Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Gennaio 2009

Pur di tenerla occupata

Post n°415 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da middlemarch_g
 

Non è che l'idea di annunciare la seconda materia della maturità su Youtube sia di per sè  necessariamente criticabile. Ai ragazzini piace, per cui  in fondo non vedo cosa ci sia di male se quel medium si  affianca agli altri più tradizionali.

No, quello che mi sconcerta è un'altra cosa. Che sia cioè la Gelmini a leggere la comunicazione. Ma non era il ministro della Pubblica Istruzione? E il ministro non dovrebbe essere quello che decide le linee guida in posizione centrale ma defilata anche per rispetto alla sua dignità istituzionale? All'epoca della protesta degli studenti, mesi fa, l'intervento su Youtube poteva avere un suo significato perché era una situazione fuori dall'ordinario che si doveva comporre in qualche modo. Ma leggere le materie mi pare molto diverso; è un puro atto formale di una procedura protocollare, e non dovrebbe servire la presenza del ministro per darle un peso specifico.

Perché secondo me mandare la Gelmini a leggere le materie della maturità su Youtube, è un po' come immaginarsi il ministro dell'Interno che va a Mtv a leggere il bando di concorso per agenti di polizia, o il ministro per le Politiche Agricole al Festivalbar che scandisce le tabelle ponderali e la stazza minima prevista perché un bovino possa rientrare nella certificazione di bufala campana. E' tutto giusto e a norma di legge, per carità. Però preferiresti conservare qualche residua illusione sul motivo per cui un ministro riceve un incarico. Ti piacerebbe credere che le ragioni siano un pochino più significative in termini di sostanza. Non ce l'avevamo una funzionaria d'avanzo che potesse farlo dignitosamente? Tutte a casa con l'influenza? Brunetta ne sarà terribilmente contrariato.  

Non so se era questo il destino che sognava da bambina, povera Maria Stella. Che con quel nome da prodotto da forno del Mulino Bianco oltretutto non partiva mica tanto  avvantaggiata. Va bene, chi può dirlo? In fondo è possibile che le sue ambizioni siano diverse da quello che riesco a immaginare io. E' un risultato anche questo, no? Diventare la Nicoletta Orsomando del Ministero della Pubblica Istruzione. 

Chissà come sarà orgogliosa la sua mamma.

 
 
 

Middlebirthday

Post n°413 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da middlemarch_g

E così, ridendo e scherzando, è già passato un anno da quando sono approdata qui.

Magari uno pensa che sarebbe una buona idea tentare un bilancio.

Naaaa....Non ci penso proprio. Mi sento ancora troppo giovane per questo genere di esperimenti autoreferenziali. Tanto più che se proprio devo temere una scadenza, semmai è l'altra, quella che compare anche sulla carta di identità.

Il mio blog ed e io siamo nati a 10 giorni di distanza. Dieci giorni e 41 anni di distanza, più precisamente, per cui semmai se ne riparla a febbraio.

Comunque, per la cronaca, tutti quei portentosi portamele erano bellissimi. Il pensiero è stato davvero carino.

Grazie.


 
 
 

Dannati reprobi

Post n°412 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da middlemarch_g
 

repeant and sin no more

 

Ieri a Otto e mezzo si parlava di Dio.

C’è. Non c’è. Potrebbe esserci. Presenziavano Margherita Hack – che non mi sembra lucidissima ma va capita, non è  più nel fiore degli anni – una giornalista spagnola di cui non ricordo il nome, e Antonio Socci.

 

Antonio Socci fa sempre la sua porca figura, anche fisicamente. Perché è difficile coltivare il talento di mettere i brividi quando non sei supportato da una struttura fisica particolarmente indecente. Voglio dire, a occhio umano pare quasi normale. Non c’è niente che richiami la tua attenzione in modo particolare. Bisogna ascoltarlo parlare, se possibile destrutturando il senso di ciò che dice a favore dei toni. E’ qualcosa che si percepisce: la sua esagitazione a sfondo mistico, la vibrazione inquieta della forza, l’inquietudine che non riesce mai davvero a nascondere. Sia detto a  scanso di equivoci: non tutti i cattolici oltranzisti mi fanno questo effetto. Posso non concordare con loro, e non lo faccio quasi mai, ma solo alcuni mi intimoriscono. Antonio Socci mi intimorisce. Parecchio.

 

Insomma si è parlato anche della campagna per l’ateismo che si sta svolgendo in tutta Europa. Il manifesto che mi è piaciuto di più è quello spagnolo che dice: probablemente Dios non existe. Deja de preocuparte y disfruta la vida.

 

Disfruta la vida non è facilissimo da tradurre. Vuol dire un insieme di cose. Goditi la vita. Vivila pienamente. Apprezzala. Assaporala. Sii felice. Antonio Socci l’ha tradotto così: spassatela finché puoi.

 

Mi colpiscono sempre questi piccoli dettagli così rivelatori. Di base c’è un piccolo errore linguistico, quasi trascurabile. Socci probabilmente non consce lo spagnolo, il che non è una colpa. Ma traducendo a occhio, tra le decine di possibilità che aveva a disposizione ha scelto questa: spassarsela. Che non solo è sideralmente distante dal significato reale del verbo, è anche rivelatore della tendenza dei cattolici a considerare insignificante e stupidamente edonistica qualsiasi attitudine esistenziale che non si maceri nel senso della colpa e del peccato.

 

Di tante e tante cose che mi fanno incazzare di loro questa è proprio la più clamorosa di tutte. L’idea che essenzialmente nella felicità c’è qualcosa di sbagliato. Qualcosa di disdicevole. E se proprio la vogliamo dire tutta: qualcosa di colpevole. 

 
 
 

Ragazze che dovresti imitare

Post n°410 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da middlemarch_g
 

michelle obamaNon so perché le vicende del presidente insediato attirano tanto la mia attenzione, sospetto che sia un po’ come quando diventi una donna vecchia e cinica che non si aspetta più niente dalla vita in generale, e dagli uomini in particolare. Sai che anche questo è come tutti gli altri, nessun motivo valido per credere che possa essere diverso da quelli che l’hanno preceduto o che lo seguiranno. Eppure una parte di te, occultata molto in profondità, spera ancora, incredibilmente, che possa  verificarsi il miracolo.

 

Comunque. In realtà ieri sono stata attratta dai commenti di quel gran pezzo di giornalista che è Giulio Borrelli, non so se avete presente. Un fenomeno. Uno che ha il talento di parlare per ore, giorni o settimane, senza riuscire a dirti neanche per sbaglio una cosa che già non sai. Il commento a posteriori. Il Reader’s Digest della notizia. Un bel modo per lavarsene le mani, volendo.

 

In alternativa ai suoi commenti sottovuoto spinto può solo offrirti del gossip, o della fuffa mediatica da 4 dobloni. Ieri per esempio ci ha rifritto la solita storia dello stile di Michelle Obama. E le donava il completino giallo-oro di Isabel Toledo indossato per il giuramento? E per la cena era veramente il caso di optare per il vestito bianco-floreale di James Wu? E il suo stile easy e femminile è davvero up-to-date o non denuncia piuttosto una certa colpevole trascuratezza in proposito?

 

E poi, naturalmente, perché è un confronto a cui non ci si può sottrarre in nessunissimo caso, la domanda imprescindibile: nella scala Jackie Kennedy come si colloca Michelle Obama? Cioè: è degna di ottenere almeno un punteggio minimo, se non altro di stima e incoraggiamento, oppure come alcune delle impresentabili first lady degli ultimi vent’anni – prendi entrambe le signore Bush affette da quello stile mucolitico che fa tanto vecchia-carampana-intenta-a-preparare-la-composta-di-arance anche quando è in visita ufficiale al Cremlino – deve essere chiaro fin da subito che non gliela fa?

 

A me tutto questo fa un’inesprimibile tristezza. Il pensiero cioè che una donna coi controcoglioni com’è visibilmente Michelle Obama debba subire l’onta di essere confrontata con Jacqueline Kennedy per dimostrare quello che vale, mi turba fino alle lacrime. Una che s’è laureata due volte, ad Harvard e a Princeton, e che, contrariamente ad alcune sue omologhe tipo la Condoleeza Addams, è riuscita a farlo senza per questo sacrificare il gusto per una sua personale versione della dolcezza e della femminilità, deve subire l’onta di una valutazione secondo i parametri di una pupazza morta da un decennio che scambiava la personalità per una collezione di tailleur.

 

E non è tanto con la Kennedy che ce l’ho, così come non me la prendo direttamente con le tante icone di stile – Dio quant’è fetente questa perifrasi! – non fosse altro perché sarebbe come cavare sangue da una rapa. Io me la prendo con chi le beatifica, con chi ne fa dei modelli da imitare. Ma più di tutto me la prendo con le donne che si lasciano infinocchiare da questa innominabili stronzate.

 

Michelle, sei tutte noi. Vai dritta per la tua strada. E come si dice dalle mie parti: faje male.

 
 
 

I cugini americani

Post n°408 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da middlemarch_g
 

Ieri ho sentito il presidente insediato pronuciare questa frase:

America is the place where everything is possible

Mi è venuto un po' da ridere. Perché c'è almeno un altro paese al mondo di cui si potrebbe dire la stessa cosa, no? Questo.

Certo, quando lo pronunci dalle sponde del Mediterraneo le implicazioni virano un po' dal Destino delle Nazioni alle dinamiche gastrointestinali. Però, insomma, è comunque una bella soddisfazione.

Itlay: the place where everything is possible

Brrr......

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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