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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi del 09/03/2021
Sono in campo da oltre dieci anni ormai: tanto tempo da titolare, sempre presente, ogni giorno con lo stesso attaccamento alla mia maglia con il 19 sulle spalle. Mi chiamano Monellaccio, si usa con i giocatori appioppare nomignoli e/o diminuitivi per dimostrare affetto e simpatia; io credo che il nome sia dovuto al mio modo di giocare: mai cattivo, qualche volta scorretto, mai entrate a gamba tesa, takle scivolati alla Schnellinger in abbondanza, trattenute e spintoni di spalla in quantità, ma mai con con livore o acredine. Uomo di centrocampo, un mediano instancabile che non disdegna scorrerie sulle fasce per fornire assist al centravanti di turno e pronto ad andare in rete io stesso, se capitasse l'occasione. Questo sono dall'ottobre 2010, sempre in campo e sempre attivo con la stessa maglia. Ieri l'allenatore mi ha chiamato in disparte prima di scendere in campo e mi ha detto: "Ti do qualche turno di riposo, ti faccio tirare il fiato, un po' di panchina ti farà bene". "Obbedisco, mister! Non discuto e mi rimetto alle tue decisioni. Se posso permettermi, direi che non avrei bisogno di riposo, posso farcela, basta rallentare i ritmi, giocare la palla senza affannarmi troppo!", ho risposto a malincuore ritendo di non meritare la panchina. Poi, pensieroso e muto, ho raccolto la mia roba e sono andato a sedere a bordo campo sul sedile che non avrei mai voluto scaldare. Mi è toccata, doveva succedere prima o poi, non si può essere sempre in prima fila, al centro e nel pieno dell'attività, coinvolti e travolti sempre. Così provo la panchina: non è un disonore, non è una sconfitta, ad una certa età e conoscendo i propri limiti, può e deve essere una soluzione. Magari temporanea, probabilmente contenuta nel tempo, ma sempre panchina è! Ancora una volta mi confronto, servendomi di un processo linguistico come la metafora, con la mia vita.
"Nella vita come in tram, quando ti siedi è il capolinea". (C.Sbarbaro)
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