formarsi lentamente, come dei piccoli frutti e li accudiva con amore. Bisognava curarli con attenzione perchè anche i pensieri più belli potevano nascondere un'infezione. Una bella idea contagia necessariamente quelle vicine e più questa cresce più prendono forza le altre, ma se inizia a marcire crea danni inimmaginabili.
Al mattino perdeva sempre un po' di tempo in più per curare i pensieri dei bambini, erano quelli più semplici, ma quelli che nascevano con più difficoltà, li vedeva faticare ad uscire dalla terra, li guardava sempre con un po' di apprensione. Era felice quando li vedeva completati così piccoli, così elementari, eppure così eccezionali perchè il primo pensiero è sempre un evento.
Il giorno poi trascorreva nella routine dei pensieri dei "grandi", era tediosa questa parte della giornata, i pensieri dei grandi nascevano in fretta, senza molta grazia, erano marroni, grigi, neri e morivano in fretta. Erano sempre tutti uguali, non avevano bisogno di grandi attenzioni. Ma capitava ogni tanto, tra questo grigiore, un'esplosione di colore, aspettava sempre con impazienza questi momenti. Erano i pensieri dei poeti, dei pittori, degli artisti, li vedeva letteralmente esplodere tra il grigiore e poi piano piano prendevano forme sempre più belle, più regolari in cui esprimevano tutta la loro pienezza. Si commuoveva quando accudiva le tenere preoccupazioni delle madri.
Ma il momento migliore lo teneva per la sera. Solo allora si concedeva di sedersi e osservare. Quello era un gruppo di pensieri che non necessitavano cure. Sbocciavano quasi all'istante, assumevano le forme più strane e cambiavano di continuo, gli stessi colori non si lasciavano fissare. Non c'era motivo di metterci mano, il loro mutare continuo li proteggeva dal marcire, non c'era infenzione che potesse colpirli e lo spettacolo del loro crescere era impagabile. Spesso si addormentava così, stanco e felice per la giornata di lavoro, con un gran sorriso che gli illuminava la faccia, davanti ai pensieri dei folli.

Questo racconto è stato ispirato dal Blog Infraquark di Nadir.d, ho solo sostituito "pensieri" a "parole" ;) Grazie Nadir spero ti piaccia il racconto, cara la mia musa, Scalda

 
 
 

Ricordi

Post n°43 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da foglienere
 
Tag: Parole

Glielo avevano detto che non era facile, aveva sempre creduto che fosse difficile trovare la strada, ma tutti gliela sapevano indicare e molti erano anche i segnali lungo la via. Insomma non si poteva sbagliare. Capì subito dov'era il difficile, era fare i conti con il passato. Stese la sua coperta e passò al vaglio tutta la sua dolorosa esistenza, ogni frammento della sua vita che tornava alla memoria, ogni momento che riusciva a ricordare. Quasi tutti erano dolorosi, pieni di rimorsi e di risentimenti. Li mise in fila uno dopo l'altro. Li riguardò uno a uno, li assaporò, li vagliò come perle. Tanta strada per quel momento e ora non ne era più sicuro. Ma l'indecisione durò un'attimo, si diede dello stupido e senza un'occhiata si voltò e se ne andò. Lasciò indietro la sua vita e quello che uscì era un uomo nuovo, senza passato, si sentiva felice, libero, non sapeva chi era, ma non gliene importava.
E prima o poi tornavano tutti. Rientravano mogi, giravano fra le coperte impolverate, gingillavano con i ricordi, indecisi su quale vita riprendere, su dove ricominciare, tutti sembrano così miseri, ma così necessari.
I pochi che non tornavano tristi erano i folli, così pieni di vita che una sola esistenza non bastava, erano i pochi che tornavano più volte e senza aver mai portato via nulla...

Ringrazio una cara amica che ha ispirato questo racconto ieri sera verso le una di notte con una sua canzone. Davanti ad un mix di Celtic Irish e Cioccolata calda alla nocciola. un bacio Vero!

 
 
 

Felicità

Post n°42 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da foglienere
Foto di foglienere

La felicità è un pinguino che balla? Ma VAFFAN!!!!!!
La felicità è alzarsi con un mal di testa post-sbornia da guinnes, ma con un sorriso ebete per la serata passata con gli amici, è svenire a letto dopo un massacrante allenamento sapendo di aver dato tutto, è guardare negli occhi di un bambino, è nella rottura di palle di ascoltare un vecchio sconclusionato che non riesce a raccontarti una storia perchè nel frattempo ne aggiunge anche altre 3 e si addormenta, ma ti guarda contento, è sentirsi dire scemo dopo aver strappato un sorriso.

 
 
 

Destinazione andar via...

Post n°41 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da foglienere
 
Tag: Parole

immagineSi guarda intorno con aria stranita. La stazione, un luogo così familiare, teatro di tanti distratti passaggi apre il sipario su una nuova scenografia. Ora deve fare i conti con questa nuova presa di coscienza, la stazione è reale. Ha in mano un biglietto, perchè l'ha raccolto? Domanda oziosa, non ha una risposta, l'ha fatto e ora guarda quel pezzo di carta senza sapere cosa pensare. Il biglietto è nuovo. Il treno parte fra cinque minuti. La destinazione un paese sconosciuto all'estero, due cambi, dieci ore di viaggio. Nel formicaio umano non trova appigli, l'indifferenza che lo circonda lo gela. Andare, tornare, partire, viaggiare. La sua vita tutt'a un tratto gli pare fragile, tornare a casa gli sembra inutile. Il treno parte fra due minuti. Senza rendersene conto si trova già al binario. Il fiume di pensieri, non si arresta, la valigetta nella mano destra gli sembra quella di un'estraneo, la osserva, ne riconosce ogni graffio, ogni filo penzolante, ogni cucitura, ma come se l'avesse avutain un'altra vita. La porta aperta del treno lo invita a salire. Sa che a destinazione ci sarà lei, c'è sempre una lei alla fine del viaggio. La immagina già, i suoi riccioli neri agitati dal vento, il suo corpo flessuoso, i suoi occhi neri come un'eclisse.
Dieci ore, due cambi, le porte si chiudono, il fischio, il treno parte.

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PERCHè SCALDA?

Sono The Crow, il corvo del cimitero di Pére Lachaise. E tu sarai un angelo, un giorno. La tua anima camminerà nella notte per giocare ancora con il Mondo...
Ti aspetterò, ragazza.

Jessica
 

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