dacci un'occhiata
Chissa', forse riusciremo a migliorare un po' il mondo in cui viviamo, soprattutto per i nostri figli.....
x dardo intendo un commento, una riflessione,
qualcosa che possa far capire, io sto' con te e con
i tuoi propositi.
se non sei d'accordo puoi anche manifestare il tuo disappunto.
se proprio sei contrario alle mie tesi , puoi uscire senza problema.......
Eccolo il bombardiere americano resosi famoso x aver sganciato la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
L' ho voluto inserire x i piu' giovani che magari non lo sanno, e magari possono pensare che si trattasse di un famoso omosessuale spagnolo.
permettetemi un po' di humor......
Guarda gli occhi dei bambini.
Ti portano in un mondo fatato,
ti portano dove un tempo anche tu sei stato,
un mondo popolato da colori e suoni
che noi adulti non riusciamo più a vedere
non riusciamo più ad ascoltare.
Uccellini in un nido
che sbattono le ali per poterle poi spiegare
e volare verso la vita.
Ma ci sono bambini a cui hanno spento
i colori.
Bambini a cui i suoni glieli hanno trasformati
in urla.
Bambini che non sanno più piangere
perché non hanno più lacrime
che non sanno più ridere
perché gli hanno tolto il sorriso.
che non possono più sognare
perché gli hanno ucciso i sogni.
Gli hanno rubato l’innocenza,
negata l’infanzia
E la favola si è trasformata
in un incubo.
Questi bambini sono quegli uccellini
che volevano volare via dal Nido,
volare verso la vita che gli aspettava.
Non voleranno più
perché gli hanno spezzato le ali.
E tu uomo,
tu che hai osato profanare quell’innocenza,
tu che hai ucciso i loro sogni e le loro attese
tu che gli hai rubato il tempo magico
dell’infanzia
tu che gli hai negato lacrime e sorrisi
e che in cambio gli hai dato solo dolore,
disperazione, e urla che il tuo cuore
non ha voluto ascoltare.
Tu uomo
hai il coraggio di guardare
negli occhi di un bambino?
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: mustafeldur
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Sesso: M Età: 56 Prov: NA |
"O San Giuseppe Moscati, medico e scienziato insigne,che nell'esercizio della professione curavi il corpo e lo spirito deituoi pazienti, guarda anche noi che ora ricorriamo con fede alla tuaintercessione. Donaci sanità fisica e spirituale, intercedendo per noi presso il Signore. Sii per tutti noi guida sicura di laboriosità, onestàe carità, affinché adempiamo cristianamente i nostri doveri, e diamogloria a Dio nostro Padre. |
Fonte : http://www.renatocarosone.it |
L'anima di napoli Biografia di Totò Nel 1927è nella compagnia di Achille Maresca, di cui è prima donna la celebreIsa Bluette; nei primi anni ‘30 diviene capocomico e porta in giro perl'Italia varie riviste, tutte calorosamente accolte dal pubblico. Nel 1937 esordisce sullo schermo con "Fermo con le mani!" di GeroZambuto, cui fanno seguito "Animali pazzi" (1939) di Carlo LudovicoBragaglia e "San Giovanni decollato" (1940) di Amleto Palermi: questepellicole non ottengono il favore delle platee, così egli torna acalcare le assi del palcoscenico guadagnandosi trionfali accoglienzenegli spettacoli messi in scena da Antonio Galdieri ("Quando meno tel'aspetti", 1940; "Volumineide", 1942; "Che ti sei messo in testa?" e"Con un palmo di naso", entrambi del 1944; "C'era una volta il mondo",1947; "Bada che ti mangio", 1949), dove talvolta fa coppia con AnnaMagnani. Nel 1947, egli approda nuovamente al cinema con "I due orfanelli" diMario Mattoli, che segna l'inizio delle sue fortune in celluloide: dianno in anno, il numero delle pellicole che lo vede impegnato andràaumentando, fino a suggerirgli nel 1950 il ritiro dall'attivitàteatrale (cui tornerà, episodicamente, nel 1956 con "A prescindere" diNelli e Mangini). Tra i moltissimi titoli, segnaliamo "Fifa e arena" (1948) di Mattoli,"Totò le Moko" (1949) di Bragaglia, "Totò cerca casa" (1949) di Steno e Mario Monicelli, "Napoli milionaria" (1950) di Eduardo De Filippo, "Guardie e ladri" (1951) di Steno e Monicelli, "Totò a colori" (1952) di Steno, "L'oro di Napoli" (1954) di Vittorio De Sica, "Totò, Peppino e la malafemmina"(1956) di Camillo Mastrocinque, "I soliti ignoti" (1958) di MarioMonicelli, "Signori si nasce" (1960) di Mario Mattoli, "TotòDiabolicus" (1962) di Steno, "Uccellacci e uccellini" (1966) e gliepisodi "La terra vista dalla luna" (1967, da "Le streghe") e "Che cosasono le nuvole" (1967, da "Capriccio all'italiana"), tutti firmati da Pier Paolo Pasolini. Autore, pure, di canzoni di grande successo - la più famosa delle qualiè sicuramente "Malafemmena" (1951) - oltre che delle poesie napoletaneraccolte nel volume "‘A livella" (1964), Totò si è spento a Roma il 15aprile 1967. F.T. |
"a confessione é taniello " recitata da Aldo Giuffre' ascoltala
Taniello, ch'ave scrupole mò che se vo' nzurà, piglia e da Fra Liborio va pe' se cunfessà. «Patre - le dice - i' roseco, i' pe nniente me mpesto; ma po' dico 'o rusario, e chello va pe cchesto... Patre, ncuollo a li ffemmene campo e ncoppa a 'o bordello; ma sento messe e predeche... e chesto va pe chello. Iastemmo, arrobbo... 'O prossimo spoglio e le dongo 'o riesto; ma po' faccio 'a lemmosena... e chello va pe' cchesto. E mo, Patre, sentitela st'urdema cannonata: a sora vostra, Briggeta, me l'aggio nsaponata...» Se vota Fra Liborio: «Guagliò, tu si’ Taniello?... I' me nsapono a mammeta, e chesto va pe cchello!» |
Gioacchino Murat: ‘o paladino di Franco Celentano Fonte : www.napoliontheroad.it
Gioacchino Murat successe sul trono di Napoli al cognato Giuseppe che, certamente, non si lasciava alle spalle rimpianti e simpatie. Usando un linguaggio calcistico, oggi di moda, si direbbe che il sanguigno Gioacchino fu prelevato dalla panchina per sostituire il titolare del ruolo, trasferito ad un club più ricco ed importante. Dotato di una naturale arte scenica, giunse a Napoli bello, sfarzoso, con l'aureola dell'eroe di mille battaglie e seppe colpire la fantasia dei Napoletani i quali ignoravano che sua moglie e lui stesso avevano mirato al reame spagnolo e che, quando erano granduchi di Berg, avevano detto e scritto, con evidente disprezzo, che la corona di Napoli era ben piccola cosa per le loro teste. Dimostrando di aver completamente perso il senso della misura, se non della decenza! Gioacchino Murat, da consumato commediante, fece un ingresso trionfale in Napoli e, con mossa felicissima, per mostrare la fiducia che aveva nei nuovi sudditi, vi entrò senza scorta, accompagnato da un solo aiutante di campo. Il popolo fu favorevolmente colpito da questo atto accorto nonché dal suo aspetto marziale e dalla sua bella presenza. Un successo particolare, poi, ottenne la moglie Carolina in virtù della sua sorridente cordialità e la sua naturale grazia che fece colpo, perfino, sul severo arcidiacono Luca Samuele Cagnazzi. Il suo fare istrionico, da teatrante, era proprio quanto poteva accattivare al nuovo Sovrano la simpatia dei sudditi che, in effetti, durante gli anni del suo governare, lo accolsero sempre con evidenti prove di simpatia. Quando re Gioacchino passava per Via Toledo, vestito di colori vivaci, con una pelle di leopardo sul cavallo, la scimitarra al fianco tempestata di gemme, il popolo correva numeroso ad applaudirlo e più ancora osannava a lui quando egli, che aveva ben compreso questi sentimenti, approfittava di tutte le occasioni per organizzare feste popolari, per montare macchine sceniche e distribuire doni. Acquisì il nomignolo di “Rinaldo” in ricordi del paladino che tanti “pupari” cantavano nel regno da secoli. Il popolo era felice anche se non riusciva a comprendere il contenuto dei provvedimenti decretati dal nuovo sovrano, che aveva inaugurato una sorta di politica sociale. La nuova amministrazione comunale, infatti, che fu detta “Decurionato”, votava pensioni per cittadini meritevoli, deliberava aiuti per qualche famiglia colpita da particolari eventi luttuosi, disponeva il conio di medaglie per celebrare avvenimenti di particolare rilievo. I nobili, ancorché, di tanto in tanto, avessero forti scontri con la corte, non si auguravano di tornare sotto l'antico regime giacché molti di loro avevano ottenuto cospicue cariche nel governo e nell'esercito nel quale davano prova di capacità e coraggio. La sola borghesia, quindi, era decisamente ostile al sovrano perché, essendo essenzialmente composta di commercianti e da bottegai, era palesemente danneggiata dalle difficili condizioni di vita che l'ostilità delle potenze a Napoleone e il conseguente blocco continentale, avevano creato per tutte le città marittime. Questa ostilità poteva ben definirsi avversione da parte di quella fascia evoluta della borghesia che, imbevuta degli ideali propugnati dalla rivoluzione francese, era delusa per il comportamento spregiudicato e, per molti versi, retrivo di Gioacchino Murat, che si dimostrava refrattario nei riguardi delle grandi riforme da loro sognate. Andava, quindi, prendendo corpo l'idea che, in fin dei conti, fosse da preferirsi l'esule re che, dalla lontana Palermo, faceva giungere segreti messaggi nei quali si diceva pronto, una volta tornato sull'usurpato trono dei suoi avi, ad elargire una Costituzione adatta ai tempi moderni. Ostile a Murat si dimostrò sempre il clero, nonostante il comportamento conciliante del re, colpevole di non avversare l’istituto del divorzio, approvato a Parigi dall’Imperatore Napoleone. Sembra giusto, a questo punto, riconoscere a Re Gioacchino il merito di essersi accaparrato la simpatia dei napoletani in un momento in cui la città era travagliata dalla carestia perché stretta in una morsa dalla flotta inglese che impediva l’arrivo di qualsiasi rifornimento. Il popolo pativa grandi sofferenze ed era soffocato dall’l’usura poiché le grandi opere di beneficenza, create dai Borboni, non riuscivano più a adempiere la loro funzione, visto che nessuno più integrava il dovizioso patrimonio che in questi anni si era volatilizzato. Per alleviare tali sofferenze, re Gioacchino, non esitando a mettersi varie volte contro il governo di Parigi, e con un comportamento che ci ricorda fatti recentissimi, si diede ad aiutare i contrabbandieri che, eludendo le navi inglesi e le disposizioni di Napoleone, riuscivano a portare a Napoli quelle derrate delle quali la città aveva continuo bisogno. Nulla di nuovo sotto il sole! A causa della congiuntura estremamente negativa, i nuovi sovrani non potettero neppure tentare di gareggiare con gli antichi in quanto ad opere pubbliche per cui si limitarono ad accrescere l'illuminazione pubblica con l'aggiunta di nuovi fanali, a prosciugare, alla periferia della città le paludi che ammorbavano l'aria, a creare il primo cimitero fuori dalle mura, ad istituire il nuovo mercato coperto ed il Campo di Marte per l'esercitazione delle truppe, che in seguito divenne il terreno delle corse. Tracciarono, inoltre, poche vie, ma molto belle: quella di Posillipo, l'altra di Bagnoli, allargarono l'antica strada di Foria e fecero costruire il ponte della Sanità che congiungeva la collina di Capodimonte al rione di Santa Teresa ad essa prospiciente. La vita intellettuale della capitale non solo non si arrestò, ma progredì, anche se la cultura volse essenzialmente verso la scienza pura. Nell'Università, gli studi di Chimica, Meccanica, Botanica ebbero decisamente il sopravvento sulle scienze morali e sorse in quegli anni l'Istituto d'Incoraggiamento perché si indagasse sull'industria moderna che sempre più si affermava nella vita economica europea. Gioacchino volle che gli uomini intellettuali, frequentatori della corte, facessero anche essi parte di Accademie e istituì l'Accademia Reale sul tipo di quella di Francia, fece riaprire la Pontaniana e dette continue testimonianze di un attaccamento agli studi che, se pure non era profondamente sentito, si risolveva in aiuti materiali e morali verso i cultori di essi. Quest’opera, appena iniziata, fu improvvisamente interrotta dal tramonto dell’astro napoleonico. Invano Gioacchino Murat, troppo fidando sulla simpatia dei sudditi, tentò di opporsi al progressivo franare della fortuna del cognato e lo stesso “Decurionato”, da lui voluto, si affrettò a muovere incontro agli Austriaci ed agli Inglesi quando essi si affacciarono alle porte e sul mare di Napoli. Due deputazioni chiesero ed ottennero salvaguardia per la città, e re Ferdinando rientrò nella capitale accolto con lo stesso entusiasmo con cui, specie dalla plebe, era stato ricevuto, anni prima, re Gioacchino. Murat, indomito, convinto di essere benvoluto dal popolo e certo del suo appoggio, tentò di riconquistare un regno che non gli apparteneva, ma, catturato, fu fucilato a Pizzo di Calabria in applicazione di una legge da lui stessa promulgata. Tale circostanza diede origine al “modo di dire” ancora oggi in uso “Giuacchino facette ‘a legge e Giuacchino fuie ‘mpiso”. Finì così, fucilato e non ‘mpiso (impiccato), un uomo che per Napoli aveva sempre dimostrato un grande affetto e che da Napoli aveva ricevuto prove indubbie di attaccamento. Anche sua moglie, la sorella dell’imperatore, si fregiò per tutta la vita del titolo di contessa di Lipona, anagramma di Napoli, dimostrando chiaramente la sua nostalgia nei confronti di una città della quale era stata regina e che le era rimasta nel cuore. Con lui si concluse il periodo francese e negli anni successivi Murat fu ricordato, forse immeritatamente, come un sovrano progressista tutte le volte che il Borbone si dimostrerà legato alla tradizione. Di questo periodo rimase ben poco: una certa influenza sulla cucina locale, qualche vocabolo francese che, debitamente storpiato, è entrato nel vocabolario corrente, come Monzù (Monsieur) e ragù (ragout). Poche cose, non certamente quanto sognato dal generale corso e dai suoi numerosi, presuntuosi e megalomani congiunti. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ancora oggi c'è il detto : Giacchino facett'a legge e Giacchino murett'accise........... Mustaf |
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stasera voglio iniziare un lavoro fotografico che inizia con il pescivendolo di Piazza mercato, simbolo di una ribellione popolare, proseguendo nei prossimi giorni con tutti i personaggi popolari napoletani, aspettando un qualcosa o qualcuno che possa riscattare questa nostra citta', scesa aime' ad un livello bassissimo. questo qualcuno secondo me l'ho identificato in Roberto saviano, non tanto per la persona in se', ma per quello che ha scritto e sollevato. anche se sono sicuro che, se avesse saputo a cosa sarebbe andato incontro, avrebbe sicuramente scritto un romanzo rosa ,anziche' Gomorra.
Mustaf |
Post n°224 pubblicato il 23 Marzo 2009 da mustafeldur
Non ho parole....... perche', a sparare cazzate si dovrebbe possedere il porto d'armi. invece la chiesa romana cattolica, nella veste del suo massimo esponente, poco di meno che il papa in persona, si permette di sparare cazzate, affermando che il preservativo non preserva dall'aids............... certo, l'unico modo sicuro al cento per cento è la castita', ma con quella ovviamente finirebbe il mondo. quindi, ragazzi, continuate ad usare il preservativo e divertitevi con cautela....... Mustaf. |
Post n°223 pubblicato il 11 Marzo 2009 da mustafeldur
La primavera sta per arrivare, ma qui tra le montagne svizzere niente sembra preannunciarlo. Ma io ormai mi sono rotto le p.... e voglio tornare a casa. vi annuncio quindi che il 18 si torna a casa dai miei amatissimi marmocchi ,Mattia e Christian e da mia moglie Milly. Trovero' una sorpresa a casa, mia moglie ha adottato un cane, preso dal canile, speriamo mi faccia entrare in casa............ Ciaoooooooooo St.Moritz
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vogliate scusare la mia prolungata assenza dal blog, o per lo meno il mio non inserimento di post impegnati politicamente o socialmente. ultimamente ho solo inserito qualche poesia per la mancanza di tempo libero e per la mancanza di internet in camera. ora pero' l'ultima farsa del governo in carica non puo' esimermi dal commentarla. il diritto dei malati per tutti i cittadini è sancita nella nostra costituzione, a prescindere dalla cittadinanza, dalla fede religiosa, dal colore della pelle o dal colore dei capelli. ora vorrebbero impedire agli extracomunitari irregolari di non poter piu' fruire delle cure mediche, obbligando i dottori a denunciarli. anche se i medici hanno gia' annunciato che faranno gli obiettori di coscienza, questi poveri disgraziati sicuramente eviteranno di farsi e di far visitare i loro figli, mettendo spesso a repentaglio la propria vita e quella dei propri cari. mi fa rabbia, come il governo stia strumentalizzando il caso Englaro, combattendo a loro avviso a favore della vita, mentre permetteranno che tanti bambini moriranno perche' i loro genitori non avranno il coraggio di portarli dal dottore. in quanto al caso Englaro in verita' non mi sento di giudicare il padre, per cui non voglio esprimere un mio giudizio. so solo che stiamo diventando uno stato xenofobo ed autoritario, che personalmente non mi piace piu'...... e penso che non piace piu' a tantissima gente........ Mustaf
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E’ arrivata la primavera In questa casa a volte troppo triste è arrivata. Fuori pioveva ma io vedevo il cielo azzurro. E aveva il colore del sole, la freschezza della rugiada e il brio della gioventù. E parlava, raccontava, rideva ed era un piacere ascoltarla Era semplice, così giovane ma così matura. Avrei voluto farmi risucchiare dalla spirale e volteggiare in quell’aria magica ma sono rimasta invece ad osservare. Sarebbe durata un attimo la mia felicità e non è vero che un attimo è una vita. Così come era venuta, una mattina se ne è andata e fuori piove ancora ma non c’è tristezza in me perché quell’aria magica mi aveva già“toccata” e basta quel ricordo a rendermi felice. Ti aspetto ancora primavera forse fra tanto tempo, per rubarti ancora un po’ della tua spensieratezza e ridere e gioire un’altra volta insieme. Miro |
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