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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Avevamo un passatempo in comune: era il gioco del burraco! Ne abbiamo passate di ore al tavolo, specie in estate al mare. Interminabili partite, accese dispute con il coltello tra i denti e le bombe a mano sul tavolo, è sempre stato così! Non pensate agli avversari, poverini, quelli non c'entravano, per loro sempre il massimo rispetto. Gli alterchi e gli scontri armati erano sempre e solo tra noi compagni al tavolo, noi soci nel gioco, insieme e uniti per battere gli altri: io e il mio 51% ! La mia partner preferita, la mia sponda eccelsa, il mio parafulmine effettivo: il buon Franklin non avrebbe potuto inventare di meglio! "...E perché hai scartato l'otto di cuori, pelandrone?...", "Perché hai passato il cinque, cara la mia cartomante!". Immaginate questo veloce scambio espresso con il tono appropriato e con i denti stretti, soprattutto quelli, serrati con il classico rivolo all'angolo della bocca: non ho mai capito se fosse eccesso di salivazione o veleno masticato rabbiosamente. E così è andata avanti per anni, cambiavano gli avversari e noi sempre "contro" noi stessi, finché un bel giorno: "Senti biscazziere da casinò clandestino, facciamo un semplice ma cazzuto accordo: non giochiamo più in coppia, separiamoci, troviamo un modo per non discutere anche sul gioco!". "Sì, regina di cuori, il verbo più giusto è quello, separiamoci....da qui all'eternità .....". "Caro il mio fante di picche, separiamoci al gioco...sarà sufficiente; non fare giochi di parole come se fossi "l'imbrusatore" di strada che propone il gioco delle tre carte: questa vince e questa perde, OK?". Così fu. Da allora non abbiamo più giocato insieme, sempre contro, accoppiandoci con altri amici: risultato? Non sono più riuscito a vincere una partita contro di lei. Maledizione di Montezuma o sono scarso al burraco?
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